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Autore: _browns eyes_    04/12/2013    3 recensioni
E se non ci riuscisse, come diamine facevo a crescerla da solo? E se sbaglio qualcosa, e se non cresce nel modo che desiderava e la deludessi. Chiusi gli occhi per calmarmi, soprattutto per non piangere, ma non funzionò perché appena li riaprii una lacrima sfuggì al mio controllo.
Mi fermai ormai non ero nulla, mi voltai la fissavo vuoto. Lei si avvicinò a me lentamente e mi abbracciò ed io scoppiai a piangere. Come diavolo facevo a crescere una bambina da solo?
Ero semplicemente terrorizzato.
**
“Come? Dammi almeno un motivo!”
“C’è il tuo sposo, fatti aiutare da lui! Io mi tiro fuori”
“Perché? Adesso che eravamo diventati amici”
“è questo il punto! Noi non saremo mai amici!” urlai, facendola sobbalzare
“Perché fai così?”
“Non ti voglio intorno sapendo che non sei più mia. Non ti voglio intorno sapendo che non ti posso baciare e farti diventare mia! Ma soprattutto non ti voglio intorno sapendo che Sheyleen ha intorno sua madre e che non si ricordi di lei. Perché sei tu la madre!” sbraitai in lacrime, lei mi guardò sbalordita.
**
Spero che vi piaccia :)
Enjoy it :)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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eeeeee

Capitolo 2:

But somehow I'm still alive inside
You took my breath, but I survived
I don't know how, but I don't even care

(No air by Jordin Sparks ft.
Chris Brown)

 

