Ciao belli!
Scusate se posto a quest’ora, ma stavo
guardando “Che fine ha fatto Santa Clause?” e mi
sono incollata alla tv. Ora non
so se vedere Santa Clause è nei guai o Il Signore degli
Anelli, farò testa o
croce xD
Allora,
prima che leggiate, secondo voi chi è lo
spirito del Natale Presente? Ahaha spero che rimarrete sorpresi nello
scoprire
chi è, ci vediamo sotto!
Capitolo
3:
Lo Spirito del Natale Presente
“Verde e rosso è l’agrifoglio
falalalala
lala lala
Quanta
gioia in un germoglio
falalalala
lala lala
Questo
giorno è speciale
falalalala lala lala
Su
cantiamo è Natale
falalalala
lala lalalaaaaaa!!!”
I
canti di Natale erano esplosi per tutta la Sala Comune e, se qualcuno
avesse varcato la soglia di quella stanza, non avrebbe mai creduto che
quelli
erano proprio studenti Serpeverde.
I
ragazzi si abbracciavano tra loro, gioendo e brindando con bicchieri
colmi di Whisky Incendiario e Burrobirra, ridevano, si rotolavano sul
tappeto e
scartavano i regali ricevuti.
Draco,
seduto sul tappeto verde vicino al fuoco, aveva già aperto,
commosso,
il regalo di Theo e Blaise: gli avevano preso una cornice per foto in
Argento
puro, decorata con serpentelli verdi che si muovevano per
tutta la
superficie della cornice, e avevano messo una loro foto divisa a
metà.
La parte sinistra mostrava loro tre al primo anno, che si abbracciavano
felici
nelle loro nuove divise fiammanti, mentre la parte destra rappresentava
sempre
loro tre e li ritraeva in una foto scattata giusto qualche settimana
prima.
Il
Serpeverde osservò attentamente l’immagine.
Tutti
e tre, ovviamente, erano cambiati moltissimo.
Erano
molto più alti, soprattutto Blaise, e i loro lineamenti si
erano
induriti, eliminando ogni traccia di fanciullezza dai loro volti.
Tutti
e tre erano diventati uomini.
E
tutti e tre nella prima foto erano sereni, felici, con
l’espressione
morbida e calda, senza preoccupazioni.
Sorridevano.
Nella
seconda foto, invece, anche se sorridevano lo stesso, dandosi pacche
amichevoli sulle spalle, si vedeva che qualcosa si stava spezzando nel
loro
animo.
Le
loro espressioni erano più tirate, più finte,
più fredde.
In
compenso, però, la loro amicizia si era molto rafforzata,
perché ora
avevano qualcosa che li univa tutti.
Il
Terrore.
Draco
guardò attentamente le due foto, confrontandole.
Lui
era di certo quello che aveva subito più trasformazioni.
Era
dimagrito molto, aveva profonde occhiaie scure attorno agli occhi, la
sua pelle, un tempo bianca come il latte, ora aveva una delicata, ma
malsana,
sfumatura grigiastra.
Sospirò.
Suo nonno aveva ragione.
La
sua vita aveva cominciato a fare schifo da quando il Signore Oscuro
aveva rifatto capolino nelle loro vite, scombussolandole e
distruggendole.
Dopo
che ebbe aperto anche i regali di Tiger e Goyle (tutte scatole di
dolciumi), quello di Daphne (tre camice di un bel verde smeraldo) e
quello di
Pansy (un cappello peloso identico a quello che aveva al suo terzo anno
e che
aveva perso), Draco, con una scusa, andò a dormire, anche se
tutti gli altri
stavano ancora festeggiando.
Voleva
andare a letto non tanto perché fosse stanco, ma
perché, dopo quello
che era successo la notte precedente, voleva essere sicuro che non
fosse stato
un sogno.
Voleva
vedere se sarebbe arrivato l’altro fantasma.
Mentre
si preparava per la notte, gettò un’occhiata
all’orologio: erano le
tre del mattino.
Si
infilò sotto le coperte e attese… non dovette
attendere molto, in
realtà.
Alle
tre e mezzo, o almeno così segnava l’orologio,
Draco vide una luce che
ormai aveva imparato ad associare agli spiriti.
“Draco!
Finalmente! Temevo che non andassi più a letto!”
echeggiò una voce
di donna, molto dolce, prima ancora che lo spirito apparisse.
