Harry
e Ginny aspettarono che la massa degli studenti
scendesse prima di lasciare il treno. Si erano accordati con Ron e Hermione per incontrarsi all’ingresso della stazione e
entrare insieme a Hogwarts, e così fu: quando
lasciarono la pensilina videro i Weasley venir loro
incontro.
“Ginny, quanto tempo!” esclamò Hermione,
baciandola su entrambe le guance. Era vero, pensava Harry mentre abbracciava
Ron: lui vedeva entrambi quasi ogni giorno al Ministero, mentre Ginny, che in qualità di giornalista sportiva del Daily Prophet
frequentava più i campi di quidditch che i palazzi
della politica, li incontrava soprattutto nelle uscite a quattro, uscite che si
erano fatte sempre più rade con il passare degli anni. Harry provò una punta di
tristezza nel vedere Ginny e Hermione
una di fianco all’altra: sua moglie sembrava ancora una trentenne, i capelli
rosso fuoco e i lineamenti distesi; Hermione, al
contrario, era invecchiata rapidamente, e ora si vedevano molto bene le lunghe
strisce di capelli grigi e le rughe sotto gli occhi. Forse anche Ron se n’era
accorto, perché dopo i saluti era caduto in una sorta di mutismo, atipico.
“Che
ne dite, si va?” chiese Ginny, e tutti e quattro si
incamminarono verso l’entrata di Hogwarts. Una volta
varcati i cancelli vennero accolti da Rufus, il
guardiano che da una decina di anni aveva preso il posto di Gazza – e che, per
inciso, era il suo opposto in quanto a affabilità e affetto per gli studenti. Rufus si prese carico delle valige di Harry e Ginny, e dopo averle affidate a un elfo domestico accompagnò
i quattro all’ufficio del preside. Lì trovarono Neville.
Un
nuovo giro di abbracci. Da quando era diventato il preside Longbottom,
Neville era di nuovo ingrassato, pur senza tornare ai livelli dell’infanzia, e
anche lui mostrava qualche segno dell’età. Ma il suo sguardo non dimostrava
stanchezza come quello di Hermione, anzi: era pieno
di determinazione.
“Benvenuti,
benvenuti” disse a Harry e Ginny, con calore. Alle
sue spalle, i presidi del passato fecero segni di saluto, che Harry ricambiò
con un cenno della mano e un occhiolino verso il ritratto di Dumbledore.
Dopo
i convenevoli, si sedettero tutti.
“Allora”
disse Neville “che effetto ti fa tornare a Hogwarts,
Harry?”
“Sembra
strano… non è cambiato quasi niente.”
“La
stessa cosa che ha detto Hermione. In effetti è vero,
le persone cambiano, ma la scuola resta sempre la stessa, un bastione di civiltà… e ce n’è bisogno, di questi tempi.”
La
voce di Neville era velata di preoccupazione. Ron sembrava a disagio, Hermione aveva chinato la testa.
“Questa
faccenda dell’alleanza sanguesporco peggiora ogni
giorno che passa” disse Neville, arrivando al sodo.
“Come
fai a dirlo?” chiese Ginny “L’anno scolastico deve
ancora iniziare, no?”
“Certo,
ma non è che durante le vacanze non succeda niente. Ci sono tanti brutti
episodi, e molti il Ministero non li conosce perché i genitori scrivono a me o
ai professori piuttosto che ai funzionari.”
“Di
che episodi si tratta?” chiese Harry.
“Non
lo immagini? Aggressioni ai danni di purosangue. Sono studenti sia gli
aggressori che le vittime. Quasi mai si tratta di incantesimi, ovviamente, per
non farsi scoprire, ma molti scontri fisici e alcuni casi di avvelenamento
tramite erbe e pozioni. Nessun episodio letale, per fortuna, ma la situazione è
pessima. E ora che gli studenti sono tutti insieme i rischi aumentano: già
l’anno scorso abbiamo avuto qualche agguato magico nei corridoi, e le sale
comuni delle Case sono il luogo ideale per la diffusione di questi foglietti
deliranti.”
Neville
sbatté sulla sua scrivania un giornale, dal titolo The Mudblood Voice. Hermione
divenne ancora più pallida.
“Ascoltami,
Neville” sbottò Ron “Te lo prometto, parleremo a Rose, le metteremo un po’ di
sale in zucca, faremo finire questa storia…”
“Non
è questo il punto, Ron” disse Neville “Ormai questo clima è diffuso, anche
senza Rose probabilmente andrebbe avanti. E comunque ve l’ho già detto, tu e Hermione non dovete farvene una colpa se c’è vostra figlia
a capo di questo giornale e del movimento contro i purosangue. È adulta e
responsabile delle sue scelte, nessuno biasima voi per quello che fa lei.”
Parole
che volevano essere consolatorie, ma che non sembrarono sortire alcun effetto.
Harry cercò di cambiare argomento.
“Ma
quindi perché ci hai voluto vedere dal vivo, e proprio oggi che riapre la
scuola?”
“Giusto.
Questo movimento è pieno di ignoranza e percezioni distorte. Già il fatto di
richiamarsi a una sorta di ‘orgoglio sanguesporco’
quando la stragrande maggioranza degli studenti che ci crede sono mezzosangue,
per dirne una. Ma poi molti di questi ragazzi cercano di darsi un tono – e il
giornale di Rose Weasley li aiuta – atteggiandosi a
eredi di quelli che combatterono la battaglia di Hogwarts.”