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-Papà- urlò Sheyleen saltando sul letto.
Dissi qualcosa di incomprensibile sotto le coperte. Come poteva una bambina di quattro anni essere già sveglia. Di solito era più pigra di me.
-Papà, alzati- continuò la bambina muovendomi.
Aprii leggermente gli occhi trovandomi una chioma bionda e due occhi di un colore tra il verde e l’azzurro che mi fissava curiosa, sorrisi e chiusi di nuovo gli occhi. Lei sbuffò facendo alzare il ciuffo che era davanti ai suoi occhi e mettendosi a braccia conserte vicino a me, ma i suoi occhi si illuminarono all’improvviso. La sentii scendere da letto e correre giù per le scale. Aprii gli occhi curioso e mi sporsi a guardare fuori dalla porta. Sentii qualche rumore proveniente dalla cucina e iniziai a preoccupare che fosse successo qualcosa a Sheyleen, ma quando sentii qualcuno salire le scale, scossi la testa e mi rimisi sotto le coperte.
-Papà, ho qualcosa per te- esclamò avvicinandosi io aprii lentamente gli occhi ricevendo della panna montata sulla faccia. Mi alzai di scatto guardandola ridere. Io sorrisi e presi un po’ di panna dalla mia guancia e gliela spalmai sulla faccia di mia figlia che rise per poi spalmarmi altra panna. La presi ridendo e la misi sul letto facendole il solletico e, togliendole il contenitore della panna, gliela spruzzai con l’ultima rimasta. Lei rideva divertita e così facevo io. Mi avvicinai e leccai la panna dal suo nasino per poi dandole un bacino.
-Buongiorno amore- le sorrisi
-Buongiorno papà- disse ricambiando il bacio.
-Abbiamo finito la panna, zio Liam ci ucciderà- continuò ridendo
-Dici?- risposi abbracciandola, mentre lei annuiva mettendosi con la testa sul mio petto.
-Papà mi fai i pancakes- mi chiese con occhi da cucciolo perché sapeva che non le avrei resistito. Le sorrisi.
-Va bene, però vai a lavarti la faccia, se no niente-
La bambina si alzò e corse in bagno. Io risi e alzandomi mi diressi in cucina iniziando a buttare i scatoloni della pizza nel cestino e iniziando a cucinare. Erano cambiate tante cose in quei tre anni, potrebbe sembrarvi strano, ma era la verità. Inizialmente mia mamma, come del resto i ragazzi, non mi lasciava mai da solo: faceva avanti e indietro da Doncaster stando dal lunedì al giovedì per poi per il weekend tornare a casa. Questo durò circa tre settimane finché non la costrinsi a stare a Doncaster con la mie sorelle, ma devo dire che anche grazie ai suoi consigli, a distanza, riuscii ad crescerla al meglio possibile: non divenne viziata, ma umile. Diciamo che non mi chiedeva di comprarle tanti giochi, solo qualche barbie o pupazzi ogni tanto. Anche i ragazzi mi aiutarono molto dandomi una mano in tutto e persino i loro genitori mi aiutavano, infatti mi ricordo che una volta Trisha e Karen, madri di Zayn e Liam, vennero a farmi visita qualche volta portandosi dietro delle pietanze deliziose dato le mie scarse qualità culinarie che adesso, dopo corsi di cucina, erano abbastanza buone. Con il mio lavoro era semplice, me la portavo ovunque era diventata una mascotte per noi e tutti se ne erano affezionati. Però devo dire che la parte più dura è stata quando dovevamo uscire, per andare a qualche premiazione o cose di questo tipo, la facevo entrare dal retro con l’aiuto di Paul; invece per strada i paparazzi mi assalirono tante volte con le loro fastidiose domande ed io ordinavo alla bambina di abbassare la testa in modo che potevo coprirla dai flash. A volte era costretto a lasciarla da mia madre perché non me la facevano portare. Così la mandavo da lei per qualche giorno. Shey era felice di andare dalla nonna e mia madre era entusiasta dall’idea. Anche senza lavoro di mezzo, le andavamo a trovare quasi ogni settimana, diciamo ogni tre settimane al mese. E lei ci accoglieva a braccia aperte ogni volta, e come potrebbe non farlo, sono suo figlio. In ogni caso tutti erano entusiasti quando andavamo lì: Daisy e Phoebe la facevano divertire con strane imitazioni e ci giocavano insieme, sembrava che erano tornate bambine pure loro nonostante avessero tredici anni; per quanto riguarda Felicite, beh anche lei ci passava il tempo, però molto meno rispetto alle altre perché doveva uscire con la sua compagnia e con il suo fidanzato, Dean, che nome, eh? Appena me lo presentò feci una faccia disgustata che Lottie mi prese in giro a vita, però tutto sommato era un bravo ragazzo e si vedeva che le piaceva davvero (ovviamente con qualche minaccia del tipo: falla soffrire e sei morto, ma sono dettagli irrilevanti); infine abbiamo Lottie, beh lei era sicuramente tra le mie sorelle che vedeva di più Sheyleen, perché dato che è la fidanzata di Harry, andava a stare da lui, e non voglio sapere cosa facevano anche se aveva diciannove anni la consideravo ancora come una bambina, e sfruttava queste occasioni per venirmi a trovare. A proposito di Harry, beh se la cavava così valeva per gli altri. Liam e Megan ormai facevano coppia fissa, finché Liam non le chiese di sposarlo qualche mese fa, beh che dire lei accettò subito e le nozze sono programmate per l’autunno dell’anno prossimo; Zayn e Perrie anche loro stavano ancora insieme e Zayn sta cercando anche lui di chiederle di sposarlo, ma ogni volta che era sul punto di dirglielo si bloccava per poi tornare a casa, che divideva con Niall, e iniziare a imprecare per non esserci riuscito. Era buffo! Infine c’era Niall, l’unico single. Lo invidiavamo perché lui sapeva godersi la vita, ma fa nulla perché non rimpiango di avere Sheyleen perché era l’unica che mi dava la forza di andare avanti. Riguardo me beh non c’è da dire molto, dopo quel giorno in ospedale, caddi in depressione più totale, cercavo di tenere in braccio Leen il meno possibile perché mi continuava a ricordare Brooke però poi, dopo varie sedute con lo psicologo, iniziai a prenderla in braccio come una volta e la depressione se ne andò. Dopo due anni iniziai a frequentare una ragazza: Eleanor Calder una studentessa di Manchester che dopo l’università venne a vivere a Londra. Quando seppe di Sheyleen rimase un po’ sconvolta, ma non le importava perché se voleva stare con me doveva accettare anche la bambina. Diciamo doveva prendersi il pacchetto completo. Così dopo tre mesi fatti a uscire insieme ci mettemmo insieme. A me piaceva, e anche adesso, passare tempo con lei, ma sapevo che non avrebbe mai sostituito Brooke perché ero ancora legato a lei e l’amavo ancora anche se davo impressione di essere andato avanti. Parlando di Brooke. Beh non la vidi più tranne una volta, quando uscì dall’ospedale, lei mi vide e mi concesse un sorriso sforzato per poi salirsene in macchina. Di sicuro oggi ha seguito le impronte del padre senza recuperare la memoria. Sheyleen quando mi chiedeva dove fosse sua madre, lanciavo sempre sguardi ai ragazzi in cerca di aiuto, e rispondevo che se ne era andata. Lei annuiva semplicemente, ma sapevo che soffriva: l’aveva preso da me il soffrire in silenzio, eravamo entrambi bravi a farlo.
In ogni caso eravamo qui, nella solita casa anche se i ragazzi mi continuavano a stressare con il fatto di trasferirmi, ma io non volevo perché volevo che Shey potesse avere qualcosa che le ricordasse sua madre.

