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Autore: Kaho    06/05/2008    5 recensioni
«Temari no Sabaku, che strana coincidenza…» borbottò avvicinandosi alla riva opposta con lo stesso passo strascicato di sempre.
Temari ricordava ancora quanto la rendeva nervosa il rumore delle suole che si strusciavano contro le strade lastricate di Konoha, un suono a cui non era abituata.
Nel deserto i suoni venivano fagocitati dalla sabbia. Un silenzio scomodo (alle volte).
«Non esistono coincidenze per me.» ringhiò Temari, aprendo lievemente il ventaglio. «Che ci fai qui? Spii le nostre mosse?»
Shikamaru si fermò davanti a lei, le mani in tasca e lo sguardo crucciato.
«Potrebbe darsi. Sei originaria di Suna, in fondo.»
La presa sul ventaglio si fece più stretta.
Temari affondò i canini nel labbro inferiore, osservando nervosa che l’oasi sembrava il campo di battaglia congeniale alla Tecnica del Controllo dell’Ombra di Shikamaru.
Merda.
«…però sarebbe una vera scocciatura.»
[TemaShikaTema] [possibile vago sentore InoShikaTema]
In periodo di guerra tra Suna e Konoha, due ragazzi si incontrano ad un’oasi ripetutamente. Cosa accadrà tra i due?
TERZA CLASSIFICATA a parimerito con Lily_90 al I° Concorso Shikamaru/Temari indetto da bambi88 e arwen5786!
Genere: Romantico, Introspettivo, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Altri, Shikamaru Nara
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Exhausting reruns at [the only one] oasis

- Stancanti repliche alla [sola] oasi -

 

 

Don't it make you sad to know that life  [Non ti rende triste sapere che la vita]
Is more than who we are?
[è più di chi siamo noi?]
You grew up way too fast
[Sei cresciuto troppo velocemente]
Now there's nothing to believe
[ed ora non c’è niente in cui credere]
The reruns all become our history
[le repliche sono diventate tutta la nostra storia]
A tired song keeps playing on a tired radio
[una stanca canzone continua a suonare in una vecchia radio]
And I won't tell no one your name
[E io non dirò a nessuno il tuo nome]
And I won't tell your name
[Non dirò il tuo nome]

                   Name, Goo Goo Dolls

 

[9 marzo]

 

Il sole picchiava forte contro i vestiti pesanti che la ricoprivano dalla testa alle caviglie.

Temari sbuffò avvertendo il sudore appiccicare contro la fronte gli ispidi capelli biondi, corroborati dal deserto.

I piedi fasciati da sandali, chiusi da doppi strati di stoffa – per non far passare i granelli attraverso i pori –, affondavano nella calda distesa di sabbia; l’abitudine rendeva quella camminata un fastidio sopportabile, anche se un sole meno cocente non le sarebbe dispiaciuto.

Alzò leggermente lo sguardo appannato e scorse qualche palma verde scuro in lontananza; quindi, affrettò il passo.

Ed ecco ad accoglierla c’erano grandi palme color giada e terra umida e fruttifera che si estendeva attorno ad una pozza d’acqua di dimensione piuttosto ampia e rara, nel deserto: l’oasi di Misho, che si trovava a mezz’ora di cammino dal campo militare.

Solitamente ogni cinque giorni una squadra con i ninja più forti di Suna veniva spedita in quel luogo per riempire le borracce e le anfore di pelle, in modo da avere una costante risorsa idrica nel loro campo. Temari, pur non facendone parte, scappava sempre qualche ora in quel luogo quando era certa che non vi fosse nessuno, per sfuggire dalla tensione della battaglia.

Preferiva di gran lunga perdere ore di sonno piuttosto che rinunciare a quello che era diventata un lusso assuefante: infatti le battaglie si combattevano tra l’alba e il tramonto, quando la temperatura scendeva e diveniva quasi mite, mentre la notte e il giorno era il tempo in cui i ninja si preparavano alla battaglia successiva, curavano i feriti, si riposavano o facevano la guardia; talvolta – ma accadeva sempre più di rado dall’inizio della guerra, più di due settimane prima – vi erano combattimenti a distanza, a colpi di kunai e macchine belliche, ma erano diventati, ormai, solo uno spreco di armi e tempo: le vere vittorie erano quelle che si ottenevano sul campo, combattendo corpo a corpo.

Quando il piede destro affondò nel limo, Temari si sentì avvolgere dalla piacevole sensazione di frescura, grazie all’ombra delle palme, e si precipitò a bere una buona sorsata d’acqua, inginocchiandosi a carponi sulla riva senza farsi molti problemi.

«Aah» sospirò deliziata, asciugandosi con la manica della tunica beige la bocca.

Si sedette sulla riva, incurante di essersi sporcata, e appoggiò a lato il ventaglio gigante che portava sempre con sé. la prudenza non era mai troppa, nel deserto e in tempo di guerra.

Allungò poi le braccia e afferrò con le mani i calzari, sfilandoseli insieme alle calze; mosse le dita dei piedi in maniera ritmica, sciogliendo i muscoli intorpiditi e godendo l’aria fresca. Li intinse poi senza indugi nell’acqua, sospirando nuovamente di piacere.

Buttò la testa verso il cielo, riempiendosi la vista delle foglie scure e – al di là di queste – del cielo terso e senza nuvole, impossibile da ammirare normalmente perché nascosto dal sole accecante del deserto.

Il paradiso doveva essere simile a Misho.

«Yo».

