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Autore: bastille    12/12/2013    2 recensioni
long -non più di dieci capitoli | tematiche adolescenziali trattate in modo lieve, leggermente ironico e quasi tragicomico
-Sei sicuro di essere un dottore?
-Tu cosa credi?
-Di no.
-Oh.
-...
-Ti piace "Dottor House"?

[ispirata al film 'cinque giorni fuori']
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Akane Yamana, Altri, Kariya Masaki, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo uno – giorno uno (prima parte).

 

 

 “Solo quando pensiamo di aver capito come vanno le cose

l'universo ci lancia una palla curva, quindi dobbiamo improvvisare.

Troviamo la felicità in posti inaspettati,

troviamo la via del ritorno per le cose che contano di più.

L'universo è divertente in questo senso; a volte è solo uno il modo per farci finire esattamente nel luogo dove apparteniamo.”

 

 

 

 

 

 

 

A Kariya gli ospedali non sono mai piaciuti; tutto quel bianco, l’odore acre di disinfettante, i volti spenti delle persone in sala di attesa -che sembrano più morte loro dei veri pazienti, e gli sguardi duri e frettolosi dei dottori, lo disgustano. E quell’intruglio che le macchinette spacciano per caffè, oh, quello è davvero nauseante, anche più del colore delle pareti.

Il bianco è simbolo di purezza, o almeno così dicono, ma Masaki riesce solo a pensare che a lui, tutto quel candore, fa prudere le mani perché, riflettendoci, rappresenta la morte, anche più del nero; d’altronde qui la gente muore ogni giorno.

 

La donna responsabile di attendere le persone sta parlando al telefono, una certa Miyo è dall’altra parte della linea, a quanto ne capisce il ragazzo, e sono dieci minuti buoni che soffoca ridolini e svariati “Mio dio, ti rendi conto?

Masaki è in piedi di fronte a lei, una vetrata li separa, che si morde l’interno guancia, indeciso sul da farsi e visibilmente irritato.

-Io.. mi scusi, io ho intenzione di uccidermi- afferma, interrompendo un “Sssh, ti ho detto che non è successo niente!

La donna alza lo sguardo, sembra leggermente sbuffare, “Aspetta” dice all’amica e con un “Compila questo e poi vai fino in fondo al corridoio, ultima porta a destra” lascia ad intendere che la conversazione con lui è finita.

Kariya prende il foglio e “Smettila, non essere noiosa!” si lascia alle spalle.

 

 

Il bambino seduto davanti a lui non la smette di fargli smorfie, mostrandogli il dito medio, nonostante i vari richiami della madre, ma prenderlo a calci non è una buona idea si dice il ragazzo, così si limita a cercare di ignorarlo.

La sala di aspetto è quasi del tutto vuota; forse perché sono le cinque di mattina di domenica e nessuno sano di mente, a meno che non sia un’urgenza, andrebbe all’ospedale a quest’ora.

È seduto svogliatamente con la testa tirata all’indietro e gli occhi chiusi, stanco, non ha dormito molto -ma d’altronde quand’è che dorme più di tre ore di fila lui?

Distratto, non si accorge nemmeno dell’uomo che gli si è seduto vicino con un caffè in mano e degli occhiali da vista nell’altra; si gira solo quando sente uno strano borbottio, “Come va?

Masaki lo osserva: un uomo alto, dal viso di un pallore inquietante e quasi anormale, visibilmente stanco, un filo di barba gli accarezza le guance, i capelli rossi fuoco scompigliati, ma sono gli occhi a colpirlo di più, di un acquamarina intenso e forse un po’ malinconico. Non più di trentacinque anni, pensa e non risponde.

-Ce l’hai una sigaretta?- ora che la sente meglio, la sua voce è profonda e calma.

-No.

-Cos’hai che non va?

-È che non fumo, ecco.- sputa Kariya, guardandolo con acidità.

 -Intendevo perché sei qui, al pronto soccorso, di domenica mattina.

Con la voce ancora calma, incurante del malumore del ragazzo, punta i suoi occhi su di lui, costringendolo ad abbassare il capo e a guardarsi le scarpe.

-È difficile da spiegare, ho avuto dei problemi… c’è una ragazza- sospira, sentendo un “Oh, capito” - e la scuola estiva… mio padre…-

-Perché mai dovresti studiare d’estate? No no, dovresti andare in spiaggia a rimorchiare le ragazze.- ammicca il rosso, facendo un sorriso che il ragazzo definisce un misto tra l’inquietante e lo stupido tentativo di sembrare sexy.

-Sei sicuro di essere un dottore?- chiede il grigio, alludendo al camice bianco che l’uomo sta indossando -e che è macchiato di caffè.

