Otto dicembre: una tazza di tè caldo, per favore.
(-18)
Mi rigiro questa tazza di tè tra le mani
arrossate,
stringendo tra le labbra pallide parole
senza una via d’uscita;
indecisione e tentennamento
hanno un gusto amaro sulla lingua
nonostante le tre zollette di zucchero disciolte.
Bevo un sorso e guardo oltre il vetro lucido;
ci sono bambini, accoccolati nei loro cappotti,
coi nasini incollati alle vetrine:
regali, giocattoli, pupazzi morbidi
così colorati, così belli.
“Voglio quella giraffa, papà”
“Oh, davvero?”
“Sì”
“Dovrai scriverlo a Babbo Natale, allora”
“Oh, davvero?”
“Sì”
“Dovrai scriverlo a Babbo Natale, allora”
Forse c’è qualcosa di sbagliato in me,
mormoro inghiottendo l’ennesimo sorso bollente.E mi rigiro questa tazza di tè vuota tra le mani fredde,
incapace di credere più in qualcosa.
“Le porto qualcos’altro?”
“Un’altra tazza di tè caldo, per favore”
“Un’altra tazza di tè caldo, per favore”
*