Draco
ghignò. Allora non era stato un sogno.
“Potresti
comprendere che la tua è una strada sbagliata, potresti
tornare sulla via
giusta. Fai tesoro di questa esperienza, Draco.”
Quelle
erano le parole che aveva enunciato il fantasma della Rowling.
Quello
era il suo regalo di Natale.
Lui
desiderava che qualcuno lo aiutasse ad uscire da quella brutta
situazione e
forse quell’aiuto stava arrivando, anche se non capiva chi
potesse averglielo
mandato.
Mentre
pensava a ciò, il fantasma della donna apparve del tutto,
nitido e solido come
quello di suo nonno.
Era
una donna bellissima e molto giovane, sui venti/ventidue anni, e gli
sorrideva
molto dolcemente.
“Draco,
sai chi sono?” chiese, con voce melodiosa, tendendo la mano
verso Draco.
“Sei
lo Spirito del Natale Presente?” domandò Draco,
allungando il braccio per
afferrare la mano della donna, che sorrise e annuì, prima di
smaterializzarli
nel solito vortice Rosso-Verde.
I
due giovani volavano nel vortice ed entrambi stavano zitti.
Draco
aspettava che lei parlasse, ma la donna si limitava a sorridere tra se
e a
tacere.
Il
Serpeverde allora la guardò meglio, concentrandosi
soprattutto sul suo aspetto
e sul suo volto.
Aveva
un’aria stranamente familiare, anche se Draco era sicuro di
non averla mai
incontrata prima.
Si
chiese come mai una donna così giovane e bella fosse morta.
Mentre
rifletteva su ciò, Draco osservava furtivamente la sua
accompagnatrice.
Era
minuta, coi fianchi sinuosi, la vita stretta e un seno piccolo e sodo.
Le
labbra erano aperte in un dolcissimo sorriso, che metteva in bella
mostra una
fila di denti bianchi e perfetti.
Il
naso piccolino guardava all’insù.
I
suoi capelli, lunghi fino a metà schiena, erano mossi e di
un bel rosso scuro,
che le incorniciavano il viso in maniera graziosa.
Ciò
che però aveva più colpito Draco erano gli occhi.
Grandi,
a mandorla, profondi.
Erano
verdi, verdi come l’erba dopo la pioggia, verdi come gli
smeraldi che
caratterizzavano la sua Casa.
Draco
aveva già visto quegli occhi verdi, ecco perché
la donna aveva un’aria
familiare.
Ma
dove poteva averli visti?
Non
erano occhi comuni.
La
maggior parte delle persone che ha gli occhi verdi di solito li ha
slavati, di
un verde chiaro, che si nota, certo, ma che non cattura, che da un
senso di
superficialità.
Quelli
della donna erano invece intensi, forti, profondi e magnetici.
Draco
non riusciva a staccarvi lo sguardo, mentre meditava su dove potesse
aver visto
quegli stessi occhi.
Poi
un lampo di genio gli fece collegare il tutto.
La
donna era troppo giovane per essere morta di morte naturale,
ovviamente, per
cui doveva essere stata uccisa.
Quegli
occhi e quelle labbra sorridenti gli avevano fatto mettere in ordine i
pezzi
del puzzle.
“Lei…
Lei è la madre di Potter?” le chiese Draco, in un
sussurro.
La
donna finalmente lo guardò, sempre sorridendogli.
“Esatto,
Draco. Sono Lily Potter. La mamma di Harry.”
Sottolineò
il nome di suo figlio con un amore e un orgoglio che ricordò
a Draco sua madre
mentre lo elogiava, quando era piccolo, davanti agli amici di famiglia.
Ricordava
che in quei momenti si sentiva orgogliosissimo, anche se aveva appena
dai
quattro ai nove anni.
Lily
riprese a parlare: “Da cosa hai capito chi sono?”
“Dagli
occhi e dal sorriso” rispose istantaneamente Draco, rivedendo
nella sua mente
il viso di Potter, mentre sorrideva ai suoi amici o guardava con occhi
luccicanti il boccino d’oro durante una partita di Quidditch.
“Lei
sorride nella stessa maniera gentile di Potter. E ha il suo stesso
colore di
occhi. Un verde stupefacente, che non avevo mai visto.”
Continuò, mesto,
Malfoy.
