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Autore: Mary P_Stark    04/12/2013    2 recensioni
La Ricerca di Brie e Duncan ha inizio. Non è più tempo degli indugi, i berserkir vanno trovati prima che si riversino sul loro branco per distruggerli tutti. La verità deve infine venire a galla, perché la faida venga fermata sul nascere. Nuove avventure aspettano i nostri eroi, e nuovi amici si uniranno ai vecchi per questo nuovo viaggio tra le lande della Norvegia, dove il culto dell'uomo-orso ha avuto il suo massimo fulgore. Sarà possibile, però, fermarli in tempo? E il nemico è rappresentato solo da loro? O le maglie di Loki sono più intricate di quanto essi non immaginano? TERZA PARTE DELLA TRILOGIA DELLA LUNA. (riferimenti alla storia presenti nei 2 racconti precedenti)
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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Capitolo 20
 
 
 
 
 
Hel.

Non avevo capito male.

E, se anche non ne avessi udito il nome, quel volto per metà divorato dalla decomposizione e per metà avvolto dalla pura bellezza, mi avrebbe detto l'identità della donna che avevamo innanzi.

Sebastian era scomparso, divorato dal corpo originario dell'anima divina che aveva sempre portato dentro di sé, esattamente come era capitato a me con Fenrir.

Dubitavo, però, che lui avrebbe fatto ritorno, a questo punto.

La donna dal volto orrendo e perfetto al tempo stesso ci guardò tutti con estremo divertimento e Tempest, che teneva tra le mani la sua spada di acciaio siderale, le ringhiò contro: “Hai fatto davvero male a presentarti. Ora non avremo neppure mezza considerazione di te. Ti distruggeremo e basta!”

Hel rise di gusto, facendo ondeggiare sia la chioma bruna e fiorente che la zazzera di capelli oleosi e in decomposizione, creando un disgustoso connubio, almeno ai miei occhi.

Avrei dovuto tenerla d'occhio... dovevo sapere che, se nostro padre avesse deciso di infastidirmi, avrebbe coinvolto anche lei!

“La figliola prediletta?” ironizzai, continuando a seguire con lo sguardo le movenze scoordinate di Hel.

Qualcosa del genere. Hel è signora di questo posto, di Niflheimr ma, da quando gli umani hanno smesso di seguire il credo di Padre Tutto, anche lei è divenuto puro spirito.

“Ma... non esistono gli abitanti di Niflheimr a tenerla in vita, a conferirle solidità, per così dire?” esalai, davvero confusa.

Ero consapevole che il corpo degli dèi persisteva finché esistevano abbastanza persone a credere in loro e che, una volta scomparso il credo, essi divenivano pura energia, mero spirito.

A tutti loro, a quel punto, rimaneva solo la possibilità di reincarnarsi in corpi mortali, per rimettere piede su Manheimr, o su uno qualsiasi dei Regni abitabili, a questo punto.

Ma non avevo idea che, la perdita dei seguaci umani, potesse avere avuto dei riflessi anche su un altro mondo come Niflheimr.

Gli hrímÞursar, i giganti di brina, sono gli unici abitanti di Niflheimr, se si escludono tutti coloro che sono rinchiusi qui a causa della loro condotta immorale. E di certo, loro non hanno mai amato Hel. Gli hrímÞursar la odiano fin dall'inizio dei tempi, e sono stati al suo servizio solo per paura di essere distrutti. Quando Hel perse i suoi poteri come tutti gli altri Asi, perché nessuno credeva più nella loro esistenza, essa perse corporeità e svanì da questi luoghi, liberando di fatto gli hrímÞursar dalla sua presenza.

“Era una gran simpaticona, quindi...” mugugnai, tenendo d'occhio la nostra disgustosa ospite. “... ma non capisco ancora perché lei sia scomparsa a causa nostra.”

Negli altri Regni nessuno la teme, perciò lei non ha mai avuto potere in quelle lande. Solo gli umani la temevano e la onoravano, dandole forza e corporeità. Quando sei debole come un pulcino, cerchi di tenerti buoni soprattutto i cattivi, no?

