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Autore: Shanax    14/12/2013    5 recensioni
Questa storia racconta alcuni casi sovrannaturali vissuti da Annika Green con i fratelli Winchester e il loro angelo Castiel.
Annika è una strega di venticinque anni, con alcuni piccolissimi problemi, che però renderanno la vita dei Winchester davvero complicata, molto più del solito.
Genere: Commedia, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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“Che hai combinato questa volta?”

 

C’erano voluti circa dieci secondi a mia zia per capire che avevo fatto un altro disastro. Non che fosse difficile, vista la condizione dei miei vestiti. Quando le raccontai tutto però, non poté fare a meno di mettersi a ridere, reazione che mi fece sprofondare ancora più a fondo nell’autocommiserazione.

 

Susan mi capiva, ma neanche lei poteva negare che i miei disastri avevano sempre qualcosa di assurdo. L’unica fortuna era che gli scoppi di magia casuali, difficilmente erano letali. Come per i bambini, l’emotività che li causava, raramente era volta a far del male. Io però ero adulta, con una gamma di sentimenti molto più ampia e con poteri ormai maturi, ecco perché anche se non letali questi incidenti, erano comunque pericolosi.

 

Quando mia zia riuscì a smettere di ridere, mi portò sul retro e mi ripulì da tutte le macchie. Rimasi a guardarla, invidiando la semplicità con cui lei riusciva a praticare gli incantesimi.

 

“Annie, tesoro, capisco perché tu sia così triste, ma vedrai che aggiusteremo tutto. L’importante è che non si sia fatto male nessuno.”

“Solo il mio orgoglio, tranquilla zia.”

“Erano davvero cosi belli questi tre tizi?”

“Belli non basta a descriverli, erano da orgasmo sensoriale. Ma non parliamo più di loro, tanto ormai... piuttosto dimmi, come va con Daniel?”

 

Daniel era il fidanzato di Susan ed era un normale essere umano. Faceva il meccanico e mia zia si era innamorata di lui a prima vista. Non che mi sfuggisse il perché, Daniel era uno degli uomini più sexy che questo paese potesse offrire. Capelli lunghi biondi e vivaci occhi nocciola, facevano da sfondo a un viso quadrato e molto maschile. Fisicamente però, era ancora meglio, pur essendo il compagno di mia zia, più volte mi ero trovata incantata a osservare quella pelle abbronzata, sotto di cui muscoli asciutti si contraevano mentre lui lavorava sulle sue adorate auto.

 

C’era anche da dire che non era solo bello, era anche intelligente, simpatico e tanto dolce. Oltretutto da quando mia zia gli aveva confessato la verità sulla nostra famiglia, si era dimostrato molto comprensivo. Non aveva fatto nessuna sfuriata, si era limitato a prendere la nuova situazione come un dato di fatto. Sinceramente la sua pacatezza ci aveva lasciato tutti a bocca aperta ma se zia Susan era felice, andava bene così, almeno per me.

 

“Tutto bene. Tra l’altro... mi ero quasi dimenticata di chiederti un favore. Questa sera dovrei uscire con lui e Barbara non può coprirmi alla reception, potresti fare tu il doppio turno?”

“... vuoi lasciarmi in albergo da sola, per tutta la notte?”

“Annie, so che puoi farcela, devi avere più fiducia in te stessa. Prendilo come un esercizio di autostima, sono sicura che se tu ne avessi un po’ di più, riusciresti tranquillamente a controllare i tuoi poteri.”
“... d’accordo, va bene. Resterò ma sia chiaro, non mi ritengo responsabile di eventuali danni a cose o persone.”

“Vedrai che andrà tutto bene. Questo è un periodo di calma, abbiamo solo due stanze occupate da coppie anziane di passaggio. Non dovrai fare praticamente nulla. ”

 

Mai parole furono più sbagliate di quelle, lasciate però che vi racconti come andarono le cose.