La mano di Temari saettò verso il ventaglio e la schiena si inarcò: subito la ragazza fu in piedi, ventaglio aperto e sguardo attento, misurando la media oasi con sospetto.

Maledizione.

Era la prima volta che le capitava di imbattersi in qualcuno, da quando aveva cominciato a recarsi a Misho, e di certo non poteva essere qualcuno del suo campo. Controllava bene ogni volta prima di partire che la sua piccola avventura non coincidesse con i giorni della Truppa addetta al reintegro dell’acqua al campo.

Quindi, le possibilità erano due: o si trattava di un beduino – quasi impossibile, dato che evitavano di attraversare la zona bellica – o di un nemico.

Maledizione!

«Chi va là?» domandò cauta e tesa, osservando la zona di sottecchi.

Fu allora che vide un ragazzo appoggiato con la spalla ad una delle palme, dall’altra parte della pozza: il viso era adombrato e scuro, l’espressione indolente dipinta perennemente sul viso, le sopracciglia leggermente rialzate, come se le stesse ponendo una domanda che lei non riusciva a cogliere, le spalle non troppo ampie coperte da un mantello marrone, e l’abitudinale codino ad ananas che solo un ragazzino che conosceva portava.

«Nara».

Fu soddisfatta del tono litigioso con cui lo salutò.

Non si familiarizza con il nemico.

Non posso mettere in pericolo Gaara… se dovessero anche solo sospettare che io –

Lui, tuttavia, non battè ciglio, limitandosi a inclinare appena il viso.

«Temari no Sabaku, che strana coincidenza…» borbottò avvicinandosi alla riva opposta con lo stesso passo strascicato di sempre.

Temari ricordava ancora quanto la rendeva nervosa il rumore delle suole che si strusciavano contro le strade lastricate di Konoha, un suono a cui non era abituata.

Nel deserto i suoni venivano fagocitati dalla sabbia. Un silenzio scomodo (alle volte).

«Non esistono coincidenze per me.» ringhiò Temari, aprendo lievemente il ventaglio. «Che ci fai qui? Spii le nostre mosse?»

Shikamaru si fermò davanti a lei, le mani in tasca e lo sguardo crucciato.

«Potrebbe darsi. Sei originaria di Suna, in fondo.»

La presa sul ventaglio si fece più stretta.

Temari affondò i canini nel labbro inferiore, osservando nervosa che l’oasi sembrava il campo di battaglia congeniale alla Tecnica del Controllo dell’Ombra di Shikamaru.

Merda.

«…però sarebbe una vera scocciatura.»

Incredula lo osservò, con gli occhi dilatati per la sorpresa, buttarsi a terra e togliersi i sandali consumati, lentamente.

«Stupida sabbia si infila dappertutto..!»

Shikamaru alzò il capo e ricambiò il suo sguardo, perplesso. «Che ci fai ancora lì in piedi in mezzo all’acqua con quel coso aperto?»

Sbuffò.

«Tranquilla non ho intenzione di combatterti qui. Sarebbe piuttosto svantaggioso per me, una vera seccatura».

«Sai dire solo che tutto è una seccatura!» rispose piccata Temari, lasciando cadere sulla sabbia il ventaglio gigante.

«Non è vero» ribatté Shikamaru ed immerse similmente a Temari i piedi nell’acqua rinfrescante, gemendo appena di sollievo e piacere. «Non è una seccatura stare qui, anche se ci sei tu.»

«Aha

«E non sarebbe una seccatura se usassi quel ventaglio per sventolarmi per bene, manca un po’ di arietta qui.»

«Te lo infilo su per il culo, il ventaglio!» gridò inferocita, assottigliando le iridi verdi.

Shikamaru fece un sorrisetto, le palpebre serrate in un’espressione pacifica.

«Sei rimasta sempre la solita dispotica rozza.»

Temari sogghignò. «Non mi pare che ti dispiaccia, Nara.»

«Forse vedere qualcosa di non sconvolgente dopo due settimane di battaglia mi rilassa» Shikamaru socchiuse un occhio scuro per fissarla. «O forse mi fa piacere vederti».

«Avverto una nota sarcastica nell’ultima affermazione, o mi sbaglio?»

«Forse».

Non ne era sicura, ma aveva la sensazione che quel piccolo movimento della guancia fosse un’ombra di sorriso sul viso di Nara.

Tuttavia l’abitudine ad interpretare ogni parola, gesto, guizzo di Gaara le diceva che non si era sbagliata e che Shikamaru stesse proprio sorridendo. Un sorriso genuino, anche se pressoché invisibile.

Con un tonfo sordo si risedette a terra, i piedi ancora a mollo nell’acqua.

«E io che volevo un po’ di tempo per me, in santa pace… guarda con cui dovrò passare preziosissimi attimi di relax!»

«Scocciatura, silenzio. Sto cercando di dormire».

Le dita di Temari, intinte nell’acqua, percorsero il viso della donna, rinfrescandolo e lavando via la sabbia, che scorreva in rigagnoli d’acqua lungo le guance (pallida imitazione di lacrime che non avrebbe versato).

«Credi di mettermi a tacere così? Illuso. Ora che me lo hai detto, preparati, perché ho intenzione di rovinarti il sonno come tu hai rovinato la mia giornata».

«…le donne sono una spina nel fianco…»

Temari si concesse di ridacchiare, mentre prendeva un frutto nascosto nel taschino del suo mantello e cominciava a sbucciarlo con impazienza.

La tensione scemava celermente.

