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Autore: AlessiaPerni    17/12/2013    1 recensioni
Sono passati anni dalla morte del presidente snow, e dalla caduta del regime di Capiol City. Gli hunger games non esistono più. Ma Peeta ritorna nella capitale, per parlare, per ricordare e per raccontare come lui ha vissuto davvero gli anni degli hunger games, della guerra e della liberazione
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caesar Flickerman, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Gli applausi e le lacrime del pubblico mi riportarono alla realtà.
Le mie parole mi catapultarono a quel giorno lontano, quando tutto questo iniziò.
Vedo le signore con il fazzoletto sotto gli occhi e Caesar pronto per una frase ad effetto. 
Non so in che modo ho elaborato il discorso, ma in qualsiasi caso credo di aver colpito nel segno.


"Peeta, grazie delle tue parole. Credo che per la prima volta Capitol city ha potuto ascoltare davvero un tributo. senza 
filtri e senza censure. Ti ringrazio." disse Caesar.

Sorrido lentamente, alzando i lembi delle labbra in uno sorriso cristallino. Di gratitudine. Di compassione.

"Ora, vorrei che parlassi a tutti noi di qualcosa di davvero importante, che ha permesso la nostra liberazione. Katniss."

Un brivido. Il fatto di sentire il suo nome pronunciato proprio qui è qualcosa di insipegabile. 
Vorrei urlare, sbraitare, scappare e dire a tutti che lei non è un ibrido. NON E' UN IBRIDO.
Respiro, devo stare calmo. Mi trattengo e penso lentamente a lei, alla mia Katniss.
Caesar capisce la difficoltà in cui mi trovo, grazie a anni e anni di esperienza con i tributi.


"Signori, voglio che capiate la difficoltà di questi ricordi.
Ho avuto modo di parlare con una persona molto speciale che ha vissuto questa guerra da vicino" Dice voltandosi verso di me
con un sorriso rassicurante.
"Per la popolazione di Capitol è difficile concepire tale difficoltà, ma sono sicuro che qualsiasi abitante dei distretti
sa cosa significa passare momenti del genere"

Sembra così strano sentir dire queste parole, da Caesar poi. Era l'emblema della bellezza di capitol city, tutta chirurgia
e estetica ma non mi ero mai accorto che lui era umano, che in fondo lui ha un cuore e che forse è sempre stato dalla mia parte.



Squadro il viso di qualche persona tra il pubblico, guardo le loro espressioni e penso a come riordinare le idee.

Cosa mi fa venire in mente il suo nome? Parto dall'inizio.


Vedo gli occhi grigi di una bambina di 9 anni,
le treccie more ben pettinate, il canto idilliaco di una ghiandaia imitatrice,
lo sguardo sfuggente, un dente di leone giallo brillante, i boschi innevati, il pane che rotola sulla strada sterrata, un arco
teso, una fredda stretta di mano, 
la sofferenza, il fuoco dentro di noi, un vestito rosso tempestato di perline, il countdown,
lo sparo di un cannone, le lacrime, le urla nel buio, la caverna fredda, un coltello sul viso, i paracaduti argentati, 
i respiri nelle notti buie, le labbra calde, una corona d'oro, le mani stette tra loro, 
la finzione, la rassegnazione,
gli occhi pieni di niente, i sussurri, le urla, gli incubi, gli abbracci, il treno, gli abbracci e i baci infiniti,
la perla, il medaglione dorato, la spillatrice, il buio, la confusione, gli ibridi, ancora incubi, la tristezza,
la voglia di scappare, 
la verità, la finzione, la voglia di ricordare, i ricordi, l'amore. 
I capelli marrone scuro, il venticello di primavera.
un campo di fiori, i denti di leone, due bambini che sfogliano un libro, il suo sorriso. tutto reale.


Mi manca il respiro e una lacrima scende, lì davanti a tutta la folla. Ma non mi importa.
Non riesco ad emettere una parola, e per la prima volta nella vita mi rendo conto di cosa ho passato, di cosa abbiamo passato
e di cosa ancora devo provare per rendermi conto che non ne avrò mai abbastanza. Di lei. Di tutte le cose belle che mi sono 
successe. E ad un tratto mi rendo conto che non sarei quello che sono senza di lei. Per dimenticare tutto il male
in un "Buongiorno Amore" e abbandonarmi a quei baci che ho sempre sperato di ricevere.
  
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