But somehow I'm still alive inside
You took my breath, but I survived
I don't know how, but I don't even care
(No air by Jordin Sparks ft. Chris
Brown)
-Papà-
urlò Sheyleen saltando sul letto.
Dissi
qualcosa di incomprensibile sotto le coperte. Come poteva una bambina di
quattro anni essere già sveglia. Di solito era più pigra di me.
-Papà, alzati- continuò la bambina muovendomi.
Aprii leggermente gli occhi trovandomi una chioma bionda e due occhi di un
colore tra il verde e l’azzurro che mi fissava curiosa, sorrisi e chiusi di
nuovo gli occhi. Lei sbuffò facendo alzare il ciuffo che era davanti ai suoi
occhi e mettendosi a braccia conserte vicino a me, ma i suoi occhi si
illuminarono all’improvviso. La sentii scendere da letto e correre giù per le
scale. Aprii gli occhi curioso e mi sporsi a guardare fuori dalla porta. Sentii
qualche rumore proveniente dalla cucina e iniziai a preoccupare che fosse
successo qualcosa a Sheyleen, ma quando sentii qualcuno salire le scale, scossi
la testa e mi rimisi sotto le coperte.
-Papà, ho qualcosa per te- esclamò avvicinandosi io aprii lentamente gli occhi
ricevendo della panna montata sulla faccia. Mi alzai di scatto guardandola ridere.
Io sorrisi e presi un po’ di panna dalla mia guancia e gliela spalmai sulla
faccia di mia figlia che rise per poi spalmarmi altra panna. La presi ridendo e
la misi sul letto facendole il solletico e, togliendole il contenitore della
panna, gliela spruzzai con l’ultima rimasta. Lei rideva divertita e così facevo
io. Mi avvicinai e leccai la panna dal suo nasino per poi dandole un bacino.
-Buongiorno
amore- le sorrisi
-Buongiorno papà- disse ricambiando il bacio.
-Abbiamo finito la panna, zio Liam ci ucciderà- continuò ridendo
-Dici?-
risposi abbracciandola, mentre lei annuiva mettendosi con la testa sul mio
petto.
-Papà
mi fai i pancakes- mi chiese con occhi da cucciolo perché sapeva che non le
avrei resistito. Le sorrisi.
-Va bene, però vai a lavarti la faccia, se no niente-
La bambina si alzò e corse in bagno. Io risi e alzandomi mi diressi in cucina
iniziando a buttare i scatoloni della pizza nel cestino e iniziando a cucinare.
Erano cambiate tante cose in quei tre anni, potrebbe sembrarvi strano, ma era
la verità. Inizialmente mia mamma, come del resto i ragazzi, non mi lasciava
mai da solo: faceva avanti e indietro da Doncaster stando dal lunedì al giovedì
per poi per il weekend tornare a casa. Questo durò circa tre settimane finché
non la costrinsi a stare a Doncaster con la mie sorelle, ma devo dire che anche
grazie ai suoi consigli, a distanza, riuscii ad crescerla al meglio possibile:
non divenne viziata, ma umile. Diciamo che non mi chiedeva di comprarle tanti
giochi, solo qualche barbie o pupazzi ogni tanto. Anche i ragazzi mi aiutarono
molto dandomi una mano in tutto e persino i loro genitori mi aiutavano, infatti
mi ricordo che una volta Trisha e Karen, madri di Zayn e Liam, vennero a farmi
visita qualche volta portandosi dietro delle pietanze deliziose dato le mie
scarse qualità culinarie che adesso, dopo corsi di cucina, erano abbastanza
buone. Con il mio lavoro era semplice, me la portavo ovunque era diventata una
mascotte per noi e tutti se ne erano affezionati. Però devo dire che la parte
più dura è stata quando dovevamo uscire, per andare a qualche premiazione o
cose di questo tipo, la facevo entrare dal retro con l’aiuto di Paul; invece
per strada i paparazzi mi assalirono tante volte con le loro fastidiose domande
ed io ordinavo alla bambina di abbassare la testa in modo che potevo coprirla
dai flash. A volte era costretto a lasciarla da mia madre perché non me la
facevano portare. Così la mandavo da lei per qualche giorno. Shey era felice di
andare dalla nonna e mia madre era entusiasta dall’idea. Anche senza lavoro di
mezzo, le andavamo a trovare quasi ogni settimana, diciamo ogni tre settimane
al mese. E lei ci accoglieva a braccia aperte ogni volta, e come potrebbe non
farlo, sono suo figlio. In ogni caso tutti erano entusiasti quando andavamo lì:
Daisy e Phoebe la facevano divertire con strane imitazioni e ci giocavano