“A ben vedere... gli elfi di Alfheimr non la temono di sicuro, e posso capire perché. Loro sono abbastanza forti e intelligenti da non temere nessuno, almeno stando al mito. Asgard era il regno degli dèi, perciò quello non conta. A Svartálfaheimr, nelle terre dei nani e degli elfi oscuri, nessuno la degna di nota perché loro non hanno paura di nessuno. E fin qui penso di non essermi sbagliata, vero?”

Ottima lettura della situazione... hai imparato bene le lezioni di Gordon.

“Visto che ci sono invischiata fino al collo, tanto valeva imparare. Anche se non immaginavo che mi ci sarei trovata così in mezzo... a uno dei Regni, intendo” , brontolai scontenta.

Immagino che visitare Vanaheimr sarebbe stato più divertente.

“Il regno dei Vani? Degli dèi della fertilità? Eccome! Di sicuro, lì sanno come divertirsi, anche in forma spirituale!”, ghignai, cercando di fare dell’ironia per non pensare a quello che avevo dinanzi, e cioè un gran brutto guaio.

Frey e Freya si sapevano divertire, sì. A Jotunhiemr, invece, sono un po' più freddini...

“Ma che divertente! Fenrir, non è il caso di fare battutacce. Basto io! Ovvio che siano freddi! Sono giganti di ghiaccio!”, lo rabberciai, pur sapendo che stava parlandomi a quel modo per infondermi un po' di coraggio.

Non è che a Muspellsheimr siano più simpatici, sebbene siano giganti di fiamma, precisò Fenrir, con tono vagamente pedante.

“Ora non dire che a Helheimr muoiono dalle risate perché...” iniziai a dire, prima di bloccarmi, rimuginare un momento e poi aggiungere dubbiosa: “... aspetta un po'... ma Hel non è regina anche di Helheimr?”

Precisamente. Ma quello è un regno pieno di creature senza vita, perciò non conta. Tutti gli dèi attingono potere dai viventi, non dai morti, perciò Helheimr non è mai stato un luogo di potere, per lei. Manheimr sì, invece.

“Mentre Niflheimr le serviva solo come distributore automatico di forza bruta, giusto?”

Esattamente. La loro paura, unita alla fede cieca degli umani, le dava sufficiente forza per rimanere corporea ma, quando la voce dell'unico dio ha iniziato a espandersi nelle terre del nord, lei ha iniziato a perdere potere... e corporeità.

“Però aspetta… se le anime sono all’interno della Madre… Helheimr come può…” mormorai confusa, avendo nuovamente perso il filo del discorso.

Perché le cose, almeno ogni tanto, non erano bianche o nere? Sarebbe stato tutto infinitamente più semplice!

Come può Helheimr essere il regno dei morti? Pensaci bene, Brianna. Cos’è la Madre?

“Il Tutto” riposi meccanicamente.

Perciò…

“Oh… quindi è anche Helheimr. Okay, comincio a capire. E a preoccuparmi, anche. Perché se Loki è a Helheimr, e Hel è qui, non potrebbe…”

Calma la mente, Brianna. Loki non può fuggire da Helheimr finché non lo decide la Madre, neppure con l’intervento di Hel che ne è signora. La Madre è superiore a noi tutti.

“Quindi non devo temere che lui sbuchi fuori da un momento all’altro?” esalai, vagamente rassicurata dalle parole di Fenrir, pur se non del tutto pacificata.

I nostri problemi sono altri, e Loki non è tra essi.

“Ma se Loki e le altre anime sono a Helheimr, che è parte della Madre, non stavate esattamente in un bel posto” brontolai a quel punto.

Non tutto Helheimr è brutto, e ognuno di noi può scegliere dove riposare, per così dire. Non si può uscirne se non per rinascere a discrezione della Madre, ma si può scegliere il luogo in cui osservare i millenni scorrere nella clessidra del tempo.

Hel, intervenendo nel nostro dialogo interiore – durato sì e no un paio di battiti di ciglia – aggiunse con ironia: “E’ davvero carino il modo in cui insegni le regole dell’Universo al tuo custode, fratello, ma davvero,… credo sia proprio il momento sbagliato!”