Prendendone un morso, cominciò quello che sarebbe stato il divertimento del pomeriggio, e un ottimo anti-stress. Dare fastidio a Nara, esattamente come quando si occupavano degli esami Chuunin insieme. Battere il suo scorso record di quarantasei mendokuse era una proposta troppo allettante per essere ignorata.

«Ma non lo cambi mai quel ciuffo? Potresti essere scambiato per un frutto, sai?»

«Tsk».

 

*

 

[15 marzo]

 

«Nara?»

Shikamaru aprì un occhio di mala voglia, la schiena appoggiata contro la corteccia di una palma particolarmente alta dell’oasi.

«Uh?»

«Come hai trovato questo posto?»

Lui richiuse gli occhi, come se non gli avesse parlato.

Stronzo.

«Ehi, ti ho fatto una domanda. Devo picchiarti per avere la tua attenzione?»

Shikamaru sospirò pesantemente, buttando la testa in avanti e grattandosi pigramente il collo.

«Mendokuse»

Il sopracciglio scuro di Temari scattò in alto, sintomo della sua impazienza.

Strinse velocemente un pezzo di corteccia di palma e lo scagliò con precisione degna di un cecchino sulla fronte di Shikamaru, che si destò con un «Ahia!» ricco di dolore vero e risentimento.

Che bambino.

«Che vuoi?!»

«Oh, cry-baby, diventi irritabile se svegliato in malo modo?» sospirò drammatica e sardonica, sogghignando senza sforzarsi di nasconderlo.

Shikamaru scioccò la lingua, e grugnì.

«Vedendo te appena sveglio, che mi irrito».

Temari mise le mani sui fianchi, sporgendosi verso la riva opposta, dove si trovava Shikamaru.

La linea di confine tra territorio di Suna e quello di Konoha.

«Umph, non fare il marmocchio offeso ora! Avanti, dimmi come hai trovato Misho

«Misho?» scandì perplesso Shikamaru, corrugando la fronte liscia. «Immagino sia questa oasi, giusto?»

Temari annuì, nascondendo dietro l’espressione d’alterigia la curiosità.

«Come? Non sapevate della sua esistenza?»

Dato la grandezza dell’oasi, le pareva impossibile che non fosse segnata sulle cartine. E poi… c’era la leggenda che aveva reso l’oasi famosa in tutta Suna, una leggenda che si tramandava da generazioni sull’origine misteriosa di Misho.

Shikamaru scosse piano la testa, in segno di diniego.

«Non è segnata su nessuna mappa, ed è piuttosto lontana dal nostro campo, dobbiamo percorrere ben due filari di dune…» spiegò, semplicemente.

Temari strinse le labbra.

«E un pigro come te è arrivato qui per una passeggiata?» domandò, sarcastica.

Non gli avrebbe mai creduto, se le avesse profilato una bugia simile. Una cosa del genere se la poteva aspettare da Naruto Uzumaki o da Kankuro – idiota di un fratello! – ma non certo da Shikamaru.

Ricordava ancora con irritazione interi pomeriggi passati a scuoterlo per svegliarlo e poter discutere degli esami chuunin, in modo da tornare il più presto a Suna, preoccupata per i suoi fratelli (doveva recitare come una mamma, quando sapeva benissimo che non lo era mai stata per nessuno dei due). E ricordava con nitidezza anche il calore che le languiva il cuore, osservando le palpebre stanche alzarsi e due iridi scure perforarla intensamente, ancora lucide di sonno, e la sua voce rauca grugnire: «Lasciami stare, seccatura».

Esattamente come quella notte in cui aveva insisto per fargli assaggiare il sakè, per tramutarlo in un ‘vero uomo’ (e un vero uomo si era dimostrato, quando l’aveva baciata. Ubriaco, però).

Temari si strinse le spalle, rabbrividendo. Shikamaru se ne accorse.

«Ehi, tutto ok?» chiese, e si mosse appena, come per alzarsi.

Temari scioccò la lingua e alzò un braccio, facendogli cenno di rimanere seduto, bloccando il suo movimento.

«Sì, ho preso troppo sole, basterà un po’ d’acqua e di riposo…»

Shikamaru alzò le sopracciglia, scettico.

«Ho riserve a credere che tu abbia preso un colpo di sole, Temari».

«Non sono affari tuoi, Nara».

Sibilò tra i denti, assottigliando gli occhi, simile ad un serpente che soffia verso l’avversario, minaccioso ma in realtà solo spaventato.

Shikamaru alzò le spalle, e si riappoggiò al tronco della palma.

Non le sfuggì la riluttanza con cui si sedette né come serrò la mandibola, come trattenendo un’imprecazione.

O una sfuriata, chissà.

«Fai come vuoi…»

Temari arricciò le labbra morbide e scostò lo sguardo, posandolo sull’aria calda del deserto che creava quasi l’illusione di una nebbia che distorceva la linea curva delle dune.

Impiccione.

Perché diavolo si sentiva vagamente in colpa?

Non aveva fatto nulla, lei! Nulla! Una bugia innocente, tutto qui.

(Una lunga serie di bugie, che cominciavano da quando aveva scoperto di volergli bene, a quel pigro, e finivano con quella più grossa, quando aveva lasciato Konoha.)

«…allora… come hai trovato Misho

La bocca era diventata un po’ troppo arida, e le parole le uscivano impastate e un po’ tremanti.

Dannazione.

Shikamaru sospirò stanco e si grattò il ciuffo ad ananas, svogliato.

«Non sono affari tuoi, Sabaku».

Merda, l’aveva fregata rigirandole la frittata. Era ufficiale: odiava il suo Q.I.

«Che marmocchio… fai anche l’offeso adesso, Nara?»