 

 

Daniel era passato a prendere zia Susan, un po’ in ritardo rispetto al solito. Si scusò dicendo che aveva avuto alcuni problemi sul lavoro. Né io, né mia zia ci preoccupammo di chiedere di che tipo di problemi si trattasse, entrambe capivamo di motori quanto lui di magia, praticamente niente.

Disse anche, che sicurante nella serata, avremmo avuto altri clienti, due persone cui aveva indicato il nostro motel. Non mi passò neanche per la mente che potessero essere i tizi del bar, a parte che erano in tre e in ogni caso non avrei mai creduto a tanta fortuna.

 

Rimasta sola in albergo, chiusi le porte e misi fuori il cartello che diceva di suonare il campanello per entrare, dirigendomi poi verso le cucine per prepararmi la cena. Anche un disastro ambulante come me doveva mangiare e tralasciando la marea d’incidenti che mi capitavano, come cuoca non ero male, sempre che non fossi agitata.

 

Ero a tavola quando il campanello suonò, molto tranquillamente mi alzai e diedi uno sguardo attraverso i vetri della porta d’entrata. Quello che vidi però mi mandò in panico totale, fuori c’erano il bronzo di Riace e labbra infuocate, due dei tre tizi di quella mattina.

Feci dietro front, correndo verso lo specchio , sistemandomi i capelli e controllando che il trucco non fosse sbavato.  Per essere sicura di non star sognando, mi diedi anche un pizzicotto sulla mano. Ero sveglia e fin troppo fortunata oggi.

 

Quando fui sicura di essere in ordine, mi fiondai verso la reception e schiacciai il pulsante d’apertura delle porte. Quando i due modelli entrarono e si avvicinarono al banco di registrazione, mi guardarono per un momento, poi il biondo mi riconobbe.

 

“Vorremmo... aspetta tu non sei la ragazza di questa mattina? Quella che si è rovesciata il cappuccino addosso e poi è caduta a terra?”

 

Fantastico, mi ricorda solo per via della mia figuraccia. Se non fosse cosi carino...

 

Arrossii leggermente e feci un cenno di assenso con la testa. Entrambi capirono immediatamente che ero ancora imbarazzata per l’accaduto e rimasero in silenzio. Ovviamente, non sapevano veramente quanto, non potevano immaginare che ero stata io a causare anche l’incidente fuori dal bar.

 

“Che cosa posso fare per voi?”

“Ah... giusto, vorremmo una camera  doppia.”

 

Doppia? Dio, ti prego fai che scelgano i letti singoli. Non voglio pensare che questi due giovani, attraenti, sensuali, strafighi uomini siano gay! Ti prego signore, sai benissimo che non ho nulla contro le diverse preferenze sessuali, ma ti prego... dimmi che sono etero!

 

“D-due letti singoli o uno... matrimoniale?”

“... singoli. Siamo fratelli!”

 

Grazie Dio!

 

Il tono del biondo era cambiato, adesso era lui quello che appariva imbarazzato e forse un tantino scazzato per la domanda. Probabilmente non era la prima volta che gli succedeva di essere scambiati per una coppia gay, ecco perché aveva specificato che erano fratelli.

 

Tirò fuori la carta di credito e ed entrambi mi porsero i documenti per essere registrati, immediatamente i miei occhi si posarono sui loro nomi. Dean e Sam Plant.*

 

Non dovevo fare figuracce questa volta, dovevo cercare di comportarmi come una persona normale. Beh, magari non proprio normale, poiché la fortuna sembrava sorridermi, dovevo cogliere l’occasione per farmi notare ma senza esagerare.

 

“Per quante notti signor... Plant?”

“Dovrò passare qui almeno una settimana, visto che la mia auto è ferma. Spero solo che il meccanico sia onesto.”

“Chi, Daniel Boyle?”

“Si lui... lo conosci?”

“È il fidanzato di mia zia, la proprietaria di questo motel. È un tipo a posto e anche onesto. Ne deduco che la macchina coinvolta nell’incidente di questa mattina era la vostra, giusto?”

