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Autore: Fiery    08/05/2008    5 recensioni
[Dedicata a chi crede nelle favole **][Il secondo chappy è dedicato a LizDream per il suo compleanno ^^]Se questa fosse una favola inizierei con le parole C’era una volta… Ma quelle parole non le userò. Perché questa non è una favola. È la realtà. È la vita di una ragazza dai capelli neri lunghi, gli occhi nocciola dolci, quasi da cerbiatta. La pelle leggermente latina, la mente sveglia e con tanti sogni.
Nuova long-ficcy ^^ Buona lettura ^^
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gabriella Montez
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11: Scusa se ho aspettato la pioggia

Capitolo 11: Scusa se ho aspettato la pioggia

Gabriella arrivò al lavoro prima del solito, trovando ad aspettarla Olivia, le cameriere e il cuoco. Quel giorno non sarebbe andata a scuola. Solo il giorno prima aveva perso un probabile fidanzato, un probabile amico e una probabile dignità. Chiunque la vedeva in giro la indicava e rideva di lei.

Olivia la osservò triste mentre puliva il bancone, come d’altronde stavano facendo gli altri. Persino i clienti la osservavano preoccupati. Gabriella di solito sorrideva sempre, anche di fronte alle avversità.

In quel momento alla radio passò una canzone di Hilary Duff. Gabriella la riconobbe subito e spinta da qualcosa che non conosceva incominciò a intonarla, sopra alla voce della cantante/attrice che aveva interpretato quel personaggio così simile a lei in A Cinderella Story.

 

In these eyes

More than words

More than anything that I've spoken

As the skies turned to grey

My heart's is just about to crack open

So the story goes

There’s something you should know

Before I walk away

And I blow the ending

And I never wanna be with out you

 

Olivia la osservò stupita, mentre intonava quelle parole fatte per lei.

Gabriella che in tutto quel tempo aveva capito che negli occhi di Troy c’erano tante parole, troppe. Ma mai pronunciate. Eppure ne era sicura. Lui la amava, come lei amava lui. Peccato che l’orgoglio fosse troppo e la portava di nuovo verso il grigio della sua vita.

 

Oh no, hear I go

Now you know

What I feel about you

There’s no ending

I must have been wrong with out chu (You)

Oh no, there I go

No control, and I’m fallen

So now you know

 

Ma ora lui sapeva. Ora lei non si era arresa. Pensò alla finale di basket, che sarebbe stata disputata quella sera nel campo dietro la scuola. Un’idea pazza la sua, ma in qualche modo giusta. Senza controllo. Ma lei un minimo di auto-controllo ce l’aveva eccome, quindi scartò l’ipotesi di chiarire una volta per tutte.

Stava per iniziare a cantare la seconda parte della canzone, quando entrarono Paris e Sienna, sbattendo la porta. Una chitarra attaccata alla carta da pareti rosa cadde, portandosi dietro una parte della carta.

Ester entrò con il cellulare in mano. Paris colse la palla al balzo, -Gabriella ti ha rotto la parete.- disse pronta, sostenuta subito dalla sorella. Ester guardò la parete e fece un sorrisetto, -Vorrà dire che lo detrarremo dalla sua busta paga. Ricordati che devi lavorare fino a tardi stasera.- le disse prima di prendere i soldi dalla cassa e fare per uscire.

La parete scoperta lasciava intravedere una frase. Una frase che suo padre gli ripeteva ogni sera, -Non lasciare che la paura di perdere di impedisca di partecipare…-, Gabriella guardò Ester dritto negli occhi, -No.- disse sicura, facendo voltare tutti stupiti.

-Come hai detto?- le chiese Ester.

-Ho detto di no.- Gabriella incrociò le braccia al petto, -Sono stanca di essere trattata come una schiava. Lascio questo lavoro, lascio la tua famiglia… e lascio la tua casa!- finì con un sorriso, ricordando a memoria le parole che usava Sam nel film.

