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Autore: Allyii    15/12/2013    2 recensioni
Il primo per ricordare, il secondo per mostrare, il terzo per svelare. 3 spiriti accompagneranno Draco Malfoy la notte di Natale del 1996.
[…]
“Per tre notti, rispettivamente questa notte, domani notte e dopodomani notte, riceverai la visita di tre spiriti. Potresti comprendere che la tua è una strada sbagliata, potresti tornare sulla via giusta. Fai tesoro di questa esperienza, Draco"
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Accenno Draco/Harry
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Ciao belli! Scusate se posto a quest’ora, ma stavo guardando “Che fine ha fatto Santa Clause?” e mi sono incollata alla tv. Ora non so se vedere Santa Clause è nei guai o Il Signore degli Anelli, farò testa o croce xD

Allora, prima che leggiate, secondo voi chi è lo spirito del Natale Presente? Ahaha spero che rimarrete sorpresi nello scoprire chi è, ci vediamo sotto!

 

 

Capitolo 3:
Lo Spirito del Natale Presente

 

 

Verde e rosso è l’agrifoglio
falalalala lala lala
Quanta gioia in un germoglio
falalalala lala lala
Questo giorno è speciale
falalalala lala lala

Su cantiamo è Natale
falalalala lala lalalaaaaaa!!!

I canti di Natale erano esplosi per tutta la Sala Comune e, se qualcuno avesse varcato la soglia di quella stanza, non avrebbe mai creduto che quelli erano proprio studenti Serpeverde.

I ragazzi si abbracciavano tra loro, gioendo e brindando con bicchieri colmi di Whisky Incendiario e Burrobirra, ridevano, si rotolavano sul tappeto e scartavano i regali ricevuti.

Draco, seduto sul tappeto verde vicino al fuoco, aveva già aperto, commosso, il regalo di Theo e Blaise: gli avevano preso una cornice per foto in Argento puro, decorata con serpentelli verdi che si muovevano per tutta  la superficie della cornice, e avevano messo una loro foto divisa a metà.
La parte sinistra mostrava loro tre al primo anno, che si abbracciavano felici nelle loro nuove divise fiammanti, mentre la parte destra rappresentava sempre loro tre e li ritraeva in una foto scattata giusto qualche settimana prima.

Il Serpeverde osservò attentamente l’immagine.

Tutti e tre, ovviamente, erano cambiati moltissimo.

Erano molto più alti, soprattutto Blaise, e i loro lineamenti si erano induriti, eliminando ogni traccia di fanciullezza dai loro volti.

Tutti e tre erano diventati uomini.

E tutti e tre nella prima foto erano sereni, felici, con l’espressione morbida e calda, senza preoccupazioni.

Sorridevano.

Nella seconda foto, invece, anche se sorridevano lo stesso, dandosi pacche amichevoli sulle spalle, si vedeva che qualcosa si stava spezzando nel loro animo.

Le loro espressioni erano più tirate, più finte, più fredde.

In compenso, però, la loro amicizia si era molto rafforzata, perché ora avevano qualcosa che li univa tutti.

Il Terrore.               

Draco guardò attentamente le due foto, confrontandole.

Lui era di certo quello che aveva subito più trasformazioni.

Era dimagrito molto, aveva profonde occhiaie scure attorno agli occhi, la sua pelle, un tempo bianca come il latte, ora aveva una delicata, ma malsana, sfumatura grigiastra.

Sospirò. Suo nonno aveva ragione.

La sua vita aveva cominciato a fare schifo da quando il Signore Oscuro aveva rifatto capolino nelle loro vite, scombussolandole e distruggendole.

Dopo che ebbe aperto anche i regali di Tiger e Goyle (tutte scatole di dolciumi), quello di Daphne (tre camice di un bel verde smeraldo) e quello di Pansy (un cappello peloso identico a quello che aveva al suo terzo anno e che aveva perso), Draco, con una scusa, andò a dormire, anche se tutti gli altri stavano ancora festeggiando.

Voleva andare a letto non tanto perché fosse stanco, ma perché, dopo quello che era successo la notte precedente, voleva essere sicuro che non fosse stato un sogno.

Voleva vedere se sarebbe arrivato l’altro fantasma.

