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Autore: Aluah    10/12/2013    7 recensioni
La chiamavano quotidianità.
Due anni soli, rinchiusi in un antico castello senza televisore.
Credete davvero che non sia successo nulla?
Raccolta di Flashfic, Drabble e One Shot incentrate sulla coppia più goth del manga.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Drakul Mihawk, Perona
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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quotidianità 2




CAPITOLO 2:
PAGINE






La colazione era forse il momento più tranquillo dell' intera giornata.
Forse, per l' appunto, perchè di fatto di tranquilla c'era solo l' apparenza. Una serie di sguardi ed occhiatacce omicide si susseguivano quotidianamente tra i tre commensali, principalmente tra la rosa e lo spadaccino, fondamentalmente incompatibili. L' unico taciturno della tavolata era Mihawk, troppo impegnato o svogliato per intervenire e metter fine a quella battaglia di pupille e linguacce.
Non che non se ne accorgesse, ma preferiva ignorare certi scambi infantili di opinioni.
Anche quella mattina tutto sembrava essere nella norma: Zoro si trovava già a tavola, chiuso in quel mondo di pensieri che non mostrava a nessuno, e di cui forse nemmeno lui stesso si raccapezzava; mescolava svogliato il caffè nero che si era preparato, intingendovi di tanto in tanto qualche biscotto spezzettato alla cannella. Non che gli piacessero, le smorfie che faceva ad ogni boccone erano inequivocabili, ma erano anche i soli a disposizione nel castello. E dato che alla maggioranza piacevano quegli insulsi dolcetti, lui si era dovuto adeguare senza troppe cerimonie.
Quando Mihawk entrò nella stanza lo ignorò come di consueto, prendendo posto a capotavola ed attendendo che nella sua tazza comparisse il solito caffè amaro, senza zucchero, senza latte, senza aggiunte di qualunque genere. In cuor suo forse pensava che quell' amarezza di riflettesse anche sull' acidità del suo carattere, nessuno poteva dirlo. Trascinando la sedia sul pavimento con fare svogliato ma elegante, si sedette, allungando un braccio per afferrare il quotidiano che ogni mattina un miracolato gabbiano si premuniva di consegnare.
Un giorno, molto lontano si intende, forse avrebbe ricompensato quell' uccello coraggioso ponendo fine alla sue lunghe e rischiose traversate.
Probabilmente il pennuto non ne sarebbe stato troppo entusiasta, ma poco gli importava.
In prima pagina spiccava per l' ennesima volta a caratteri cubitali l' annuncio delle gesta di cappello di paglia a Marineford: erano passati due mesi dalla morte di Pugno di Fuoco e ancora la gente ci ricamava sopra storie di ogni genere, attribuendo a quella vicenda più clamore di quanto già non ne avesse fatto. Non avevano nemmeno la decenza di far riposare in pace quel malcapitato pirata, riesumando la sua storia ed inventando colpi di scena che non erano mai avvenuti su quel campo di battaglia.
E lui lo sapeva bene, aveva visto con i suoi occhi gialli ognuna di quelle vermiglie stille di sangue da pirata colare sulla schiena del morto, imbrattando anche il fratello minore.
Per quanto ribrezzo provasse per quella D, non poteva negare che quel marmocchio si fosse battuto per lo meno decentemente.
Girò la pagina sbuffando, contraendo istintivamente le dita delle mani quando sentì uno spiffero di aria fresca sulla schiena.
Era arrivata, per ultima, come ogni mattina.
Cercò di concentrarsi sull' ennesima scritta ad inchiostro nero, fingendosi disinteressato alla nuova presenza; non che gli importasse troppo, ma sapeva che importunarla di prima mattina equivaleva a riempire il castello di strilli e fantasmi insulsi ed inutili, una compagnia che di certo non sarebbe stata troppo gradita in quel giorno di pioggia battente. Quando la sua donna era in vena di fare scenate solitamente cercava di  dirottare la sua attenzione sul pivello palestrato e sulle scimmie con cui si fronteggiava. Lo divertiva sadicamente vederlo impegnato a combattere su due fronti, sebbene sapesse che il più impegnativo non era di certo quello dei quadrupedi.
Lesse l' inizio del paragrafo, attratto dalla presunta dichiarazione che gli ufficiali della marina avevano rilasciato poco dopo la fine della guerra, senza però smettere di prestare attenzione ai passi leggeri che sentiva alle sue spalle.
Sapeva cosa voleva, era sempre la stessa storia.
