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Autore: Yu_Kanda    09/12/2013    2 recensioni
Da quanto tempo fissava quella macchia lassù, sul muro della sua prigione? Quante ore erano trascorse? Quanti giorni, da che era stato rinchiuso lì dentro? Aveva cercato di tenere il conto delle ore, ma non era servito; il dolore, i ricordi, i sogni tormentati che lo perseguitavano se si addormentava, gli avevano fatto perdere ogni riferimento temporale.
Perché non poteva semplicemente smettere di pensare? Il modo in cui li avevano arrestati, il disgusto nei loro occhi nel trovarli teneramente abbracciati, nudi sotto quelle lenzuola impregnate dell'intenso odore di sesso e sudore, l'umiliazione del processo, la disperazione della condanna.
Riviveva tutto quanto a ciclo continuo.
[YAOI, LaviYuu]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest “In Direzione Ostinata e Contraria” indetto da darllenwr sul Forum EFP]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest “Scegli il tuo Prompt” indetto da Fabi_ sul Forum EFP]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest “Everything Good” indetto da Akira Haru Potter sul Forum EFP]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest “La Tavola Periodica delle Fanfiction” indetto da Midori_chan sul ForumEFP]

[Fanfiction Classificata 2° al contest "Beating of your heart” indetto da My Pride sul ForumEFP]
[Fanfiction Classificata 2° al "Prompt's Contest” indetto da Lady Athena sul forum]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, ma ho una bella bambolina woodoo... prima o poi funzionerà!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE!




Speranza Senza Redenzione

Capitolo 6 : Tempo di Partire

 

 

 

Appena la donna si fu accucciata nel letto di fortuna e avvolta nella coperta che le aveva dato, Gozu s'affrettò a imitarla coprendosi a sua volta con la propria e rannicchiandosi in posizione fetale.

Kanda strinse al petto Mugen e attese. Si sorprese a contare anche i minuti che lo separavano dalla libertà e dall'inizio del suo viaggio per ricongiungersi a Lavi, mentre altri ricordi di lui gli riempivano la mente.

L'avrebbe ucciso personalmente per avergli fatto credere di essere morto, se non avesse fornito una spiegazione più che ottima per l'inferno che aveva passato in quei due anni.

Sospirò appena: era tempo di fare ciò che doveva. Non poteva lasciare in vita il segugio Crow, per quanto bene l'avesse immobilizzata lei si sarebbe liberata troppo in fretta perché lui fosse in grado di far perdere le proprie tracce.

All'inizio, dopo che era stato affidato a lei, l'aveva odiata con tutto sé stesso; per ciò che rappresentava, per le imposizioni cui lo sottoponeva. Per quello che gli rinfacciava riguardo Lavi.

Poi, piano piano, entrambi avevano ceduto terreno e il loro rapporto si era stabilizzato in una reciproca sopportazione, finché, allo stato attuale, riuscivano quasi ad andare d'accordo. Lei era persino diventata comprensiva. Un po' si sentiva in colpa per come stava per andare a finire, ma non c'era modo di evitarlo.

S'alzò molto lentamente, badando a non fare alcun rumore, e si avvicinò alla figura addormentata dell'Ispettore, preparando Mugen per il triste compito che l'attendeva. Avrebbe sistemato la donna e poi messo fuori combattimento il Finder, in modo che non potesse dare l'allarme per diversi giorni.

Aveva appena estratto Mugen, quando la voce allarmata di Gozu lo fece fermare a metà del fendente che stava per sferrare alla vittima inerme davanti a lui.

- K-Kanda-sama! - gridò l'uomo balzando dal suo giaciglio e sbracciando in direzione dell'Esorcista. - No! Non uccidetela, l'ho drogata!

Kanda si voltò di scatto nella direzione della voce che l'aveva appena trattenuto dal commettere un atto disperato; sbatté le palpebre più volte, l'espressione sconcertata da ciò che gli era stato rivelato.