 

Ok lo sapevo già, ma ogni scusa era buona per trattenere ancora un po’ i ragazzi. E soprattutto per ammirare quelle due labbra muoversi, mentre Dean mi parlava.

Speravo solo di non avere uno sguardo troppo fisso, era difficile controllare le emozioni, quando davanti a te avevi il peccato originale fatto uomo.

 

“... sì... ancora non ci credo. Ci hanno messo quasi tutta la giornata per sgomberare la carreggiata e rimuovere tutte quelle carcasse dalla mia auto. Mi chiedo ancora come abbia fatto a formarsi quella voragine in mezzo alla carreggiata?”

 

Tutti i tasselli tornarono immediatamente al loro posto, era chiaro che dopo l’incidente avevano dovuto rimorchiare l’auto e Daniel era il meccanico più vicino. Doveva essere stato lui a indirizzarli qui. In fin dei conti non era andato tutto per il verso sbagliato, l’incidente mi stava fornendo un’opportunità unica. Avevo almeno una settimana di tempo per trovare il modo di farmi ribaltare su un letto da uno dei due fratelli Plant. Dovevo sfruttare quel tempo al meglio.

 

“Ah... ottima domanda... effettivamente è incredibile, ho sentito gente parlare di un cedimento strutturale delle fogne.”

“Sì, forse... in ogni caso è stata la mia macchina a fare la fine peggiore, se io e mio fratello non fossimo impegnati in altro, non l’avrei mai lasciata in mano  a uno sconosciuto.”

“Lei è un meccanico?”

 

Feci quella domanda, con le idee già chiare in mente su come farmi notare almeno da lui. Il gigante sembrava piuttosto schivo rispetto al biondo. Dean al contrario sembrava un tipo piuttosto diretto.

 

“Non proprio, ma ho sempre riparato la mia auto da solo. Solo che muoverla ora è impossibile, ha il semiasse anteriore andato.”

“Non capisco nulla di auto, ma... se è così preoccupato signor Plant, posso chiedere a Daniel il favore di lasciarvi usare la sua officina. Normalmente non è un tipo che fa molte storie.”

“Chiamami Dean... e sarebbe fantastico. Lo faresti veramente?”

“Certo, chiedere non costa nulla.”

 

Conoscevo molte persone che amavano cosi le proprie auto, non avevo sbagliato a inquadrare anche Dean. Quello che non mi ero certo aspettata era che il biondo s’illuminasse in quel modo. Il modo in cui mi stava sorridendo era disarmante e non potevo non notare, che i suoi occhi mi stavano osservando in maniera del tutto diversa ora.

 

Si era appoggiato al banco della reception, sporgendosi in avanti. Era talmente vicino che volendo avrei potuto contare le sue lentiggini. Mi stava guardando attentamente, come se si fosse accorto in quel momento che ero una donna e perdonate la mancanza di modestia, anche carina. 

Quando riprese a parlare, la sua voce cambiò, si fece più calda, molto più sexy.

 

“Sai che hai degli occhi incredibili? È la prima volta che vedo qualcuno con iridi di colore diverso. A proposito non so neanche il tuo nome...”

 

Stai calma Annika, ricordati cosa hai combinato questa mattina... non devi perdere il controllo un’altra volta. Dio ti ha dato una seconda chance, non sprecarla, non ora che questo pezzo d’uomo terribilmente sensuale sta flirtando con te . Mantieni un profilo basso e cerca di usare la testa per una volta.

 

“Mi chiamo Annika... e grazie... è la prima volta che a qualcuno oltre a me, piacciono i miei occhi. Normalmente vengono definiti strani o inquietanti. Sicuramente non incredibili.”

“Più che strani li definirei particolari, affascinanti. Sembra di stare davanti a due persone diverse ed entrambe bellissime.”

 

Mkfdlj.

Era circa questo il suono che avrebbe avuto il mio pensiero se l'avessi trasformato in parole. Riassumeva perfettamente quel sentore di leggerezza che provavo al momento, cosi come la mia lenta disconnessione dal mondo reale.