Gli arrivò in risposta uno sbuffo.

Ma chi si credeva di essere per trattarla in quel modo superiore?! Lei era una kunoichi e al momento lo avrebbe volentieri spazzato via con la forza del suo ventaglio!

Gli lanciò un ramo che arrivò esattamente sulla fronte di Shikamaru – causandogli il secondo ‘trauma cranico’, come aveva definito lui, esagerando, sei giorni prima il lancio di un altro ramo sulla testa – e lui aprì gli occhi, scocciato, fulminandola.

«Ohi, fai male, donna!» ruggì incollerito, seguendo i movimenti di Temari che nel frattempo di era alzata e si stava spolverando la divisa da kunoichi nera.

«Te lo meriti, idiota» rispose lei a tono, premendo le labbra insieme così tanto da farle diventare pallide.

Agguantò poi il mantello e se lo mise addosso, insieme ai calzari, e infine mise sulla schiena il ventaglio chiuso, pronta per tornare nel deserto.

«Ti saluto, Nara» sputò quasi, incamminandosi verso il deserto cocente.

Shikamaru sbatté gli occhi, incredulo.

«Che scocciatura… » lo sentì lamentarsi dietro di sé.

Temari digrignò i denti, combattuta dall’istinto di tornare indietro, superare la linea di confine e picchiarlo a sangue per la sua indelicatezza.

«Ci sono arrivato scappando da Ino, ok?»

La rabbia evaporò prima che lei potesse mettere un piede fuori dall’ombra dell’oasi.

«Ino è sempre più nervosa in questa guerra, e non fa altro che lamentarsi per cose stupide, come la pelle a squame o i capelli sfibrati… avevo bisogno di allontanarmi da lei il più possibile, per cui ho cominciato a camminare sotto il sole, lasciando per strada segnali che mi aiutassero a tornare al campo…» l’ennesimo sbuffo. «Contenta?»

Temari, immobile, sorrise, certa che lui non potesse vederla dato che gli dava ancora le spalle.

Tentava di tenerla lì con lui. E questo le scaldava il petto, in un modo non troppo piacevole, come un incendio che la consumava. Eppure, sorrideva.

Era ancora la stessa stupida che si era innamorata di un ragazzino che non sapeva far altro che lamentarsi come una femminuccia.

«Per nulla». Rispose laconica, ma si era già girata e si stava risedendo sulla sabbia, appoggiando a terra il ventaglio.

Alzando gli occhi, vide che anche lui stava sorridendo, nascosto dalle ombre.

 

*

[20 marzo]

 

Temari si mise il mantello marrone e lo agganciò sul davanti.

«Sai che sono stufa di trovarti qui?»

Shikamaru dall’altra parte dell’oasi non rispose, intendo anch’egli a sistemarsi per ripartire verso il proprio campo base.

«Che palle che sei Temari».

La donna ridacchiò, sistemandosi il cappuccio sul volto e girandosi finalmente per guardarlo negli occhi.

«Adoro romperti le scatole, Nara, ormai dovresti saperlo!»

Lui sbuffò, seccato.

«Appunto: scocciatura». Esitò qualche istante, guardandola di sottecchi. «Ehi, sarai qui tra due giorni?»

Temari sbatté le lunghe ciglia scure, confusa. Era una specie di… appuntamento?

Fino ad ora quelli erano stati incontri fortuiti, dettati dalla fortuna.

Shikamaru voleva che non fossero più casuali? Dal rossore sulle sue guance era quasi certo che la risposta fosse ‘’.

«No, tra due giorni non ci sarò…» si morse un labbro, indecisa. «Non venire, ci sarà una truppa di ninja di Suna a riempire barili d’acqua, per il nostro campo. Lo fanno ogni cinque giorni».

Shikamaru inarcò un sopracciglio, perplesso.

«Perché mi dai questa informazione Temari?»

Il sottointeso era: perché la dai ad un nemico?

Temari si morse il labbro, impacciata, insicura sulla risposta che fosse meglio rifilargli. Ennesima bugia o verità?

«Donne: non vi capirò mai. Messaggio ricevuto, ci vediamo tra tre giorni qui. Ciao scocciatura…»

Lo osservò allontanarsi dall’oasi, stringendosi in un mantello e camminando un po’ traballante, come se fosse leggermente ebbro. Temari rise.

«Cammini a papera, Nara!» gli gridò dietro, ricevendo in risposta un’alzata di spalle, ma poteva giurare di averlo fatto arrabbiare. Rise ancora, leggera e contenta.

Shikamaru aveva capito senza farglielo ammettere che stava per tradire la sua patria, per il bene suo e dei suoi fratelli. E che si fidava di lui, tanto da renderlo complice della prossima – sperata – disfatta di Suna e del suo nuovo Kazekage, un despota che aveva conquistato il potere con un colpo di stato e il suo odio con la tortura e la prigionia del suo amato fratellino minore.

 

*

[23 marzo]

 

Di incontravano, si insultavano, giocavano, sogghignavano, lei gli dava informazioni preziose su Suna, lui ascoltava e memorizzava, poi ancora insulti, scherzi, e ricordi repressi di quel bacio che lui le aveva rubato nonostante avesse confessato di essere innamorato dell’avvenente compagna di squadra Ino Yamanaka, con cui lei non poteva competere.

Era per quello che lo aveva odiato con tutta se stessa in quei cinque anni che non si rincontravano, quello stupido non avrebbe dovuto baciarla. Non quando amava un’altra.

Eppure appena lo aveva rincontrato era tornato tutto come prima: si insultavano, parlavano, ridacchiavano.

