2 settembre 2030
Il
giorno seguente, Harry tornò al lavoro al Ministero. La visita a Hogwarts lo aveva
lasciato cupo e preoccupato, e non solo per le pessime condizioni in cui aveva
visto Hermione e Ron: Rose aveva detto di essere
stata informata in tempo reale dei discorsi che avvenivano all’interno, e lo
aveva dimostrato citando anche un passaggio di quanto egli stesso aveva detto.
Come si tenevano in contatto? Tramite la magia, ovvio, ma era credibile che uno
studente riuscisse a tenere un simile contatto con l’esterno di Hogwarts dalla Sala
Grande senza che nessuno, nemmeno tra i professori, se ne accorgesse? O
non era più realistico pensare che non si trattasse di uno studente? Ma allora
voleva dire che quel movimento contro i purosangue aveva una diffusione ben più
preoccupante di quanto pensasse…
“Buongiorno,
capo” lo salutò Chico quando entrò in ufficio “Tutto
bene a Hogwarts?”
“Incredibilmente,
Chico, la tua visita non è stato il momento peggiore
del weekend.”
“Lo
so, il momento peggiore del weekend è il lunedì, lo diceva sempre mio padre. Il
che è strano perché mio padre non sapeva nemmeno una parola in inglese, vattelapesca cosa voleva dire.”
“Ok,
ok. È già arrivato Shacklebolt?”
“Il
ministro? Sì, è di là che amministra.”
“Benissimo,
allora vado a parlargli. Tu resta qui e pensa alle pratiche.”
“D’accordo,
meno male che sono un tipo pratico. Hai qualche altro incarico in carica per
me, che so, recapitare un messaggio a qualcuno?”
“No,
tranquillo.”
“Un
massaggio a qualcuna?”
“A dopo, Chico.”
Shacklebolt era ormai
anziano, ma aveva ancora la figura imponente di sempre: le spalle larghe, la
schiena dritta, la pelle solo leggermente schiarita dall’età. Si alzò quando
Harry entrò nel suo ufficio, e gli andò incontro, il che era inconsueto; gli
strinse la mano e gli poggiò la sinistra sulla spalle; anche le mani, sebbene
increspate da una fitta rete di rughe, avevano ancora una presa salda e sicura.
Si
sedettero.
“Allora,
sir, come mai mi ha convocato?”
“Diamoci
del tu, Harry; quanti decenni sono che lavori al Ministero? Non c’è bisogno di
formalità.”
“Va
bene, se preferisce… se preferisci. Mi stupisce un
po’, si è sempre dato molto peso a questi protocolli.”
“Vero.
Non ho cambiato idea, ma per quanto mi riguarda sono arrivato al punto della
mia carriera in cui posso rilassarmi un po’.”
Harry
colse il significato di quelle parole: da mesi si sussurrava che Shacklebolt era intenzionato a lasciare l’incarico di
ministro. Le voci erano nate nell’entourage di Hermione,
che era l’erede designata alla carica, ma si erano velocemente dimostrate
fondate.
“Intendi
dire che stai per dimetterti?”
“Con
calma. La transizione richiederà almeno un anno. Ti anticipo il fatto, ma la
notizia non sarà resa pubblica che tra tre mesi, dopo che avremo iniziato le
procedure; poi potremo procedere gradualmente e senza scosse.”
“Così
tante precauzioni? È stata Hermione a chiederle?”
Shacklebolt parve
imbarazzato.
“No,
è una mia idea, Hermione non sa ancora niente, la
informerò domani di tutte le decisioni.”
“Ma
come? Vengo avvertito prima io del futuro ministro?”
L’imbarazzo
era ora evidente, e Shacklebolt distolse lo sguardo.
Harry iniziò a sentirsi a disagio.
“Harry,
Hermione non sarà il prossimo ministro della magia.”
“Cosa?!”
“È
così, ormai è deciso.”
“Ma
sir… Kingsley! Hermione da anni sogna quell’incarico!”
“In
tanti lo sognano, ma non è un requisito sufficiente.”