- Tu... cosa? - chiese con l'aria di uno cui avessero appena parlato in una lingua aliena. Non riusciva davvero a capire perché quel Finder lo stesse aiutando. Gozu annuì, mostrando una piccola boccetta.

- Non si sveglierà per un bel pezzo, questa roba è potente! - esclamò con un sorriso ebete. - Jerry ha detto che metterebbe al tappeto un elefante! Ma io credo che ci sia lo zampino di Komui dietro quest'intruglio, sapete? - raccontò poi con enfasi, mostrandosi fiero del proprio operato.

Kanda non poteva credere che quell'uomo fosse realmente così idiota. Aveva chiesto una droga a Jerry? Con quale scusa? E Komui...? Possibile che Gozu avesse letto la lettera di Lavi? No, era ancora chiusa quando gliela aveva infilata nell'uniforme... Quindi, Komui gli aveva mentito fin dall'inizio? Sapeva che Lavi era vivo? E della lettera, tramite Jerry, a causa di un Finder dalla lingua lunga?

- Sai quello che mi stai aiutando a fare? - interrogò il suddetto Finder, sul viso un'espressione indagatrice. Gozu annuì di nuovo, il sorriso che lasciava il posto a un'aria assolutamente seria e consapevole. - Quel Crow non sarà tenero con te quando si sveglierà. Sempre che non vi trovino prima gli Akuma.

Gozu agitò una mano verso di lui in un gesto noncurante, abbassandosi per radunare provviste e coperte.

- Non ci sono Akuma qui. Ho riferito delle notizie, diciamo, 'imprecise' riguardo quest'area. Oh, e Jerry ha detto che resterà confusa per giorni. - riferì con una scrollata di spalle indicando col pollice la loro prigioniera. - La farò perdere nella foresta e quando tornerà in sé io non ci sarò più.

Aveva anche presentato un falso rapporto a Komui? L'idiota non si rendeva proprio conto del guaio in cui si stava cacciando. Kanda emise uno sbuffo contrariato, afferrandolo per le spalle e costringendolo a girarsi verso di lui per parlargli faccia a faccia.

- Tu rimani con lei invece! - sibilò a denti stretti, ottenendo in risposta un subitaneo cenno d'assenso e un'occhiata atterrita. - Vuoi finire imprigionato in una delle loro accoglienti segrete? - chiese, lasciandolo andare bruscamente. L'uomo scosse la testa. - Bene. Quando si riprenderà le dirai che io vi ho drogati entrambi e sono fuggito, tutto chiaro?

Gozu annuì ancora e tornò a sorridere, mostrando a Kanda una tunica da Finder. Non stava davvero suggerendogli... Sì, lo stava facendo.

Kanda serrò la mascella; non aveva mai sopportato i Finder, travestirsi come uno di loro lo infastidiva molto, ma poteva rivelarsi una mossa vincente. Nessuno avrebbe badato a lui, né sospettato delle domande che avesse posto.

- Perché mi aiuti? - chiese, prendendo la borsa che Gozu gli porgeva. - Non sei disgustato come gli altri dalla colpa di cui dicono che mi sono macchiato?

Gli occhi del Finder si riempirono di lacrime e parve sul punto di scoppiare a piangere come una fontana; si morse il labbro inferiore, portandosi le mani chiuse a pugno al petto.

- Era di Lavi, vero? - domandò a sua volta, ignorando del tutto le parole di Kanda e fissandolo come se gli avesse appena dato chissà quale notizia meravigliosa. Kanda alzò gli occhi al cielo, combattendo il prepotente impulso di mettere a tacere l'impiccione con un pugno. Accidenti a lui e a quando gli aveva dato quel minimo di confidenza... ma ormai era tardi. Il fiume di chiacchiere era impossibile da arrestare. - La lettera! Sapevo che era vivo! Mi avevano detto che era da parte di Bookman, ma poi, dentro, due righe dicevano di consegnare la busta a voi; e usava il vostro nome... Doveva essere per forza di Lavi, no? - continuò Gozu tutto d'un fiato, fissando poi Kanda in trepidante attesa di una conferma delle sue brillanti deduzioni.

