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Autore: Nembayo    08/12/2013    13 recensioni
"Merry Christmas" è una raccolta di one shots natalizie sulle coppie di The Mortal Instruments:
Capitolo 1: Isabelle-Simon (Sizzy) = SANTHA CLAUS
Capitolo 2: Clary-Jace (Clace) = ANGEL OF SNOW
Capitolo 3: Magnus-Alec (Malec) = CHRISTMAS LIGHTS
Capitolo 4: Jocelyn-Luke (Jouke) = PRESENT(S)
Capitolo 5: Maia-Jordan (Jaia) = UNDER THE TREE
Capitolo 6: Maryse-Robert (Mabert) = CHRISTMAS LOVE
Dal Capitolo 1:
""Isabelle si avvicinò allo scatolone, tirando fuori quell'odioso pupazzo.
-E questo qua chi sarebbe?- chiese.
Per poco a Simon non venne un colpo.
-Per..- le parole gli morirono in bocca. Simon si afferrò la gola e rantolò qualcosa. Isabelle dedusse che avesse provato a dire “Dio”. Il ragazzo si riprese. -Izzy, non conosci Babbo Natale?-""
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SANTHA CLAUS
IZZY-SIMON


Isabelle era sdraiata sul letto dalle coperte fucsia di camera sua, con un braccio sulla pancia e l'altro dietro la nuca. Guardava fuori dalla finestra la neve che scendeva lentamente.

Il cielo notturno era plumbeo, e le nuvole fredde si stanziavano imponenti al di sopra di tutto. Isabelle odiava quando nevicava. I fiocchi di neve le si incastravano fra i capelli neri, tanto che una volta, arrivata al parco per incontrare un amante del popolo delle fate, una bambina le era andata incontro chiedendole come mai avesse i capelli già bianchi. Da quel giorno Isabelle indossava sempre comodi cappelli di lana quando usciva sotto la neve, per proteggere i suoi capelli corvini da quei maledetti fiocchi che, all'apparenza, sembravano tanto candidi e belli. Isabelle odiava anche l'aria natalizia per le strade. Era dicembre, e ovviamente tutti gli stupidi mondani se ne andavano in giro a festeggiare. Avevano delle tradizioni stranissime, che la ragazza non aveva mai capito. Non capiva come mai, appena iniziavano le nevicate, i bambini corressero in strada a costruire pupazzi inquietanti, non capiva come mai la gente appendesse lucine brillanti ovunque (peggio di quelle nell'appartamento di Magnus Bane), non capiva come mai mettessero abeti giganti ovunque, e soprattutto non capiva come mai le strade si riempivano di omoni vestiti di rosso. C'erano pupazzi, persone travestite, giocattoli, disegni.. ovunque. Ovunque, nel mese di dicembre, apparivano quegli omoni grassi con le barbe bianche e i sacchi di pelle pieni di giocattoli. Che cosa pensavano, i mondani? Che a Natale avrebbero avuto regali da chiunque?
Dal canto suo Isabelle non aveva mai festeggiato quella stupida festa, come anche nessun'altra delle feste mondane. I demoni non vanno mai in vacanza, e per gli shadowhunters, quindi, il termine “festa” era da attribuire solo agli eventi speciali: la vincita di una battaglia, ad esempio.
Al contrario, i mondani sembravano festeggiare per tutto. A dicembre avevano il Natale e il Capodanno, e poi la Befana, e il Giorno del Ringraziamento, e Pasqua, e il giorno dell'Indipendenza, e un sacco di altre stupide feste per spendere soldi, che richiamavano una felicità che in realtà nessuno aveva. Che senso c'era, quindi, nel fingere di essere felici per un solo giorno all'anno?
Isabelle stava pensando a quello quando sentì il cellulare vibrare.

Lo afferrò, leggendo il nome sullo schermo con un piccolo sorriso: era Simon.

-Ehi, Iz.- la salutò lui, con la voce allegra.

Isabelle amava la sua voce. Aveva scoperto di amarla lentamente. All'inizio trovava irritante quel piccolo mondano capitatole tra i piedi, poi aveva iniziato ad accrescere il rispetto verso di lui quando era diventato vampiro. E poi aveva iniziato a conoscerlo, a parlarci, e non aveva potuto fare a meno di innamorarsi. Simon non era muscoloso, possente, bellissimo, ma a lei non importava. Aveva passato così tanto tempo dietro ai ragazzi perfetti, che un po' di imperfezione non poteva guastare. Simon non era nemmeno vivo, se era per quello. Ma soprattutto, Simon era simpatico. A Isabelle erano sempre piaciute le storie, forse perché gli shadowhunters credevano che ogni storia fosse vera. E quel diurno era l'unico che sapeva raccontarle storie bellissime che non conosceva già. La sua preferita era Star Wars, che parlava di una galassia lontanissima, dove alieni cattivi e buoni e umani convivevano insieme. Le ricordavano molto gli shadowhunters e alcuni Nascosti (alieni buoni), altri Nascosti e i demoni (alieni cattivi) e gli umani comuni, cioè i mondani. Ed era bellissimo trasferire tutto il loro mondo in un'altra galassia. Era come allontanare i problemi per un po'.