insieme, sembrava che erano tornate bambine pure loro nonostante avessero
tredici anni; per quanto riguarda Felicite, beh anche lei ci passava il tempo,
però molto meno rispetto alle altre perché doveva uscire con la sua compagnia e
con il suo fidanzato, Dean, che nome, eh? Appena me lo presentò feci una faccia
disgustata che Lottie mi prese in giro a vita, però tutto sommato era un bravo
ragazzo e si vedeva che le piaceva davvero (ovviamente con qualche minaccia del
tipo: falla soffrire e sei morto, ma sono dettagli irrilevanti); infine abbiamo
Lottie, beh lei era sicuramente tra le mie sorelle che vedeva di più Sheyleen,
perché dato che è la fidanzata di Harry, andava a stare da lui, e non voglio
sapere cosa facevano anche se aveva diciannove anni la consideravo ancora come
una bambina, e sfruttava queste occasioni per venirmi a trovare. A proposito di
Harry, beh se la cavava così valeva per gli altri. Liam e Megan ormai facevano
coppia fissa, finché Liam non le chiese di sposarlo qualche mese fa, beh che
dire lei accettò subito e le nozze sono programmate per l’autunno dell’anno
prossimo; Zayn e Perrie anche loro stavano ancora insieme e Zayn sta cercando
anche lui di chiederle di sposarlo, ma ogni volta che era sul punto di
dirglielo si bloccava per poi tornare a casa, che divideva con Niall, e
iniziare a imprecare per non esserci riuscito. Era buffo! Infine c’era Niall,
l’unico single. Lo invidiavamo perché lui sapeva godersi la vita, ma fa nulla
perché non rimpiango di avere Sheyleen perché era l’unica che mi dava la forza
di andare avanti. Riguardo me beh non c’è da dire molto, dopo quel giorno in
ospedale, caddi in depressione più totale, cercavo di tenere in braccio Leen il
meno possibile perché mi continuava a ricordare Brooke però poi, dopo varie
sedute con lo psicologo, iniziai a prenderla in braccio come una volta e la
depressione se ne andò. Dopo due anni iniziai a frequentare una ragazza:
Eleanor Calder una studentessa di Manchester che dopo l’università venne a
vivere a Londra. Quando seppe di Sheyleen rimase un po’ sconvolta, ma non le
importava perché se voleva stare con me doveva accettare anche la bambina.
Diciamo doveva prendersi il pacchetto completo. Così dopo tre mesi fatti a
uscire insieme ci mettemmo insieme. A me piaceva, e anche adesso, passare tempo
con lei, ma sapevo che non avrebbe mai sostituito Brooke perché ero ancora
legato a lei e l’amavo ancora anche se davo impressione di essere andato
avanti. Parlando di Brooke. Beh non la vidi più tranne una volta, quando uscì
dall’ospedale, lei mi vide e mi concesse un sorriso sforzato per poi salirsene
in macchina. Di sicuro oggi ha seguito le impronte del padre senza recuperare
la memoria. Sheyleen quando mi chiedeva dove fosse sua madre, lanciavo sempre
sguardi ai ragazzi in cerca di aiuto, e rispondevo che se ne era andata. Lei
annuiva semplicemente, ma sapevo che soffriva: l’aveva preso da me il soffrire
in silenzio, eravamo entrambi bravi a farlo.
In ogni caso eravamo qui, nella solita casa anche se i ragazzi mi continuavano
a stressare con il fatto di trasferirmi, ma io non volevo perché volevo che
Shey potesse avere qualcosa che le ricordasse sua madre.
Ora, eccomi qua, a cucinare pancakes per quella piccola peste. Misi l’ultima
nel piatto per poi pulirmi le mani sul grembiule per poi chiamarla.
-Shey sono fatti, vieni- urlai sulle scale.
-Arrivo- rispose lei dal bagno
Ritornai in cucina quando il campanello suonò, mi diressi alla porta, mi
sentivo appiccicoso, avevo la panna ancora in faccia. Risi e aprendo la porta,
facendo passare i ragazzi, mi pulì da quello schifo.
-Perché hai della panna in faccia?- chiese divertito Niall
Scoppiai
a ridere finendola di togliermela.
-Leen ha trovato un nuovo modo per svegliarmi-
-Ha funzionato a quanto vedo- commentò ridendo Harry dandomi delle pacche sulla
schiena
-Zii- urlò Sheyleen buttandosi tra le braccia di Liam
-Hey bellissima- esclamò Zayn dandole un bacio sulla guancia
-Perché sai di panna Shey?- le chiese Liam dopo averla baciata.