“Le mie più profonde scuse, se ti abbiamo disturbata” brontolai io, scrollando le spalle.

Lei ghignò, osservandomi con aria di sufficienza e, irritata, ringhiò: “Trovo solo stupidi i vostri discorsi, e tutto questo cianciare di Madre e Madre!” Indicando poi una delle radici visibili di Yggdrasil, borbottò: “Continui a pensare a lei come a un'entità indistinta, ma ha un corpo né più né meno come te! Lei è la Madre che tanto declami! Yggdrasil è colei che mi ha tenuta prigioniera per tanti secoli!”

Ne avevo sempre avuto il sospetto, ma sentirglielo dire ad alta voce lo rese più vero.

Mi era difficile immaginare come qualcosa di tangibile, di fisico, potesse avere il potere di detenere in sé la potenza di tante anime, di tanti Regni, ma non v'era menzogna nella parola di Hel.

Diceva il vero.

“Vorrei tanto ridurla in briciole, darle fuoco, ma non è nei miei poteri” ringhiò allora la dea menomata, lanciandomi un'occhiata feroce prima di illuminarsi in viso, tutta giuliva. “Ma è nei tuoi, fratello,... mi basta liberarti dalla gabbia, spingerti nella direzione scelta dal destino per te.”

Mi permetti di parlare?

“Prego. Sistemala pure”, assentii con somma gioia.

“Quel che desideri non è per me, sorella” dichiarai a gran voce, lasciando che fosse Fenrir a scegliere le parole.

“Perché non esci e vieni ad abbracciarmi? Dopotutto, puoi farlo anche tu” ironizzò Hel, allargando le sue braccia come a un muto invito.

“Brianna sta male ogni volta che lo faccio e, contrariamente a te, io tengo al mio guardiano” replicò pacato Fenrir, utilizzando la mia voce di contralto.

“Ma quanto sei generoso! Come la cara Avya! Rinchiusa lì, a pochi passi dal suo unico amore, ma impossibilitata a parlare con lui!”

La risata di Hel mi fece accapponare la pelle, ma non solo a me. Duncan era livido in viso, e gli altri nostri compagni non erano da meno.

“E tu, Tyr, così valoroso e forte, rinchiuso nel corpicino da fata di quella ragazzina. Non ti senti preso in giro? Non trovi che la scelta di Yggdrasil ti abbia sminuito?” continuò a dire Hel, fissandoci uno a uno con aria di superiorità.

Tempest non parlò, segno che neppure Tyr aveva gran che da dire alla dea rediviva.

“Tutti voi siete ridicoli! Inutili!” ci urlò contro lei, indicandosi con lo scherno dipinto negli occhi folli. “Il redento Alec, con il suo desiderio di non essere più odiato... e il buon Bryan, che tanto vorrebbe un erede per il suo clan... o il caro Joshua, … dimmi, Joshua, come ci si sente a essere così buoni e altruisti? Ti senti meglio, ogni volta che aiuti qualcuno? O il ricordo del tuo migliore amico morto ti perseguita ancora?”

Joshua accusò il colpo, così come tutti coloro che Hel interpellò in quella fiera degli scheletri nascosti.

Non sapevo nulla dell'amico di Joshua, ma evidentemente Duncan sì, perché lanciò un'occhiata significativa all'alfa, dandogli tutto il suo supporto emotivo.

“Non credere che mi sia dimenticata di te, buon Duncan. Tu, che tanto odi la tua parte ferina, che detesti il tuo lato più oscuro, più crudele. Non dirmi che non hai trovato piacevole affondare le zanne nei tuoi nemici berserkir! Vedo quanto ti è piaciuto! Lo vedo!”

“Ma... può leggerci nella mente?!” esclamai, rivolgendomi a Fenrir.

E' la figlia del maestro degli inganni, Brie, e questo è pane per i suoi denti. Gli occhi sono lo specchio dell'anima e, nel suo caso, è più vero che mai!