Kanda sospirò. Forse quel Finder non era così stupido come lui aveva sempre creduto, considerò, rivolgendogli un'occhiata incredula.

- E va bene! - sbottò, esclamazione che fu presa dal suo attuale complice come una risposta affermativa. - Dimentica quel che ti ho chiesto.

- Oh, non dite così, Kanda-sama! - Gozu iniziò ad agitare le mani davanti a sé con aria contrita. - Vi aiuto perché voi e Lavi siete sempre stati comprensivi con me, anche se di solito incasino tutto. - Kanda dovette soffocare un'esclamazione sarcastica, cosa che non sfuggì al povero Finder. - Lo so, - continuò questi - voi siete stato molto severo, ma mi avete protetto. Avete salvato la mia vita tre volte, ve lo devo.

E gli aveva anche detto che non era tagliato per fare il Finder... Kanda scosse la testa. Quel tipo era un caso senza speranza; tuttavia dicevano la stessa cosa di lui, per cui... Posò una mano sulla spalla di Gozu, facendogli cenno di occuparsi dell'Ispettore.

- Legala bene intanto che mi cambio. - disse, e l'uomo annuì. - Abbiamo perso anche troppo tempo.

Dopo diversi minuti di silenzio, ognuno dei due giovani intento a portare a termine ciò che doveva, Kanda fu pronto a partire. Gozu gli porse la mano, desideroso di salutarlo, nel dubbio che non l'avrebbe mai più rivisto; né lui, né Lavi. Kanda esitò, fissando quella mano con espressione assente.

- Andrete a Parigi? - chiese l'uomo, interpretando la sua immobilità come incertezza sulla destinazione verso cui dirigersi. Kanda lo fissò con curiosità, chiedendosi cos'altro sapesse che non gli aveva detto, e Gozu emise una risatina imbarazzata, accorgendosi di essere sotto esame. - Ecco, chi mi ha consegnato la lettera veniva da Parigi... - si giustificò, fornendo involontariamente la conferma alla decisione che Kanda aveva preso. Ci fu un altro momento di scomodo silenzio, durante il quale Gozu distolse lo sguardo, puntandolo fra l'erba ai propri piedi. - Kanda-sama, io... - disse poi, quando vide che il giovane gli voltava le spalle per andarsene, senza accettare il suo gesto di saluto. Kanda si fermò, tornando a guardarlo. - So di cosa vi hanno accusato. Mi hanno insegnato che va contro il volere di Dio, è vero, e fa uno strano effetto sapervi... insieme. Però, non si può torturare qualcuno per costringerlo a fare ciò che non vuole... separarlo dalla persona a lui cara solo perché loro dicono che è Peccato. Per me ognuno è libero di bruciare all'inferno, se lo desidera. C'è chi dice che si stia meglio là che all'Ordine Oscuro, sapete?

Le labbra di Kanda si incurvarono in un sorriso compiaciuto. Dopotutto quel Finder non era tanto irritante quanto gli altri, doveva riconoscergli qualche merito.

- Grazie di tutto, Gozu. - disse, afferrando infine la mano ancora tesa verso di lui. - Ci rivediamo all'inferno, allora.

Il Finder scoppiò a ridere di gusto.

- Sicuro, Kanda-sama. Abbiate cura di voi, nel frattempo.

 

 

Il volto bendato dal naso al collo, come molti Finders usavano fare, e la tunica color sabbia che Gozu gli aveva procurato, abbigliamento standard per un Finder, garantirono a Kanda un viaggio tranquillo.