“E
chi ha più requisiti di lei? E poi Hermione non ha
mai avuto sete di potere, se vuole diventare ministro è perché più di dieci
anni fa è stato deciso che sarebbe stata lei il tuo successore! E ha una
competenza magica e amministrativa che pochi nel Ministero hanno, è la
responsabile di tutte le riforme di questi anni, la nomina a ministro sarebbe
il riconoscimento del lavoro di una vita!”
Nella
foga del discorso Harry si era alzato a metà dalla sedia, e ora era proteso
verso Shacklebolt, le mani poggiate sulla scrivania,
ma il ministro non si curò di quel gesto irrispettoso.
“Siediti,
Harry, e cerca di calmarti. Conosco la tua amicizia verso Hermione,
e anche a me dispiace che si sia arrivati a questo punto. Ma le cose sono
cambiate, e lo sai anche tu: hai visto Hermione, è
diventata l’ombra di se stessa per colpa della figlia; non ha più forza
d’animo, non si concentra sul lavoro, non reagisce con l’energia di un tempo
alle difficoltà. Mi è stato raccontato della sua figuraccia di ieri a Hogwarts, e non è che l’ultimo episodio. Non ha la tempra
per reggere il Ministero in tempi difficili.”
“Vero,
sta passando un periodo difficile, ma passerà, del resto ha l’appoggio e la
stima di tutta la comunità magica…”
“È
qui che ti sbagli. Non ricordi le resistenze delle famiglie purosangue Serpeverde quando Hermione promosse le riforme per l’uguaglianza tra le
creature magiche? Dopo anni di lotte si sono adeguati, ma non glie l’hanno mai
perdonata. Hermione ha lavorato tanto per dimostrare
di essere contro discriminazioni di ogni tipo, e di non essere contro i
purosangue, ma questo dannato movimento sanguesporco
l’ha rovinata.”
“Un
momento: è colpa di quel movimento di ragazzini?”
“Non
solo ragazzini, Harry. Le idee della Mudblood Alliance si stanno diffondendo più rapidamente di
quanto temessimo, anche al di fuori di Hogwarts. Non
ce ne rendiamo conto a sufficienza perché sinora abbiamo guardato solo ai casi
di aggressioni, risse e scontri, e in quei casi sono quasi sempre gli studenti
a esporsi, ma il giornale di Rose Weasley sta
iniziando ad avere una certa diffusione un po’ ovunque. Mi dicono che circolano
molto tra le bancarelle di Diagon Alley,
per fare un esempio. Temo che ci siano maghi adulti che lavorano insieme alla Weasley per organizzare azioni contro i propri avversari.”
Harry
avrebbe voluto obbiettare e dire che erano paure esagerate; ma gli tornarono in
mente i dubbi sugli informatori di Rose all’interno di Hogwarts,
e tacque.
“La
gente se ne accorge” continuò Shacklebolt “e se ne
parla. Alcune famiglie purosangue hanno paura che ci siano aggressioni nei loro
confronti, o che nasca qualche gruppo di mangiamorte
al contrario. Ho ricevuto delle lamentele a proposito. Un informatore ci dice
che in alcuni circoli di Serpeverde si parla di
organizzare gruppi proprio per difendersi da eventuali attacchi, se il
Ministero dovesse continuare a non agire. Ce l’hanno tutti con Hermione, la accusano di aver creato le condizioni per
questi fanatici, e naturalmente il fatto che la leader del movimento sia sua
figlia accresce i sospetti e la diffidenza nei suoi confronti.”
“Ma
anche i sostenitori di Rose non hanno la minima stima per Hermione,
ti avranno raccontato di come l’hanno accolta ieri...”
“Sì,
e non fa che peggiorare la situazione: i sanguesporco
– ma vedi se mi tocca usare questa parola insultante – la considerano una
venduta e una traditrice. Idiozie, ma la questione non cambia: c’è un conflitto
emergente tra due gruppi, e se Hermione non ha il
rispetto e la fiducia di nessuno dei due allora non sarà in grado di mediare o
di trovare soluzioni. Nominarla ministro non farebbe che aggravare la sfiducia
dei purosangue nei confronti del Ministero, senza che ciò scoraggi minimamente
l’operato del gruppo di Rose Weasley. Capisci? Mi
dispiace, ma non può essere lei il prossimo ministro.”
