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Autore: giulia_yousavedme    15/12/2013    1 recensioni
"e se te ne andrai?" "fidati che non lo farò".
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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la giornata iniziò da schifo, come al solito: cuffie rotte e caffè sulla maglia. perciò andai in camera, aprii la finestra e mi cambiai. una folata di vento che entrò dalla finestra, fece volare un bigliettino che era sulla scrivania. lo raccolsi e mi resi conto che era una vecchia lettera scritta dai miei genitori prima che partissero. loro partivano spesso, sia per lavoro sia per piacere. la gente diceva che era la coppia più bella del mondo ma solo io sapevo l'inferno che c'era dentro casa quando litigavano. perciò, ripensando a quei momenti e presa da un'attacco di rabbia, buttai la lettera per terra vicino al letto, presi la borsa e uscii di casa. l'autobus non passava e si era fatto già tardi ma con mia fortuna, trovai airis, la mia migliore amica in macchina al semaforo. le bussai sul finestrino e dopo essersi spaventata e essersi resa conto che fossi io mi fece entrare. airis era una delle poche persone che mi faceva sentire bene. la conoscevo da ormai sedici anni e per me c'era sempre. mi ricordo le telefonate che ci facevamo alle due di notte quando una delle due era triste oppure i messaggi idioti che ci mandavamo sempre. lei era il mio punto di riferimento, colei che mi ascoltava sempre. oltre ad essere una delle ragazze più belle di questo pianeta, era anche molto intelligente e matura per la sua età ed era per questo che a lei potevo raccontare tutto. "sei strana questa mattina, cos'hai?" disse lei non appena il semaforo diventò verde. "non ho niente" dissi io poggiandomi al sedile. "ti si legge negli occhi che se triste perciò ora raccontami" "è da questa mattina che penso a quanto sarebbe bello poter condividere la mia felicità con qualcuno" "io non ti basto?!" disse lei ridendo. "si, ma in un certo senso, sento il bisogno di avere qualcuno che mi ami" dissi io guardando fuori dal finestrino. "ed io so per certo chi vorresti che ti amasse" aggiunse lei spegnendo la macchina. eravamo arrivati a scuola, luogo in cui io mi sentivo totalmente a disagio. pur essendo un "personaggio importante" nella scuola, mi sentivo totalmente fuori luogo e l'unico motivo per cui ci andavo, era per vedere la ragione della mia sofferenza e della mia felicità. si, perché quando ero con lui ero felice ma allo stesso tempo triste, perché sapevo che per lui ero solo un'amica o addirittura una conoscente. chiusi lo sportello, airis mi diede la mano ed entrammo a scuola. i giocatori della squadra di basket erano all'entrata circondati da ragazze idiote e oche che ne io ne airis sopportavamo. non poco distanti da loro, c'era lui, il mio amore che parlava con una delle ragazze più belle della scuola. la mia giornata non poteva andare peggio di così. andai al mio armadietto che si trovava a destra dell'aula di spagnolo e dopo aver preso il libro di matematica mi sentii una mano che mi toccò il fianco. mi girai e le gambe iniziarono a tremare. era lui, era niall, il ragazzo che amavo, quello con cui volevo condividere la mia felicità, per farvi capire. mi abbracciò e mi bacio sulle guance. in quel momento, quel preciso momento in cui mi abbracciò mi sentii protetta e al sicuro. con lui tutto era più bello, anche le cose più noiose diventavano divertenti, come la lezione di matematica che seguii a quel momento fantastico. fu interrogato in un argomento che non sapeva e per i suoi modi di fare molto gentili, fu cacciato fuori dalla classe. era sempre così. niall era un ragazzo simpatico e scherzoso, bello da far paura ma anche molto stronzo e con un carattere di merda. veniva mandato molto spesso dal preside e marinava la scuola quasi due volte al mese. era un ragazzo un po' lunatico, in pochi sapevano come prenderlo ma forse è stato proprio questo suo lato che mi ha fatto innamorare di lui. finita l'ora di matematica, toccò a quella di ginnastica, una delle materie che odiavo di più. il fatto di fare sport mi piaceva ma con quel professore pervertito, l'idea di mettermi la divisa con i pantaloni corti la bocciai dal primo giorno di scuola così, ogni volta che avevo ginnastica, saltavo l'ora con una banalissima scusa. quella volta però, le scuse erano finite e non sapevo cosa