Non
capiva perché, ma si vergognava un po’ a dire
quelle cose. Non erano per niente
da lui.
Quella
donna però gli ispirava profonda fiducia e Draco si stava
mostrando a lei
completamente senza indugi.
Lily
gli prese la mano.
“Vieni”
disse “È ora di andare. Ti mostrerò
come passano il
Natale i tuoi amici e… anche qualche tuo
nemico.” aggiunse, con aria
divertita.
Draco
le strinse la mano.
Era
piccola, calda e fragile, sotto la sua grande, fredda e sinuosa.
La
consueta luce bianca gli fece chiudere gli occhi e, quando li
riaprì, si
ritrovò nella sua Sala Comune, dieci metri distante dal
dormitorio che aveva
appena lasciato.
I
suoi amici erano ancora lì.
Tiger,
Goyle, Daphne e Millicent erano ubriachi
e continuavano a
ridacchiare da soli, mentre erano impegnati in un abbraccio comune.
Sembravano
felici, senza pensieri.
Eppure
anche i loro genitori erano Mangiamorte.
Pansy,
Theodore e Nott invece erano impegnati, leggermente brilli anche loro,
a
ballare e cantare sul tavolo una vivace canzone
Natalizia.
Anche
loro erano felici e spensierati, almeno quella notte, anche se durante
il resto
dell’anno erano preoccupati quasi quanto lui.
Ma non quella sera.
“Jingle bells, jingle bells
Jingle
all the way!
Oh,
what fun it is to ride
In
a one horse open sleigh
Eh!”
Draco
sorrise.
Pansy
era in mezzo ai due amici, che si abbracciavano per le spalle, e
tutti e tre muovevano convulsamente le gambe, saltellando su quel
povero tavolo.
“Draco.”
disse a sorpresa Lily, facendolo sobbalzare e destandolo dai suoi
pensieri “Prova a rispondere a questa mia domanda:
perché loro, nonostante
siano nella tua stessa situazione, riescono, almeno in questo giorno
speciale,
ad essere felici e a non avere pensieri, mentre te sei sempre e
costantemente
sotto stress e non riesci a trovare pace?”
Il
tono della donna, man mano che parlava, aveva assunto un tono
leggermente accusatorio e ciò fece infuriare Draco, che
rispose con una certa
foga.
“Lei
non capisce niente!” le urlò contro “Non
siamo nella stessa
situazione! È vero, anche i loro genitori sono Mangiamorte e
sono anche in prigione,
ma loro sono liberi!
Il Signore Oscuro
non li ha costretti a prendere questo fottuto Marchio Nero!”
Malfoy
si alzò la manica sinistra del pigiama smeraldino e
mostrò a Lily il
braccio.
Lì,
sulla sua pelle un tempo bianca e ora grigiastra a causa del troppo
stress, spiccava il nero tatuaggio.
Era
immobile e in qualche modo sbiadito, ma c’era.
“…
e non li ha costretti a uccidere il più grande e potente
mago del
mondo!” continuò Malfoy, dando sfogo alla sua
rabbia, mentre lacrime di nervoso
gli colavano lungo le guance e lui non faceva niente per nasconderle o
per
fermarle.
Con
la vista appannata da esse, Draco non notò che Lily si era
mossa, e un
attimo dopo si ritrovò il capo posato dolcemente sul suo
seno, stretto in un
caldo abbraccio tra le braccia esili della madre del suo acerrimo
nemico.
Gli
ricordava moltissimo sua madre.
Un’improvvisa
ondata di tristezza allora lo invase.
Ma,
stranamente, non per se stesso, ma per Potter.
Lui
lo prendeva sempre in giro per il fatto di avere i genitori morti.
Questo
perché non si era mai messo nei panni del Grifondoro.
Draco
non era mai stato una persona particolarmente empatica, ma ora gli
dispiaceva da morire che Harry non avesse potuto godere di un abbraccio
così
carico d’affetto.
Un
abbraccio materno. Come quelli che gli dava sua madre, Narcissa.
“Draco.
Hai capito la differenza.” Sussurrò Lily, senza
sciogliere
l’abbraccio.
“Loro
hanno ancora la libertà di scelta. Tu no. È
questa la differenza. Draco, dimmi, cosa provi adesso? Cosa ti
trasmette il mio
abbraccio?”