Aveva avvolto la sua spada in un telo e attorno a essa la coperta da campo, per poi legarla allo zaino che ogni Finder portava dietro la schiena, facendo sembrare il tutto un'innocua dotazione da viaggio.

Se lo stavano cercando, non sapevano dov'era diretto, né potevano immaginare che aspetto avesse in quel momento, per cui passò inosservato attraverso mezza Europa. Il suo solo nemico era il tempo: venti giorni per giungere a Parigi e recarsi al vecchio Quartier Generale, sperando di aver scelto la destinazione giusta.

Venti giorni, dei quali già diciannove erano andati e lui aveva appena attraversato il confine con la Francia. Meno male che Gozu gli aveva lasciato tutto il denaro affidatogli dall'Ordine Oscuro per portare a termine la missione, ne rimaneva ancora abbastanza per salire sul primo treno diretto verso Parigi.

Con un po' di fortuna sarebbe arrivato a destinazione in una manciata di giorni. Lavi l'avrebbe aspettato, ne era certo.

Si rilassò nella camera della squallida locanda in cui aveva trovato alloggio per la notte. L'indomani sarebbe ripartito all'alba, doveva riposare.

Come previsto, arrivò davanti alla torre che fino a due anni prima era la sede Europea dell'Ordine Oscuro in qualche giorno, quattro per la precisione; in ritardo, ma non di molto. Lavi non l'avrebbe abbandonato per così poco. Sollevò lo sguardo verso il cielo cupo e freddo del primo mattino. Il sole era appena sorto, giusto in tempo per permettergli di trovare il luogo dell'appuntamento.

Si sentiva sottosopra e non sapeva come gestire i sentimenti che erano tornati ad agitarsi prepotenti in lui; tutto quel tempo trascorso a torturarsi credendolo morto e ora stava per rivedere Lavi, vivo e vegeto. Cosa avrebbe dovuto fare quando l'avesse avuto davanti?

Una parte di lui gli suggeriva di colpirlo talmente forte da fargli perdere i sensi, ed era una proposta davvero molto allettante. Dall'altra parte, quel cuore che non avrebbe voluto possedere invece sussurrava di abbracciarlo. Magari non era una cattiva idea nemmeno questa, mediando le due cose poteva sempre stringerlo a sé così forte da incrinargli un paio di costole.

Esalò un lungo respiro: era arrivato davanti all'albero incriminato, e non c'era nessuno in vista. Un sottile brivido di paura gli percorse il corpo: e se avesse sbagliato a calcolare i giorni? O luogo?

Un fastidioso peso nel petto, Kanda fece un giro d'esplorazione intorno alla radura dov'era solito allenarsi quando viveva lì. Non c'erano segni che qualcuno fosse stato fra quegli alberi di recente. Si fermò di nuovo davanti a quello che Lavi gli aveva indicato e chiuse gli occhi, inspirando profondamente. Che cosa si supponeva dovesse fare?

Non aveva molta scelta, avrebbe aspettato fino al calar del sole, poi si sarebbe rifugiato nella torre abbandonata, tornando lì il giorno seguente; e quello dopo ancora, e ancora, finché Lavi non fosse arrivato. Sedette sull'erba, all'ombra del grosso albero sotto il quale lui e il giovane Bookman usavano incontrarsi in segreto prima di essere scoperti, Mugen in grembo, preparandosi a meditare.

Non sapeva quanto tempo fosse trascorso da quando si era immerso nella concentrazione necessaria per isolare la mente dal mondo esterno e purificare così il suo spirito, ma sollevando lo sguardo vide il sole ormai alto nel cielo. Meditare l'aveva aiutato a controllare le emozioni contrastanti che si agitavano in lui dal momento della scoperta che Lavi era ancora vivo. Ora si sentiva persino di allenarsi, frattanto che l'aspettava.