-Ti va di venire da me?- le chiese Simon.

-Da Jordan?- rispose lei. Simon viveva nell'appartamento di Jordan, un lupo mannaro della praetor lupus, insieme a Maia, la ragazza di Jordan (nonché ex di Simon). Il fatto che vivesse con Maia innervosiva parecchio Isabelle, che non perdeva perciò nemmeno un attimo per stare con il suo ragazzo.

-Sì, tanto lui e Maia sono usciti e...-

-Arrivo.- lo interruppe la ragazza, attaccandogli in faccia.
Isabelle si alzò dal letto, vestendosi in fretta, ma non senza cura. Un vestito nero che le arrivava a metà coscia, calze a rete, un maglioncino rosso scollato sopra il vestito, un paio di stivali. E ovviamente la collana con il rubino e la frusta al polso. Perfetto.
Uscì di camera, percorrendo i corridoi freddi dell'Istituto fino all'ascensore, dove incontrò Jace.

Stava parlando al cellulare, sorridendo. Probabilmente parlava con Clary. La salutò con un cenno e si diresse lungo il corridoio da cui era arrivata lei.


Quando arrivò davanti all'appartamento di Jordan, Isabelle bussò forte con le nocche.

Simon aprì quasi subito la porta, sorridendo. La ragazza si slanciò in avanti, circondandogli il collo con le braccia e baciandolo delicatamente sulle labbra.

-Ciao anche a te.- rispose Simon, con un mezzo sorriso. Isabelle rise, togliendosi il giacchetto scuro e buttandolo sull'attaccapanni.

Il ragazzo si sporse in avanti, togliendole dai capelli qualcosa.

-Hai la neve tra i capelli.- disse, con un sorriso.

Isabelle si maledisse per non essersi infilata un cappello, e sbuffò, incrociando le braccia al petto.

-Odio la neve.- disse, scuotendosi la cascata di capelli corvini per impedire che i fiocchi candidi si sciogliessero bagnandoglieli.

Simon sgranò gli occhi.

-Come odi la neve? È bellissima. E poi siamo vicini a Natale.- disse, allargando le braccia.

Solo in quel momento Isabelle notò che il salotto dell'appartamento di Jordan era pieno di scatoloni, mezzi pieni e mezzi vuoti. Scatoloni di addobbi. Isabelle riconobbe le lucine luminose che associava all'appartamento di Magnus e le stelle dorate che vedeva nelle vetrine di tutti i negozi. In uno scatolone c'era addirittura un pupazzo dell'omone vestito di rosso, con l'aria gentile e il sacco di pelle marrone sulle spalle.

La ragazza spalancò la bocca.

-Avete intenzione di addobbare la casa? Ma è una cosa da mondani.- esclamò.

Simon si imbronciò. Sembrava offeso.

-Fino a un anno fa pure io ero un mondano, certe cose non si dimenticano.- disse -E poi è sempre bella un po' di magia.- si bloccò, scrollando le spalle. -Un po' di magia buona e innocente, almeno.-
Isabelle si avvicinò allo scatolone, tirando fuori quell'odioso pupazzo.

-E questo qua chi sarebbe?- chiese.

Per poco a Simon non venne un colpo.

-Per..- le parole gli morirono in bocca. Simon si afferrò la gola e rantolò qualcosa. Isabelle dedusse che avesse provato a dire “Dio”. Il ragazzo si riprese. -Izzy, non conosci Babbo Natale?-

-Babbo Natale? Per l'Angelo, non ho mai sentito un nome tanto stupido.- esclamò, alzando gli occhi al cielo.

Simon scosse la testa, incredulo.

-Iz, Babbo Natale è l'eroe di tutti i bambini.-

-Il mio eroe era Jonathan Shadowhunters, da piccola. Poi fai te.-

Simon sbuffò.

-Non in quel senso. È il loro eroe nel senso che.. insomma, è la persona che gli fa i regali. È.. magico. Lo amano. E poi è dolce, simpatico..- iniziò, ma Isabelle lo fermò, sventolandogli una mano davanti al volto, per interromperlo.