Draco
non dovette riflettere per rispondere: “È
bellissimo. È caldo.
Trasmette amore e sicurezza.”
Lily
sorrise e lo strinse più forte.
“Ecco,
Draco. Ora dimmi, secondo te, se continuerai ad essere fedele a
Voldemort, potrai ricevere altri abbracci o altre manifestazioni
d’amore da
parte dei tuoi genitori?” gli chiese.
Draco
scosse la testa, senza spostarsi dal suo grembo, mentre osservava i
suoi amici organizzare il gioco della bottiglia.
Poi
Lily sciolse l’abbraccio.
“Draco.
Ribellati, vai da Silente. Solo così avrai qualche speranza
di
avere un futuro sereno.”
Malfoy
tacque. Era la stessa cosa che gli aveva suggerito
suo
nonno.
“Vai
Da Silente.”
Tutti
gli suggerivano ciò e Draco cominciava a pensare che forse
avevano
davvero ragione.
“Vieni,
andiamo. Devo portarti in un altro posto.” Disse Lily, poi
aggiunse
“Ah, dammi pure del tu.
Ho solo cinque
anni più di te, non farmi sentire vecchia!”
Draco
sorrise e afferrò la sua mano ancora prima che lei gliela
tendesse.
Si
smaterializzarono nel consueto vortice e, subito dopo, davanti a una
catapecchia che aveva tutta l’aria di essere stata, un tempo,
un porcile, ma
che ora era stata ingrandita aggiungendo tre piani e cinque comignoli.
Era
molto pendente e Malfoy era certo che non crollasse grazie alla magia.
“Perché
mi hai portato in una simile topaia?” chiese Malfoy, senza
collegare il cervello “Sembra la casa dei Weasley!”
Lily
si rabbuiò un po’, ma rispose ugualmente con
dolcezza: “Infatti
questa è la casa dei
Weasley”
Malfoy
sgranò gli occhi per la sorpresa, ma si ricompose.
“E
come mai mi hai portato proprio qui? Non è che vada molto
d’accordo con
loro.”
“Lo
so.” rispose Lily “Ti ho portato qui
apposta. Vieni.”
La
mamma di Harry condusse Draco dentro la casa.
Il
giardino, colmo di erbacce, pullulava di galline dall’aria
ben pasciuta
ed era disseminato di brutti gnomi tutti bitorzoluti e attrezzi da
giardino.
Ovviamente,
nessuno stava dormendo all’interno
dell’appartamento.
Malfoy
constatò che c’erano più persone di
quanto la casa potesse
effettivamente contenerne: c’erano i Signori Weasley con
cinque dei loro sette
figli, Lupin, Tonks, e Fleur Delacour.
Sembravano
tutti felici e cantavano le carole di Natale intorno a un
logoro, piccolo tavolo circolare, dove era posata una vecchia radio di
legno e
diversi bicchieri colmi di Whisky Incendiario e Burrobirra.
Draco
li invidiava un po’.
Certo,
erano poveri. Erano vestiti male e tutti spettinati.
Però
erano insieme, felici, liberi e uniti. E sapevano che stavano facendo
la cosa giusta.
Che
stavano combattendo sul lato buono.
E
avevano scelto loro di fare ciò. Nessuna costrizione, nessun
obbligo.
“Allora,
il dolce?” chiese Ronald, dopo che ebbero finito di cantare
attorno alla radiolina. “Cosa c’è per
dessert, e, soprattutto, dov’è?”
Suo
padre gli sorrise e si sporse dalla poltrona dove era seduto.
“Quest’anno”
disse “assaggeremo un dolce Italiano, più
precisamente di un
posto chiamato Milano, che i Babbani mangiano tradizionalmente proprio
a
Natale. Si chiama Panettone. Panettone Gastronomico.”
“Ed
è buono?” chiese Ginny.
“Buonissimo.”
confermò il padre, proprio mentre la porta della cucina si
spalancava e il dolce andava levitando verso di loro, comandato a
bacchetta da
Mamma Weasley e seguita dalla Granger e da Potter.
Draco
lanciò un’occhiata di sbieco a Lily.
Non
appena era apparso suo figlio, gli occhi le si erano inumiditi, e ora
lo guardava con un’espressione che Draco non aveva mai visto
prima.
C’erano
gioia, felicità e sollievo, ma anche paura, disperazione e
rimpianto.
