Kate
& Rick
Non
c’è niente di più bello che farsi
portare in braccio.
Ti
crede addormentata.
Per
quanto il film sia noioso, non stai realmente dormendo.
Hai
chiuso gli occhi per pensare meglio.
Sai
di essere stata terribile in questi mesi. Dieci ormai.
Ma
non riesci a venirne a capo.
Sei
sempre combattuta.
Anche
in questo momento.
Una
parte di te adora quando ti porta in braccio a letto.
Un’altra
parte invece ti ricorda che ti porta in braccio perché non
puoi più camminare.
Non può lasciarti sul divano e quindi è costretto
a portarti lui.
Se il
mio futuro
consiste nel doverti portare in braccio per tutti i giorni della mia
vita,
allora sono l’uomo più fortunato del mondo.
All’improvviso
questa frase transita nei tuoi pensieri.
È
passato più di un anno da quando te lo disse.
Non
ci avevi più pensato.
Quel
vostro casuale incontro in un caffè.
Di
certo non si aspettava di dover vivere questo tipo di vita.
Non
avrebbe mai accettato.
Non
puoi decidere tu,
per me.
Altri
sprazzi di quella conversazione spuntano come fili d’erba
nella tua mente, mentre
Castle si stende accanto a te.
Perché
ci stai pensando proprio adesso?
Lo
sai perché.
Per
via della tua battaglia interiore.
Non
sapresti come andare avanti senza di lui.
Ma
nello stesso tempo vorresti che vivesse una vita normale
con una donna normale.
Perché
a volte lo guardi e pensi che la soluzione migliore sia lasciarlo
libero.
Lasciarlo
e basta.
L’hai
pensato anche questa mattina mentre lo guardavi radersi, con la schiena
ricurva
sul lavandino.
Checché
ne dica l’agente immobiliare, è comunque troppo
basso per lui.
E
più lui si adegua a te più ti senti in colpa.
Ti
ama troppo.
Non
dovrebbe sopportare tutto questo.
E
se anche tu lo ami dovresti lasciarlo andare.
Ma
non ce la fai.
Non
riesci a pensarci per più di due minuti senza sentirti male.
Non
puoi fare a meno di lui.
Di
conseguenza riversi la tua frustrazione proprio su di lui.
Una
lacrima silenziosa sfugge al tuo controllo.
Troppe
cose ultimamente sfuggono al tuo controllo.
Quasi
a sottolineare questo tuo pensiero, il ricordo della prima volta che
avete
fatto l’amore irrompe prepotente.
Avevi
paura che sarebbe stato innaturale. Poco spontaneo.
Invece
è stato perfetto.
Tu
eri impacciata e lui timoroso di farti male.
Poi
vi siete rilassati. Ti ha fatta ridere ed è stato perfetto.
Dopo
l’operazione invece non gliel’hai più
permesso.
Ma
non per punire lui.
Per
punire te.
Non
ti meriti un uomo che ti vuole anche dopo l’inferno a cui lo
sottoponi.
D’un
tratto ti accorgi che lo stai privando di tutto.
Del
tuo amore, del tuo corpo e della sua dignità.
Ti
senti egoista.
Sei
egoista.
Dici
di voler tornare a camminare per lui.
Dici
di non poter vivere senza di lui.
Dici
che continui a fallire e che non ti meriti la felicità.
Ma
è a lui che la stai togliendo.
******
Sei
ancora nel dormiveglia quando senti qualcosa contro le tue labbra.
Apri
gli occhi per trovare i suoi di fronte a te.
“Dormivi
già?” ti domanda con uno splendido sorriso.
Sei
come in trance “Quasi” le rispondi, mentre pensi
che non lo vedevi da un secolo
quel sorriso.
“Vuoi
dormire?”.
“Tu?”.
Ti
risponde con un altro bacio.
No,
non vuole dormire.
Il
che, ammettilo, per come vanno le cose nella zona camera da letto,
è strano.
“Posso
fare qualcosa per te?” le chiedi, rispondendo ai baci.
Kate
scuote la testa “Veramente pensavo di poter fare io qualcosa per te” e con la
mano vaga a sud del tuo corpo.
La
blocchi giusto in tempo.
Non
che ti dispiaccia.
Ma
dopo mesi di gelo non ti va di saltare immediatamente le tappe
assecondando
l’impazienza.
Adori
i baci. Li hai sempre adorati.
I
suoi soprattutto.
Ti
avventi sdraiandoti con attenzione su di lei, una gamba tra le sue, in
un
incastro perfetto.
Quanto
ti è mancata?
Dolce
e arrendevole tra le tue braccia.
Un
bacio sulle labbra.
Uno
sul naso.
Sulla
fronte.
Sul
collo.