Estrasse Mugen dal fodero, fissandola con reverenza, quindi si tolse la tunica da Finder e il bendaggio che gli copriva ancora il viso. Con un ghigno compiaciuto iniziò a eseguire le sue tecniche preferite, immergendosi completamente in quella che, a uno spettatore esterno, sarebbe parsa una danza.

Andò avanti in quel modo per ore, finché ogni muscolo del suo corpo iniziò a dolergli. Allora si fermò, ansimante, guardandosi attorno quasi s'aspettasse che Lavi fosse lì con lui, a osservarlo come faceva sempre quando capitava che entrambi potessero trascorrere contemporaneamente qualche giorno al Quartier Generale. Kanda sbatté le palpebre diverse volte per riuscire a convincersi che, invece, Lavi non c'era. Il sole stava tramontando e non si era presentato all'appuntamento.

Kanda raccolse il bagaglio e gli abiti che aveva gettato in terra e, dopo aver indossato di nuovo la tunica, si diresse verso l'ingresso principale della torre.

Sovrappensiero, stava per arrampicarsi sul portale e cercare di entrare da uno dei livelli superiori, convinto che tutto fosse stato disattivato, quando una voce cavernosa lo fece trasalire. Quello che sembrava un bassorilievo inciso nella roccia prese vita, aprendo gli occhi e investendo il giovane Esorcista con due fasci luminosi.

Kanda fece un balzo all'indietro, portando istintivamente la mano sull'elsa di Mugen. A quanto pareva, l'essere messo a controllare l'accesso alla torre non era stato trasferito da qualche parte nel nuovo Quartier Generale insieme a tutto il resto.

- Ehi, Finder! - disse Ares Teena Dloe Gynosan P. Ruporson Gear Amadeus 5th, sorpreso di vedere qualcuno avventurarsi fin lì dopo l'abbandono della sede. - Cosa credi di fare? Qui non c'è più nessuno, il Quartier Generale è stato trasferito due anni fa, ancora non lo sai? - chiese poi in tono perplesso. Il Finder in questione si schermò gli occhi con il braccio che stringeva la spada, restando comunque in posizione difensiva. Non voleva rispondere, la sua voce sarebbe stata riconosciuta e c'era il rischio che il Guardiano fosse ancora in grado di comunicare con le altre sedi, facendo scoprire dov'era a chi lo stava cercando. Dimenticava però che Mugen era un segno di riconoscimento assai più indicativo di una semplice voce. - Kanda? - esclamò immediatamente l'enorme faccia di pietra, visibilmente sorpresa che il giovane fosse lì, da solo, vestito come un Finder; disattivò lo scanner anti-Akuma e Kanda poté abbassare il braccio.

- Tch! - sbottò irritato, lasciando scivolare il cappuccio sulle spalle e incontrando lo sguardo del Guardiano. - Dannazione... - borbottò fra sé, sentendosi perduto. - Intendi denunciarmi?

Quello stupido rudere poteva rendere vani tutti i loro sforzi in un istante se lanciava l'allarme. Doveva venire a patti con lui, convincerlo a non fare niente. Stava cercando una buona scusa per la sua presenza lì, qualcosa che sviasse i sospetti dal fatto che era scappato, quando gli arrivò spontaneamente la risposta che desiderava sentire.

- Denunciarti? - ripeté Ares Teena, apparendo confuso dalla domanda che Kanda gli aveva appena fatto. - No, perché... - fece per chiedere a sua volta e s'interruppe, ricollegando infine gli ultimi eventi. - Oh, capisco. Sei qui per Lavi, vero? Ha detto che saresti venuto, ma pensavo mi stesse prendendo in giro. In realtà, quando l'ho visto avvicinarsi, vivo e vegeto, ho creduto di avere le traveggole. Abbiamo discusso a lungo, sai? - aggiunse senza prendere fiato, quasi stesse parlando da solo. Il che forse non era inusuale per lui, visto che si trovava costretto a star solo in un luogo abbandonato. - Se può valere qualcosa, mi dispiace per ciò che vi è successo.