Mentre si preparava per la notte, gettò un’occhiata all’orologio: erano le tre del mattino.

Si infilò sotto le coperte e attese… non dovette attendere molto, in realtà.

Alle tre e mezzo, o almeno così segnava l’orologio, Draco vide una luce che ormai aveva imparato ad associare agli spiriti.

“Draco! Finalmente! Temevo che non andassi più a letto!” echeggiò una voce di donna, molto dolce, prima ancora che lo spirito apparisse.

Draco ghignò. Allora non era stato un sogno.

Potresti comprendere che la tua è una strada sbagliata, potresti tornare sulla via giusta. Fai tesoro di questa esperienza, Draco.

Quelle erano le parole che aveva enunciato il fantasma della Rowling.

Quello era il suo regalo di Natale.

Lui desiderava che qualcuno lo aiutasse ad uscire da quella brutta situazione e forse quell’aiuto stava arrivando, anche se non capiva chi potesse averglielo mandato.

Mentre pensava a ciò, il fantasma della donna apparve del tutto, nitido e solido come quello di suo nonno.

Era una donna bellissima e molto giovane, sui venti/ventidue anni, e gli sorrideva molto dolcemente.

“Draco, sai chi sono?” chiese, con voce melodiosa, tendendo la mano verso Draco.

“Sei lo Spirito del Natale Presente?” domandò Draco, allungando il braccio per afferrare la mano della donna, che sorrise e annuì, prima di smaterializzarli nel solito vortice Rosso-Verde.

I due giovani volavano nel vortice ed entrambi stavano zitti.

Draco aspettava che lei parlasse, ma la donna si limitava a sorridere tra se e a tacere.

Il Serpeverde allora la guardò meglio, concentrandosi soprattutto sul suo aspetto e sul suo volto.

Aveva un’aria stranamente familiare, anche se Draco era sicuro di non averla mai incontrata prima.

Si chiese come mai una donna così giovane e bella fosse morta.

Mentre rifletteva su ciò, Draco osservava furtivamente la sua accompagnatrice.

Era minuta, coi fianchi sinuosi, la vita stretta e un seno piccolo e sodo.

Le labbra erano aperte in un dolcissimo sorriso, che metteva in bella mostra una fila di denti bianchi e perfetti.

Il naso piccolino guardava all’insù.

I suoi capelli, lunghi fino a metà schiena, erano mossi e di un bel rosso scuro, che le incorniciavano il viso in maniera graziosa.

Ciò che però aveva più colpito Draco erano gli occhi.

Grandi, a mandorla, profondi.

Erano verdi, verdi come l’erba dopo la pioggia, verdi come gli smeraldi che caratterizzavano la sua Casa.

Draco aveva già visto quegli occhi verdi, ecco perché la donna aveva un’aria familiare.

Ma dove poteva averli visti?

Non erano occhi comuni.

La maggior parte delle persone che ha gli occhi verdi di solito li ha slavati, di un verde chiaro, che si nota, certo, ma che non cattura, che da un senso di superficialità.

Quelli della donna erano invece intensi, forti, profondi e magnetici.

Draco non riusciva a staccarvi lo sguardo, mentre meditava su dove potesse aver visto quegli stessi occhi.

Poi un lampo di genio gli fece collegare il tutto.

La donna era troppo giovane per essere morta di morte naturale, ovviamente, per cui doveva essere stata uccisa.

Quegli occhi e quelle labbra sorridenti gli avevano fatto mettere in ordine i pezzi del puzzle.

“Lei… Lei è la madre di Potter?” le chiese Draco, in un sussurro.

La donna finalmente lo guardò, sempre sorridendogli.

“Esatto, Draco. Sono Lily Potter. La mamma di Harry.”

Sottolineò il nome di suo figlio con un amore e un orgoglio che ricordò a Draco sua madre mentre lo elogiava, quando era piccolo, davanti agli amici di famiglia.

Ricordava che in quei momenti si sentiva orgogliosissimo, anche se aveva appena dai quattro ai nove anni.

Lily riprese a parlare: “Da cosa hai capito chi sono?”

