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Autore: jo_gio17    09/12/2013    3 recensioni
Nove compagni, nove vite che si intrecciano; nuovi amori, eterni dolori.
Cosa succederebbe se i loro sogni si reallizzassero?
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chopper, Franky, Sanji, Un po' tutti, Zoro\Robin | Coppie: Rufy/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fino in Fondo '
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Proprio così, non vedo l'ora che leggiate a quale avventura io mi riferisca! Questo capitolo è un po' più lungo degli altri spero non vi dispiaccia, dividerlo sarebbe stato proprio un peccato. Ho anche aggiornato prima del solito, mi sono sconvolta da sola. Insomma spero davvero che vi piaccia perchè ci ho lasciato una parte di cuore. A prestissimo (ispirazione permettendo) XD
buona lettura!
Baci Baci

Jogio


È ora di una nuova Avventura!

Passarono un paio di giorni dopo l’incidente del bagno. O così cominciai a chiamare quello spiacevole episodio.  Nonostante ci avesse scoperti, Sanji continuava a comportarsi normalmente. Non una piaga, non una battuta…assolutamente niente. Sarei disposta a  pagare anche una grossa somma in denaro, pur di sapere cosa successe, quando Rufy lo seguì nella stanza. Quando glielo chiesi, lui mi liquidò, con poche parole; “abbiamo solo parlato e forse ho distrutto un baule. A proposito, dovrei ricomprarglielo secondo te?”.

Non mi bastava, in altri momenti non avrei esitato a chiedere spiegazioni a Sanji, ma il solo guardarlo mi rendeva triste e senza dubbio colpevole. Non so perché, in fondo non gli avevo mai fatto credere di avere una possibilità eppure mi sentivo come se l’avessi preso in giro. Continuavo a camminare avanti e indietro per la stanza, travolta dalle mie emozioni, quando la porta si spalancò.

- Nami ti disturbo? - Mi chiese il piccolo e dolce Chopper, fermo sulla soglia.

- No. Dimmi. – Il mio tono risultò acido ma non potevo farci niente. Non mi sentivo nel pieno delle mie forze e soprattutto non riuscivo a riprendere il controllo di me stessa.

- Rufy ha avvistato un’isola, ho pensato che volessi saperlo. – Chopper sembrò non accorgersi della mia risposta sprezzante e mi invitò a seguirlo con un sorriso. Di nuovo mi sentii terribilmente in colpa, lui non centrava niente in questa assurda situazione. Dovevo rinsavire, dovevo riprendere il controllo di me. Altrimenti avrei creato solo altri danni.

Mentre uscivo dalla mia stanza, il sole investì i miei occhi ancora abituati alla penombra, rendendomi cieca per qualche istante, andai così a sbattere contro la schiena di qualcuno.

- Tutto bene mia dolce Nami?

Il mio cuore si gelò, non appena vidi che era stato proprio Sanji a sorreggermi.

- S-s-s-i… – balbettai insicura, ma poi aggiunsi senza pensare e con tono deciso - Mi dispiace…scusami. – Lo guardavo fisso negli occhi, ovviamente non mi riferivo al piccolo scontro. Volevo davvero scusarmi con lui, per tutto. Il biondo sorrise, tenendo ancora stretta la sua sigaretta fra i denti.

- Non è stata colpa tua… - poi abbassò la voce in un sussurro quasi impercettibile, per non farsi sentire dagli altri. –  E nemmeno sua.
I miei occhi si riempirono di stupidissime lacrime, a cui però non diedi il permesso di scendere. Sanji aveva capito. Era davvero un grande uomo e un ancor più grande amico. Una volta che mi allontanai dai lui, cercai con lo sguardo Rufy, come al solito era arrampicato sulla polena, mi stava guardando. Appena i nostri sguardi si incrociarono, il suo viso esplose in un sorriso enorme. Era proprio questo che mi piaceva di lui, la sua spontaneità e la sua capacità di rendere tutto più bello e divertente.

- È ora di una nuova avventura! – urlò senza staccare gli occhi da me. Per tutti gli altri quello sarebbe stato il solito grido del nostro incontenibile capitano, per me, o meglio per noi, significava tutta un'altra cosa.