Sulla
cicatrice in mezzo ai seni.
La
senti ridere.
Hai
dieci mesi di baci in arretrato da darle.
Un
momento... di scatto torni sul suo viso.
“Stavi
ridendo?”.
“Mi
hai fatto il solletico con quei baci”.
“Solo
per quello?”.
Non
ti risponde. Riprende a baciarti.
E
insieme ai baci riprende anche la discesa della sua mano sul tuo corpo.
Sei
confuso. Senti che ti sfugge qualcosa.
Ma
in questo momento sei totalmente inebriato da lei per pensare
lucidamente.
E
anche i tuoi buoni propositi di fare con calma sono andati a farsi
benedire sotto
il suo tocco.
Sposti
la tua mano dal suo stomaco al bordo del pigiama e inizi ad abbassarlo.
Lei
ti ferma.
Ridacchi
pensando che ti stia restituendo il favore di prima, quando sei stato
tu a
fermarla.
Perciò
dopo un attimo riparti all’attacco.
“No”
ti ferma con la voce, questa volta.
Si,
decisamente ti sfugge qualcosa.
“No?”
la vedi arrossire guardarti con aria colpevole “Non vuoi fare
l’amore?”.
Lei
scuote impercettibilmente la testa, evitando il tuo sguardo.
Un
terribile pensiero ti assale.
“Perché
mi hai svegliato, Kate?”.
“Te
l’ho detto” sussurra “Pensavo di fare
qualcosa per te” ripete, ma questa volta
non c’è malizia sul suo volto.
Il
tuo dubbio si rivela esatto.
Continua
a sentirsi in debito con te.
******
Non
hai chiuso occhio dopo che hai visto la delusione sul suo volto.
Hai
fallito ancora.
Preparargli
la colazione non basterà di certo a farti perdonare.
Così
come sai che il problema non è il sesso.
Quello
è solo una conseguenza.
“Buon
giorno” sobbalzi, non avendolo sentito arrivare.
Non
sembra offeso o arrabbiato.
“Buon
giorno”.
Lo
studi con attenzione.
Forse
ha intenzione di non parlarne.
Oppure
pensa che sia tu a non volerne parlare.
È
così? Non vuoi parlarne.
Ti
sta offrendo la possibilità di cavartela a buon mercato?
Tra
voi due, lui è sempre il migliore.
“Scusa...”
decidi che è meglio parlare “...per
stanotte”.
Ti
fa un debole sorriso mentre sorseggia il suo primo caffè
della giornata.
Ok,
forse davvero non vuole parlarne.
Ti
siedi al tavolo di fronte a lui e in silenzio cominciate a fare
colazione.
Passano
svariati minuti prima di sentirlo parlare.
“Perché
lo fai?”.
La
sua domanda ti coglie impreparata “Come, scusa?”.
“La
riabilitazione. Perché lo stai facendo?”.
Sei
completamente spiazzata “Non capisco, lo faccio per te, non
è ovvio?”rispondi
con naturalezza.
Castle
non accenna a sorridere. Anzi, il suo sguardo si indurisce.
“Certo,
come stanotte...” bofonchia scuotendo amaramente la testa.
Perché
reagisce così? Gli hai appena detto una cosa bellissima,
giusto?
“Vuoi
tornare a camminare per me?” ti chiede, con stupore
e...cos’era quella? Una
punta di delusione?
“Cristo,
Kate! Per me?!! È per te che devi tornare a
camminare!” sbotta alzandosi di
colpo dal tavolo “È per te che devi impegnarti e
fare gli esercizi! È per te
stessa che lo devi fare, non certo per me!”.
Lo
guardi come se lo vedessi per la prima volta.
Non
l’avevi mai visto così alterato prima
d’ora.
“È
per te stessa che devi lottare, Kate! Se lo fai per me, lo fai per il
motivo
sbagliato!
Non
è per me che lo devi fare, io ti amo in ogni caso, non devi
dubitarne mai! Sei
tu la tua peggior nemica in questa situazione ed è solo per
te che devi reagire
ed uscire da questo stato di...” lo sai cosa sta per dire,
quella parola che
evitate sempre di dire “...depressione”.
Annaspi
in cerca di aria “Io... io non sono depressa”
sussurri flebile.
“Ah
no? Non sei nemmeno molto ottimista, però? Se lo fai davvero
per me, come dici,
allora dimostrami che mi ami e cammina”.
“Castle...”
ti sta spronando. Sai che ti vuole solo stimolare a reagire.
“O
pensi che ti amerei di meno se non dovessi mai più
camminare?”.
“No
ma...”.
“Ma
cosa? Se non lo fai per me e non lo fai per te, allora che motivazione
ti
spinge? Cosa ci facciamo qui? Perché ti sei
operata?” continua, incalzandoti.
