Sono le otto del
mattino e, non so perché, sono in camera di Niall. Probabilmente mi sarò
addormentata dopo aver parlato con lui per ore ed ore.
A quest’ora papà sarà
già andato in studio e mamma in ufficio per il suo primo giorno di lavoro.
Prima che ci trasferissimo ha cercato lavoro qui e ha avuto la possibilità di
continuare a fare l’avvocato per una compagnia di legge.
Ciò vuol dire che io,
Niall e Chloe staremo soli per circa 16 ore su 24, se ci va bene.
Tolgo il braccio
di mio fratello dal collo e scendo al piano di sotto per preparare la
colazione.
Prima però passo dalla camera di Chloe per controllarla.
Dorme come
un angioletto e in quel letto enorme pieno di peluche sembra una bambolina. Le
stampo un bacio sulla fronte e la lascio dormire.
Credo che i ragazzi
dormiranno per un altro paio d’ore, cosi approfitto della tranquillità in casa
per preparare dei pancakes.
Mentre lascio che l’impasto riposi, preparo una
cioccolata e la sorseggio dando un’occhiata alla casa.
Ci sono una marea di
porte-finestre che danno sul bellissimo giardino.
Mi affaccio ad una di queste.
Il portico è bagnato, deve aver piovuto stanotte, ma non fa niente, mi piace la
sensazione del pavimento bagnato sotto ai piedi nudi, e amo l’odore della
pioggia.
Dall’altra parte della strada ci sono un sacco di ragazzi che
camminano in gruppo con le loro tracolle in spalla. Ma certo, vanno a scuola!
L’idea di cominciare una nuova scuola mi mette un po’ d’ansia.
Nonostante
stiano per arrivare le vacanze di Natale papà vuole iscrivermi pomeriggio, cosi
non mi troverò indietro con il programma di gennaio, dice lui.
Quindi, quello
di domani sarà il mio primo giorno di scuola.
Finisco la mia
cioccolata, lavo la tazza e comincio a preparare i pancake.
Mentre sto per
versare nel padellino l’ultima porzione di impasto vedo Niall scendere le scale
con un’aria assonnata.
‘Buon giorno
principessa.’ dice lui, con un’aria evidentemente addormentata, ma comunque
tenera.
‘Giorno. Dormito
bene?’
‘Faith, non ti sei
accorta che stanotte mi hai praticamente dormito addosso?’ chiede come se la
cosa fosse ovvia.
Mi viene istintivamente da ridere, coinvolgendo anche lui
nella mia risata che sveglia anche Chloe.
Cosi ci ritroviamo a fare colazione
tutti insieme.
Metto in tavola i pancakes, del succo d’arancia e cominciamo a
scherzare, come quando eravamo tutti più piccoli.
Finita la
colazione, con l’aiuto di Niall do una pulita ai piatti e corro a provare la
nuova vasca. Mi serviva un bel bagno caldo rilassante.
Papà è tornato,
quindi andiamo a fare l’iscrizione a scuola.
Nonostante sia pomeriggio, nella
scuola ci sono ancora dei ragazzi.
Alcuni studiano in biblioteca, altri sono in
sala prove con il loro gruppo. Mi piace l’atmosfera che c’è qui.
‘Faith vado a
parlare al preside. Perché non fai un giro?’ dice papà, e senza aspettare una
risposta entra nell’ufficio del dirigente chiudendosi la porta alle spalle.
‘Avrei altra
scelta?’ dico tra me e me.
Alzo gli occhi al
cielo, aspettandomi il ‘menefreghismo’ di mio padre, e continuo a camminare per
il corridoio in direzione della caffetteria, indicata da un cartello sulla
porta.
Mentre giro l’angolo, non mi accorgo della ragazza che sta per venirmi
contro, facendo cadere tutti i fogli che tiene tra le mani.
Lei mi scivola addosso,
e di conseguenza cado giù anch’io.
‘Oddio scusa, ti
sei fatta male?’ chiede premurosamente lei alzandosi. Noto subito i suoi occhi,
di un nero intenso e profondo, truccati con una linea leggera di eyeliner e un po’
di mascara, e i capelli, lunghi e ricci, tendenti al rosso.
‘Si, sto bene.’ le
rispondo accennando un sorriso.
‘Mi dispiace
tantissimo..’ dice sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
‘Non preoccuparti,
davvero.’ dico io, sfoderando un sorriso più rassicurante, rispetto a quello
precedente.
‘Piacere, Mari
Thirlwall.’ dice porgendomi la mano.
‘Faith Horan,
piacere mio.’
‘Non sei inglese,
vero?’
‘No, sono
americana. Mi sono trasferita ieri.’
‘E frequenterai
questa scuola?’
‘Si, farò il
quarto anno.’
‘Anche io.
Potresti seguire i miei corsi.’
‘Sarebbe
fantastico.’ le rispondo, dirigendomi verso la caffetteria.
Prendiamo un frappuccino
e continuiamo a parlare, conoscendoci meglio.
Alla fine della
giornata, so che Mari vive in una strada non molto lontana da Richmond, ama i
libri, la musica e il canto, è molto riservata e sempre disponibile.
Sembra una
mia copia, credo che con lei mi troverei bene.
Ci scambiamo i numeri di
telefono e poi le do un passaggio a casa.
*giorno seguente*
Stamattina ho
sentito Mari. Dato che questo è il mio primo giorno, lei mi farà da guida.
Passo a prenderla sotto casa. Comincio a canticchiare una canzone sentita alla
radio, quando la vedo uscire di casa, intenta a pulire gli occhiali da sole e
litigando con la tracolla della sacca che non ne voleva sapere di star ferma
sulla sua spalla.
Mi scappa una risata, mentre sale in macchina e ci salutiamo
come se ci conoscessimo da tempo.
Credo che le mie previsioni fossero errate, ho trovato un'amica, e lei sembra proprio quella giusta.