Kanda roteò gli occhi, esasperato. Se c'era una cosa di cui non voleva discutere, specialmente con una parete di pietra, quella era il rapporto fra lui e Lavi.

- Ha detto altro? - chiese spazientito, prima che il Guardiano gli rovesciasse addosso un nuovo fiume di parole.

- Oh, sì, sì. Ha lasciato un messaggio per te.

Un messaggio... Il cuore di Kanda saltò un battito a quella notizia. Deglutì a vuoto, cercando di mantenere un contegno freddo e distaccato in attesa di udire cosa Lavi avesse lasciato detto per lui.

- Tornerà qui? - volle subito sapere, certo che il messaggio riguardasse quello, ma la risposta che ricevette lo spiazzò alquanto.

- Non lo so, - affermò il Guardiano, apparendo pensieroso - si è raccomandato solo di riferirti questo: "Parigi, al Gatto Nero"; immagino sia dove alloggia.

Lo sguardo di Kanda s'illuminò all'istante, però la sua espressione rimase neutra. A questo punto voleva la rassicurazione che la sua presenza lì non fosse riportata a nessuno, ma non aveva idea di dove cominciare per fare una richiesta simile. Non senza umiliarsi a pregare un pezzo di roccia di non tradire lui e Lavi. Scosse la testa; in qualche modo doveva farlo.

- Grazie. E... tu non ci hai visti, intesi? - raccomandò al Guardiano con espressione severa.

Magari, data l'indole codarda del soggetto in questione, le velate minacce funzionavano meglio delle suppliche, si disse Kanda, e lui era molto bravo a spaventare la gente.

Lanciò uno sguardo significativo al portale e si voltò, incamminandosi verso la città.

- Oh, sicuro, non siete mai stati qui, nessun problema! - assicurò Ares Teena con voce sottomessa. - Ah, Kanda! Passate tutti e due a trovarmi ogni tanto, mi raccomando! - gli urlò dietro mentre il giovane si allontanava. Kanda lo salutò con la mano, senza voltarsi.

- Certo. Puoi contarci. - rispose; ma in realtà il suo tono aveva un qualcosa di velatamente sarcastico, che sfuggì del tutto al destinatario di quella promessa.

 

 

Si era fatto buio quando giunse in città, ma Kanda non vi badò affatto, anzi. La cosa gli faceva gioco, visto che a un certo punto durante il tragitto dalla torre si era tolto l'orrenda tunica marrone per indossare nuovamente la giacca della sua uniforme.

Non voleva assolutamente presentarsi a Lavi vestito come uno stupido Finder e di sera avrebbe dato meno nell'occhio.

Un paio di domande a qualche passante e non gli fu difficile scoprire dove fosse la locanda che Lavi aveva indicato. Realizzò di stare praticamente correndo soltanto quando sbatté contro un avventore che usciva proprio dal posto verso cui era diretto.

L'uomo inveì contro di lui e solo allora Kanda notò l'insegna appesa a un'asta, poco sopra l'ingresso. Il Gatto Nero. Era arrivato.

Fissò la facciata della suggestiva casetta per qualche minuto prima di decidersi a entrare. Temeva che il suo corpo potesse tradirlo, sentiva quelle emozioni cui si era sempre opposto, soffocandole con maestria, premergli contro il petto con tanta forza quanta non ne avevano mai avuto prima, minacciando di esplodere in qualsiasi momento.

Non voleva rischiare di mostrare anche solo una lacrima, né di gettarsi fra le braccia di Lavi il momento che l'avesse visto. Prese un profondo respiro, forzò sul viso la sua migliore espressione gelida e varcò la soglia della locanda.

Si fermò poco oltre l'ingresso, storcendo il naso per il fumo che infestava la sala comune come nebbia, sollevandosi in pigre volute da più di un tavolo, i cui occupanti parevano tante ciminiere.