“Dagli occhi e dal sorriso” rispose istantaneamente Draco, rivedendo nella sua mente il viso di Potter, mentre sorrideva ai suoi amici o guardava con occhi luccicanti il boccino d’oro durante una partita di Quidditch.

“Lei sorride nella stessa maniera gentile di Potter. E ha il suo stesso colore di occhi. Un verde stupefacente, che non avevo mai visto.” Continuò, mesto, Malfoy.

Non capiva perché, ma si vergognava un po’ a dire quelle cose. Non erano per niente da lui.

Quella donna però gli ispirava profonda fiducia e Draco si stava mostrando a lei completamente senza indugi.

Lily gli prese la mano.

“Vieni” disse “È ora di andare. Ti mostrerò come  passano il Natale  i tuoi amici e… anche qualche tuo nemico.” aggiunse, con aria divertita.

Draco le strinse la mano.

Era piccola, calda e fragile, sotto la sua grande, fredda e sinuosa.

La consueta luce bianca gli fece chiudere gli occhi e, quando li riaprì, si ritrovò nella sua Sala Comune, dieci metri distante dal dormitorio che aveva appena lasciato.

I suoi amici erano ancora lì.

Tiger, Goyle, Daphne e Millicent erano ubriachi e  continuavano a ridacchiare da soli, mentre erano impegnati in un abbraccio comune.

Sembravano felici, senza pensieri.

Eppure anche i loro genitori erano Mangiamorte.

Pansy, Theodore e Nott invece erano impegnati, leggermente brilli anche loro, a ballare e cantare sul tavolo  una vivace canzone Natalizia.

Anche loro erano felici e spensierati, almeno quella notte, anche se durante il resto dell’anno erano preoccupati quasi quanto lui.

Ma non quella sera.

Jingle bells, jingle bells
Jingle all the way!
Oh, what fun it is to ride
In a one horse open sleigh
Eh!

Draco sorrise.

Pansy era in mezzo ai due amici, che si abbracciavano per le spalle, e tutti e tre muovevano convulsamente le gambe, saltellando su quel povero tavolo.

“Draco.” disse a sorpresa Lily, facendolo sobbalzare e destandolo dai suoi pensieri “Prova a rispondere a questa mia domanda: perché loro, nonostante siano nella tua stessa situazione, riescono, almeno in questo giorno speciale, ad essere felici e a non avere pensieri, mentre te sei sempre e costantemente sotto stress e non riesci a trovare pace?”

Il tono della donna, man mano che parlava, aveva assunto un tono leggermente accusatorio e ciò fece infuriare Draco, che rispose con una certa foga.

“Lei non capisce niente!” le urlò contro “Non siamo nella stessa situazione! È vero, anche i loro genitori sono Mangiamorte e sono anche in prigione, ma loro sono  liberi! Il Signore Oscuro non li ha costretti a prendere questo fottuto Marchio Nero!”

Malfoy si alzò la manica sinistra del pigiama smeraldino e mostrò a Lily il braccio.

Lì, sulla sua pelle un tempo bianca e ora grigiastra a causa del troppo stress, spiccava il nero tatuaggio.

Era immobile e in qualche modo sbiadito, ma c’era.

“… e non li ha costretti a uccidere il più grande e potente mago del mondo!” continuò Malfoy, dando sfogo alla sua rabbia, mentre lacrime di nervoso gli colavano lungo le guance e lui non faceva niente per nasconderle o per fermarle.

Con la vista appannata da esse, Draco non notò che Lily si era mossa, e un attimo dopo si ritrovò il capo posato dolcemente sul suo seno, stretto in un caldo abbraccio tra le braccia esili della madre del suo acerrimo nemico.

Gli ricordava moltissimo sua madre.

Un’improvvisa ondata di tristezza allora lo invase.

Ma, stranamente, non per se stesso, ma per Potter.

Lui lo prendeva sempre in giro per il fatto di avere i genitori morti.

Questo perché non si era mai messo nei panni del Grifondoro.

Draco non era mai stato una persona particolarmente empatica, ma ora gli dispiaceva da morire che Harry non avesse potuto godere di un abbraccio così carico d’affetto.

Un abbraccio materno. Come quelli che gli dava sua madre, Narcissa.