-Papà- rispose ridendo indicandomi
-Pura vendetta amore mio- dissi prendendola e facendola girare
-Si
vede che siete padre e figlia- rise Harry mentre io e mia figlia gli facemmo la
linguaccia
-Venite,
ho fatto i pancakes- esclamai entrando in cucina.
-Oddio Lou non li facevi da mesi- disse Niall con occhi luccicanti
-Hey.. li ha fatti per me- si rabbuiò la piccola vedendo che i ragazzi se ne
prendevano. Tutti risero.
-Dai Leen ne ho fatti per un esercito. Lasciali prendere-
Tutti iniziarono a mangiarli, mentre io addentai una semplice mela verde. Improvvisamente
il mio telefono iniziò suonare. Vedi chi era e un sorriso si dipinse sul mio volto,
mollai la mela accanto al lavello e risposi.
-Ciao bellisima- dissi andandomene in un’altra stanza
La piccola Sheyleen vedendomi andare fuori, sbuffò.
-Hey che c’è Shey?- le chiese Liam bevendo il suo succo
-Non la sopporto-
-Dai Shey, fa felice tuo padre. Non sei felice per questo- disse Zayn
accarezzandole i suoi capelli biondi
-No, voglio che papà stia con mamma- affermò la piccola nell’istante che entrai
nella stanza. Il sorriso che avevo si spense di scatto, il cuore perse il
battito e sentivo indebolirmi di più. Non volevo che capitasse di nuovo. Andai
da lei e mi sedetti davanti prendendole
le mani e affondando i miei occhi con i suoi.
-Shey- iniziai dolcemente, ma lei mi anticipò.
-Non la sopporto. Non sopporto neanche che tu stia con lei dimenticandoti di
mamma. E la cosa che odio è che mamma non sia qui con noi- urlò andandosene in
camera. Rimasi immobile con occhi leggermente spalancati. Era scoppiata.
-Lou- mi chiamarono tutti preoccupati
-Io..-
balbettai con voce tremolante strofinandomi gli occhi
-Non è colpa tua- disse Harry venendo accanto a me
-Non so che fare- ammisi sedendomi con la testa tra la mani. Mi sembra essere
tornato indietro nel tempo, in ospedale il giorno dell’incidente.
-Lei non sa cosa è capitato davvero- mi consolò Niall
-Non voglio che stia così per..- mi bloccai perché non pronunciai mai il suo
nome davanti a loro. Feci un respiro profondo
-Per
Brooke- finii incurvando la voce
-Stai
tranquillo però ora dobbiamo davvero andare, Lou. È tardi- annunciò Zayn
-Arrivo, vado a prenderla e vengo- risposi alzandosi e mentre loro se ne
andarono io andai in camera da letto che io e lei condividevamo. Fin da piccola
Sheyleen odiava dormire da sola così iniziò a dormire con me.
Aprii la porta e
la vidi sdraiata con la testa sul cuscino piangendo.
-Shey-
-Vattene-
esclamò lei.
Scossi
la testa e andai vicino a lei
-Io non ho dimenticato la mamma- dissi con difficoltà, accarezzandole i capelli
-Perché esci quella strega- mi chiese fissandomi con le lacrime che asciugai
con il pollice
-Mi fa felice Shey, siamo..-
-Cosa?-
Stavo
per rispondere quando mi arrivò un messaggio da parte di Paul che diceva di
andare lì subito.
-Dobbiamo
andare, piccola- dissi mentre lei annuì.
Ci cambiammo velocemente e ci dirigemmo allo studio. Come al solito c’era qualche paparazzo che iniziò ad assillarmi, feci finta di nulla coprendo la bambina e una volta dentro la lasciai a terra e iniziò a correre verso il solito studio. Io andavo a passo lento, continuando a ripetermi che cosa ci stavo a fare con Eleanor se alla fine stavo sempre di merda per colpa di Brooke? Sapevo che El con quel poco che mi dava, riusciva a tirarmi su di morale, ma sapevo anche che non mi avrebbe fatto mai dimenticare la madre di mia figlia. Entrai in studio, vidi Sheyleen che parlottava con Danny, l’uomo della console, mentre io raggiunsi gli altri all’interno della cabina passandoci le solite interminabili ore.
Passammo da Best song ever a Happily per
poi fermarci per la pausa.
-Papà guarda che bel disegno- disse Shey mostrandomi il disegno che fece in
quelle ore.