Scrutò i presenti uno a uno, l'ansia che cresceva in lui, finché non vide un guizzo di rosso spuntare in mezzo a due gruppi di ubriachi, nell'angolo in fondo al locale. Il cuore gli si fermò nel petto nel riconoscere Lavi nel giovane che sbracciava per attirare la sua attenzione, un sorriso impossibile sul viso allegro.

Lavi era là, era vivo... Lavi era davvero vivo! Kanda avrebbe voluto precipitarsi da lui e prenderlo a calci, ma sentiva che se avesse anche solo tentato di muovere un passo le ginocchia gli avrebbero ceduto.

Rimase a fissarlo, incapace di proferire parola, come una statua di cera che, fiera, posa per i visitatori di un museo.

Lavi parve soffocare uno scoppio di risa e si alzò, andandogli incontro, il sorriso sempre sulle labbra e l'espressione carica di aspettativa.

- Ce ne hai messo a trovarmi! - esclamò, fermandosi di fronte a Kanda. - L'oste iniziava a pensare che fossi un qualche criminale in attesa di un ingaggio.

Kanda gli rivolse uno sguardo incredulo. L'idiota si permetteva anche di prenderlo in giro, dopo tutto quello che gli aveva fatto passare? Come se attraversare mezza Europa da fuggitivo fosse uno scherzo da niente! Improvvisamente la rabbia gli restituì il dono della parola, oltre che le forze e la capacità di muoversi.

- Sta' zitto! - sibilò, furente. Lavi continuò a rivolgergli un sorriso divertito.

- Andiamo, togliamoci di qui, siamo sotto gli occhi di tutti. - suggerì, e lo prese per il polso, tirandolo in disparte nell'angolo vicino alla porta. Kanda lo lasciò fare, continuando a fissarlo con espressione contrariata.

- Credevo fossi morto! - scattò, appena Lavi gli lasciò libera la mano, sferrandogli un pugno al ventre con sufficiente forza da mandarlo a sbattere contro il muro. Gli si avvicinò, minaccioso, sul viso un'espressione che diceva chiaramente quanta voglia avesse di fare il bis.

- Ehi, ehi, Yuu! Calmati! Possiamo parlarne? - supplicò Lavi, agitando le mani di fronte a sé in modo molto eloquente. - Mi dispiace, 'kay? Non ho potuto oppormi in nessun modo. Bookman si è messo d'accordo con Leverrier; mi ha drogato, facendo in modo che sembrassi morto. Quando mi sono svegliato ero chissà dove col vecchio.

A quelle parole Kanda abbassò il braccio, concedendo come risposta unicamente uno sbuffo irritato.

- Tch.

- Yuu, era l'unico modo perché sopravvivessimo entrambi, ho dovuto acconsentire. E giurare che non avrei mai cercato di contattarti. Dopo di ciò, il vecchio non mi ha lasciato solo nemmeno un istante, neanche per pisciare. Sai quanto ci è voluto prima che si fidasse di nuovo di me abbastanza da permettermi anche solo di avvicinare qualcuno senza di lui? - Lavi rivolse al giovane uno sguardo eloquente, che questi ricambiò con aria consapevole. Si passò una mano fra i capelli scarmigliati, dai quali la luce tremolante delle lanterne, appese qui e là al soffitto della taverna, traeva riflessi cremisi, quindi continuò: - Figurarsi per parlarci. Ho rigato dritto col sorriso sulle labbra tutto questo tempo per avere l'occasione di far arrivare un messaggio per te a Gozu. So che non hai molta stima di lui, ma come hai potuto vedere era l'unico che te lo avrebbe consegnato.

Kanda annuì, una smorfia amara che gli compariva sul viso stanco. Sapeva fin troppo bene con quanta fatica ci si riguadagnava la fiducia dopo essere caduti nel fango.

Lavi allargò le braccia in un gesto piuttosto chiaro, che Kanda finse di non capire.