-Ok, ok. Senti, non sono venuta fin qua per sentirti parlare della tua cotta segreta per Babbo Natale, o come diavolo si chiama. Quindi..- lo afferrò per il maglione verde bosco e lo tirò a sé, appropriandosi delle sue labbra fredde. Non avendo sangue nelle vene, o almeno, non sangue proprio, Simon tendeva ad essere spesso freddo. Ma in quel momento era proprio gelato, segno che non mangiava da un po'.

Isabelle gli passò la lingua sul labbro inferiore, prima di staccarsi per dirigersi nella stanza di Simon. Si sdraiò di slancio sul letto, trascinandosi dietro il ragazzo.

-Quand'è l'ultima volta che hai mangiato?- gli chiese lei.

I suoi occhi si adombrarono.

-Io.. sai che non mi piace.-
Isabelle per poco non gridò, frustrata.

-Simon! Sveglia. Sei un vampiro, bere sangue è quel che sei. Non importa se non ti piace o meno. Se non lo fai muori. Ed io non ho intenzione di vederti morire solo perché non ti va di bere un sacchetto di liquido rosso.- era furiosa.

Simon osservò le sue guance arrossate, i suoi capelli corvini sparsi sul cuscino, i suoi occhi scuri e determinati, le sue labbra carnose. Sentiva l'odore inebriante del suo sangue, ma non l'avrebbe morsa. Non questa volta, non avrebbe commesso di nuovo quell'errore.
L'immagine di Isabelle che gli mugolava contro, stringendosi a lui, mentre le succhiava il sangue dal collo gli tornò alla mente. Quell'immagine lo disgustava, lo faceva sentire un mostro. Eppure... eppure si ricordava della sensazione che aveva provato. Si era sentito vivo. E ad Isabelle non era dispiaciuto, quindi.. Si schiaffeggiò mentalmente, pensando a Maureen. No, non l'avrebbe fatto.

Isabelle, sotto di lui, lo strattonò per il maglione, guardandolo negli occhi.

-Fallo.- gli disse, con decisione.

Lui scosse la testa.

Isabelle vide tutta la forza che ci stava mettendo per trattenersi. Perché? Era un vampiro, era quello che faceva, bere sangue. Lei lo sapeva e lo accettava. Inoltre la scorsa volta era stato tremendamente eccitante.

La ragazza sbuffò, tirandosi a sedere e iniziando a spogliarsi. Si sfilò il maglioncino rosso e il vestito nero, rimanendo a petto scoperto, con il reggiseno rosso che le copriva i seni. Attirò il vampiro a sé, afferrandogli i capelli con decisione e facendogli avvicinare il volto alla sua pelle nuda. Simon alzò il volto di scatto, guardandola negli occhi.

-Izzy, no!- esclamò.

-Oh, andiamo.- la ragazza si gettò all'indietro, spargendo i capelli sul cuscino e sulle lenzuola. Sapeva che l'odore del suo sangue stava tentando Simon. Vide i canini spuntare, Simon provare resistenza, e poi il suo volto affondare sul suo collo. Il dolore del trapasso dei canini sulla vena del collo fu lancinante, ma poi sentì le labbra di Simon, e il sangue che le scorreva più veloce. Iniziò a gemere, mugolando sommessamente il nome di Simon, stringendogli forte la maglietta, attirandolo ancora più vicino a sé. Non voleva finisse mai. Circondò con le gambe il corpo teso di Simon.

Quando il vampiro si staccò, maledicendosi a mezza voce, Isabelle sbuffò.

-So che ti senti veramente vivo, così.- disse la ragazza, salendo a cavalcioni sul ragazzo.

Lui la guardò negli occhi. Stava quasi brillando, tanto il sangue della ragazza lo aveva rinvigorito.

-Mi ci fai cascare ogni volta, Iz.- disse, prima di catturarle le labbra con le sue, baciandola con trasporto. Le mani di Simon vagarono sulla schiena nuda di Isabelle, sfiorando le cicatrici in rilievo.
Quando Simon le sfilò le calze a rete, si abbandonò completamente contro di lui.

 

-Maia e Jordan non tornano, stasera?- chiese la ragazza, nuda, accoccolata contro Simon.

Il ragazzo sentiva il petto di Isabelle alzarsi e abbassarsi, premuto contro il suo. La pelle era sudata e calda. Le braccia del ragazzo la avvolgevano, carezzandole leggermente la schiena.

-Non lo so. E comunque non credo verranno in camera mia.- rispose Simon, con un sorriso.

Isabelle sorrise, incastrando il volto nell'incavo del suo collo.

-Mi racconti una storia, Simon?- chiese sulla sua pelle, in un soffio.