Ora, eccomi qua, a cucinare pancakes per quella piccola peste. Misi l’ultima nel piatto per poi pulirmi le mani sul grembiule per poi chiamarla.
-Shey sono fatti, vieni- urlai sulle scale.
-Arrivo- rispose lei dal bagno
Ritornai in cucina quando il campanello suonò, mi diressi alla porta, mi sentivo appiccicoso, avevo la panna ancora in faccia. Risi e aprendo la porta, facendo passare i ragazzi, mi pulì da quello schifo.
-Perché hai della panna in faccia?- chiese divertito Niall
Scoppiai a ridere finendola di togliermela.
-Leen ha trovato un nuovo modo per svegliarmi-
-Ha funzionato a quanto vedo- commentò ridendo Harry dandomi delle pacche sulla schiena
-Zii- urlò Sheyleen buttandosi tra le braccia di Liam
-Hey bellissima- esclamò Zayn dandole un bacio sulla guancia
-Perché sai di panna Shey?- le chiese Liam dopo averla baciata.
-Papà- rispose ridendo indicandomi
-Pura vendetta amore mio- dissi prendendola e facendola girare
-Si vede che siete padre e figlia- rise Harry mentre io e mia figlia gli facemmo la linguaccia
-Venite, ho fatto i pancakes- esclamai entrando in cucina.
-Oddio Lou non li facevi da mesi- disse Niall con occhi luccicanti
-Hey.. li ha fatti per me- si rabbuiò la piccola vedendo che i ragazzi se ne prendevano. Tutti risero.
-Dai Leen ne ho fatti per un esercito. Lasciali prendere-
Tutti iniziarono a mangiarli, mentre io addentai una semplice mela verde. Improvvisamente il mio telefono iniziò suonare. Vedi chi era e un sorriso si dipinse sul mio volto, mollai la mela accanto al lavello e risposi.
-Ciao bellisima- dissi andandomene in un’altra stanza