-Tu cosa credi?

-Di no.

-Oh.

C’è silenzio ora, lo sguardo puntato in avanti, si accorge che il bambino odioso di prima non c’è più, e sente il rosso muoversi leggermente sulla sedia.

Sospira.

-Ti piace “Dottor House”?

Strabuzza gli occhi; che è strano, Masaki l’ha capito dal primo momento in cui l’ha visto, ma non pensava potesse essere così stupido. Decisamente quello non era un dottore.

-Beh, spero che possano risolverlo, qualunque sia il tuo problema.

Una pacca leggera sulla spalla, un sorriso sghembo, e i suoi occhi gli rivolgono uno sguardo veloce prima che abbandoni la sala.

 

 

-Bene Kariya, da quanto tempo hai questi impulsi suicidi?

-Non lo so, ci avevo già pensato altre volte ma mai in modo così reale.

-Qualcosa in particolare ti ha convinto?

Il ragazzo fissa il dottore, dubbioso; gli piacerebbe da morire avere una risposta pronta per tutto, tipo che i suoi genitori lo picchiano, che qualcuno abusa di lui… la verità, però, è che i suoi problemi sono ben altri: è stato un insieme di cose a spingerlo a buttarsi giù da un ponte, principalmente lo stress e il sentirsi totalmente inadeguato agli occhi altrui.

-Ehm no, nulla di insolito. Prendevo delle medicine, ma non mi aiutavano così ho smesso.

L’uomo fa una smorfia, contrariato, e “Ascoltami Kariya, non sembri un pericolo per te stesso, quindi ora chiamo i tuoi genitori e poi ti manderò in uno dei nostri servizi come paziente esterno.

-Ma no, dottore, non capisce! Mi ascolti lei, io ho bisogno di aiuto adesso.

-Lo so che sei spaventato, ma le persone che ricoveriamo qui sono gravemente malate- gli spiega, gesticolando.

Tutto quel movimento delle mani lo confonde per un secondo, scuote leggermente la testa, e sospira.

-Forse lei non ha capito quanto sia seria la mia situazione, mi dia qualcosa, mi aiuti. È come se tutto intorno a me si muovesse velocemente, mentre io rimango immobile; tutti sono in grado di gestire la propria vita, mentre io… io no.- respira, osservando il medico davanti a lui -Non posso tornare là fuori, potrei fare qualcosa. Ho bisogno che lei mi aiuti, la prego.

Il dottore esita, riflette, e dopo dieci secondi la cartella clinica di Masaki dichiara che da oggi sarà ricoverato all’ospedale di Inazuma-Cho, come paziente affetto da depressione.

 

 

L’ascensore si apre e il tizio che lo accompagna gli fa strada, guidandolo con cenni del capo e indicandogli la direzione.

È un ragazzo giovane, sulla ventina probabilmente, magro, la carnagione scura e i capelli di un grigio-azzurrino; ha tanti lividi sulle mani, Masaki lo ha notato quando ha premuto il pulsante dell’ascensore.

Non ha parlato, neanche una volta; forse è straniero.

La porta si chiude dietro di loro quando una donna, ancora abbastanza giovane, dai capelli verdi e il sorriso gentile gli dà il benvenuto: si chiama Aki e, a quanto ha capito, è colei che amministra il 3Nord.

-Cos’è il 3Nord?

-È il reparto psichiatrico per adulti.

-Ma io ho solo sedici anni.

-Il reparto per giovani è in fase di ristrutturazione, quindi gli adolescenti stanno con gli adulti, ma, stai tranquillo, ti assicuro che non sarà un problema.

E sorride ancora, facendo ondeggiare i capelli sulle spalle esili, e gli dice che per qualsiasi cosa può andare nel suo ufficio a parlargliene.

-Quindi, caro, per il tempo che rimarrai con noi dovrai seguire il programma- fruga nei cassetti e porge il documento al ragazzo -ora chiamerò i tuoi genitori perché ti portino un cambio e tutto il necessario.

-Perché? Insomma non credo ce ne sia il bisogno, non resterò qui per molto, domani ho scuola.- afferma Kariya, visibilmente confuso, facendo sorridere la donna che “Di questo dovrai parlarne con la dottoressa Raimon” e si scambia uno sguardo di intesa con il muto.

 

Kariya vaga per i corridoio del reparto con il ragazzo dell’ascensore, sente gli sguardi di tutti, infermiere e pazienti, su di sé e ha voglia di correre via.

Le persone qui sono strane, pensa; è in un reparto psichiatrico, lo sa bene, ma non si sarebbe mai aspettato di vedere certe cose, tipo gente che si mangia i capelli, che si porta dietro cuscini, o piange ogni due parole per poi ridere istericamente.

