Capitolo 11: Scusa se
ho aspettato la pioggia
Gabriella arrivò al lavoro prima
del solito, trovando ad aspettarla Olivia, le cameriere e il cuoco. Quel giorno
non sarebbe andata a scuola. Solo il giorno prima
aveva perso un probabile fidanzato, un probabile amico e una probabile dignità.
Chiunque la vedeva in giro la indicava e rideva di lei.
Olivia la osservò triste mentre
puliva il bancone, come d’altronde stavano facendo gli altri. Persino i clienti
la osservavano preoccupati. Gabriella di solito sorrideva sempre, anche di
fronte alle avversità.
In quel momento alla radio passò una canzone di Hilary
Duff. Gabriella la riconobbe subito e spinta da qualcosa che non conosceva
incominciò a intonarla, sopra alla voce della
cantante/attrice che aveva interpretato quel personaggio così simile a lei in A Cinderella Story.
In these eyes
More than words
More than anything that I've spoken
As the skies turned to grey
My heart's is just about to crack open
So the story goes
There’s something you should know
Before I walk away
And I blow the ending
And I never wanna be with out you
Olivia la osservò stupita, mentre intonava quelle parole
fatte per lei.
Gabriella che in tutto quel tempo
aveva capito che negli occhi di Troy c’erano tante parole, troppe. Ma mai
pronunciate. Eppure ne era sicura. Lui la amava, come lei amava lui. Peccato che l’orgoglio fosse
troppo e la portava di nuovo verso il grigio della sua vita.
Oh no, hear I go
Now you know
What I feel about you
There’s no ending
I must have been wrong with out chu (You)
Oh no, there I go
No control, and I’m fallen
So now you know
Ma ora lui sapeva. Ora lei non si era
arresa. Pensò alla finale di basket, che sarebbe stata disputata quella sera
nel campo dietro la scuola. Un’idea pazza la sua, ma in qualche modo giusta.
Senza controllo. Ma lei un minimo di auto-controllo ce
l’aveva eccome, quindi scartò l’ipotesi di chiarire una volta per tutte.
Stava per iniziare a cantare la seconda parte della
canzone, quando entrarono Paris e Sienna, sbattendo la porta. Una chitarra
attaccata alla carta da pareti rosa cadde, portandosi dietro una parte della
carta.
Ester entrò con il cellulare in mano. Paris colse la palla al balzo, -Gabriella ti ha rotto la parete.-
disse pronta, sostenuta subito dalla sorella. Ester guardò la parete e fece un
sorrisetto, -Vorrà dire che lo detrarremo dalla sua
busta paga. Ricordati che devi lavorare fino a tardi
stasera.- le disse prima di prendere i soldi dalla cassa e fare per uscire.
La parete scoperta lasciava intravedere una frase. Una
frase che suo padre gli ripeteva ogni sera, -Non lasciare che la paura di
perdere di impedisca di partecipare…-, Gabriella guardò Ester
dritto negli occhi, -No.- disse sicura, facendo voltare tutti stupiti.
-Come hai detto?- le chiese Ester.
-Ho detto di no.- Gabriella
incrociò le
braccia al petto, -Sono stanca di essere trattata come una schiava. Lascio
questo lavoro, lascio la tua famiglia… e lascio la tua casa!- finì con un sorriso, ricordando a memoria le parole che
usava Sam nel film.
-Andrai a vivere sotto i ponti?-
-No, verrà da me.- Olivia abbracciò
Gabriella, -E visto che lei si è licenziata, ora posso licenziarmi anche io.- a
loro due seguirono tutte le cameriere e il cuoco. Anche i clienti a poco
a poco se ne andarono.
Gabriella stava facendo le valige a casa sua, quando ad un
tratto sentì un clacson. Si affacciò alla finestra e trovò Ryan in macchina con
Kelsi, Jason e Zeke. In un’altra macchina stavano Chad e Taylor.
-Forza, scendi!- le urlò dietro Zeke alzando le mani in
aria, -Dai, che ci aspettano alla partita.-
-No, non scendo.-
-Non fare Giulietta. Anche perché Romeo non è qui.- le ricordò Kelsi ridendo.
Gabriella rise a sua volta, -D’accordo. Un attimo.- prese
il cellulare e se lo mise nella tasca dei jeans scuri.
Si mise la felpa azzurra sopra alla maglietta bianca e sciolse i boccoli neri
dalla morsa della coda. Indossò un paio di scarpe da ginnastica e scese di
sotto, raggiungendo le macchine e salendo su quella di Taylor e Chad.
Poco dopo arrivarono a destinazione. Zeke, Jason e Chad li
lasciarono per andare negli spogliatoi a cambiarsi. Gabriella li guardò allontanarsi, poi la sua idea di parlare con Troy si fece
di nuovo in strada in lei.
-Ragazzi, torno subito.- disse scendendo dalle tribune su
cui avevano preso posto.
-Dove vai?- le chiese Taylor accigliata.
-A parlare con Troy.- scese definitivamente le scale ed
entrò negli spogliatoi maschili dei Wildcats.
Percorse gli spogliatoi, guadagnandosi occhiate strane e
maliziose dai membri della squadra, che erano ancora tutti senza la tuta, ma vestiti solo con asciugamani o un jeans semplice.
Trovò Troy, che stava discutendo con Chad a proposito di qualcosa. Zeke e Jason
la notarono.
-Gabriella!- esclamò Jason sorpreso.
Troy si voltò e scattò in piedi dalla panca, -Che ci fai qui?- domandò stupito.
-Dovevo parlarti.- Gabriella
inspirò a
fondo.
-Ok, lo so cosa pensi. Ora mi consideri…-
-Un codardo?- lo interruppe lei portandosi dietro
all’orecchio un boccolo nero, -Un falso?-
-No, ascolta.- cercò di fermarla Troy.