-Davvero bello- sorrisi che ricambiò per poi continuare a colorare
Sospirai chiudendo gli occhi
-Papà-
-Si Leen-
-Cosa mi stavi dicendo prima. Cosa siete te e Eleanor?-
Li aprii di scatto e li portai sulla bambina che mi guardava ansiosa. Perché mi
doveva fare questo?
-Ecco vedi.. ehm.. siamo..-
-Siete?-
-Siamo fidanzati Leen- ammisi abbassando lo sguardo per poi rialzarlo e vedendo
lei che con occhi spalancati diventando lucidi. Lasciò di scatto le matite e
corse fuori. Maledizione a me e a quando parlo!
-Sheyleen- urlai rincorrendola mentre gli altri mi guardavano confusi lasciare
quella stanza.
Iniziai a girare tutto l’edificio, ma quella bambina era come
scomparsa nel nulla. Arrivai all’ingresso e il terrore che possa essere uscita
mi pervase.
-è
uscita- esclamò la segretaria lanciandomi un breve sguardo
-E fermarla no?- chiesi arrabbiato
-Non mi pagano per fare la babysitter-
Babysitter? Ma si sente quando parla? Ogni sano di mente nel vedere una bambina
uscire la ferma. Scossi la testa frustrato. Da dove potevo iniziare a cercare,
Londra era gigantesca e neanche avessi cercato tutta la giornata l’avrei
trovata. Mi passai una mano tra i capelli e a passò veloce ritornai in studio
per chiamare la polizia.
Appena entrai i ragazzi mi lanciarono uno sguardo.
-L’hai trovata?- chiese Zayn
-è
uscita- risposi semplicemente cercando il numero della polizia sulle pagine
gialle. I presenti spalancarono gli occhi e si alzarono raggiungendomi.
-Come è possibile? Nessuno l’ha fermata?- domandò meravigliato Liam
-No perché loro non sono pagate per fare da babysitter- dissi imitando la
vocina stridula della segretaria.
-è
ridicolo. Ognuno l’avrebbe fermata- esclamò Harry
-La polizia non ci aiuterà, Lou. Devono passare 48 ore dalla scomparsa prima di
iniziare le indagini- m’informò Niall.
Imprecai mentalmente. E adesso cosa diamine facevo?
Chiusi di scatto le pagine gialle e mi andai a buttare sul divano con le mani
in faccia maledicendomi di non essere stato zitto.
-Lou, tornerà-
-Non posso perdere anche lei-
-Non
succederà, Sheyleen ha un ottimo senso dell’orientamento nonostante i suoi 4
anni- disse Zayn
-Voi non capite. È l’unica cosa che mi tiene legato a lei e non posso
permettere di perderla- urlai preso dalla disperazione
-Sta
tranquillo- ripeté Harry accarezzandomi la spalla
-Ragazzi a provare- esclamò Sean il nostro produttore entrando in sala. I
ragazzi si alzarono e andarono nella sala, mentre io sto fisso a guardare la
porta.
-Louis vieni immediatamente- esclamò l’uomo preso d’ira. Scossi la testa,
volevo che tutto fosse solo un sogno e che Sheyleen entrasse da quella porta,
ma non fu così. Abbassai lo sguardo. Ero un pessimo padre.
*Brooke*
Mi svegliai di scatto, era l’ennesimo incubo che facevo quella notte e non ne potevo
più. Quel viso, quella voce era talmente famigliare che mi sembrava di
conoscere, o aver già visto, appariva su ogni sogno che facevo. Due occhi
azzurri mare che mi davano quella sensazione di tranquillità e protezione.