Dean sembrava totalmente a suo agio mentre mi faceva questi complimenti. Il motivo? Era chiaro anche a me, pur dal basso della mia inesperienza con gli uomini, non faticavo a capire che ci stava provando e neanche tanto velatamente. A giudicare dal suo comportamento, doveva essere una di quelle persone che non perdeva tempo, soprattutto quando la controparte mostrava interesse e per quanto cercassi di controllarmi per non apparire una troppo facile, era abbastanza chiaro che io lo ero.

 

Il concetto infondo era sempre lo stesso, volevo far sesso, in primo luogo per liberarmi del peso di un matrimonio concordato che non mi andava proprio giù. In secondo, perché non me ne fregava assolutamente nulla di tutta quella storia sul fatto che la prima volta devi farlo per amore.

 

Chi se ne frega dell’amore quando hai come possibile partner, uno che potrebbe farti urlare come un’indemoniata per tutta la notte!

 

Stavo per rispondergli, che entrambe le persone in me, trovavano anche lui affascinante, quando il fratello formato gigante s’intromise. Era ovviamente stufo di stare lì a reggere il moccolo, a giudicare dalla reazione del biondo però, era qualcosa che capitava sovente. Con mio sommo dispiacere, prese Dean da parte, allontanandolo dalla reception e da me. Mi lasciai scappare anche un sospiro deluso, quando si scusò con me per seguire il fratello, cosa che fece sorridere il biondo e innervosire ulteriormente il moro.

 

Non potendo e soprattutto dovendo, trattenermi dall’interromperli, mi obbligai a pensare ad altro. Mentre parlavano, li registrai, e scelsi per loro la camera più vicina a quella in cui riposavo io, quando mi fermavo in motel la notte. Mi sentivo già a cavallo, in ogni senso conosciuto del termine, a quanto pareva Dean non era uno che non si faceva molti problemi. Anche se non ero un’esperta, ero sicura che non avrei dovuto faticare per farlo entrare casualmente nella mia stanza e nel mio letto.

 

Mentre inserivo i loro nomi nel computer, riuscii anche a captare un paio di frasi.

 

“Dean, non abbiamo tempo anche per... questo. Siamo qui da questa mattina e non abbiamo combinato ancora nulla...”

“Stai calmo Sam, risolveremo tutto come sempre e comunque non vedo perché non possa divertirmi un po’...”

 

Sì Dean, hai assolutamente ragione, devi divertirti il più possibile, soprattutto se in questo contesto sono prevista anch’io.

 

A quel punto, ero ormai completamente in balia dei miei ormoni, che stavano già esultando, non credendo ancora a cosi tanta fortuna. Si stava rivelando tutto sin troppo facile... davvero troppo...

 

Incontrare casualmente dei forestieri era già un miracolo in questo piccolo paese, ancora di più se giovani e affascinanti. Se poi sommavamo che Dean era decisamente il tipo di ragazzo che non si lasciava scappare nessuna occasione per rimorchiare... beh... che altro potevo volere? Ok, forse una sessione acrobatica a tre con anche il fratello scultura, non mi sarebbe dispiaciuta, ma... riflettendo sui rischi di perdita del controllo che correvo già così, forse era meglio non esagerare.

 

Qualche istante dopo, Sam si fece consegnare le chiavi della stanza e sparì lungo il corridoio, carico dei bagagli di entrambi. Dean invece, tornò ad appoggiarsi al banco, continuando a fissarmi come un lupo davanti a un agnellino. Peccato che l’agnellino fosse probabilmente più affamato del lupo al momento.

 

“Scusa l’interruzione.”

“Nessun problema, dovevo comunque finire la registrazione dei vostri dati.

“Quindi... tu lavori sempre qui la sera?”

“Solo fino alle otto...”

“Sono le nove... allora posso invitarti a bere qualcosa con me?”

 

Ok... stava giocando, ed era un gioco di cui conoscevo le regole e anche se avrei saltato volentieri la parte del conosciamoci meglio, per passare direttamente alla conoscenza biblica, non mi sarei tirata indietro.