- Cosa? - chiese, sollevando un sopracciglio. Lavi sospirò, tendendo le mani verso di lui.

- Ora pensi di potermi abbracciare? - tradusse a parole, facendo poi il broncio.

- Siamo in pubblico, ci guardano. - obiettò Kanda, indietreggiando di un passo e lanciando occhiate sospettose alla sala. Lavi abbassò le braccia ed esalò un sospiro afflitto.

- Andiamo Yuu, nessuno ci conosce qui. - insisté, sporgendosi in avanti e abbassando la voce perché solo il giovane lo udisse. - Per questa gente siamo solo due vecchi amici che si sono incontrati dopo tanto tempo, hanno appianato le loro divergenze e fatto pace.

Kanda parve soppesare quelle parole con attenzione, spostando nervosamente il proprio peso da un piede all'altro.

- Sta bene - consentì infine - ma poi ce ne andiamo altrove.

Fu ricompensato da un sorriso abbagliante che quasi lo fece pentire della decisione appena presa, perché aveva la nettissima sensazione che Lavi stesse per combinargli un brutto tiro. Invece il giovane si limitò ad annuire, indicando la scala che conduceva al piano superiore della locanda.

- Ho preso una stanza per due qui... - iniziò, ma s'interruppe immediatamente allo sguardo da 'tu devi essere pazzo' che gli venne rivolto. - Yuu! - protestò, prima ancora che l'altro potesse dire qualcosa. - Non essere paranoico, nessuno sa di noi in questo buco di locanda. Figurati se gli importa per quale motivo alloggiamo insieme.

Kanda scosse la testa e incrociò le braccia al petto, fissandolo con disapprovazione.

- Se ci arrestano di nuovo, ti ammazzo io, personalmente. - promise.

- Affare fatto. - ribatté Lavi, porgendogli la mano, ma Kanda non si mosse. - Yuu, coraggio. Sto aspettando da due anni questo momento.

E, anche se non l'avrebbe mai ammesso, Kanda aveva sognato di poterlo ritrovare vivo e stringerlo di nuovo a sé esattamente per lo stesso tempo. Afferrò la mano protesa verso di lui e poi si lanciò su Lavi con trasporto, mentre l'altro giovane faceva lo stesso. S'incontrarono a metà strada, abbracciandosi da vecchi amici ma sfiorandosi l'un l'altro con il viso, come solo due amanti farebbero.

- Tadaima... (3) - mormorò Kanda all'orecchio del giovane fra le sue braccia, la voce carica di emozione.

- Okaeri, Yuu, okaeri... (4) - rispose questi in un sussurro con lo stesso tono, stringendo l'altro ancora di più a sé. - Yuu...? - aggiunse Lavi con un filo di voce, dopo qualche momento che erano avvinghiati l'uno all'altro. - Io capisco che tu ce l'abbia ancora con me, ma potresti evitare di fratturarmi le costole?

- Tch. L'hai meritato. - Kanda sciolse l'abbraccio bruscamente e agguantò il suo idiota redivivo per il bavero della maglia, l'aria minacciosa. - Vogliamo salire in camera, ora, per continuare la discussione in privato?

Lavi ridacchiò nervosamente mentre veniva trascinato davanti al bancone dell'oste per chiedere la chiave.

- Possiamo trovare un accordo, discutiamone in privato! - esclamò a voce alta a beneficio dei presenti, strappando risate un po' ovunque nella sala.

- Pestatevi quanto volete - disse l'oste mentre metteva in mano a Lavi ciò che aveva richiesto - ma niente sangue in giro per la stanza e soprattutto niente mobilia distrutta, intesi?

I due annuirono; Kanda ostentando la sua usuale aria truce, Lavi sorridendo come un idiota, al suo solito.





Note Finali:


(3) Tadaima: "Sono tornato (a casa)".
(4) Okaeri: "Bentornato"

   
 
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