Simon appoggiò il mento sulla sua testa, sollevando gli angoli della bocca (prima uno e poi l'altro) in un sorriso.

-Certo.- rispose, continuando a carezzare la pelle nuda e i capelli di Isabelle.

-“Un tempo i bambini non avevano giocattoli. Giocavano con i ramoscelli, con le foglie, tra di loro. Non sapevano nemmeno che cosa fosse, un giocattolo. Al Signore tutto questo non piaceva. Voleva che i bambini fossero felici, così incaricò un vecchio uomo di trovare il modo di renderli felici. Quest'uomo, che viveva nel gelido Polo Nord, usò un po' della magia che il Signore gli aveva dato, per creare degli elfi. Questi elfi erano alti come soldi di cacio, avevano le orecchie appuntite, un'immaginazione enorme, ed erano tanto buoni e divertenti. Il capo degli elfi consiglio l'uomo di creare una fabbrica gigantesca, sotto i ghiacci del Polo Nord, per costruire qualcosa che potesse piacere ai bambini. Ogni elfo andò in giro per il mondo, a chiedere ai bambini che cosa volessero più di ogni altra cosa al mondo. Ognuno rispondeva con un giocattolo diverso: un trenino, un orsetto, un cucciolo, un libro, un carillon.. Quando gli elfi tornarono al Polo Nord trovarono l'uomo con un vestito nuovo: era rosso, fatto di pelliccia. La cintura e gli stivali erano di cuoio. Alle sue spalle c'era l'entrata della nuova fabbrica. Così iniziarono, l'uomo e gli elfi, a costruire giocattoli su giocattoli. Per abbellire il tutto portarono abeti altissimi all'interno della fabbrica, e li coprirono di palline colorate, lucine e immagini di angeli. Quando, il 25 dicembre, tutto fu pronto, l'uomo salì sulla slitta che si era costruito e ci attaccò dodici renne. Con la magia che il Signore gli aveva dato riuscì a far volare le renne, e la slitta prese il volo. L'uomo entrò in ogni casa, passando per i camini, e in una notte riuscì a consegnare i regali a tutti i bambini del mondo.

Quando, tornato al Polo Nord, seppe dagli elfi che i bambini, svegliandosi, erano stati felicissimi, e che avevano iniziato a chiamarlo Babbo Natale, l'uomo sorrise.
Da quel giorno i bambini iniziarono a credere nella magia, e ogni anno aspettavano il 25 dicembre con impazienza.-
*
Simon finì di raccontare, e si rese conto che Isabelle lo stava guardando con i grandi occhi scuri, incuriosita. La ragazza avvolse le gambe nude al ragazzo, premendo il suo bacino contro quello di Simon.

-Allora è per questo che tutti credono a Babbo Natale? Perché dona la felicità?-

-Così mi hanno raccontato da piccolo.-

Isabelle scrollò le spalle.

-Noi shadowhunters non crediamo nella felicità facile.- Isabelle si interruppe, mordicchiandosi il labbro inferiore, guardando il suo ragazzo. -Però..- sorrise. -Però è una bella storia, e forse ci credo. In Babbo Natale, intendo.-
Simon rise, scompigliandole i capelli corvini.

-Tutti credono in Babbo Natale.- disse, prima di baciarla.

 



*questa "versione" della storia di Babbo Natale se l'è inventata la mia mente malefica, non so se esiste già, ma io non l'ho mai trovata, e me la sono inventata sul momento.




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ANGOLO DI ONE.
Inizio con il dire che è la prima raccolta che pubblico, che la farò sulle coppie presenti nella descrizione, e che non so da dove mi è venuta l'idea.
È una cosa un po' patetica, lo so. La classica fan fiction noiosa sulle coppie durante il periodo natalizio e bla bla bla. So che è noiosa, e per questo nessuno la leggerà, ovviamente. Solo che mi andava l'idea di scrivere qualcosa del genere. Insomma, mi sembra una cosa troppo tenera, no? No.
Comunqueee. Questo capitolo parla dei Sizzy, che amo con tutta me stessa.
Non so come è venuto, ho scritto tutto in mezz'ora e l'ho riletto di fretta e furia solo una volta, quindi mi aspetto le vostre recensioni, anche negative, per sapere che ne pensate.
Il prossimo capitolo sarà sui Clace, e ancora non ho iniziato a scriverlo.
Ho intenzione di finire tutte le os da qua a Natale, ma non so se ce la farò, con tutti gli impegni che ho. Se non ce la faccio da qua a Natale, giuro che mi impegnerò di farcela da qua alla fine delle vacanze di Natale.

Vi lascio, fatemi sapere che ne pensate.

Bacioni,
One
  
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