E lei si era ancora innamorata di lui.

Bastardo di un Nara.

 

*

 [25 marzo]

 

Misho era vuota quel pomeriggio.

Temari, come d’abitudine, si sfilò le scarpe, appoggiò il ventaglio, si tolse il mantello e si rinfrescò con l’acqua fresca.

Forse si sarebbe potuto concedere un bagno, pensò, ma non si svestì.

Shikamaru avrebbe potuto essere in ritardo.

Invece, dopo averlo aspettato fino a pomeriggio tardo, si rese conto che Shikamaru non sarebbe arrivato.

Si stupì principalmente di tre cose: la prima, averlo aspettato tanto a lungo da rischiare di essere scoperta; la seconda, che quell’incontro era diventato un’abitudine come lavarsi la sabbia nella pozza o farsi i codini a stella sul capo; terzo, che era un po’ triste.

Un po’ troppo, in effetti.

In fondo quelle erano solo repliche di una commedia già scritta, di una love story anonima già sentita, stancanti e ripetitive. Quelle che lei odiava con tutta se stessa.

(Chi disprezza compra, sai Temari?)

 

*

[29 marzo]

 

Si sentì tirare per un braccio e d’istinto cominciò a squittire, spalancando gli occhi terrorizzata.

Mi hanno scoperta!

«Ehi Tem…»

Con enorme sollievo vide su di sé gli occhi scuri di Kankuro che, interrogativi, la fissavano.

«Mi hai spaventato idiota!» lo sgridò, allontanandolo un po’.

«Dove diavolo stai andando di giorno?» le chiese di rimando lui, imprimendo preoccupazione e irritazione al suo tono.

Temari si morse un labbro.

Non poteva rischiare anche che Kankuro venisse scoperto… doveva tacergli che stava complottando con Shikamaru un modo per distruggere l’esercito di Takumi Nawara.

Strinse le labbra, forzandole in un sorriso.

«Vado a farmi un bagno all’oasi di Misho, lo dovrei fare qui che mi vedono tutti?»

Kankuro si irrigidì e borbottò qualcosa come: «Sarebbe uno spettacolo orripilante per tutti…», rosso come un peperone. Lei in risposta gli picchiò un angolo del ventaglio sulla testa, urlando un «Baka!» arrabbiato, facendolo scappare, non del tutto convinto ancora della veridicità delle sue parole.

Un’altra bugia.

Temari sospirò e si incamminò verso Misho, nascosti sotto il mantello le mappe di Suna, i nascondigli, carta e inchiostro per scrivere.

Il tradimento iniziava.

Scusa, Kankuro.

 

*

[30 marzo]

 

«Conviene attaccare quando le truppe sono appena arrivate con il rifornimento d’acqua. Essendo la squadra stanca, Takumi la fa riposare tutta la notte. Sapendo tuttavia di indebolire la difesa, sposta le truppe che stanno ai lati della valletta in centro, solitamente ci attaccate sempre frontalmente – siete troppo leali, dice Takumi».

Shikamaru soffiò via un po’ di fumo.

«E lui un usurpatore» commentò senza rancore, continuando a guardare le carte che Temari gli aveva portato il giorno prima e su cui avevano lavorato come matti per ore e ore.

«Quindi un attacco laterale è il tuo suggerimento?» chiese, neutro.

Temari annuì, la bocca asciutta.

«Già… che dici?»

«Dico che può funzionare… e che sono stanco, ci prendiamo una pausa?»

Temari fremette da capo a piedi, indignata. Non avevano tempo per stupide pause! Dovevano salvare Gaara e Kankuro, maledizione!

«Stai scherzando spero, cry-baby

«No» rispose lui, prendendo un pezzo di cocco aperto a metà e cominciando a morsicarlo. «Non riesco a connettere dopo troppo lavoro, devo riposare».

«Che assurdità! Dobbiamo – »

Shikamaru le lanciò qualcosa e d’istinto la mano di Temari si alzò, afferrando il pezzo di cocco al volo.

Lo guardò incerta.

Lui alzò le spalle.

«Dammi retta, devi riposarti un po’. Questa guerra ti mette troppo sottopressione, hai bisogno di un momento di pace, Temari».

Boccheggiò, poi strinse la mandibola, senza rispondere.

Si sedette dalla sua parte di riva e mangiò in silenzio il cocco. Shikamaru sorrise, imitandola.

(Un’oasi di pace, ecco cosa era quel luogo. O, forse, cos’era lui.)

 

*

[3 aprile]

 

«Temari».

«Uh?»

Shikamaru alzò le spalle.

«Nulla. Volevo vedere come suonava il tuo nome sussurrato».

Temari lo fissò, lievemente perplessa.

«Sei strano, tu».

Shikamaru rise, una risata stanca, quasi trascinata come il suo passo.

Era la prima volta che lo sentiva ridere, e non poté evitare di pensare che quello fosse il riso di un ragazzo cresciuto troppo in fretta.

(…e il cry-baby, dov’era?)

«Smettila di ridere, e ascoltami!» sbottò con irritazione, stringendo i pugni.

Shikamaru strinse le labbra attorno ad una sigaretta, e espirò il fumo dalle narici.

Stava ancora sorridendo. E anche le guance di Temari bruciavano ancora, come se si fosse scottata.

Stupida.

«Ti ascolto. Allora, le debolezze del Campo Base?»

 

*

[4 aprile]

 

«Temari-san, allora, nulla da dire?»

Un nuovo pugno le colpì lo zigomo, facendole girare la testa dall’altra parte.