La piccola Sheyleen vedendomi andare fuori, sbuffò.
-Hey che c’è Shey?- le chiese Liam bevendo il suo succo
-Non la sopporto-
-Dai Shey, fa felice tuo padre. Non sei felice per questo- disse Zayn accarezzandole i suoi capelli biondi
-No, voglio che papà stia con mamma- affermò la piccola nell’istante che entrai nella stanza. Il sorriso che avevo si spense di scatto, il cuore perse il battito e sentivo indebolirmi di più. Non volevo che capitasse di nuovo. Andai da lei e mi sedetti davanti  prendendole le mani e affondando i miei occhi con i suoi.
-Shey- iniziai dolcemente, ma lei mi anticipò.
-Non la sopporto. Non sopporto neanche che tu stia con lei dimenticandoti di mamma. E la cosa che odio è che mamma non sia qui con noi- urlò andandosene in camera. Rimasi immobile con occhi leggermente spalancati. Era scoppiata.
-Lou- mi chiamarono tutti preoccupati
-Io..- balbettai con voce tremolante strofinandomi gli occhi
-Non è colpa tua- disse Harry venendo accanto a me
-Non so che fare- ammisi sedendomi con la testa tra la mani. Mi sembra essere tornato indietro nel tempo, in ospedale il giorno dell’incidente.
-Lei non sa cosa è capitato davvero- mi consolò Niall
-Non voglio che stia così per..- mi bloccai perché non pronunciai mai il suo nome davanti a loro. Feci un respiro profondo
-Per Brooke- finii incurvando la voce
-Stai tranquillo però ora dobbiamo davvero andare, Lou. È tardi- annunciò Zayn 
-Arrivo, vado a prenderla e vengo- risposi alzandosi e mentre loro se ne andarono io andai in camera da letto che io e lei condividevamo. Fin da piccola Sheyleen odiava dormire da sola così iniziò a dormire con me. 

Aprii la porta e la vidi sdraiata con la testa sul cuscino piangendo.
-Shey-
-Vattene- esclamò lei.
Scossi la testa e andai vicino a lei
-Io non ho dimenticato la mamma- dissi con difficoltà, accarezzandole i capelli
-Perché esci quella strega- mi chiese fissandomi con le lacrime che asciugai con il pollice
-Mi fa felice Shey, siamo..-
-Cosa?-
Stavo per rispondere quando mi arrivò un messaggio da parte di Paul che diceva di andare lì subito.
-Dobbiamo andare, piccola- dissi mentre lei annuì. 

Ci cambiammo velocemente e ci dirigemmo allo studio. Come al solito c’era qualche paparazzo che iniziò ad assillarmi, feci finta di nulla coprendo la bambina e una volta dentro la lasciai a terra e iniziò a correre verso il solito studio. Io andavo a passo lento, continuando a ripetermi che cosa ci stavo a fare con Eleanor se alla fine stavo sempre di merda per colpa di Brooke? Sapevo che El con quel poco che mi dava, riusciva a tirarmi su di morale, ma sapevo anche che non mi avrebbe fatto mai dimenticare la madre di mia figlia. Entrai in studio, vidi Sheyleen che parlottava con Danny, l’uomo della console, mentre io raggiunsi gli altri all’interno della cabina passandoci le solite interminabili ore.  

Passammo da Best song ever a Happily per poi fermarci per la pausa.
-Papà guarda che bel disegno- disse Shey mostrandomi il disegno che fece in quelle ore.
-Davvero bello- sorrisi che ricambiò per poi continuare a colorare
Sospirai chiudendo gli occhi
-Papà-
-Si Leen-
-Cosa mi stavi dicendo prima. Cosa siete te e Eleanor?-
Li aprii di scatto e li portai sulla bambina che mi guardava ansiosa. Perché mi doveva fare questo?
-Ecco vedi.. ehm.. siamo..-
-Siete?-
-Siamo fidanzati Leen- ammisi abbassando lo sguardo per poi rialzarlo e vedendo lei che con occhi spalancati diventando lucidi. Lasciò di scatto le matite e corse fuori. Maledizione a me e a quando parlo!
-Sheyleen- urlai rincorrendola mentre gli altri mi guardavano confusi lasciare quella stanza. 

Iniziai a girare tutto l’edificio, ma quella bambina era come scomparsa nel nulla. Arrivai all’ingresso e il terrore che possa essere uscita mi pervase.
-è uscita- esclamò la segretaria lanciandomi un breve sguardo
-E fermarla no?- chiesi arrabbiato
-Non mi pagano per fare la babysitter-
Babysitter? Ma si sente quando parla? Ogni sano di mente nel vedere una bambina uscire la ferma. Scossi la testa frustrato. Da dove potevo iniziare a cercare, Londra era gigantesca e neanche avessi cercato tutta la giornata l’avrei trovata. Mi passai una mano tra i capelli e a passò veloce ritornai in studio per chiamare la polizia. 