In un certo senso, ora ha paura.

-Oh, tu devi essere quello nuovo… uhm, Masaki Kariya, dico bene?

Una donna dai lunghi e brillanti capelli color rame, e occhi del medesimo colore, tiene in mano una cartellina blu scuro, mentre sorride curiosa.

-Sì.- borbotta imbarazzato; è molto bella.

-Sei di poche parole, a quanto pare- trattiene una risata -Sono la dottoressa Natsumi Raimon, la tua psicologa. Perché non vai a fare un giro con Hiroto, così ti ambienti un po’, e noi parliamo dopo.

Solo ora Masaki nota che dietro alla figura della donna, c’è un uomo appoggiato distrattamente su un bancone, che lo guarda fisso.

E il ragazzo non ci capisce più nulla; va bene che non ha mai avuto una buona memoria in fatto di volti, ma quello sembra proprio l’uomo della sala d’attesa, gli stessi capelli, occhi e sorriso, solo che non ha il camice.

 

-Allora tu sei un paziente?

-Non mi piace il termine ‘paziente’, mi considero più un ospite.

Il grigio è incredulo, anche se un po’ era da aspettarselo che uno così fosse ricoverato al 3Nord. Però lui, nonostante tutto, non sembra pericoloso, solo rincoglionito ed eccentrico.

-Cosa ci facevi quindi al pronto soccorso?

-Al pronto soccorso c’è un ottimo caffè.

-E ti lasciano uscire così, intendo senza dirti nulla?

L’uomo lo guarda, rifà quel sorriso sghembo, quello che fa rabbrividire il sedicenne, per poi mormorare un “Oh, affatto.

Hiroto Kiyama, ha scoperto che si chiama così -o meglio, così si è presentato il rosso, gli mostra la sala comune, dove tutti si riuniscono durante le pause stabilite dal programma, munita di bigliardino e tavolo da ping pong -“Non è solo uno sport, qui è la dimostrazione della legge del più forte, ragazzino!”, tv satellitare e sei divani e non è riuscito a contare quante poltrone, poi la doccia -“Dato che non funziona, devi spostare la leva su ‘in uso’, capito? Entrano tutti comunque mentre ti lavi le palle, stai tranquillo però, ci farai l’abitudine”-, i vari telefoni con cui si può chiamare e i laboratori, artistici e non, ideati per distrare i pazienti.

In quello di arte, Masaki può vederla attraverso la vetrata, c’è una ragazza che disegna: è sola, concentrata, le sopracciglia lievemente aggrottate, i capelli lilla raccolti in due trecce morbide, e il viso scarno; probabilmente si sarà sentita osservata, ma non ha alzato lo sguardo dal foglio una sola volta.

-Chi è quella?- chiede il ragazzo, forse con un po’ troppa enfasi dato che Hiroto ha rifatto quel sorriso.

Il rosso non risponde, dice solo “Andiamo a vedere se Asuka ti ha trovato la stanza, forza.

 

 

 

 

 

 

 

nda:

heeeeeeello everybody!

ecco il secondo capitolo della mia bellissima long -puuuuuuuuuuff ahahaha

vi avverto che la struttura di questa ff sarà sempre la stessa: ad ogni due capitoli corrisponderà un giorno. questo capitolo dunque rappresenta la prima parte del giorno uno, che si concluderà nel prossimo capitolo.

i giorni in totale dovrebbero essere cinque -al massimo sei, non di più.

ovviamente non si conta l’epilogo, che rappresenta un capitolo a parte così come il prologo c’:

qui finalmente entrano in scena altri personaggi, tra cui hiroto che io amoamoamo tantissimo in questa ff xhsadghf

lui sarà un personaggio di grande rilievo e, mano a mano che si procederà con la storia, capirete meglio il suo carattere.

poi ci sono aki e domon, di minor importanza, ma hanno pur sempre un ruolo preciso. per quanto riguarda la storia dei pazienti, di quelli più importanti, la scoprirete nei prossimi capitoli, don’t worry.

e natsumi, anche lei la amo, in questa ff non farà la parte della stronza insensibile ma, anzi, è una donna che ama il suo lavoro, si affeziona ai pazienti e si impegna ad aiutarli.

infine c’è la ragazza nell’aula di arte che credo si sia capito benissimo chi è ahahah

nei prossimi capitoli introdurrò altri psicopatici, quindi stay tuned (?)

spero che il capitolo vi sia piaciuto, e grazie mille per le recensioni precedenti e tutto<33

un bacione,

simo.

 

  
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