 

“Oggi non posso, sto facendo un doppio turno, ma... possiamo bere qualcosa qui. Abbiamo una sala bar di la. Non è molto fornita ma se vuoi, fa parte anche questo del mio lavoro. Nessuno avrà nulla da dire se intrattengo gli ospiti.”

“Suppongo di no. Ma... devi bere con me, non mi piace farlo da solo.”

“... d’accordo.”

 

Accettare quella proposta fu il mio errore, forse avrei dovuto avvertirlo che il mio limite era una birra, oltre a quella, il mio già precario controllo, spariva del tutto. Non potevo farmi scappare quell’opportunità però, non quando mi veniva servita su un piatto d’argento.

 

 

Lui buttava giù whiskey come se fosse acqua ed io ero arrivata alla terza birra e cominciavo già a essere notevolmente su di giri.

 

Parlammo per una buona ora e mezza, non feci molto caso a quello che mi chiese, ne al suo interesse per la città e le sue leggende. Non era inconsueto, il paese distava pochi kilometri da Salem e questa famosa per il suo passato colorito.

 

Quando il discorso virò di nuovo su di me, capii che stavo per fare strike.

 

Dovevo avergli appena fatto un complimento sui suoi occhi o su una qualche parte del suo corpo, quando lui sporse il suo viso oltre il banco e mi baciò.

 

Non avevamo molti termini di paragone, anzi non ne avevo proprio, considerando che era la prima volta che mi succedeva. Ero sicura però, che in una scala da uno a dieci, Dean meritasse almeno un undici, l’uso che faceva della bocca, era da levare il fiato.

 

Quelle labbra che avevo tanto ammirato, erano premute sulle le mie e mi guidavano in quel bacio umido e sensuale. La sua lingua penetrò nella mia bocca con impeto, tanto da annullare ogni mio pensiero.

 

Standogli cosi vicino oltretutto, percepivo anche il suo odore ed era molto differente da quello del fratello. Dean profumava di cuoio, di terra e stranamente anche di torta di mele, un connubio di odori particolare ma piacevole.

 

Mi ritrovai a scavalcare goffamente il banco, per non perdere il contatto tra noi, mentre il biondo mi aiutava in quell’operazione, sostenendomi dai fianchi. Fu un vero miracolo riuscirci senza causare danni, a parte rovesciare metà della birra rimasta nella bottiglia, non successe altro e poco dopo ero seduta cavalcioni su Dean.

 

Grazie alla mia cultura di film porno, avevo circa idea del cosa e del come, quindi, quando la sua bocca lasciò la mia, pensai che baciargli il collo fosse decisamente un’ottima idea. Lo feci, completamente inebriata dal suo profumo, e ahimè, dalle due birre e mezzo che avevo bevuto.

 

Se solo fossi stata sobria, forse avrei potuto evitare di trovarmi in quella situazione, purtroppo però, ciò che successe, mi mise nella peggior posizione possibile. E non sto parlando di quelle del kamasutra ovviamente.

 

Mi ero attaccata a Dean come un dannato koala eccitato, mentre lui si alzava dallo sgabello, trasportandomi  per la stanza.

Continuavo a baciarlo mentre gli sfilavo la giacca che pochi istanti dopo, fece un tonfo a terra.  Un momento dopo mi ritrovata seduta su un tavolino, posto accanto al muro.

 

Per un momento pensai che fosse uno stregone anche lui, la velocità con cui mi aveva levato la maglietta era notevole. Non rimasi a rifletterci molto però, avevo ben altro a cui pensare. Ad esempio, al notevole rigonfio dei sui pantaloni, che premeva contro l’interno delle mie cosce o a quella meravigliosa bocca, che lasciava scie ardenti ovunque passasse.

 

Tanto lui era abile, tanto io ero incapace, stavo armeggiando con la sua camicia, da almeno un paio di minuti ormai. Era difficile spogliare un uomo e non era come nei film... i bottoni erano diventati trappole per le mie dita e non ne volevano sapere di venir via dalle asole.