Decidendo di interrompere subito quello stillicidio psicologico, intervenni dicendo: “Penso che non ci sia bisogno di spiattellare certe cose, visto che i diretti interessati le conoscono già. E tentare di farci crollare mi sembra una cosa stupida. Quel che non tieni in debito conto, cara Hel, è che ciascuno di noi ha un difetto, o anche di più, ma ha anche degli amici pronti a perdonare quei difetti. L'amicizia e l'amore rendono più forti e, qui tra noi, nessuno è solo!”

“Ha parlato colei che, per tutta la vita, ha sempre fatto le cose da sola perché non voleva essere aiutata da nessuno, perché si reputava troppo superiore agli altri per abbassarsi a cercare una mano per risolvere i propri problemi” mi irrise divertita Hel, portandomi a imprecare mentalmente.

Sapeva dove colpire, non c'era dubbio, ma dovevo avere fiducia in me stessa e negli altri.

“E' vero. Ero superba, e lo ammetto” replicai con forza, stringendo la mano di Duncan per trovare coraggio. “Non mi fidavo degli altri, e non ne ho mai fatto mistero ma, soprattutto, non volevo che il mio cuore fosse nuovamente spezzato. Se provi affetto ti apri agli altri, e questo può portare ad atroci sofferenze, se l'oggetto del tuo amore ti tradisce o ti abbandona. Ma è comunque giusto farlo, o non si potrà mai vivere!”

Elspeth corse da me, mi afferrò la mano libera e aggiunse: “E' l'unione delle persone a rendere forti, non il potere della paura, o dell'odio.”

Hel aggrottò la fronte mentre Beverly andava a sistemarsi accanto al suo Fenrir, afferrandolo con fiducia ad una mano prima di sorridergli benevola.

Alec accennò un mezzo sorriso e ricambiò la stretta.

Dietro di noi, i berserkir unirono le loro mani a formare una barriera umana e Hel, nello squadrarci con immenso disgusto, esclamò: “Sono tutte baggianate! Siete solo degli sciocchi, e il fatto che siate qui ne è la chiara dimostrazione! Non avete minimamente compreso che i vostri legami vi hanno tradito!”

Aggrottai la fronte, confusa, e Hel rise sommessamente, asserendo: “Perché pensi che io sia rinata prima di mio padre, Fenrir? Per creare il terreno adatto al suo ritorno.”

“Spiegati meglio” ringhiai, accigliandomi ulteriormente al pari degli altri.

“Oh, andiamo. Sei un piccolo genio. Fai funzionare il tuo cervellino da saputella” ironizzò la donna, muovendosi dinanzi a noi come una professoressa saccente e spocchiosa. “Ho indagato per anni per trovare i Tomi Sacri sui berserkir e, quando li ho trovati, ho creato zizzania tra i clan inglesi e quelli irlandesi perché voi non poteste avere accesso all'isola, qualora foste venuti a conoscenza di quegli scritti. Nel frattempo, mio padre si è immerso sempre di più nel tessuto connettivo del branco di Alec, Fenrir del clan più potente di tutta Inghilterra. Ops, scusa, Joshua, pensavi fosse il tuo? Spiacente, è Alec ad avere gli alfa più forti.”

Né Alec né tanto meno Joshua diedero adito di essersi scomporsi per quell'affermazione, così Hel continuò nel suo racconto. “La morte del Freki di Alec giunse come un piacevole colpo di fortuna, dandoci l'opportunità di creare attrito anche tra i clan inglesi, così da destabilizzarne le forze. Purtroppo per noi, però, Alec era troppo ligio alle regole per attaccare Duncan, il guardiano di Avya, così dovemmo attendere un altro evento fortuito per scatenare una guerra. Quando però Fenrir venne a galla, grazie alla trasformazione di Brianna, capimmo che il destino ci aveva arriso. Finalmente sapevamo dov'eri, chi eri, e tutto il resto venne di conseguenza. Mio padre aizzò Fitzroy contro di te, promettendogli vendetta in cambio della tua vita, ed io cercai di creare attrito tra i branchi perché non si fidassero di te, tentando in questo modo di indebolire le vostre stupide alleanze. La ricerca dei berserkir fu l'atto successivo alla scoperta della tua identità. Mio padre li mosse contro di te, asserendo che tu eri tornato solo per distruggere loro e il piccolo con l'anima di Wotan, così ponemmo le basi per la tua morte.”

