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Autore: icered jellyfish    16/12/2013    3 recensioni
[ CROSSOVER – Tangled/Rise of the Guardian | JACK FROST X RAPUNZEL ]
• | Capitolo O1 | Per la prima volta da quando aveva iniziato ad andare a trovarla, la vide allontanarsi dalla finestra nonostante le lanterne volanti fossero ancora nel cielo.
• | Capitolo O2 | Rimase immobile per qualche secondo a fissare l'intonaco ancora intatto e puro, non sapendo da dove e come iniziare a riprodurre lo scenario che persisteva nelle immagini della sua mente in maniera tanto insistente da essere insopportabile, quasi – come del ghiaccio tra le mani. Come si ricreava la neve, con le tempere?
• | Capitolo O3 | Restò immobile, consapevole di starsi perdendo nell'immensità che la sua figura stava sprigionando ai suoi occhi, nell’incommensurabilità di cui non pareva far parte ma che sembrava, al contrario, racchiudere in sé, rapendolo completamente e perdutamente, senza che potesse far nulla per impedirlo...
• | Capitolo O4 | Tutto attorno a lei era di nuovo familiare, ogni mobile o oggetto era esattamente dove si ricordava dovesse essere e, un senso di sicurezza e al tempo stesso di costrizione, si fece largo in lei – contrastante, nella sua mente piena di speranze bloccate dalla stessa paura che le alimentava.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Rapunzel
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
                                                                   







C
A P I T O L O   II

“ Estate
                                                                                                                                                                         





C on gli anni era riuscita ad affinare notevolmente la sua tecnica di disegno, rendendola sempre più delineata e matura. Aveva ormai un suo stile, un marchio contraddistinguente che aveva ricoperto quasi ogni muro nella sua stanza e, sebbene il caldo estivo pesasse notevolmente sulla pelle di una ragazzina di soli undici anni – e l'incredibile lunghezza dei suoi capelli le riproponeva l'insopportabile sensazione di avere una coperta sulle spalle –, niente le aveva impedito di dipingere l'ennesimo affresco su una nuova parete – che era stata per anni un traguardo irraggiungibile, un punto che fino a quel momento ancora non era riuscita a raggiungere, ma finalmente, la sua chioma era diventata lunga abbastanza per permetterle di arrivare fin là sopra.
Rimase immobile per qualche secondo a fissare l'intonaco ancora intatto e puro, non sapendo da dove e come iniziare a riprodurre lo scenario che persisteva nelle immagini della sua mente in maniera tanto insistente da essere insopportabile, quasi – come del ghiaccio tra le mani.
Come si ricreava la neve, con le tempere? Non lo sapeva, in fondo era semplicemente una candida distesa di minuscoli cristalli scesi dal cielo e attecchiti al suolo, ma buttare pennellate di bianco senza sfumature non sarebbe servito a niente e sarebbe stato ingiusto; non era così che voleva rappresentare la magia di quel manto soffice e brillante, la spettacolarità di quella visione che rendeva ogni cosa più magica, più idilliaca e genuina, cambiandola drasticamente e rendendola un panorama instancabile da guardare.
Era un costante contrasto di invisibili riflessi che, nonostante tutto, era riuscita a cogliere nella loro molteplicità e, più di una volta, aveva avuto l'esoterica arroganza di pensare che proprio tramite questi riflessi volesse essere osservata e capita proprio da lei – ma non era riuscita ad accontentarla, purtroppo, perché non sapeva come si facesse ad ascoltare la neve. Forse era Jack Frost a voler comunicare con lei; sua madre le aveva detto più volte di coprirsi bene d'inverno, o altrimenti lui le avrebbe congelato guance e naso. Chi era, poi, questo Jack Frost, non lo sapeva; l'unico dettaglio di cui era a conoscenza riguardo questo spirito, era che controllava la neve, e se questa arrivava ogni anno era solo perché lui lo voleva, perché lui passava di lì – portando i suoi delicati fiocchi con sé. Forse era per questo che percepiva la sensazione che la neve volesse parlarle, forse era lui che rivendicava il diritto di freddarle naso e guance, ma lei non si sarebbe mai fatta cogliere impreparata e, sicuramente, lui non avrebbe mai avuto né uno né le altre, perché ogni inverno si sarebbe arrotolata – come sempre – la sua morbida sciarpa attorno al collo così tante volte da sentirlo sudare, quasi.
Si rese conto di aver meditato troppo a lungo su una stagione opposta a quella che la circondava
e trascorsa da ormai troppo tempo, ma l'idea di rappresentare la neve non sarebbe svanita comunque; lei l'avrebbe disegnata.
Forse avrebbe voluto dirle che non c'era bisogno di temere che le avrebbe ghiacciato le sue rosee guance o il suo angelico nasino, ma il fatto che – anche in quel momento – continuasse a non vederlo, era la prova che nonostante fossero passati anni e anni – e lui continuava a farle regolarmente visita, anche in stagioni non sue, sporadicamente – ancora non credeva in lui e nemmeno le premeva di farlo, non importava quante storie le raccontasse la madre.
Il pennello della ragazza toccò finalmente il muro, iniziando a tracciare schizzi irregolari e forme ampiamente decorate. Finalmente aveva deciso come rappresentare la sua neve e, la scelta, da quel che poté vedere, era ricaduta su una stilizzazione di diversi fiocchi danzanti tra di loro, ricchi di scintillanti riflessi come se fossero veri – ed era incredibile quanta fantasia avesse per rendere l'uno diverso dall'altro, nonostante la complessa ramificazione che aveva attribuito ad ognuno di loro.
Incantato, restò a guardarla dipingere con sguardo impegnato e stranamente mistico; gocce di sudore scendevano dalle sue tempie e le attraversavano il volto ma prontamente le asciugava, sporcandosi con il colore che distrattamente e incautamente aveva lasciato scivolasse in parte sulle sue mani.
Era incredibilmente deliziosa e non poteva fare a meno di pensarlo in ogni secondo passato ad ammirarla; così piena di vita sebbene forzata a condurre un’esistenza in quella che poteva essere considerata una prigione spacciata per dolce casa – che le permetteva di guardare la realtà solo da una finestra –, costretta in una stanza che rappresentava il suo unico mondo – e che cercava di rendere il più confortevole e ricco possibile. La condizione in cui viveva era inaccettabile e disumana, eppure lei non se ne lamentava mai, cercava piuttosto di vedere in ogni bicchiere il suo lato pieno – adornandolo, valorizzandolo con la sua magnifica essenza, la stessa che lo riportava lì ogni volta, come se ne fosse dipendente.
Passarono diverse ore prima che la sua opera venisse completata, ma il risultato fece valere appieno l'attesa perché quel che ora abbelliva una parete prima spoglia ed insipida, era un'incredibile ed unica perla artistica che apparteneva a lei e lei soltanto – e lui era onorato di aver avuto la possibilità di vedere un simile incanto, di essere stato in un qualche modo, seppur non direttamente, rappresentato.
Si librò nell'aria, fino a raggiungerla e mettersi dietro le sue spalle per osservare assieme a lei quello splendido dipinto. Sebbene evidentemente affaticata e provata dal caldo, sembrava soddisfatta, tanto da non riuscire più a staccare gli occhi di dosso dal suo nuovo lavoro, e il sorriso compiaciuto sul suo volto era per lui una boccata d'aria fresca che gli riempiva i polmoni; aveva sempre considerato un dono vedere la gioia sul suo volto, ogni suo sorriso, e non si era affatto scordato della promessa che le aveva fatto anni fa – anche se lei non l'aveva mai sentita.
Avrebbe volentieri fatto cadere della neve vera, reale, in quel momento, per regalarle il piacere di vivere il più magico e sensazionale dei momenti, per dare anche lui il suo tocco artistico alla perfezione di quel suo nuovo capolavoro, ma non poteva farlo e lo sapeva bene – sarebbe stato illogico, destabilizzante –, così, si limitò a fare l'unica cosa possibile e, sebbene sapesse perfettamente che quel complimento non sarebbe mai arrivato alle sue orecchie, non poteva di certo non esprimersi su quella nuova meraviglia che adesso rendeva quella stanza un po' più straordinaria – proprio come lei.