Avvertì il sapore ferroso del sangue nella bocca, e masticò a vuoto, per eliminare la sensazione di intorpidimento in cui stava scivolando il suo corpo, dopo due ore di tortura.

«N-nulla, Takumi-sama. Nulla».

Un uomo alto con una folta barba scura si levò dalla sedia imbottita dove aveva assistito tutto il lavoro svolto dai suoi uomini e si avvicinò a lei.

Le prese il volto tra le mani e fece in modo che gli occhi verdi di Temari fossero dentro i suoi.

L’alito pestilenziale le fece venire la nausea.

«Devo credervi? Credo di sì… in fondo ho vostro fratello e non rischierete mai che lo uccida, vero, Temari-san

Sentì gli occhi pungerle, ma trattenne le lacrime dentro le iridi lucide.

«S-sì, Takumi-sama».

«Bene» Takumi le diede le spalle, e Temari abbandonò il capo, dolorante, contro il petto, che si alzava e abbassava affannoso. Le faceva un male cane. «Chiamate un dottore e fatela curare, mi serve una ninja come lei in battaglia».

«Agli ordini!»

I suoni erano confusi e la vista erano appannata.

Temari si trovava in uno stato confusionale e irrazionale, eppure riusciva ancora a pensare ad un solo fatto: che non avrebbe rivisto Shikamaru quel giorno.

 

*

[5 aprile]

 

Il sole le trafisse le palpebre gonfie e livide.

Temari le alzò con fatica, svegliandosi da un sonno senza sogni.

Era ancora nell’infermiera di campo, fuori era appena giunta l’alba. Lo capì dal rumore della battaglia che infuriava e dall’assenza di medici attorno a lei.

Sospirò, girandosi su un fianco.

Anche quel giorno avrebbe saltato l’appuntamento con Shikamaru.

La lacrima, che fino ad allora era rimasta impigliata tra le ciglia scure, fu assorbita dal cuscino di stoffa ruvida.

 

*

 

[7 aprile]

 

Shikamaru era lì, in piedi, appoggiato nervoso contro un tronco dell’albero.

Lo osservò per qualche minuto passarsi le dita nei capelli sciolti e poi riportarli raccolti sulla nuca, stringendo le labbra, sottili e screpolate.

Sul suo volto bruciato dal sole vi erano nuove piccole rughe che non aveva mai notato prima e che gli davano almeno cinque anni di più.

La sigaretta tra le sue dita prese fuoco con difficoltà, ostacolata dal vento che soffiava placido nel deserto, ma questa non era un buon segno. Annunziava una vicina tempesta,  che avrebbe scosso le palme degli alberi nel giro di qualche ora, forte e maestosa, e l’oasi di Misho avrebbe rischiato di essere seppellita dalla sabbia e di essere cancellata.

(La guerra rischiava di cancellare Shikamaru. Maledizione.)

Il pensiero la nauseava profondamente; ma trattenne un conato con facilità, ricordandosi che lei era Temari no Sabaku, figlia del Kazekage, sorella di Gaara e Kankuro no Sabaku, una delle kunoichi più forti della Sabbia, e che nemmeno la tortura aveva potuto piegarla, perché lei era forte come una quercia, e non sarebbe caduta se non in battaglia, spezzata.

Takumi questo non lo poteva capire.

«Maledetto vento…

«Ciao Nara».

Lo vide sussultare e girarsi verso di lei, la sigaretta che penzolava mollemente dalle labbra, che si consumava piano.

La mandibola di Shikamaru si contrasse, dura quando il suo sguardo di ghiaccio che la stava tagliando anche se nascondeva il viso sotto il mantello pesante.

«Dove eri finita?!» Domanda impaziente e ansiosa. «Non eri qui né due giorni fa né tre giorni fa! Avevamo concordato di vederci, maledizione

Temari strinse le mani a pugno, abbassando il capo verso terra.

«Lo so, ho avuto contrattempi» rispose spiccia, lanciando sull’altra sponda una chiave metallica di rame. «Ecco la chiave che apre la porta delle prigioni a Suna dove si trova Gaara. Manderete una squadra là per salvare mio fratello, vero?»

«Come avevamo concordato» borbottò lui, nascondendo la chiave tra le pieghe del mantello. «Porterò la chiave al campo base e da lì un gruppo comandato da Kiba Inuzuka andrà a prendere Gaara e liberare Suna, esattamente tra quattro giorni di sera, in modo che non possano essere mandate riserve qui, mentre combatteremo la battaglia finale, e di colpire il nemico da tutte le parti» fece una pausa, meditabondo. «Lo salveremo, Temari».

Lei sospirò di sollievo.

«Grazie».

Shikamaru prese un boccata di fumo.

«Cosa ti è successo?»

Temari sussultò vistosamente e gli voltò le spalle.

«Meglio andare, si avvicina una tempesta di sabbia. Buona fortuna e… non morire cry-baby, ok?»

Stava già incamminandosi verso il deserto, quando le dita di Shikamaru si chiusero con prepotenza e rabbia contro il suo braccio, facendole scappare un «ahia» a mezza voce, spaventato.

«Che fai? Lasciami andare!» gli gridò, tentando di liberarsi dalla presa scuotendosi.

Shikamaru non le obbedì, anzi, strinse la presa.

«Temari che mi nascondi? Io…»

«Mi fai male!» si lamentò, e mentre si dimenava il cappuccio le cadde sulla schiena, rivelando il viso tumefatto. Temari trattenne il respiro, spalancando gli occhi che minacciavano di versare lacrime.