“Non dovrei stupirmi, visto chi siete, ma avete messo in pista davvero un sacco di tranelli, per innescare la bomba che ho nella testa” ringhiai, davvero infastidita da quel piano machiavellico e tortuoso oltre l’immaginabile.

Una vita intera. Hel e Loki avevano ordito il loro piano per una vita intera, attendendo pazienti di avere potere e possibilità per mettere in pratica quanto tanto agognato, e la mia trasformazione in lupo aveva solo facilitato il loro compito.

Non c'era che dire, avevano avuto pazienza da vendere.

Hel ridacchiò, divertita della mia irritazione, e replicò: “Oh, credimi, non eri solo tu al centro delle mie attenzioni. Avevo anche qualcun altro da punire.”

Ciò detto, indirizzò uno sguardo malevolo a Elspeth e Beverly e, rabbiosa, dichiarò: “Avete cercato con ogni mezzo di metterci i bastoni tra le ruote, con le vostre maledette predizioni, e per questo la pagherete!”

“Pensavi davvero che saremmo stati inermi di fronte a un nemico senza volto? Allora sei davvero più stupida di quanto pensassi!” sbottai, portandomi dinanzi a Elspeth che, tremante, mi afferrò alla vita con le mani.

Duncan si mise dietro di lei, in modo tale che fosse completamente al sicuro, e così pure fece Alec. Scostò Beverly dietro di sé e ringhiò furente in direzione di Hel, che però si limitò a scoppiare a riderci in faccia, divertita.

“Offendi pure, ragazza ma, ancora una volta, non hai dinanzi a te la visione d'insieme. Sei troppo limitata dall'affetto che provi per coloro che ami, per scorgere l'errore madornale che avete fatto.”

Ci guardammo confusi, cercando l'uno nell'altro una risposta al suo dire, ma nulla trovammo a darci conforto, cosicché Hel rispose con affettazione: “In forma di spirito e racchiusa nel ventre di Yggdrasil, non potevo tornare a Niflheimr. Non mi era concesso, senza un corpo. Muovendomi con quello di Sebastian, ho potuto agire per conto di mio padre in tutti questi anni, creandomi abbastanza nemici per poter ottenere ciò che volevo. Mi è bastato muovere i miei sudditi mannari e aizzarvi a sufficienza per permettermi di avere un accesso privilegiato proprio dove volevo andare!”

Ciò detto, fissò con ironia Joshua e Duncan, aggiungendo: “I miei due bravi paladini della legge. Così ansiosi di incatenarmi alle mie responsabilità! Mi avete portato proprio dove volevo essere! E così pure coloro di cui volevo vendicarmi!”

Nuovamente rise ed io, sentendomi davvero un'idiota, cominciai finalmente a collegare tutti i fili dell'intricatissimo gioco messo in moto da Loki e sua figlia.

Loki era stata l'esca per spingere Fenrir a risorgere ma, nell'ombra, Hel era già risorta per iniziare a porre le basi della loro complessa partita a scacchi.

Disposti su due fronti separati, si erano mossi parallelamente, l'una mostrandosi al mondo, l'altro muovendosi nell'ombra.

Hel aveva generato un sufficiente grado di dissapori in giro per mezza Gran Bretagna, ponendo le basi di un suo possibile internamento proprio dove desiderava andare con tutta se stessa.

E Loki aveva congiurato alle spalle, muovendo i fili con sapiente maestria e infilandoci in mezzo un sacco di trappole perché io perdessi la vita – e il controllo – nel frattempo.

Entrambi speravano in una mia comparsa, presto o tardi, perché sapevano che Fenrir non sarebbe tornato senza tentare di proteggere la sua famiglia.

E loro sapevano bene dove Avya e i figli si trovavano. L'avvicinamento di Fenrir alla famiglia – in qualsiasi forma – era stata solo questione di tempo.

La morte di Freki per mano mia non li aveva che aiutati.