Appena entrai i ragazzi mi lanciarono uno sguardo.
-L’hai trovata?- chiese Zayn
-è uscita- risposi semplicemente cercando il numero della polizia sulle pagine gialle. I presenti spalancarono gli occhi e si alzarono raggiungendomi.
-Come è possibile? Nessuno l’ha fermata?- domandò meravigliato Liam
-No perché loro non sono pagate per fare da babysitter- dissi imitando la vocina stridula della segretaria.
-è ridicolo. Ognuno l’avrebbe fermata- esclamò Harry
-La polizia non ci aiuterà, Lou. Devono passare 48 ore dalla scomparsa prima di iniziare le indagini- m’informò Niall.
Imprecai mentalmente. E adesso cosa diamine facevo?
Chiusi di scatto le pagine gialle e mi andai a buttare sul divano con le mani in faccia maledicendomi di non essere stato zitto.
-Lou, tornerà-
-Non posso perdere anche lei-
-Non succederà, Sheyleen ha un ottimo senso dell’orientamento nonostante i suoi 4 anni- disse Zayn
-Voi non capite. È l’unica cosa che mi tiene legato a lei e non posso permettere di perderla- urlai preso dalla disperazione
-Sta tranquillo- ripeté Harry accarezzandomi la spalla
-Ragazzi a provare- esclamò Sean il nostro produttore entrando in sala. I ragazzi si alzarono e andarono nella sala, mentre io sto fisso a guardare la porta.
-Louis vieni immediatamente- esclamò l’uomo preso d’ira. Scossi la testa, volevo che tutto fosse solo un sogno e che Sheyleen entrasse da quella porta, ma non fu così. Abbassai lo sguardo. Ero un pessimo padre.

*Brooke*
Mi svegliai di scatto, era l’ennesimo incubo che facevo quella notte e non ne potevo più. Quel viso, quella voce era talmente famigliare che mi sembrava di conoscere, o aver già visto, appariva su ogni sogno che facevo. Due occhi azzurri mare che mi davano quella sensazione di tranquillità e protezione. Scossi la testa per poi stiracchiarmi nel mio letto e strofinarmi i miei occhi verdi. Mi alzai e mi avvicinai alla finestra perdendomi nella tranquillità autunnale del Yorkshire. Vivevo in un villaggio vicino a Bradford da qualche anno ormai eppure mi sembrava ogni volta di entrarci per la prima volta, venendo scrutata da tutti i paesani. Mi ricordo quando arrivai: tutte le persone ci iniziarono a scrutarci da capo a piedi: odiavo quella sensazione di fissazione, non so il motivo ben preciso, ma mi dava semplicemente sui nervi. Invece sembrava che ai miei genitori non ne fregasse nulla. Ma come facevano? Mah. I vicini, appena ci videro arrivare, furono davvero disponibili e cordiali, pensate che ci invitarono per la cena. Ci trattavano come vecchi amici di famiglia, mi divertii davvero molto.  Dopo quel giorno mi iniziai ad ambientare e sebbene non ci stavo molto a causa del college la consideravo in ogni caso casa mia. Qualche mese dopo il nostro arrivo mi iscrissi al college di Nottingham e mi trasferì lì. Al college dividevo la stanza con tre ragazze: Tina Dosnet, Queen Febrey e Paige Jackson e conoscendoci diventammo migliori amiche. Ci eravamo laureate da poche settimane e avevamo deciso di trasferirci a Londra. Ero elettrizzata all’idea perché adoravo quella città e poi è la città dei miei idoli, forse sapete di chi sto parlando, già quella band anglo-irlandese chiamata: One Direction. Sono i miei idoli, avevo sempre la loro musica alle orecchie e pensate avevo stressato Queen finché non divenne fan anche lei. Forse ero eccitata anche per questo perché avevo possibilità di incontrarli. Così misi nello stereo il loro cd e mentre facevo le valige canticchiavo. In un ora abbondate finì di inscatolare tutto quello che avevo bisogno e prepararmi velocemente perché tra mezz’ora sarebbe passata Paige a prendermi. Mi lavai, mi vestii e scesi. Una volta giù trovai mio padre che leggeva il giornale come ogni mattina, ma la cosa che mi sorprese probabilmente fu che era sveglio nonostante fossero le sette di mattina.
-Ciao papà- lo salutai a bacio guancia
-Hey tesoro, pronta per partire?-
-Si, Paige sar..- non finii neanche di parlare che il mio cellulare squillava. Era Paige che mi diceva di uscire perché era fuori.
Sorrisi.
-Io vado. Saluta mamma. Ci vediamo appena posso- lo salutai.

