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Autore: Shanax    05/12/2013    2 recensioni
Questa storia racconta alcuni casi sovrannaturali vissuti da Annika Green con i fratelli Winchester e il loro angelo Castiel.
Annika è una strega di venticinque anni, con alcuni piccolissimi problemi, che però renderanno la vita dei Winchester davvero complicata, molto più del solito.
Genere: Commedia, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Lo ammetto, la prima volta che li vidi la mia reazione fu, “... Dio esiste. Grazie signore, grazie.”

Erano seduti accanto a me in un tavolo del fast food, dove ogni mattina da circa tre anni facevo colazione. Non perché mi piacesse il cibo unto, grasso e come gusto pari a quello di plastica sottovuoto. Semplicemente perché, in quel posto nessuno faceva mai caso a me.

 

Forse è meglio se partiamo dalle presentazioni.

 

Mi chiamo Annika, ho venticinque anni e sono una strega. Non una di quelle che pratica magia nera e ha contatti con i demoni. Sono una vera strega e oltretutto la futura depositaria di antichi poteri per stirpe di sangue.

 

Sono alta un metro e settanta, con una testa di capelli rossi ricci impressionante e un nasino alla francese piccolo e carino. Non mi ritengo male, anzi, il mio aspetto mi piace, soprattutto mi piacciono i miei occhi, anche se molti li ritengo strani e inquietanti. Sono eterocromatici, in parole povere uno diverso dall’altro, quello destro è azzurro chiaro, mentre quello sinistro è castano ambrato. È un tratto genetico nella mia famiglia, anche se, l’ultima nata con il mio stesso difetto è la mia bis, bis nonna. Una delle streghe più importanti dello scorso secolo stando a quando dicono in casa mia, no che io ne dubiti, anche se buona parte di quello che raccontano i miei genitori suona come una favola.

 

A parte gli occhi in ogni caso, sembra che io non abbia ereditato molto altro da lei... a detta dei miei parenti, sono l’essere più impedito della storia.

 

Partiamo dal principio in ogni caso.

 

Ho mosso il primo passo alla tenera età di due anni... e ancora adesso inciampo nei miei piedi ogni venti passi. Non passa un giorno che io non mi procuri qualche nuovo livido, e, o taglio/graffio/frattura e via discorrendo.

 

Qualcuno potrebbe dire: sei una strega, non puoi curarti?

 

Certo che posso, ma il rischio che corro ogni volta che pratico la magia, è pari a quello che correrebbe un domatore del circo entrando nella gabbia dei leoni con un vestito fatto di salsicce di maiale.

 

La maggior parte delle streghe della mia età, sa praticare ogni incantesimo, compreso il teletrasporto, quelli di guarigione e naturalmente il controllo dei quattro elementi. Io per quanto dotata di molto potere, se dovessi mai avventurarmi nel tentare di accendere un fiammifero con la mente, probabilmente rischierei di appiccare il fuoco alla mia casa.

 

I pochi incantesimi che riesco a padroneggiare sono la levitazione degli oggetti, anche se finora l’ho usata al massimo per girare lo zucchero nel mio caffè, di tanto in tanto rovesciandomelo anche addosso.

 

La luce, incantesimo utilissimo la notte per andare in bagno, poiché anche i pochi metri che separano la mia camera dalla toilette potrebbero essermi fatali. Non che una sfera luminosa che ti gravita a pochi centimetri dalla testa riduca davvero questo rischio, ma almeno mi permette di vedere dove andrò a sbattere.

 

E naturalmente la telepatia, peccato che questa non funzioni semplicemente guardando qualcuno. La telepatia ha dei limiti purtroppo, si può comunicare con chiunque e a qualsiasi distanza, ma... bisogna possedere o almeno toccare qualcosa di personale della persona con cui si vuole parlare o di cui si desidera leggere i pensieri. In sostanza il più inutile dei miei poteri giacché lo uso solo per avvertire mia madre o mia zia quando tardo a causa di qualche incidente/catastrofe, che probabilmente ho provocato io stessa.

 

La mia goffaggine comunque mi ha causato negli anni, alcuni problemi di rilevanza variabile.

 

Stilando una classifica dei più importanti, troviamo sicuramente al terzo posto: i miei problemi durante gli anni scolastici.