E noi tutti eravamo stati in balia dei loro giochi senza mai renderci conto di nulla, pedine inconsapevoli sulla loro scacchiera.

“Eri così soddisfatta, cara Tempest, quando mi hai condotto qui in catene... così fiera del tuo ruolo di Heimdallr. E invece mi hai consegnato su un piatto d'argento proprio il mio Regno! Davvero brava!”

Tempest storse la bocca ma non replicò al suo insulto per nulla velato ed io, non potendone proprio più, esclamai: “D'accordo, abbiamo capito che tu sei un genio e noi dei fessi. Ma non hai tenuto conto di un fatto... dea o no, non puoi utilizzare appieno i tuoi poteri in un involucro umano quale è Sebastian, inoltre sei sola contro noi tutti. Non ti sembra un po' svantaggioso, per te?”

Hel mi fissò con aria davvero esasperata e Fenrir, accigliato, mi disse: Temo che possa fare comunque qualcosa, anche se non ha più il potere di guidare gli  hrímÞursar in battaglia.

“E cioè?” gracchiai, davvero preoccupata.

“Yggdrasil può tenere in gabbia i condannati e, finché ero in vita come regina di questi luoghi, mi stava bene. Godevo nel vederli soffrire. Ma ora le cose sono un po' cambiate... e oggi mi sento magnanima” ironizzò Hel, allargando le braccia per mostrare i palmi verso l'alto. “Qui comando io, maledetto Albero-che-tutto-regge, e non puoi dirmi cosa fare o non fare del mio Regno! Ora si farà come dico io!”

La terra vibrò a quelle parole, e le radici di Yggdrasil tremarono con veemenza in risposta all'aperta sfida gettata sul campo da Hel.

Le urla dei prigionieri si levarono fiere, quando le pareti delle loro gabbie si disintegrarono al suono di un’interminabile onda d'urto prodotta da Hel stessa e noi, sgomenti e preoccupati, ci ritrovammo a correre per la nostra salvezza.

Tempest e la sua spada sguainata in testa alla fila, gridò con foga: “Qui ci crollerà tutto in testa, se non torniamo a Bifröst. Dobbiamo ritornare su Manheimr per rintuzzare l'attacco da lì. Qui siamo troppo deboli e privi di poteri!”

“In che senso?” sbottai irritata.

“Siamo legati alla luna, Brianna, e qui la luna non c'è!” mi rispose a gran voce, correndo a perdifiato prima di bloccarsi non appena raggiunse il bivio che conduceva a Helheimr.

Non meno di una decina di creature immonde ci sbarrava la strada e, alle nostre spalle, Hel ci stava raggiungendo con passo tranquillo, sicura della sua vittoria ormai certa.

“Perché non mi hai avvertita che qui i mannari non possono trasformarsi?!” sbottai, irritata e spaventata.

Mi crederesti se ti dicessi che non ci ho affatto pensato? E che, a quanto pare, nessuno di noi ci ha pensato?

“Sì, ti credo, ovviamente... ma cavoli! Facciamo proprio la figura dei fessi!” ringhiai infastidita, osservando preoccupata i miei compagni prima di rammentare un particolare non da poco.

Certo, noi lupi eravamo legati alla luna e, solo tramite il suo potere, alla Madre.

Ma non i berserkir! Loro e la Madre avevano un contatto diretto... e lì eravamo circondati da Yggdrasil e i suoi rami, che erano la Madre. I loro poteri persistevano! Così come quelli di Fenrir. Lui poteva ciò che Hel stessa aveva fatto.

E glielo dissi.

Non se ne parla. Soffri tremendamente, tutte le volte che prendo il predominio. Si era detto che non sarebbe più successo!

“Al diavolo queste cose! Qui stiamo per rimetterci la pelle e, senza un po' di intervento divino, finiremo arrosto all'inferno nel giro di dieci minuti. I berserkir da soli non possono fare nulla, contro quei mostri, e se Hel ha qualcos'altro in mente, non so davvero come potranno salvarci. Devi aiutarli!”

Brianna...