-Andrai a vivere sotto i ponti?-

-No, verrà da me.- Olivia abbracciò Gabriella, -E visto che lei si è licenziata, ora posso licenziarmi anche io.- a loro due seguirono tutte le cameriere e il cuoco. Anche i clienti a poco a poco se ne andarono.

Gabriella stava facendo le valige a casa sua, quando ad un tratto sentì un clacson. Si affacciò alla finestra e trovò Ryan in macchina con Kelsi, Jason e Zeke. In un’altra macchina stavano Chad e Taylor.

-Forza, scendi!- le urlò dietro Zeke alzando le mani in aria, -Dai, che ci aspettano alla partita.-

-No, non scendo.-

-Non fare Giulietta. Anche perché Romeo non è qui.- le ricordò Kelsi ridendo.

Gabriella rise a sua volta, -D’accordo. Un attimo.- prese il cellulare e se lo mise nella tasca dei jeans scuri. Si mise la felpa azzurra sopra alla maglietta bianca e sciolse i boccoli neri dalla morsa della coda. Indossò un paio di scarpe da ginnastica e scese di sotto, raggiungendo le macchine e salendo su quella di Taylor e Chad.

Poco dopo arrivarono a destinazione. Zeke, Jason e Chad li lasciarono per andare negli spogliatoi a cambiarsi. Gabriella li guardò allontanarsi, poi la sua idea di parlare con Troy si fece di nuovo in strada in lei.

-Ragazzi, torno subito.- disse scendendo dalle tribune su cui avevano preso posto.

-Dove vai?- le chiese Taylor accigliata.

-A parlare con Troy.- scese definitivamente le scale ed entrò negli spogliatoi maschili dei Wildcats.

Percorse gli spogliatoi, guadagnandosi occhiate strane e maliziose dai membri della squadra, che erano ancora tutti senza la tuta, ma vestiti solo con asciugamani o un jeans semplice. Trovò Troy, che stava discutendo con Chad a proposito di qualcosa. Zeke e Jason la notarono.

-Gabriella!- esclamò Jason sorpreso.

Troy si voltò e scattò in piedi dalla panca, -Che ci fai qui?- domandò stupito.

-Dovevo parlarti.- Gabriella inspirò a fondo.

-Ok, lo so cosa pensi. Ora mi consideri…-

-Un codardo?- lo interruppe lei portandosi dietro all’orecchio un boccolo nero, -Un falso?-

-No, ascolta.- cercò di fermarla Troy.

-No, ascolta tu!- Gabriella si bloccò, notando ancora una volta come la loro situazione fosse simile a quella di Sam e Austin. Poi pensò però che il lieto fine non ci sarebbe stato quella volta, -Userò il discorso che Sam fa in A Cinderella Story, visto che lo conosci, ok?- Troy cercò di opporsi, ma lei riprese a parlare, -Ti sei rivelato esattamente per come mi immaginavo. E io non ho mai finto di essere qualcun altro, sono sempre stata me stessa! Ed è me che hanno umiliato davanti a tutti!- fece una pausa, -Senti… non sono venuta qui per litigare con te, ok? Ma solo per dirti che cosa si prova quando hai paura di mostrare quello che sei veramente. Anch’io ero così, ma sono cambiata! E adesso me ne infischio di quello che la gente pensa di me, perché ora credo in me stessa. E so che i problemi si risolveranno…-

-A questo punto fermati perché tu non hai lasciato la tua casa e sei stata accettata a Princeton.- la fermò Troy.

Gabriella sorrise tristemente, -Come ti sbagli…- mormorò prima di continuare, -Ma anche se non ho più una famiglia, né un lavoro e neppure i soldi per l’università… sei tu quello che sta peggio!-

-Ragazzi… il coach ci vuole fuori…- intervenne Chad.

-Un secondo!- lo interruppe Troy. Voleva che Gabriella arrivasse fino in fondo al discorso.