Vi dico solo che dopo il terzo anno alle scuole di base, mia madre fu costretta a esonerarmi da ogni attività sportiva/manuale che frequentavo. Soprattutto per il bene altrui, purtroppo nei miei incidenti, spesso e volentieri causati da uno scoppio dei miei poteri, dovuto all’ansia, erano altre persone a rimetterci. Non era facile spiegare come la corda che dovevo teoricamente saltare aveva preso vita propria e avesse tentato di strozzare la mia più odiosa compagna di classe, che in quel momento rideva di me. Né come l’intera classe di biologia, professore compreso, si fosse ritrovata coperta di una sostanza rossastra assimilabile a sangue, mista a piccoli pezzi di pelle verde-marrone che pochi istanti prima, appartenevano al rospo che stavo osservando e che avrei dovuto vivisezionare.

 

Mia madre e mia zia ogni volta avevano un bel da fare a coprire questi incidenti, non potevano certamente dire ai miei professori che ero una strega adolescente senza ancora il pieno controllo dei propri poteri. Non che adesso lo avessi, ma almeno avevo imparato a tenere sotto controllo i miei scoppi emotivi.

 

Continuando nella classifica al secondo posto troviamo sicuramente la mia mancanza di amici, per essere esatti, la mia incapacità di relazionarmi con gli altri. È difficile fartene quando sei una strega potente e incapace, ogni volta che avevo tentato di avvicinarmi a qualcuno, questa persona si era ritrovata in situazioni al limite del surreale. Tanto per citarne una… una volta ero stata invitata da una mia compagna di liceo a casa sua. Aveva detto di trovarmi buffa ma simpatica, ed essendo anche lei una con pochi amici (una sfigata come me insomma), aveva deciso di provare a conoscermi meglio. Non l’avesse mai fatto... quel pomeriggio fu semplicemente terrificante. Ero talmente felice che finalmente qualcuno volesse essermi amica, che la mia agitazione nel voler fare bella figura, rovinò tutto.

 

Nel momento stesso in cui misi piede in casa sua, cominciai a combinare disastri. Citarli uno per uno, sarebbe vergognoso, e ridurrebbe ancora la mia già scarsa autostima. Vi dirò solo che quando uscii dalla sua casa, il suo gatto aveva delle strane striature verdi. Le scale di casa sua erano diventate uno scivolo, molto comodo per scendere ma per salire... beh vi lascio immaginare. E per finire sua nonna era a terra svenuta e forse con un principio d’infarto...

 

Naturalmente nessuno poteva provare che fossi stata io a combinare tutte quelle cose, in quest’epoca nessuno credeva più alle streghe. Ma... era strano che ogni disastro che capitava in paese, fosse sempre assimilabile alla mia presenza. Forse non sapevano cos’ero, ma in generale tutti credevano che io portassi sfortuna.

Vorrei comunque specificare che per quanto riguardava la nonna, non era colpa mia... ok, non ero proprio innocente, ma ribadisco, non era colpa mia se la vecchia aveva deciso di fare dei biscotti ai pistacchi, proprio quel giorno.

 

Io sono allergica ai pistacchi e appena ne avevo addentato uno, la mia intolleranza aveva provocato uno scoppio dei miei poteri. Forse l’uscita del fantasma del suo defunto marito da un quadro era stata un po’ troppo sconvolgente per l’anziana donna. Giuro però, che non era assolutamente mia intenzione farla quasi morire di paura.

 

Quando la mia ex non amica (e che non lo sarebbe mai stata), mi disse, no beh... mi urlò, di andarmene, per la prima volta capii che la mia vita sarebbe stata solitaria... molto solitaria. Troppo, soprattutto considerando quello che sto per dirvi.

 

Al primo posto della classifica del mio personalissimo compendio di problemi, troviamo sicuramente il peggiore e anche il motivo per cui quando vidi quei tre uomini seduti vicino a me, ringraziai Dio.

 

A venticinque anni ero ancora vergine.

 

Tutti in paese mi conoscevano ormai e nessuno mi avvicinava più. La gente cambiava strada quando mi vedeva passare e in qualsiasi negozio entrassi, facevano gli scongiuri quando mi vedevano. Ovviamente i ragazzi del posto non ci avevano mai provato con me, non perché non fossi carina, semplicemente avevano paura di quello che gli poteva accadere standomi troppo vicini.

 

Veniamo però al vero motivo per cui la mia verginità mi turbava in quel modo. Il problema era semplicemente mio padre... lui era uno stregone che teneva molto alle tradizioni. Nonostante la mia goffaggine e la mia assoluta incapacità a generare anche solo un piccolissimo rivolo di vento senza fare danni, per lui il fatto che io fossi ancora casta, era un segno di nobiltà d’animo.