Lily
seguì con lo sguardo suo figlio, fino a quando questi si
sedette
vicino a Ginny Weasley e cominciò a tagliare il Panettone. Sembrava pan di spagna ripieno di una
densa crema verde.
La
donna tagliava ed Harry serviva a tutta la
comitiva.
“Cos’è
questa roba verde?” chiesero i gemelli,
in coro “Sembra velenosa!”
“Oh,
non lo è, credetemi.” Li assicurò il
padre,
mentre addentava una grossa fetta “È
crema di Pistacchio! Assaggiate!”
I
presenti si guardarono sospettosi, ma poi
morsero il loro dolce. Sui volti di ognuno comparve
un’espressione deliziata.
“Draco,
ti sembra giusto?” sussurrò Lily, mentre gli altri
esprimevano a
gran voce l’apprezzamento per il dessert.
Malfoy
la guardò. Non capiva cosa intendesse.
“Ehm...
che cosa?” chiese, sentendosi uno stupido.
“Tutto
questo, Draco.” Rispose lei, senza staccare gli occhi da
Harry, che
ora si stava gustando il suo panettone con
aria soddisfatta.
“Che
ci sia un uomo che voglia comandare su tutti, che decida della vita o
della morte di una persona. Che la salvezza di tutti
sia riposta
sulle spalle di un sedicenne. Che questo sedicenne non abbia mai
conosciuto i
propri genitori a causa di Voldemort. Che questi genitori si siano
sacrificati
per lui, senza poterlo vedere crescere, senza poter insegnargli a
vivere, senza
coccolarlo, viziarlo e sgridarlo.
Draco, ti sembra giusto che a mio figlio, così come a molti
altri, sia stato
negato il diritto della cosa più bella e semplice che ci
sia? La famiglia!?”
Draco
non rispose subito. Era concentrato a guardare anche lui Harry
Potter.
Stava
finendo di mangiare ora la sua fetta di dolce, mentre Ronald se ne
era già sbafate tre.
Era
sorridente. Sembrava felice, ma si vedeva che gli mancava
qualcosa.
Aveva
notato il suo sguardo un po’ triste quando Molly Weasley si
era
sporta sui due cloni per abbracciarli, dopo che le avevano consegnato
due
pacchi regalo.
No,
si disse, non era giusto. Non era giusto niente di ciò che
Lily gli aveva
detto.
“No”
rispose Draco alla donna, ripetendole i suoi pensieri. “Certo
che
non è giusto. Tutti dovrebbero avere dei genitori che li
amano e ognuno
dovrebbe essere libero di fare ciò che vuole e di essere se
stesso.”
Lily
sorrise, tra le lacrime che le erano scese sulle guance.
“Esatto,
Draco. Non è giusto…”
Lily
non finì la frase, ma Draco intuì che
l’argomento era rimandato a
dopo.
Come
biasimarla. Voleva stare un po’ a contemplare suo figlio.
Era
giusto.
Si
avvicinarono ancora di più al gruppo di persone riunite
attorno al
tavolo.
Si
stavano scambiando i regali di Natale.
Potter
e Weasley erano già ricoperti di pacchetti.
Lily
si avvicinò ancora, mentre Draco rimase dov’era,
accanto alla
bellissima donna bionda che aveva partecipato al Torneo Tremaghi.
La
mamma di Harry si mise dietro a suo figlio, che stava scartando il
regalo della Granger, e lo abbracciò.
“Ti
voglio bene, figliolo. Sii prudente e sii forte” gli
sussurrò
all’orecchio.
Potter
si irrigidì e si girò di scatto, mentre a Draco
saltava un battito
del cuore.
Potter
aveva sentito la presenza di sua madre?
Ovviamente
si, dato che si era girato e ora stava guardando proprio
dov’era
Lily, ma era sicuro che non riuscisse a vederla.
“Harry,
cosa c’è? Perché ti sei
girato?” gli chiese Ronald.
Potter
gettò un’ultima occhiata dietro di se, dove sua
madre lo guardava
con occhi pieni di amore, ma poi si girò.
“No,
niente Ron.” rispose “Mi è parso di
sentire qualcosa. Sarà stato un
insetto.”
Poi
si dedicò di nuovo all’apertura dei regali.
Povera
Lily.
Draco poteva
solo lontanamente immaginare come doveva sentirsi.