inventarmi. coincidenza o no, trovai niall fuori l'enorme palestra del scuola e mi invitò ad uscire in cortile con lui. ero emozionata. ci sedemmo sulli spalti del campo da football della scuola, all'ultima fila vicino al cartellone della squadra della nostra scuola. lui si mise appoggiato al corrimano in ferro ed io di fronte a lui. appena alzai lo sguardo, i nostri occhi si incrociarono. credo di non aver mai visto cosa più bella. in quel momento, ho capito che avrei lottato con tutte le mie forze per averlo avuto vicino a me. se dovessi descrivere il colore dei suoi occhi direi fra il blu e il blu mare, quel perfetto miscuglio che si crea quando il cielo sembra toccare l'oceano ed il sole illumina entrambi. passammo circa due ore seduti su quei scalini gelidi finché davide, il migliore amico di niall, chiamò per dirci che il preside aveva assegnato una punizione sia a me che a lui per aver saltato senza permesso due ore di lezione, il che significava passare altre cinque ore con lui. se la giornata era cominciata male stava finendo nei migliori dei modi. finita la breve telefonata, ci alzammo e senza sapere come, ci ritrovammo mano nella mano. io ero imbarazzatissima e fino all'entrata della scuola guardai per terra. lui invece sembrava tutt'altro che scontento. ogni passo che facevamo la sua mano si incastrava sempre di più nella mia ed in quel momento mi sentii davvero felice ed il fatto che stavo condividendo la mia felicità con il ragazzo che amavo da anni mi rendeva ancora più emozionata. entrati nell'aula dove dovevamo passare le nostre prime cinque ore assieme, notammo che eravamo solo noi due ed un professore che non conoscevamo. "io non so il motivo per cui voi siate qui, non ho intenzione di annoiarvi con i miei discorsi per cinque ore perciò vorrei solo raccontarvi qualche annedoto della mia vita e discutere su alcune cose insieme." l'idea mi piaceva molto dato che amavo ascoltare le storie della vita degli altri. niall come al solito suo aveva da reclamare ma dopo un'occhiata non molto bella da parte del professore si azzittì. "innanzitutto volevo dirvi che solo voi siete padroni i voi stessi. vedo tanti ragazzi che stanno male per qualche piccolo insulto di troppo fatto da ragazzi stupidi,e proprio non capisco come ci si possa rimanere male. ognuno di noi deve essere padrone delle proprie emozioni e l'opinione degli altri deve importarci solo se è detta da qualcuno che consideriamo importante. se l'offesa viene fatta da una persona che non conoscete, che si fa grande per farsi accettare, perché dovrebbe importarvi? come quando qualcuno vuole imporvi ad essere felici. decidete voi quando è come esserlo, giusto?!" disse il professore sedendosi su una sedia di fronte e me è a niall. "voi siete mai stati realmente felici ragazzi?" chiese il professore rivolgendosi a noi. "non del tutto. ho vissuto momenti in cui ero molto felice ma la vera felicità, quella non l'ho mai provata" dissi io guardando il pavimento bianco. "io credo di non aver mai provato la vera felicità" disse niall scuotendo la testa. in quel momento avrei voluto dirgli che io volevo tanto essere la ragione della sua felicità, ma non potevo. il professore ci fece uscire due ore prima, dicendo di non raccontarlo a nessuno. prima della fine della lezione, scrisse alcune frasi alla lavagna che rappresentavano il mio stato d'animo di allora. altre invece, sembravano scritte per niall, o addirittura dediche da parte mia per lui. usciti da scuola, niall mi propose di andare a prendere un caffè per poi portarmi a casa e come potevo rifiutare? durante il tragitto verso casa, niall si aprì con me. mi raccontò della sua situazione a scuola e quella della sua famiglia. mi disse che non era felice da tempo e che voleva tanto esserlo. io feci lo stesso. gli raccontai tutti i miei pensieri. i miei problemi, quelli della mia famiglia e quelli di scuola. non ebbi però il coraggio di dirgli che ero innamorata, tanto meno di lui. arrivammo davanti al cancello di casa, ci scambiammo i numeri di telefono e, nel momento in cui lui si avvicinò a me, squillo il suo telefono e andò via. entrai a casa, presi l'acqua dal grosso frigorifero in cucina, salii le lunghe scale marrone chiaro e mi sedetti sul davanzale della finestra di camera mia e iniziai a pensare a niall e a quanto potesse essere bello, poter diventare la sua felicità.
  
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