“Draco. Hai capito la differenza.” Sussurrò Lily, senza sciogliere l’abbraccio. “Loro hanno ancora la libertà di scelta. Tu no. È questa la differenza. Draco, dimmi, cosa provi adesso? Cosa ti trasmette il mio abbraccio?”

Draco non dovette riflettere per rispondere: “È bellissimo. È caldo. Trasmette amore e sicurezza.”

Lily sorrise e lo strinse più forte.

“Ecco, Draco. Ora dimmi, secondo te, se continuerai ad essere fedele a Voldemort, potrai ricevere altri abbracci o altre manifestazioni d’amore da parte dei tuoi genitori?” gli chiese.

Draco scosse la testa, senza spostarsi dal suo grembo, mentre osservava i suoi amici organizzare il gioco della bottiglia.

Poi Lily sciolse l’abbraccio.

“Draco. Ribellati, vai da Silente. Solo così avrai qualche speranza di avere un futuro sereno.”

Malfoy tacque. Era la  stessa cosa che gli aveva suggerito suo nonno.

“Vai Da Silente.”

Tutti gli suggerivano ciò e Draco cominciava a pensare che forse avevano davvero ragione.

“Vieni, andiamo. Devo portarti in un altro posto.” Disse Lily, poi aggiunse “Ah, dammi pure del tu.  Ho solo cinque anni più di te, non farmi sentire vecchia!”

Draco sorrise e afferrò la sua mano ancora prima che lei gliela tendesse.

Si smaterializzarono nel consueto vortice e, subito dopo, davanti a una catapecchia che aveva tutta l’aria di essere stata, un tempo, un porcile, ma che ora era stata ingrandita aggiungendo tre piani e cinque comignoli.

Era molto pendente e Malfoy era certo che non crollasse grazie alla magia.

“Perché mi hai portato in una simile topaia?” chiese Malfoy, senza collegare il cervello “Sembra la casa dei Weasley!”

Lily si rabbuiò un po’, ma rispose ugualmente con dolcezza: “Infatti questa è la casa dei Weasley”

Malfoy sgranò gli occhi per la sorpresa, ma si ricompose.

“E come mai mi hai portato proprio qui? Non è che vada molto d’accordo con loro.”

“Lo so.” rispose Lily “Ti ho portato qui apposta. Vieni.”

La mamma di Harry condusse Draco dentro la casa.

Il giardino, colmo di erbacce, pullulava di galline dall’aria ben pasciuta ed era disseminato di brutti gnomi tutti bitorzoluti e attrezzi da giardino.

Ovviamente, nessuno stava dormendo all’interno dell’appartamento.

Malfoy constatò che c’erano più persone di quanto la casa potesse effettivamente contenerne: c’erano i Signori Weasley con cinque dei loro sette figli, Lupin, Tonks, e Fleur Delacour.

Sembravano tutti felici e cantavano le carole di Natale intorno a un logoro, piccolo tavolo circolare, dove era posata una vecchia radio di legno e diversi bicchieri colmi di Whisky Incendiario e Burrobirra.

Draco li invidiava  un po’.

Certo, erano poveri. Erano vestiti male e tutti spettinati.

Però erano insieme, felici, liberi e uniti. E sapevano che stavano facendo la cosa giusta.

Che stavano combattendo sul lato buono.

E avevano scelto loro di fare ciò. Nessuna costrizione, nessun obbligo.

“Allora, il dolce?” chiese Ronald, dopo che ebbero finito di cantare attorno alla radiolina. “Cosa c’è per dessert, e, soprattutto, dov’è?”

Suo padre gli sorrise e si sporse dalla poltrona dove era seduto.

“Quest’anno” disse “assaggeremo un dolce Italiano, più precisamente di un posto chiamato Milano, che i Babbani mangiano tradizionalmente proprio a Natale. Si chiama Panettone. Panettone Gastronomico.”

“Ed è buono?” chiese Ginny.

“Buonissimo.” confermò il padre, proprio mentre la porta della cucina si spalancava e il dolce andava levitando verso di loro, comandato a bacchetta da Mamma Weasley e seguita dalla Granger e da Potter.

Draco lanciò un’occhiata di sbieco a Lily.

Non appena era apparso suo figlio, gli occhi le si erano inumiditi, e ora lo guardava con un’espressione che Draco non aveva mai visto prima.