Non voleva che la vedesse così. Non voleva.

«Temari…» il viso di Shikamaru era sconvolto. «Chi ti ha fatto questo?»

«Non ha importanza!» la voce le tremava incontrollata. «L’importante è che non abbiamo scoperto del nostro patto… e ora devo tornare, altrimenti si insospettiranno».

Stava per tentare ancora di toglierselo di dosso, quando avvertì le dita calde e callose di Shikamaru sfiorare la crosta di sangue sullo zigomo destro, con dolcezza.

«Buon Dio, che ti hanno fatto?»

Le labbra di Shikamaru si avvicinarono alla sua guancia e, dopo un po’ di esitazione, le baciarono il livido scuro attorno all’occhio destro.

Temari fremette per l’emozione, sentendo gli occhi pizzicarle in maniera insopportabile.

«Chi ti ha ridotto così? Giuro che lo ammazzo!»

«Smettila Shikamaru di illudermi, smettila!»

Gli gridò addosso, stringendosi tuttavia al suo mantello, dove affondò il viso gonfio, nascondendosi per scappare dai suoi baci e dal suo viso, troppo dolce, troppo preoccupato per essere sopportabile.

«Che stai dicendo Temari…

Lei soffiò contro il tessuto scuro, come se trattenesse le lacrime.

Il vento le muoveva impetuoso i codini.

«Già una volta mi hai baciata senza amarmi, smettila di farlo ti prego! Ho già sofferto abbastanza!»

Lo sentì tendersi sotto le sue dita, e d’istinto lei strinse le dita sulla stoffa scura.

Sperò che si sentisse male, per quelle parole. Lo sperò davvero.

«Ero un ragazzino ed ero ubriaco…» tentò di giustificarsi, malamente.

«Vuoi per caso dirmi che adesso non sei più innamorato di quella biondina?» Temari rise, senza allegria alcuna. «Fammi il favore, cry-baby».

«No».

La sua risposta secca le mozzò il fiato, lasciandola intontita e senza aria.

«Ino… è la mia migliore amica, Temari, tutto qui. Secondo te perché tentai di raggiungere Suna un mese dopo quel bacio? Perché ti ho aiutata adesso? Come sei ingenua…»

«Non ti permettere di dirmi così!»

Stava gridando e piangendo insieme, improvvisamente sollevata.

Ma questo lo mandò in panico.

«Ohi ma piangi?» le sollevò il viso artigliandole il mento e alzandolo verso di lui, in modo che vedesse i suoi occhi spalancati e increduli. «Temari per favore non so come si fa a consolare qualcuno, figuriamoci una donna! Ah, seccatura…»

Lei tentò di sorridergli, ma quello che le venne fu una mezza smorfia.

«S-sei un i-incompetente, Nara! U-un i-incompetente!»

Eppure non lo pensò affatto quando le labbra di lui chiusero le sue, sigillandole in un piccolo bacio a schioccò. Né quando le baciò le guance, asciugandole, né quando il suo respiro – di fumo – le sfiorò le narici, facendole pizzicare il naso.

«Temari, dopo questa guerra…»

«Shh» il dito di lei gli chiuse la bocca, mentre con lentezza si staccava da lui.

«Non dire nulla, pensa solo a sopravvivere, ok? Le confessioni o momenti imbarazzanti un’altra volta…»

Lui annuì, accarezzandole i capelli stopposi, baciandole piano la fronte incrostata di sabbia e sale.

«Sopravvivi anche tu, mi raccomando» il suo viso si indurì, mentre la fissava con intensità. «E non metterti nei guai. Anche se sei una scocciatura, sarebbe ancora più scocciante averti sulla coscienza».

Temari ridacchiò, stringendolo nell’ultimo abbraccio.

«…buona fortuna, cry-baby».

«Anche a te. Ci vediamo presto»

Annuì contro di lui, poi si staccò dal suo petto, sospirando.

Tentò di sorridere.

«Vado».

Shikamaru annuì gravemente. «Sì».

Temari si risistemò il cappuccio e aprì il ventaglio, mettendovici sopra per lasciarsi trasportare dalle folate di vento, ora più intense.

«E non pensare di cavartela così, prima o poi mi spiegherai bene cosa hai fatto con la Yamanaka mentre io non c’ero!» gli gridò, nel vento, senza ricevere risposta.

Ma in fondo non le importava molto.

 

*

[ Sera, 11 aprile]

 

La lotta per la sopravvivenza cominciava.

E lei avrebbe lottato per la sua oasi di pace.

 

 

 

 

 

 

 

 

*^*^*

 

Le date in cui la truppa di Suna va a fare rifornimenti! ù.ù

-       7 marzo

-       12 marzo

-       17 marzo

-       22 marzo

-       27 marzo

-       1 aprile

-       6 aprile

-       11 aprile

 

Questo è frutto di un pomeriggio passato con il calendario a verificare che i giorni (alcuni già scelti, tra l’altro) degli incontri tra Shikamaru e Temari fossero giusti. XD

Perché flash-fic? beh, credo vi sareste annoiati a leggere lunghe descrizioni di oasi e discorsi su come attaccare il campo di Suna, e in fondo non mi interessava nulla di ciò. A me piaceva l’idea di ricreare questa atmosfera un po’ di pace, seppur tesa per via di ricordi del passato, della guerra, o un po’ semplicemente perché stavano insieme, Shikamaru e Temari.