“Trasformati! Usa il mio corpo!”, gli urlai, strizzando gli occhi per trattenere un urlo di dolore, che sapevo sarebbe eruttato dalle mie labbra con forza, quando lui avesse preso le sembianze di lupo.

Non potendo altro, Fenrir fece come ordinatogli ed io, urlando nonostante tutto, venni relegata in un angolino della mia mente mentre la battaglia iniziava con ferocia.

I berserkir riuscirono come sperato a prendere le sembianze di orso e, coraggiosamente, iniziarono a combattere contro i nemici spinti contro di noi da Hel.

Tempest, tenendo in mano la sua spada, menò fendenti con sorprendente velocità e prontezza ma, pur se forte, non avrebbe potuto resistere in eterno.

Fu a quel punto che Fenrir esclamò: “Tyr! Devi aiutarmi, o qui finiremo davvero male!”

Combattere fianco a fianco? Non ci è mai capitato...

L'ironia con cui lo disse mi fece rabbia. Ma era il momento di fare delle battutacce di spirito?!

Fenrir però rise e replicò: “Sarebbe la volta buona, non ti pare?”

Ben detto, ma devo chiedere il permesso a Tempest per...

“Muoviti a prendere il mio posto!” , sbottò Tempest, interrompendo il loro dialogo con un’imprecazione. “Se lo può sopportare Brianna, posso anch'io!”

Prima usa gjallarhorn, non si sa mai... potrebbe tornare utile!

“Il mio corno da guerra? Ma per... oh, ho capito. Giusto!” assentì lei, afferrandolo in tutta fretta mentre Fenrir azzannava uno dei nostri nemici per tenerglielo lontano.

Con tutto il fiato che aveva in corpo, Tempest diede voce al corno da guerra dal nome gjallarhorn, che serviva per chiamare a raccolta tutti gli dèi celesti per la battaglia finale.

Speravo davvero non si sarebbe giunti al Crepuscolo degli dèi, ma era meglio dare fiato alle trombe, letteralmente.

Ciò fatto, Tempest si piegò su un ginocchio lanciando un grido improvviso quanto colmo di dolore e, nel giro di pochi attimi, al posto della ragazza fece la sua comparsa un uomo dalla bionda chioma e completamente bardato per la guerra.

Il moncherino al braccio destro mi confermò che si trattava di Tyr e, quando tutti lo videro, non seppero trattenere un sospiro di sollievo.

Era giunto il momento di muoversi contro Hel.

Strizzando l'occhio al lupo che era Fenrir, e che lo sovrastava di molto, Tyr esclamò: “E' un piacere rivederti, cagnaccio!”

“Anche per me! Ora, però, dovresti tenere al sicuro i miei figli, mentre io mi occupo di mia sorella!” ghignò Fenrir, guardando il vecchio amico di un tempo.

“Sarà un onore! Vai e spaccale il culo!” esclamò Tyr, levando alta la spada prima di lanciare un grido di battaglia.

Fenrir lanciò un ultimo sguardo a Duncan e gli altri, che fino a quel momento si erano prudentemente tenuti in disparte, non potendo partecipare attivamente alla battaglia
e, con un cenno del muso, partì per la battaglia finale.

Ci allontanammo dai combattimenti per andare incontro a Hel, che parve non gradire la comparsa di così tanta controffensiva divina e, quando finalmente Fenrir la raggiunse, lei esclamò: “Cosa pensi di aver risolto, con gjallarhorn!? Nessuno verrà in vostro soccorso!”

“Non si può mai dire! Inoltre, ora hai altro di cui occuparti, sorella! Devi vedertela con me!” ringhiò Fenrir, balzandole addosso con un salto poderoso.




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N.d.A.1: Ho voluto inserire di proposito tutti i regni norreni perché, nello Spin-off che dedicherò a Cecily, Fenrir della Cornovaglia, ne riparlerò. Spero di non avervi creato troppa confusione in testa. ^_^
N.d.A. 2: Direi che, dopo le spiegazioni di Hel, si è capito come si è giunti a questo punto. Se dovessero rimanervi dei dubbi, comunque, ditemelo. 
  
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