C’erano gioia, felicità e sollievo, ma anche paura, disperazione e rimpianto.

Lily seguì con lo sguardo suo figlio, fino a quando questi si sedette vicino a Ginny Weasley e cominciò a tagliare il Panettone. Sembrava pan di spagna ripieno di una densa crema verde.

La donna tagliava ed Harry serviva a tutta la comitiva.

“Cos’è questa roba verde?” chiesero i gemelli, in coro “Sembra velenosa!”

“Oh, non lo è, credetemi.” Li assicurò il padre, mentre addentava una grossa fetta “È crema di Pistacchio! Assaggiate!”

I presenti si guardarono sospettosi, ma poi morsero il loro dolce. Sui volti di ognuno comparve un’espressione deliziata.

“Draco, ti sembra giusto?” sussurrò Lily, mentre gli altri esprimevano a gran voce l’apprezzamento per il dessert.

Malfoy la guardò. Non capiva cosa intendesse.

“Ehm... che cosa?” chiese, sentendosi uno stupido.

“Tutto questo, Draco.” Rispose lei, senza staccare gli occhi da Harry, che ora si stava gustando il suo panettone con aria soddisfatta.

“Che ci sia un uomo che voglia comandare su tutti, che decida della vita o della morte di una persona. Che la salvezza di  tutti sia riposta sulle spalle di un sedicenne. Che questo sedicenne non abbia mai conosciuto i propri genitori a causa di Voldemort. Che questi genitori si siano sacrificati per lui, senza poterlo vedere crescere, senza poter insegnargli a vivere, senza coccolarlo, viziarlo e sgridarlo. 
Draco, ti sembra giusto che a mio figlio, così come a molti altri, sia stato negato il diritto della cosa più bella e semplice che ci sia? La famiglia!?”

Draco non rispose subito. Era concentrato a guardare anche lui Harry Potter.

Stava finendo di mangiare ora la sua fetta di dolce, mentre Ronald se ne era già sbafate tre.

Era sorridente. Sembrava felice, ma si vedeva che gli mancava qualcosa.

Aveva notato il suo sguardo un po’ triste quando Molly Weasley si era sporta sui due cloni per abbracciarli, dopo che le avevano consegnato due pacchi regalo.

No, si disse, non era giusto. Non era giusto niente di ciò che Lily gli aveva detto.

“No” rispose Draco alla donna, ripetendole i suoi pensieri. “Certo che non è giusto. Tutti dovrebbero avere dei genitori che li amano e ognuno dovrebbe essere libero di fare ciò che vuole e di essere se stesso.”

Lily sorrise, tra le lacrime che le erano scese sulle guance.

“Esatto, Draco. Non è giusto…”

Lily non finì la frase, ma Draco intuì che l’argomento era rimandato a dopo.

Come biasimarla. Voleva stare un po’ a contemplare suo figlio.

Era giusto.

Si avvicinarono ancora di più al gruppo di persone riunite attorno al tavolo.

Si stavano scambiando i regali di Natale.

Potter e Weasley erano già ricoperti di pacchetti.

Lily si avvicinò ancora, mentre Draco rimase dov’era, accanto alla bellissima donna bionda che aveva partecipato al Torneo Tremaghi.

La mamma di Harry si mise dietro a suo figlio, che stava scartando il regalo della Granger, e lo abbracciò.

“Ti voglio bene, figliolo. Sii prudente e sii forte” gli sussurrò all’orecchio.

Potter si irrigidì e si girò di scatto, mentre a Draco saltava un battito del cuore.

Potter aveva sentito la presenza di sua madre?

Ovviamente si, dato che si era girato e ora stava guardando proprio dov’era Lily, ma era sicuro che non riuscisse a vederla.

“Harry, cosa c’è? Perché ti sei girato?” gli chiese Ronald.

Potter gettò un’ultima occhiata dietro di se, dove sua madre lo guardava con occhi pieni di amore, ma poi si girò.

“No, niente Ron.” rispose “Mi è parso di sentire qualcosa. Sarà stato un insetto.”

Poi si dedicò di nuovo all’apertura dei regali.

Povera Lily.