Una leggera risata al suo orecchio diede lui la conferma dell' effettivo arrivo della rosa. Gli piantò un sonoro bacio sulla guancia, facendolo innervosire non poco, prima di esordire con un sonoro " buongiorno" che gli fracassò i timpani. Non c'era dubbio che quella donna lo attraesse, ma alle volte l' avrebbe volentieri imbavagliata e gettata nella vegetazione all' esterno del castello.
Ovviamente l' avrebbe recuperata prima di sera, questo era sottinteso e non necessariamente da dichiarare, tanto meno a lei.
Rispose lapidario, modulando il tono della voce così da risultare quasi atono, continuando impassibile nel suo esame delle pagine cartacee. Ad un primo sguardo sarebbe potuto sembrare una statua di cera, ma sapeva per certo che ad un occhio attento come quello dei suoi coinquilini, non era sfuggito il leggero movimento delle sue dita affusolate lungo il bordo del quotidiano. Era una consuetudine dopotutto, qualcosa che si ripeteva come una routine da quando quella storia era iniziata.
O forse anche da prima, di per sè non ricordava esattamente.
Si era presa fin troppa confidenza fin da subito, palesando quella relazione su cui lui avrebbe voluto mantenere un minimo di segretezza; ovviamente lo spadaccino novello non si era accorto di nulla fino a qualche tempo prima, quando per poco non aveva fatto irruzione nella stanza dove riposava con la compagna. L' apparenza tarda di quel bradipo non si distaccava troppo dalla realtà dei fatti dopotutto.
Con i polpastrelli dell' indice e del pollice sinistro afferrò due pagine specifiche, le penultime della serie, sfilandole dalla massa ad allungandole verso la figura al suo fianco.
Un sorriso genuino si dipinse sul volto di questa che, felice come una bambina, trotterellò al suo posto dove si accomodò, iniziando a leggiucchiare ciò che le interessava. Si perse un momento a fissarla, uno solo, in modo da non dare nell' occhio nè a lei nè all' intruso in questione: era strana, maldestra e petulante la maggior parte del giorno, eppure bastavano poche piccole cose per farla tacere, stare buona e rendere più matura di quanto non apparisse nella normalità.
Alle volte gli sembrava ancora una ragazzina persa tra le nuvole, specialmente quando la prima volta l' aveva perfino minacciato di, citando testuali parole, renderlo uno zombie depresso se non avesse mollato quelle due spocchiossime pagine. Era rimasto impassibile solo per il semplice fatto che lui non rideva, nè sorrideva, nè esprimeva le sue emozioni di alcun genere.
- I fumetti stamattina fanno pena! -
E come di consuetudine li rendeva partecipi dell' aulico contenuto di quelle vignette.
Il fatto che quella mattina fossero ancor più imbecilli della media e non li avesse graditi, prospettava un susseguirsi di battutine pungenti, alle quali nessuno che tenesse ai suoi timpani doveva rispondere.
- Non ci interessa. -
Quell' imbecille ovviamente era un caso a parte.
Lasciando che la bomba esplodesse non al suo cospetto, si allontanò dal salone, prestando per un ultima volta attenzione alle imprecazioni che si susseguivano alle sue spalle, prima di ritirarsi nella sua stanza. Camminò piano, pensando a cosa effettivamente lo attraesse di quella donna: aveva il corpo di ragazza ed una doppia personalità dove la maturità combatteva per sopraffare la collera e l' impazienza tipiche di una bambina immatura. Ci pensò per tutto il tragitto fino al corridoio a lui riservato, fermando l' incessante macchinare della sua mente quando la vide appoggiata allo stipite della sua stanza.
Era furba quando voleva.
Gli strizzò l' occhio prima di entrarvi e chiudere la porta alle sue spalle, ignorando ogni sorta di divieto e regola che lui si era premunito di imporre prima di accettarli nella sua dimora. 
Poteva solo concludere che la camera da letto fosse un contesto a parte dove obiettivamente non gli interessava troppo quale delle sue sfaccettature della sua donna prevalesse.
Che fosse ingenua o matura, in quel caso giocava tutto a suo vantaggio.









Angolo della cosa:
Bonjour, je si trova in France (?) avec la zià.
Il mio francese fa pena, me ne rendo conto. Ovviamente sono superflue le mie scuse per questo improponibile ritardo di qualche mese: sarebbe stata cosa banale la solita settimanuccia che qualunque autrice si prende. Io necessito di mesi per sfornare cagate, ecco.
A tutti piace Mihawk un po' pervert, e nell' ultima scena sinceramente mi scocciava renderlo uno stronzo stoico impassibile davanti alle avances di Perona. Ordunque, avverto che la prossima flash è già in stesura, ma sono troppo pigra per pubblicarla a breve, quindi perdono.
Mi inchino umilmente al vostro cospetto,
e fuggo nella nebbia da cui sono uscita.
Aurevoir a tutto il mondò!
Alu.



   
 
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