«E' bellissimo».

La guardò poi rabbrividire appena e toccarsi delicatamente il collo con una mano, esattamente nel punto in cui le sue parole erano volate accarezzandole la pelle.






C O N T I N U A




   » N O T E    A U T R I C E ;

Ecco qui il secondo capitolo della raccolta – da cui si può già chiaramente intravedere emergere lo schema che lo sorregge, ovvero, le stagioni. Ogni capitolo corrisponderà infatti ad una stagione e, come si è potuto evincere – e come è facilmente intuibile, direi – queste stagioni cadranno ad anni di distanza, quindi Rapunzel sarà sempre un po' più grande ogni volta. La trovavo una cosa stimolante, una circostanza interessante da analizzare e così ecco qua. o:
Non credo di dover dir altro, se non che vorrei fare un enorme ringraziamento a Shin92 e kuma_cla per aver commentato lo scorso capitolo! Mi avete lasciato opinioni deliziose e, in generale oltretutto, le recensioni sono piuttosto incoraggianti e motivano – a me come molti altri – parecchio nella continuazione delle storie – o nella nascita di future – quindi sprecherò una riga di questo mio spazio per dire a chiunque stia leggendo RECENSITE. Non parlo di me, non parlo delle mie storie, è un discorso con un raggio di estensione che va al di là di un discorso personale; se vi piace qualcosa, recensite, perché non c'è gratificazione migliore se non quella di ricevere pareri d'apprezzamento su quello che un autore o un'autrice scrive, non solo per sé stesso/a, ma anche per gli altri.
Finita la campagna promozionale pro–recensioni, spero di ricevere sul mio conto corrente la somma promessami dalla societ–NO, scherzavo, mi dileguerò semplicemente come neve che si scioglie al sole.
Grazie a tutti coloro che han letto questo capitolo e/o che stanno seguendo l'intera raccolta, spero di non avervi deluso con questo aggiornamento e spero ovviamente di non farlo con i prossimi!


© a u t u m n
   
 
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