Scossi la testa per poi stiracchiarmi nel mio letto e strofinarmi i miei occhi
verdi. Mi alzai e mi avvicinai alla finestra perdendomi nella tranquillità
autunnale del Yorkshire. Vivevo in un villaggio vicino a Bradford da qualche
anno ormai eppure mi sembrava ogni volta di entrarci per la prima volta, venendo
scrutata da tutti i paesani. Mi ricordo quando arrivai: tutte le persone ci
iniziarono a scrutarci da capo a piedi: odiavo quella sensazione di fissazione,
non so il motivo ben preciso, ma mi dava semplicemente sui nervi. Invece sembrava
che ai miei genitori non ne fregasse nulla. Ma come facevano? Mah. I vicini,
appena ci videro arrivare, furono davvero disponibili e cordiali, pensate che
ci invitarono per la cena. Ci trattavano come vecchi amici di famiglia, mi
divertii davvero molto. Dopo quel giorno
mi iniziai ad ambientare e sebbene non ci stavo molto a causa del college la
consideravo in ogni caso casa mia. Qualche mese dopo il nostro arrivo mi
iscrissi al college di Nottingham e mi trasferì lì. Al college dividevo la
stanza con tre ragazze: Tina Dosnet, Queen Febrey e Paige Jackson e
conoscendoci diventammo migliori amiche. Ci eravamo laureate da poche settimane
e avevamo deciso di trasferirci a Londra. Ero elettrizzata all’idea perché adoravo
quella città e poi è la città dei miei idoli, forse sapete di chi sto parlando,
già quella band anglo-irlandese chiamata: One Direction. Sono i miei idoli,
avevo sempre la loro musica alle orecchie e pensate avevo stressato Queen
finché non divenne fan anche lei. Forse ero eccitata anche per questo perché
avevo possibilità di incontrarli. Così misi nello stereo il loro cd e mentre facevo
le valige canticchiavo. In un ora abbondate finì di inscatolare tutto quello
che avevo bisogno e prepararmi velocemente perché tra mezz’ora sarebbe passata
Paige a prendermi. Mi lavai, mi vestii e scesi. Una volta giù trovai mio padre
che leggeva il giornale come ogni mattina, ma la cosa che mi sorprese
probabilmente fu che era sveglio nonostante fossero le sette di mattina.
-Ciao papà- lo salutai a bacio guancia
-Hey tesoro, pronta per partire?-
-Si, Paige sar..- non finii neanche di parlare che il mio cellulare squillava.
Era Paige che mi diceva di uscire perché era fuori.
Sorrisi.
-Io vado. Saluta mamma. Ci vediamo appena posso- lo salutai.
In cinque minuti caricai la macchina, salii e partimmo.
-Ma ciao Bella! Pronta a conquistare
Londra?- mi chiese con uno sguardo malizioso
-Paige-
-Si amore-
Scoppiai a ridere per poi darle un bacio sulla guancia.
-Uh yeah- esclamò invece io scossi
la testa incredula per la sua stupidaggine.
Durante il tragitto la musica era a
priori, era altissima praticamente da truzzi. In ogni caso in tre ore ci
divertimmo un casino. Arrivate a Londra ci fiondammo subito a fare shopping,
eppure camminare per le strade affollate londinesi aveva un aria famigliare,
come se ci fossi già stata, così mettendomi a braccetto con Paige iniziammo il
nostro shopping sfrenato. In due ore comprammo di tutto: scarpe, vestiti,
magliette, profumi e con le nostre borse ci andammo a sedere su una panchina
esauste. Mi guardavo intorno finché non mi colpì qualcosa. Diedi una gomitata a
Paige che imprecò
-Ahi ma sei rimbambita?-
-Guarda lì- esclamai indicando una bambina piccola dai capelli biodi vertenti
al marrone piangere. Mi sentivo male vedendola così mi alzai e andai da lei
seguita dalla mia amica. Appena vicine mi sedetti accanto a lei.
-Hey bella bambina perché piangi?- chiesi accarezzandole i capelli
-Perché mio papà è fidanzato con una strega- esclamò lei con le testa fra le
gambe.
-Perché consideri tua mamma una strega?- chiese Paige confusa
-La strega non è mia madre. La mia
mamma ci ha abbandonato quando avevo un anno- rispose lei asciugandosi le
lacrime
Io e Paige la guardavamo
dispiaciute.
-Hey ce ne dici di andare a prendere
un bel gelato e poi ti portiamo da tuo papà- proposi facendo luccicare gli
occhi della bambina che annuiva felice. Ok anche se era strano un gelato ad
Ottobre, ma faceva sempre tirare su il morale a chiunque
-Però non devi più piangere, ok?- dissi asciugandole le ultime lacrime.
A quel contatto rabbrividì e una piccola scossa prese la mia mano.
-In ogni caso io sono Paige- si presentò la mia amica
-Ed io Brooke- la imitai
-Sheyleen- sorrise la bambina alla quale ricambiavamo, ma quel nome mi suonava
famigliare, dove potevo averlo già visto?
Salve a tutti :)
Allora eccovi il secondo capitolo di Remember When :D
Ecco Louis nei panni di papà.. anche se devo ammetterlo: la
scena dei pannolini la volevo scrivere ahaha, ma credo che vada bene
anche così :D
Allora volevo solo ringraziare chi l'ha letta e recensita.
Spero che mi facciate sapere cosa ne pensate: Accetto di tutto.
Quindi mi rivolgo anche a voi lettori silenziosi. fatemi sapere
tutte le vostre opinioni, sia positive che negative, in modo che
andando avanti possa migliorare :3
Detto questo,
Vi lascio con il nostro bellissimo Lou **
Ciaoo