In cinque minuti caricai la macchina, salii e partimmo.
-Ma ciao Bella! Pronta a conquistare Londra?- mi chiese con uno sguardo malizioso
-Paige-
-Si amore-
Scoppiai a ridere per poi darle un bacio sulla guancia.
-Uh yeah- esclamò invece io scossi la testa incredula per la sua stupidaggine. 

Durante il tragitto la musica era a priori, era altissima praticamente da truzzi. In ogni caso in tre ore ci divertimmo un casino. Arrivate a Londra ci fiondammo subito a fare shopping, eppure camminare per le strade affollate londinesi aveva un aria famigliare, come se ci fossi già stata, così mettendomi a braccetto con Paige iniziammo il nostro shopping sfrenato. In due ore comprammo di tutto: scarpe, vestiti, magliette, profumi e con le nostre borse ci andammo a sedere su una panchina esauste. Mi guardavo intorno finché non mi colpì qualcosa. Diedi una gomitata a Paige che imprecò
-Ahi ma sei rimbambita?-
-Guarda lì- esclamai indicando una bambina piccola dai capelli biodi vertenti al marrone piangere. Mi sentivo male vedendola così mi alzai e andai da lei seguita dalla mia amica. Appena vicine mi sedetti accanto a lei.
-Hey bella bambina perché piangi?- chiesi accarezzandole i capelli
-Perché mio papà è fidanzato con una strega- esclamò lei con le testa fra le gambe.
-Perché consideri tua mamma una strega?- chiese Paige confusa
-La strega non è mia madre. La mia mamma ci ha abbandonato quando avevo un anno- rispose lei asciugandosi le lacrime
Io e Paige la guardavamo dispiaciute.
-Hey ce ne dici di andare a prendere un bel gelato e poi ti portiamo da tuo papà- proposi facendo luccicare gli occhi della bambina che annuiva felice. Ok anche se era strano un gelato ad Ottobre, ma faceva sempre tirare su il morale a chiunque

-Però non devi più piangere, ok?- dissi asciugandole le ultime lacrime. A quel contatto rabbrividì e una piccola scossa prese la mia mano.
-In ogni caso io sono Paige- si presentò la mia amica
-Ed io Brooke- la imitai
-Sheyleen- sorrise la bambina alla quale ricambiavamo, ma quel nome mi suonava famigliare, dove potevo averlo già visto?

Salve a tutti :)
Allora eccovi il secondo capitolo di Remember When :D
Ecco Louis nei panni di papà.. anche se devo ammetterlo: la scena dei pannolini la volevo scrivere ahaha, ma credo che vada bene anche così :D
Allora volevo solo ringraziare chi l'ha letta e recensita.
Spero che mi facciate sapere cosa ne pensate: Accetto di tutto.
Quindi mi rivolgo anche a voi lettori silenziosi. fatemi sapere tutte le vostre opinioni, sia positive che negative, in modo che andando avanti possa migliorare :3
Detto questo,
Vi lascio con il nostro bellissimo Lou **
Ciaoo

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