“Ma
è assurdo!” esclamò Ginny “Tantissimi purosangue
combatterono contro i mangiamorte, ai tempi, e lo
stesso Voldemort era un mezzosangue.”
“Te
l’ho detto, sono ignoranti” sospirò Neville “Forse è anche tempo di cambiare il
modo in cui insegniamo storia, in questa scuola. Loro vedono solo che con Voldemort c’erano sostenitori della purezza di sangue, e
tanto basta. Per questo vorrei che voi, che siete stati i principali
protagonisti della battaglia contro Voldemort,
stasera parlaste agli studenti riuniti. Forse sarà utile a farli ragionare.”
Harry
e Ginny si guardarono, stupiti. Ron e Hermione erano già a conoscenza della proposta, ma non
sembravano molto convinti.
“È
un favore che vi chiedo” insisté Neville “Io da solo non sono in grado di
arginare questo fenomeno.”
“Ma
perché dovrebbero ascoltare noi, se non ascoltano te?” chiese Harry “Anche tu
sei un eroe di quella battaglia, hai ucciso Nagini, eri…”
“Ero,
ma adesso sono il preside” il sorriso di Neville era amaro “E non ho certo il carisma
di Dumbledore o il pugno di ferro della McGonagall. Gli studenti, quando mi vedono, non pensano
certo alle battaglie, semmai alla scuola. E poi sono un purosangue di antico
lignaggio, e solo per questo non ispiro fiducia o rispetto ai contestatori. Voi
invece siete ancora ricordati per quelle imprese, e poi, Harry…
non dimenticare che sei Harry Potter.”
Harry
storse la bocca “Speravo di essermi lasciato alle spalle questa storia.”
“Risuscitarla
per una sera non ti farà male. Ma se può aiutare a far ragionare questi
ragazzi, sarà un gran bene per tutti.”
Harry
sospirò.
“Se
la situazione è questa, lo farò. Ma non sono sicuro che un discorso cambierà
molto le cose.”
“Certo,
ma è un inizio. Il lavoro per stroncare queste idee malsane proseguirà tutto l’anno
e fino a quando sarà necessario, anche per evitare derive peggiori.”
“Di
che tipo?” chiese Ginny.
“Gli
studenti purosangue sono spaventati da questa campagna contro di loro, com’è
naturale, e alcuni, soprattutto tra i Serpeverde, per
reazione ricominciano a fare discorsi contro i nati babbani,
a dire a mezza voce che i mangiamorte non avevano
tutti i torti, cose così. Sono pochi, per il momento, ma i genitori, che sono
ancora legati ai vecchi pregiudizi e sono preoccupati per queste aggressioni,
rischiano di diffondere queste tensioni dalla scuola al resto della comunità
magica, per questo ho paura che se le cose peggiorano le tensioni potrebbero
aumentare, a scuola come fuori. Vi immaginate le conseguenze? Tutto ciò per cui
abbiamo lavorato in questi decenni potrebbe andare in fumo.”
“Mi
sembra eccessivo…” iniziò a dire Harry, ma Hermione lo interruppe.
“No,
Neville ha ragione. Sono trent’anni che al Ministero lavoriamo per la
coesistenza pacifica di tutti nel mondo magico, e Merlino solo sa quanto sia
facile far crollare gli equilibri. Al momento questo movimento dei sanguesporco è diffuso quasi solo tra gli studenti, ma alcuni
di loro già dal prossimo anno lasceranno le scuole e inizieranno a vivere nella
società, e cosa succederà se cercheranno di applicarvi le loro teorie? Dobbiamo
agire subito, senza esitare, o potrebbe esserci una nuova guerra magica.”
“Grazie,
Hermione” disse Neville “Non voglio sembrare
allarmista, ma bisogna prepararsi al peggio per impedirlo.” Si alzò: “Forse è
il caso che Harry e Ginny si riposino un po’ prima di
stasera. E anche voi, che avete una brutta cera. Non vi trattengo oltre.”
Tutti
si alzarono. Neville tenne la porta dell’ufficio aperta mentre gli amici
uscivano, ma Hermione, l’ultima del gruppo, si fermò
di botto.
“Mi
stavo per dimenticare” esclamò, rivolta a Neville “Io e te dobbiamo parlare a
quattr’occhi di un’altra faccenda.”
Neville
arrossì visibilmente.
“Di
che si tratta?” chiese Ron.
“Lui
lo sa” replicò Hermione con voce severa “Voi andate
alla locanda, io vi raggiungo dopo.”
“Ma…”
“Oh,
Ronald, non essere impiccione!”
Hermione sbatté la
porta. Harry, Ron e Ginny si guardarono interdetti.
“Tu
hai idea di cosa si tratti?” chiese Ron alla sorella.
“Neanche
una…”
“Be’,
almeno all’improvviso ha ritrovato un po’ di vivacità. Sono mesi che è così
depressa che non mi rimprovera nemmeno più…”
Quell’osservazione
tolse a tutti la voglia di discutere della faccenda misteriosa di Hermione e Neville. Silenziosamente, si incamminarono verso
i cancelli.