Draco  poteva solo lontanamente immaginare come doveva sentirsi.

Però era una donna forte.

Si era già asciugata le lacrime e stava tendendo la mano a Malfoy.

“Draco, andiamo. Il mio tempo è quasi scaduto. E devo finire il discorso di prima.”

Senza fiatare, Draco le strinse la mano e si smaterializzarono nel vortice.

“Bene, Draco.” disse subito lei, senza troppi preamboli “Come hai detto prima, non è giusto tutto ciò che sta accadendo. Lo so che non è colpa tua ma, se nessuno si ribella, niente cambierà. Tu hai questa possibilità, Draco.”

Lily guardò dritto negli occhi Malfoy, che non riuscì a sostenere il suo sguardo.

Dentro vi era troppo dolore.

“Draco , ti prego, non farti comandare da Voldemort. Non compiere l’incarico che ti ha affidato. Cerca aiuto in Silente, non ostilità. Non hai niente da perdere. Tuo padre è al sicuro ad Azkaban, mentre tua madre può essere protetta da Silente e dagli Auror.”

Lily aveva ragione.

Dio, se aveva ragione.

Ma Draco era troppo vigliacco e troppo codardo per disubbidire al Signore Oscuro.

“Draco, ti prego. Fallo per te stesso, per le milioni di vite che potresti salvare.” Continuò Lily, imperterrita.

Poi afferrò il mento del Serpeverde e glielo sollevò.

I loro occhi si incrociarono.

Entrambi erano colmi di lacrime che non erano destinate a cadere.

“Fallo…” sussurrò “…ti prego… Per amore di mio figlio.”

Draco non ebbe tempo di replicare alla supplichevole richiesta di Lily Potter che questa si volto e svanì, stretta tra le braccia di uno spirito apparso in quel momento.

Aveva i capelli neri disordinati e gli occhiali. Poteva solo essere il padre di Harry Potter.

In pochi secondi Malfoy si ritrovò sul suo letto, solo, con una strana voglia di piangere e di buttare tutto all’aria. 

**

 Quel giorno sia la Sala Grande che la Sala Comune erano parecchio silenziose.

Tutti i pochi studenti rimasti ad Hogwarts o erano ancora letto o avevano troppo il mal di testa tipico del post-sbornia per emettere un qualunque suono.

A Draco andava benissimo così.

Aveva troppe cose a cui pensare.

Una battaglia di era scatenata al suo interno.

Doveva fare come gli avevano detto suo nonno e la mamma di Harry?

Avrebbe dovuto chiedere aiuto a Silente?

Ma se Silente non fosse stato capace di proteggerli da Voldemort, come non era riuscito a proteggere i Potter?

Era quella la più grande paura di Draco, quella che lo costringeva a non disubbidire al suo Signore.

Perché sennò, figuriamoci, avrebbe già chiesto aiuto a Silente sin dal primo giorno.

Ma aveva troppa paura.

Alla fine della giornata, dopo che ebbe avuto il tempo di riflettere a lungo e da solo, dato che i suoi amici erano ancora mezzo intontiti, decise di aspettare la venuta del terzo  spirito per decidere il da farsi.

Con questa risolutezza nel cuore e nella mente, Draco, la sera del 25 Dicembre 1996 andò a letto presto, attendendo con ansia lo Spirito del Natale Futuro.

Nel suo cuore percepiva una sensazione, come di speranza e felicità, anche se in maniera molto ridotte.

Ma a Draco bastavano.

Se glielo avessero detto non ci avrebbe creduto: non pensava più, infatti, di essere ancora capace di provare quelle emozioni.

 

 

NdA: Allora? Sono riuscita a sorprendervi? Spero di si! E Spero di vedervi numerosi per il prossimo capitolo! Ormai l’aria di Natale si fa sempre più densa e, anche se i soldini mancano, adoro fare i regali e ho già trovato quelli perfetti per un sacco di mie amiche, e non vedo l’ora di fare la Babba Natale! Ahah

Detto questo, vi saluto e vi lascio con un quesito… chi sarà il terzo Spirito?

Indizio: Qualcuno che è morto, di inquietante e che riuscirà a dare una lezione definitiva a Draco in base alla sua esperienza.

   
 
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