 

Avrei dovuto strapparli via e basta... magari l’avessi fatto...

Invece, pensai che avrei dato qualsiasi cosa per avere delle lame al posto che delle inutili unghie, così da poterli far saltar via con un semplice tocco.

 

Purtroppo il mio desiderio si trasformò in realtà. Il mio cervello ormai aveva perso interesse nel tentare di controllarmi, complice l’alcool e l’attuale situazione.

Mi spuntarono degli artigli degni di Wolverine* e per giunta affilati come i suoi.

 

Per poco insieme ai bottoni non portai via anche parti intere del ragazzo e oltretutto non potei fare nulla per evitare che lui vedesse le mie mani.

 

Quello che non mi ero aspettata di certo era la sua reazione, non scappò via, come avrebbe fatto chiunque altro. Si scostò solo di un passo, portandosi fuori portata dalle armi non convenzionali che mi erano spuntate sulle dita.

 

Rimase a osservarmi per alcuni istanti che a me sembrarono ore, cambiando totalmente espressione. Non c’era più nessun segno di attrazione nei suoi occhi ma neanche paura o sorpresa. C’era rabbia invece, rabbia mista a comprensione per quello che era appena successo.

 

Un momento dopo si avventò su di me, non tentai neanche di ripararmi, anzi, allargai le braccia onde evitare di ferirlo. Mi afferrò per il collo e mi fece sbattere la nuca contro il muro. Persi i sensi immediatamente, ma non senza prima realizzare chi era in realtà Dean. Era chiaro, nessun’altro avrebbe reagito nello stesso modo. Era un cacciatore, un dannatissimo cacciatore ed io probabilmente ero già morta.

 

 

____________

 

 *Plant, è naturalmente il cognome di Robert Plant, frontman dei Led Zeppelin (uno dei miei gruppi preferiti), (sì, sono vecchia e antiquata), i Winchester hanno spesso usato questo cognome durante la serie. Molto spesso affiancato al cognome Paige come Jimmy Paige, chitarrista dell’omonimo gruppo. In questo caso essendosi identificati come fratelli, ho naturalmente usato lo stesso cognome per entrambi.

 

*Wolverine, personaggio dei fumetti, uno dei mutanti supereroi degli X-men. Interpretato al cinema da quel gran pezzo d’uomo di Hugh Jackman e probabilmente noto a tutti/e. In ogni caso ho voluto specificarlo se ci fosse davvero qualcuno che ancora non lo conosceva.

 

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Angolo dell’autrice: Ciao a tutte e un grazie sentito per le belle recensioni che mi avete lasciato nell’ultimo capitolo. Grazie anche a chi legge silenziosamente e a chi ha messo questa storia nei preferiti, seguiti o ricordati.

Vedere che in molti apprezzano, fa sempre piacere.

 

Un grazie enorme però va sempre alla mia cara Tenebra. Lei più di tutti mi ha sempre incoraggiato a continuare a scrivere e se dopo quasi due anni di assenza, mi sono decisa a riprovarci, il merito è suo. Quindi grazie cara, che ti amo, tu lo sai già (platonicamente parlando, vediamo di non dare strane impressioni), ma sentivo il bisogno di dirlo a tutti.

Parlando di Annika: penso che molti di voi abbiano già capito il carattere di questo personaggio, pur essendo goffa, non è stupida. Ha dei pensieri a volte totalmente in contrasto con ciò che dice, ma questo è dovuto al fatto che in lei è come se ci fossero davvero due persone. Una intelligente e arguta, comandata dal suo cervello e l’altra un filo maniaca, capitanata dagli ormoni ormai sotto pressione della poverina.

Molto spesso esprimo nei pensieri questa sua seconda personalità, lasciando invece che l’altra sia quella che parla.

 

Che altro dire? Ci rivediamo nel prossimo capitolo, con un bel faccia a faccia tra la nostra strega e i due cacciatori.

 

Un bacio a tutte e alla prossima settimana.

 

Shanax

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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