E la fine… lasciata appositamente aperta. Boh, è inconcludente, accenna alla battaglia, ma ho avuto l’impressione che con il chiudere tragicamente o meno non sarebbe servito a nulla se non a saziare la curiosità del lettore… e, come ho già detto, la fic non voleva essere soltanto di mere informazioni sulla guerra, ce ne sono abbastanza di fic così in giro.

Immaginate ciò che volete: personalmente, l’unica cosa che mi auguro, è che abbiano liberato Gaara! Mi fido di Kiba! *_*

 

Oh, sì, solo una delucidazione sul triangolo InoShikaTema accennato. Nella mia visione di questa fic, Shikamaru è stato sul serio innamorato di Ino. Ma diciamo che per l’happy ending ci stava che dopo il bacio si svegliasse, ecco. Naturalmente ci stava anche il contrario (LOL).

 

Ringrazio tutti quanti, siete i migliori! *_*

 

SnowWhite: Oh, no! la mosce grigia è una fan che non si dibatte tra ShikaIno e ShikaTema ma accetta ambedue: nel mio caso, ho un colore perlaceo in quanto – nonostante fossi una acerrima mosca bianca (ergo ShikaInoista XD) – sono ancora più affezionata alla ShikaIno, ma apprezzo anche le ShikaTema, oggi come oggi! ^^ Grazie mille, anche a me piace il Team Sand, nonostante non ci vada pazza, ecco! XD Un bacio!

Chimera in blue jeans: vincitrice, che ci fa lei qui? ** Hai visto che Shikamaru è arrivato? Ma ho mantenuto anche Kankuro, ormai con la sua rudezza non ne potevo più fare a meno! Spero che il seguito sia piaciuto, di solito tendo a calare di qualità sui finali… mah. .__. Sarò io fatta a modo mio! XD Eh, chissenefrega, se non esiste calorosissimo lo inventiamo noi! *_* è così caloroso rende l’idea dell’abbraccio tra brothers! ** GRAZIEE! Un bacio! (e complimenti, ancora, per la fic. è una bomba.)

Hipatya: Quando ho letto della tua presenza, mi sono presa un infarto. Mi sono detta: che ci fa lei qui? Mi raccomando non ti ingrigire! Mi servi, oh candeggina!, per i mie sbiancaggi! XD io sono duttile, sì. Abbastanza, insomma. Sono grigia! XD Però lo confesso: mi sono trovata in difficoltà a trattarli, preferisco tratteggiare senza andare troppo nel ‘concreto’ (leggesi: sensualità XD) tra i due, come invece solitamente riesco a fare con parecchie coppie. Certo, forse l’ambientazione non lo meritava, ed è anche vero che a me Shikamaru e Temari piacciono più bisticcianti… in versione ammorosa sono in poche a farmeli piacere! (anche se le autrici che ce la fanno esistono ù.ù) Uhm, spero di non essere stata troppo legnosa! ç_ç Grazie mille Tya! *_* Anche per la fic… tu sai! *.* (love)

_ayachan_: Non sapevo fossi una affetta da Kankurite! XD Ti dirò, non è il mio personaggio preferito né l’ho mai considerato più di tanto, l’ho riscoperto ultimamente… insieme a quanto possano essere interessanti i fratelli di Suna insieme. Mi trasmettono goffaggine, dolcezza, difficoltà nel parlasi del loro affetto… e questo mi piace, sanno di famiglia, o di famiglia che deve rinsaldarsi. Ma basta sproloquiare, non credo di aver risolto i tuoi dubbi sulla guerra! XD Mi scusi? *occhioni da cucciolo* Ah, se vuoi rubo Naruto e Sakura e corri insieme a lui a salvare Gaara… te lo concedo! XD Un bacio!

HopeToSave: L’avevi detto… e io non ti ho creduta! XD Scusa Bea, ma mi svaluto! XD Grazie della tua presenza, costante e gradita! ^^ Bacio!

rolly roo: Grazie per tutti i complimenti, per le parole dolci e per quel ‘mi pareva di essere lì’! sono entusiasta di averli resi vivi! *_* Spero che anche la seconda parte ti piaccia! <3 bacio

arwen5786&bambi88: Giudici, grazie. Troppo buone! ^^ bacioni

stefy90: Grazie, me lo dicono tutti che ho una duttilità incredibile! XD E grazie, sei davvero gentilissima… Kankuro è dolshe, eh? *_* Un fratello così, ad avercelo… nonostante possa essere una palla al piede, per me è riuscito davvero a rassicurarla un po’! e per il terzo posto… non ci credo ancora! *_* Dovrò declinare l’invito tra le mosche nere… non credo che mi convertirò mai del tutto, lo ritengo improbabilissimo. ^^ Un bacio!

Lily_90: Ehilà compagna di podio! XD Ho appena finito di leggere ora la tua fic – originalissima *_* - e appena ho due minuti la recensisco! Eh sì, questo Kankuro che abbatte la barriera per primo è piaciuto parecchio, a me per prima. Non so, dà come una sensazione rassicurante, no? scalda, ecco! …sono brava con Shikamaru e Temari? Io non riesco ancora a crederci del tutto, forse per la fatica che faccio a trattarli insieme… (forse) mi ci allenerò. E grazie per il tono gentile con cui ti sei rivolta a me, niente guerre XD baci

 

 

 

 

E grazie a chi ha aggiunto la storia nei preferiti, sono commossa! ^^

Ah, in ultimo – come si dice ‘the last but not the least’ – un grazie a Rory_chan per il bennerino. Delizioso! ^^

 

Confidando nelle vostre ultime impressioni sulla storia (conclusa), un saluto caloroso! XD

 

Bye,

Kaho

  
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