Stai
piangendo sommessamente davanti alla vostra prima vera lite.
Castle
non accenna minimamente ad un sorriso o ad uno sguardo di conforto.
Resta
lì in piedi, a guardarti dall’alto in basso con
gli occhi gonfi ed arrabbiati.
“Io
voglio camminare!” riesci a biascicare con la bocca impastata
e la vista velata
dalle lacrime.
“Ma?”
ti incita lui.
“Ho
paura di non riuscire...”.
“Non
ci hai neanche provato!” urla.
“Si,
l’ho fatto! Ci sto provando tutti i giorni!”
ribatti furiosa.
Che
ne sa lui del dolore che provi. E non solo di quello fisico.
L’umiliazione
di non essere autosufficiente non è di per sé
abbastanza grave?
“No,
hai così paura di fallire che nemmeno ci provi” ti
sorprendi del tono dolce con
cui lo dice. Si avvicina e si inginocchia davanti a te “Non
lo vedi? Hai innalzato
un altro muro, Kate. Ti arrendi ancora prima di provarci
perchè hai paura di
vedere cosa ti aspetta se non riuscirai a camminare. O forse anche se
ci
riuscirai. Se tornerai a camminare, cosa farai? Supplicherai la Gates
di
riprenderti? E se non volesse? Faremo davvero gli investigatori
privati? E se
non ti piacesse? Se non facesse per te?”.
Le
sue parole come un balsamo ti stanno alleggerendo il peso che porti da
più di
un anno.
Dal
giorno dell’incidente.
“Credi
che io non ci pensi? Se Kate non tornerà mai più
a camminare vorrà stare con me
o mi incolperà per aver scelto un dannato grattacielo come
meta per il nostro
appuntamento? Me ne vorrà perché io posso
camminare o imparerà ad accettarsi?
Se tornerà a camminare mi resterà accanto o
vorrà buttarsi tutto alle spalle e
dimenticare l’accaduto andando avanti...magari con un altro
uomo che non le
ricordi ogni giorno quello che ha passato?”.
“Non
puoi pensarlo sul serio!” ora che l’hai sentito
dalla sua voce l’idea di
lasciarlo ti sembra abominevole.
“Kate
io ho paura quanto te! Ma non mi arrendo. In quel caffè a
New York ho promesso
che qualunque altro muro tu avessi innalzato, io l’avrei
abbattuto. È così farò
nonostante le mie paure”.
“Puoi
provare a fare lo stesso?”.
******
Vedi
l’inquietudine agitarsi nei suoi occhi.
Le
stai chiedendo molto, lo sai.
È
stato un grande passo avanti quello che ha fatto l’anno
scorso accettando di
lasciarti entrare nella sua vita.
Ma
ora ne deve fare un altro.
Deve
accettare sé stessa.
Butterai
giù anche quel muro perché lei si merita di
essere felice.
E
lo meriti anche tu.
Lo
abbatterete insieme.
Se
te lo permetterà
Rabbrividisci
all’idea che dica di no.
Il
tuo cuore si dissolverebbe come una bolla di sapone dopo che viene
scoppiata.
“Giurami
che mi parlerai di qualunque cosa non ti stia bene” ti dice
Kate “Giurami che
se qualcosa non ti piace me lo dirai. Non lo accetterai solo per farmi
stare
meglio. Giuramelo o continuerò a sentirmi in colpa per
averti costretto a
questa vita”.
Ti
impegnerai.
Ti
impegnerai ogni giorno a dimostrarle che l’ami
incondizionatamente.
“Te
lo giuro” le dici serio.
Nessuna
esitazione nella tua voce.
“Allora
posso” lei ti sorride “Posso provare ad abbattere
il mio muro nonostante le mie
paure”.
Ivi’s
corner:
scusate
il ritardo, il capitolo era pronto ed era mia intenzione pubblicare
domenica.
Poi
mi sono ricordata che domenica mi sarei dovuta svegliare alle 5 di
mattina per
andare ad Innsbruck. Allora mi son detta, pubblico domenica sera quando
torno.
Risultato?
Sono crollata 5 min dopo aver messo piede in casa.
Ma
il viaggio è stato produttivo, sul pullman mi sono letta un
libro intero
praticamente e ho buttato giù una nuova shottina
su Evernote (santa app amica
delle scrittrici!!)
Quindi
arrivo solo stasera con il twist di pensieri in stile con la ff
precedente.
Trovo
sia sempre affascinante vedere i due punti di vista e i diversi modi di
affrontare la stessa situazione!
Fatemi
sapere cosa ne pensate!
Alla
prossima con l’ultimo capitolo! :-**
Ivi87