L’immagine di quel giorno invase la mia memoria…


 
Eravamo sbarcati su un’isoletta semi-deserta, subito dopo la visita all’isola degli uomini pesce, da dove partimmo in fretta e furia; dovevamo sistemare le proviste e la nuova rotta, così decidemmo di comune accordo di fermarci in quella piccola oasi, almeno per un giorno.

Riorganizzammo la Sunny in pochissimo tempo, qualche ora praticamente. Tutti diedero il proprio contributo; Rufy desiderava rimbarcarsi subito, il solito tipo pieno di energie, ma alla fine riuscimmo a convincerlo a riposarsi; saremmo salpati la mattina dopo. Sanji stava preparando la cena, mentre gli altri si erano già riuniti attorno al fuoco a fare baldoria. Solo il nostro capitano era assente.

- Dov’è Rufy? – Chiesi quasi preoccupata. Non era da lui assentarsi mentre gli altri festeggiavano, ero già andata da Sanji e non era nemmeno lì ad aspettare che il cuoco finisse di cucinare, con bava che gli scendeva dalla bocca.

Fu Robin a rispondermi, era incredibile come a quella donna non sfuggisse nulla. – È sulla riva a Sud. Lo vai a chiamare tu? – Quella domanda mi diede l’impressione che nascondesse un qualche tranello. E poi Robin mi aveva ammiccato?

Senza risponderle mi avviai verso la riva. Non fu difficile trovarlo; era sdraiato proprio sul bagnasciuga. Sembrava un’enorme stella marina a quattro punte. Non riuscii a trattenere un risolino, era così dolce nella sua goffaggine, mi avvicinai sempre di più. Stranamente era sveglio, la balza del suo cappello di paglia gli copriva gli occhi, c’era qualcosa di strano in lui. Sembrava triste.

Lo raggiunsi e mi inginocchiai vicino alla sua testa, lui non si mosse ma era impossibile che non mi avesse sentita.

- Ehi Rufy, stai bene? – la mia voce suonò stranamente serena. Non si vedeva spesso il capitano fermo e pensieroso; questi due anni lo avevano cambiato molto, era davvero maturato.

Lui continuò a non rispondermi, ma si tolse il cappello e lo allungò sulla mia testa. I suoi occhi brillavano colpiti dagli ultimi raggi del sole. Quell’espressione e quel gesto mi ricordarono il giorno in cui mi salvò; il cappello di paglia mi stava ancora grande, proprio come allora. Questa volta sul mio viso si dipinse un sorriso più malinconico, Rufy continuava a guardare l’orizzonte con occhi persi. Io me ne stavo lì, con il suo cappello in testa e senza dire una parola, in lontananza si sentivano gli schiamazzi della ciurma che si mischiavano con il lento rumore delle onde. Stava calando la sera, il sole era ormai uno spicchio rosso incandescente sulla linea dell’orizzonte.

- Un giorno ci arriveremo Nami. – La sua voce era calma e bassa, segno evidente che quello era uno dei suoi momenti; attimi in cui lasciava intravedere la sua vera anima, attimi rari come arcobaleni.

- Dove?- chiesi, non volevo che quell’istante di dolcezza finisse.

- Un giorno raggiungeremo l’orizzonte ed è lì che ci aspetterà il vero tesoro – finalmente si alzò a sedere e si rivolse direttamente a me. – Mi accompagnerai vero?

Il suo volto sembrava quello di un bambino, i suoi occhi decisi e sognanti allo stesso momento. – Io ti porterò ovunque tu voglia andare. Sarò sempre e per sempre al tuo fianco. – Non sapevo se sarebbe mai ricapitato un momento del genere, quindi non esitai. Accorciai la distanza che ci separava e posai delicatamente le mie labbra sulle sue.

 Il nostro primo bacio, sentivo il mio cuore che sovrastava ogni altro rumore; il mio capitano rispondeva in modo perfetto ad ogni mio movimento ed il suo sapore mi faceva innamorare di lui ancora una volta. Fu lui il primo a staccarsi, il suo volto era indecifrabile; si alzò in piedi, mi tolse il cappello e mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi. Quando fummo di nuovo uno di fronte all’altra, mi disse quelle parole. Parole che non scorderò mai.

- È ora di una nuova avventura….
  
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