 

Ovviamente non aveva la minima idea del fatto che non lo ero per scelta. Anzi ero sicura che mi credesse una specie di santa. Invece la mia mente era piena d’immagini altamente pornografiche, del postino con quelle meravigliose spalle; del ragazzo della lavanderia automatica con quel torace largo che metteva sempre in risalto con canottiere attillate. E persino del cameriere con quel viso da totale deficiente ma con un culo fantastico e ovviamente in questo momento dei tre uomini seduti accanto a me. Erano semplicemente uno spettacolo per gli occhi, e soprattutto non conoscevano le storie su di me, poiché erano forestieri.

 

Tornando al problema principale però, mio padre fiero della sua figlia pura e totalmente inetta, aveva deciso che mi sarei dovuta sposare con il figlio dell’alto stregone che faceva da capo nel nostro circolo. Edward McKinley, l’essere più tronfio, sicuro di se, dispotico e antipatico del globo.

 

Vi chiederete... cosa c’entra col fatto che tu sia vergine?

 

C’entra, in quanto nella famiglia del mio pretendente, hanno sangue di drago nelle vene. Per spiegarmi meglio... circa ottocento anni prima il bis, bis, bis, bis, etc. etc... nonno della mia regale e futura palla al piede, s’innamorò di uno di questi esseri. Un drago... o forse draga... non lo so e non m’interessa. Diciamo di questo pezzo di lucertolona dagli occhi dorati e dalle mani bollenti e non è una metafora quest’ultima. Lo sfigato non era naturalmente vergine, e dopo l’accoppiamento, fu seviziato e ucciso dalla lucertolona che però intanto era rimasta incinta.

Da ottima madre premurosa, appena nato il figlioletto, lo mandò dai genitori del padre. Lei era troppo impegnata a prendersi cura della sua pelle squamosa, per occuparsi di un ibrido metà drago e metà stregone, avuto oltretutto da un essere impuro.

 

Per farla breve... il giovane crescendo mostrò di aver preso dal padre, era uno stregone con i fiocchi... dalla madre, però aveva ereditato il piccolissimo difetto di preferire congiungersi carnalmente con le vergini. Anche se col tempo il sangue di drago aveva perso di vigore, ancora adesso tutti i McKinley, sposano solo vergini.

 

Sarebbe anche accettabile se non fosse che una vergine, è tale solo fin quando non viene deflorata... e credete davvero che i McKinley non abbiano fatto caso a questo? Ovviamente la risposta è sì, ci hanno fatto caso, eccome. In effetti, le/i povere/i sventurate/i che si uniscono alla famiglia, non diventano proprio mogli o mariti, diventano concubine/i e vengono usati una notte sola, la prima. Dopo di questa, diventano semplici servi della famiglia.

 

Il mio generosissimo padre, aveva deciso che quel destino era più che accettabile per la sua casta e inutile figlia. Non potevo dare lustro alla mia famiglia sfoggiando i miei poteri, ma probabilmente potevo ancora essere utile. Furono circa queste le parole che il mio adorabile genitore mi disse prima di avvertirmi che avrebbe proposto l’unione al vecchio McKinley.  Se avessi generato un figlio di Edward, unendo cosi le nostre famiglie, mio padre avrebbe acquistato ancora più potere nel circolo.

 

Questa era ovviamente una bella cosa per la mia famiglia, ma per me?

 

No, dico, chi non vorrebbe nella sua vita conoscere le gioie del sesso una sola volta in vita sua e rischiare anche di rimanere immediatamente incinta? Io? Ma neanche per sogno, non era un caso se guardando il registro della mia tessera al videonoleggio, si potesse notare che il cinquanta per cento dei film che avevo affittato erano vietati ai minori di diciotto anni.

 

Il mio sogno, non era il principe azzurro, col suo cavallo bianco... il mio sogno era il principe azzurro, con un cavallo nei pantaloni, che mi rivoltasse come un calzino per giorni. Era il mio Superman personale, ma possibilmente senza mutande sopra la calzamaglia, meglio ancora... senza mutande e senza calzamaglia.

In quel momento però il mio sogno era di fare da piatto da portata per quei tre stupendi ed eccitantissimi uomini seduti accanto a me. Dio, avrebbero anche potuto cospargermi di pinoli e fanculo alla mia allergia!

 

Ebbene si signori e signore... questa sono io Annika Green, una strega incapace e frustrata per non essere mai stata sbattuta in vita sua.  

   

 

 

  

  
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