-No, ascolta tu!- Gabriella si bloccò, notando ancora una volta come la loro situazione fosse simile a quella di Sam e
Austin. Poi pensò però che il lieto fine non ci
sarebbe stato quella volta, -Userò il discorso che Sam fa in A Cinderella Story, visto che lo
conosci, ok?- Troy cercò di opporsi, ma lei riprese a parlare, -Ti sei rivelato
esattamente per come mi immaginavo. E io non ho mai finto di essere
qualcun altro, sono sempre stata me stessa! Ed è me che hanno umiliato davanti
a tutti!- fece una pausa, -Senti… non sono venuta qui
per litigare con te, ok? Ma solo per dirti che cosa si
prova quando hai paura di mostrare quello che sei veramente. Anch’io
ero così, ma sono cambiata! E adesso me ne infischio
di quello che la gente pensa di me, perché ora credo in me stessa. E so che i problemi si risolveranno…-
-A questo punto fermati perché tu non hai lasciato la tua
casa e sei stata accettata a Princeton.- la fermò Troy.
Gabriella sorrise tristemente, -Come ti sbagli…- mormorò
prima di continuare, -Ma anche se non ho più una famiglia, né un lavoro e
neppure i soldi per l’università… sei tu quello che sta peggio!-
-Ragazzi… il coach ci vuole fuori…-
intervenne Chad.
-Un secondo!- lo interruppe Troy. Voleva che Gabriella
arrivasse fino in fondo al discorso.
-Io so che il ragazzo che mi ha mandato quelle e-mail è da
qualche parte dentro di te. Ma non posso stare ad
aspettarlo.- una lacrima le rigò la guancia, -Perché aspettare te è come
aspettare la pioggia durante la siccità. Inutile e deludente.- si voltò ed uscì
dallo spogliatoi, lasciandoli muti e sbalorditi da
quella decisione che non le apparteneva di diritto.
Subito dopo era sulle tribune, accanto ai suoi amici. Non
gli aveva raccontato cos’era successo, non ce n’era
bisogno. La partita iniziò subito, in quella afosa
notte di Novembre. I Wildcats furono subito in vantaggio. Mancavano cinque
minuti alla fine e un solo punto per vincere.
Gabriella guardò Troy che radunava i compagni di squadra,
poi una strana ansia si impossessò di lei.
-Io vado… non ce la faccio…- disse
agli amici, che annuirono comprendenti.
Cominciò a dirigersi verso le scale, pronta a scendere.
Troy la vide. Guardò i compagni di squadra, sorridendo. Sì, ora aveva capito.
Ora aveva capito che essere sé stessi era la cosa
migliore. Era innamorato. E il basket in quel momento
era l’ultimo dei suoi pensieri. Consegnò la palla a Chad.
-Sei tu il capitano. Fatti valere.- per Chad la
pallacanestro era più importante rispetto a Troy. Entrò in campo, dandogli una
pacca sulla spalla, -Fatti valere.- gli disse indicando con un cenno della
testa Gabriella che stava per andare via.
Troy corse fuori dal campo. Suo
padre lo fermò.
-Che cosa stai facendo? Distruggerai il
tuo sogno in questo modo!-
Troy scosse la testa, -No, papà. Così distruggo
il tuo!- esclamò correndo verso gli scalini delle tribune.
-Troy, che stai facendo?-
Gabriella sentì il cuore mancarle un battito.
Troy sorrise, -Quello che avrei dovuto fare al ballo.- si
chinò sulle sue labbra e la baciò.
Gabriella, dapprima sorpresa, chiuse gli occhi e lo baciò
piano, con dolcezza. Non volevano più separarsi, poi
sentirono una goccia sulle loro labbra. Si staccarono e alzarono gli
occhi al cielo.
Un’altra goccia cadde, seguita da un’altra e un’altra
ancora. Stava piovendo.
Troy abbassò lo sguardo nuovamente su di lei, -Scusa se ho
aspettato la pioggia.-
Gabriella gli sorrise, scotendo
la testa, -Non fa niente.- lo rassicurò baciandolo un’altra volta.
Tutti applaudirono, nello stesso istante in cui Chad segnò
il punto della vittoria. I Wildcats avevano vinto. E
anche loro.
Epilogo
C’era una volta una ragazza di nome Gabriella Montez.
Beh, quella ragazza è cresciuta. Ora frequenta Princeton.
Con il suo fidanzato: Troy.
Piano, piano tutto andò a posto. Scoprì che il padre aveva
lasciato un testamento, nascosto nelle carte di Ester
in cui si era messa a sbirciare mentre faceva le valige. Lasciava tutto a lei e
a Olivia. Era ricca. E Ester
e le sue figlie avrebbero lavorato nel suo locale fino a quando avrebbe voluto
Gabriella.
C’era una volta… una ragazza che era in un mare di guai. Che aveva paura di respirare, di nuotare nell’oceano dei
sentimenti.
C’era… c’è ancora…
Ma questa è un’altra storia.
<< Ma non dire
mai, perché le regole non sono oracoli su fieri. Dai, dietro a quel vicolo. C’è un
oceano. Respira e vedrai. In acqua non si cade mai. Respira e vedrai. Le cose
che ancora non hai. >>
Matteo Branciamore – Un mare di
guai
The End
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Ok, ok. L’epilogo fa abbastanza schifo XD
Però almeno una l’ho finita XD
Grazie a tutti coloro che hanno
recensito! E il capitolo è dedicato ad Herm, Barby e Aqua XD Che mi sopportano
sempre quando fischietto, non dicendogli quando aggiorno una certa ficcy di
nostra conoscenza XD
Bacioni
By
Titty90 ^^