Però
era una donna forte.
Si
era già asciugata le lacrime e stava tendendo la mano a
Malfoy.
“Draco,
andiamo. Il mio tempo è quasi scaduto. E devo finire il
discorso di
prima.”
Senza
fiatare, Draco le strinse la mano e si smaterializzarono nel vortice.
“Bene,
Draco.” disse subito lei, senza troppi preamboli
“Come hai detto
prima, non è giusto tutto ciò che sta accadendo.
Lo so che non è colpa tua ma,
se nessuno si ribella, niente cambierà. Tu hai questa
possibilità, Draco.”
Lily
guardò dritto negli occhi Malfoy, che non riuscì
a sostenere il suo
sguardo.
Dentro
vi era troppo dolore.
“Draco
, ti prego, non farti comandare da Voldemort. Non compiere
l’incarico
che ti ha affidato. Cerca aiuto in Silente, non ostilità.
Non hai niente da
perdere. Tuo padre è al sicuro ad Azkaban, mentre tua madre
può essere protetta
da Silente e dagli Auror.”
Lily
aveva ragione.
Dio,
se aveva ragione.
Ma
Draco era troppo vigliacco e troppo codardo per disubbidire al Signore
Oscuro.
“Draco,
ti prego. Fallo per te stesso, per le milioni di vite che potresti
salvare.” Continuò Lily, imperterrita.
Poi
afferrò il mento del Serpeverde e glielo sollevò.
I
loro occhi si incrociarono.
Entrambi
erano colmi di lacrime che non erano destinate a cadere.
“Fallo…”
sussurrò “…ti prego… Per
amore di mio figlio.”
Draco
non ebbe tempo di replicare alla supplichevole richiesta di Lily
Potter che questa si volto e svanì, stretta tra le braccia
di uno spirito
apparso in quel momento.
Aveva
i capelli neri disordinati e gli occhiali. Poteva solo essere il
padre di Harry Potter.
In
pochi secondi Malfoy si ritrovò sul suo letto, solo, con una
strana
voglia di piangere e di buttare tutto all’aria.
**
Quel
giorno sia la Sala Grande che la Sala Comune erano parecchio
silenziose.
Tutti
i pochi studenti rimasti ad Hogwarts o erano ancora letto o avevano
troppo il mal di testa tipico del post-sbornia per emettere un
qualunque suono.
A
Draco andava benissimo così.
Aveva
troppe cose a cui pensare.
Una
battaglia di era scatenata al suo interno.
Doveva
fare come gli avevano detto suo nonno e la mamma di Harry?
Avrebbe
dovuto chiedere aiuto a Silente?
Ma
se Silente non fosse stato capace di proteggerli da Voldemort, come non
era riuscito a proteggere i Potter?
Era
quella la più grande paura di Draco, quella che lo
costringeva a non
disubbidire al suo Signore.
Perché
sennò, figuriamoci, avrebbe già chiesto aiuto a
Silente sin dal
primo giorno.
Ma
aveva troppa paura.
Alla
fine della giornata, dopo che ebbe avuto il tempo di riflettere a
lungo e da solo, dato che i suoi amici erano ancora mezzo intontiti,
decise di
aspettare la venuta del terzo spirito per decidere
il da farsi.
Con
questa risolutezza nel cuore e nella mente, Draco, la sera del 25
Dicembre 1996 andò a letto presto, attendendo con ansia lo
Spirito del Natale
Futuro.
Nel
suo cuore percepiva una sensazione, come di speranza e
felicità, anche
se in maniera molto ridotte.
Ma
a Draco bastavano.
Se
glielo avessero detto non ci avrebbe creduto: non pensava
più, infatti,
di essere ancora capace di provare quelle emozioni.
NdA: Allora? Sono
riuscita a sorprendervi? Spero di si! E Spero di vedervi numerosi per
il
prossimo capitolo! Ormai l’aria di Natale si fa sempre
più densa e, anche se i
soldini mancano, adoro fare i regali e ho già trovato quelli
perfetti per un
sacco di mie amiche, e non vedo l’ora di fare la Babba
Natale! Ahah
Detto questo, vi saluto e
vi
lascio con un quesito… chi sarà il terzo Spirito?
Indizio: Qualcuno che
è morto,
di inquietante e che riuscirà a dare una lezione definitiva
a Draco in base
alla sua esperienza.