-Io so che il ragazzo che mi ha mandato quelle e-mail è da qualche parte dentro di te. Ma non posso stare ad aspettarlo.- una lacrima le rigò la guancia, -Perché aspettare te è come aspettare la pioggia durante la siccità. Inutile e deludente.- si voltò ed uscì dallo spogliatoi, lasciandoli muti e sbalorditi da quella decisione che non le apparteneva di diritto.

Subito dopo era sulle tribune, accanto ai suoi amici. Non gli aveva raccontato cos’era successo, non ce n’era bisogno. La partita iniziò subito, in quella afosa notte di Novembre. I Wildcats furono subito in vantaggio. Mancavano cinque minuti alla fine e un solo punto per vincere.

Gabriella guardò Troy che radunava i compagni di squadra, poi una strana ansia si impossessò di lei.

-Io vado… non ce la faccio…- disse agli amici, che annuirono comprendenti.

Cominciò a dirigersi verso le scale, pronta a scendere. Troy la vide. Guardò i compagni di squadra, sorridendo. Sì, ora aveva capito. Ora aveva capito che essere stessi era la cosa migliore. Era innamorato. E il basket in quel momento era l’ultimo dei suoi pensieri. Consegnò la palla a Chad.

-Sei tu il capitano. Fatti valere.- per Chad la pallacanestro era più importante rispetto a Troy. Entrò in campo, dandogli una pacca sulla spalla, -Fatti valere.- gli disse indicando con un cenno della testa Gabriella che stava per andare via.

Troy corse fuori dal campo. Suo padre lo fermò.

-Che cosa stai facendo? Distruggerai il tuo sogno in questo modo!-

Troy scosse la testa, -No, papà. Così distruggo il tuo!- esclamò correndo verso gli scalini delle tribune.

-Troy, che stai facendo?- Gabriella sentì il cuore mancarle un battito.

Troy sorrise, -Quello che avrei dovuto fare al ballo.- si chinò sulle sue labbra e la baciò.

Gabriella, dapprima sorpresa, chiuse gli occhi e lo baciò piano, con dolcezza. Non volevano più separarsi, poi sentirono una goccia sulle loro labbra. Si staccarono e alzarono gli occhi al cielo.

Un’altra goccia cadde, seguita da un’altra e un’altra ancora. Stava piovendo.

Troy abbassò lo sguardo nuovamente su di lei, -Scusa se ho aspettato la pioggia.-

Gabriella gli sorrise, scotendo la testa, -Non fa niente.- lo rassicurò baciandolo un’altra volta.

Tutti applaudirono, nello stesso istante in cui Chad segnò il punto della vittoria. I Wildcats avevano vinto. E anche loro.

 

Epilogo

C’era una volta una ragazza di nome Gabriella Montez.

Beh, quella ragazza è cresciuta. Ora frequenta Princeton. Con il suo fidanzato: Troy.

Piano, piano tutto andò a posto. Scoprì che il padre aveva lasciato un testamento, nascosto nelle carte di Ester in cui si era messa a sbirciare mentre faceva le valige. Lasciava tutto a lei e a Olivia. Era ricca. E Ester e le sue figlie avrebbero lavorato nel suo locale fino a quando avrebbe voluto Gabriella.

C’era una volta… una ragazza che era in un mare di guai. Che aveva paura di respirare, di nuotare nell’oceano dei sentimenti.

C’era… c’è ancora…

Ma questa è un’altra storia.

 

<< Ma non dire mai, perché le regole non sono oracoli su fieri. Dai, dietro a quel vicolo. C’è un oceano. Respira e vedrai. In acqua non si cade mai. Respira e vedrai. Le cose che ancora non hai. >>

Matteo Branciamore – Un mare di guai

 

 

The End

 

 

 

***********

Ok, ok. L’epilogo fa abbastanza schifo XD Però almeno una l’ho finita XD

Grazie a tutti coloro che hanno recensito! E il capitolo è dedicato ad Herm, Barby e Aqua XD Che mi sopportano sempre quando fischietto, non dicendogli quando aggiorno una certa ficcy di nostra conoscenza XD

Bacioni

By Titty90 ^^

  
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