“Ma,
Kingsley, pensa a cosa vorrebbe dire” obbiettò ancora
Harry, in un ultimo disperato tentativo di aiutare l’amica “Con la nomina di Hermione sarebbe la prima volta da decenni che un ministro
della magia viene scelto non tra gli auror ma tra il
personale civile. Non era quello che volevamo? Pacificare la comunità magica?
Superare il periodo di controllo poliziesco e avviare una transizione verso un
governo più liberale?”
Shacklebolt scosse la
testa.
“Dobbiamo
guardare i fatti. La convivenza pacifica è di nuovo a rischio. Non possiamo
diminuire i poteri del Ministero adesso, e non possiamo dare impressione di
debolezza. Speravamo di poter passare oltre questi problemi, ma non è così, e
quindi Hermione non è più la persona adatta a fare il
ministro. Tu, invece, sì.”
Lo
sapeva. Dalla prima esitazione di Shacklebolt aveva
capito che sarebbe uscito da quell’ufficio come ministro della magia in pectore. E mentre tornava a casa,
Harry si era chiesto se nelle sue obiezioni c’era più il desiderio di difendere
Hermione o di evitare a se stesso un incarico che mai
avrebbe voluto.
Aveva
cercato di opporsi, ma Shacklebolt era stato irremovibile:
“Tu solo hai la stima di tutti. I purosangue si fidano di te, e i nati babbani ti venerano come un eroe. Sei il capo dell’ufficio auror da anni, nessuno può mettere in dubbio la tua capacità
nel ruolo. Hai combattuto contro Voldemort e hai
vinto, pochi avrebbero il coraggio di misurarsi contro di te. Sei l’unico a cui
posso lasciare la mia poltrona senza paura di commettere un grave errore.”
Harry
Potter l’eroe, Harry Potter venerato, Harry Potter temuto. Ma che dire di Harry
Potter l’amico di Hermione
e Ron? Quello era il titolo a cui veramente teneva, ma per il mondo valeva meno
di tutti gli altri. Il mondo voleva che si prendesse un ruolo di governo per i
meriti che aveva ottenuto trent’anni prima: come dire che in trent’anni di
lavoro dal Ministero non era uscito nessuno in grado di assumersi quel genere
di responsabilità, proprio un risultato di cui vantarsi!
Quelli
erano gli amari pensieri di Harry mentre stava sdraiato sul divano di casa sua,
la testa nel grembo di Ginny che gli massaggiava
delicatamente le spalle.
“Cosa
devo fare, Ginny?”
“Cosa
puoi fare? Shacklebolt non ti ha lasciato molta
scelta, mi pare.”
“Lo
so anche io. Ma è così ingiusto!”
“Lo
so, amore. Ma qualcosa puoi fare per ridurre i danni.”
“Che
intendi dire?”
“Il
succo del discorso è che Hermione ha perso
credibilità come possibile ministro per colpa dell’attività di Rose, no? E mi
hai detto che c’è la possibilità che Rose stia organizzando qualcosa di
illecito con degli informatori interni a Hogwarts”
“Sì,
e dunque?”
“E
dunque se indaghi su Rose e i suoi forse hai la possibilità di scoprirne i
piani e bloccarli in tempo; e così facendo si potrebbe smantellare la sua
organizzazione e eliminare il problema di Hermione.”
“Magari
fosse così semplice… a parte che su Rose non abbiamo
che sospetti, ma se anche facessimo come hai detto tu non penso che Shacklebolt cambierebbe idea su Hermione.”
“Lui
no, ma il giorno in cui sarai tu ministro spetterà a te decidere: se nel
frattempo riuscissimo a sistemare questi imbecilli, chi ti potrebbe impedire di
mantenere il ruolo per poco tempo e poi passarlo a Hermione?”
Harry
si sollevò a sedere e guardò Ginny con una punta di
ammirazione.
“Sai
che non ci avevo pensato? Non è facile, ma è una possibilità per risolvere
questo problema… Domani stesso inizierò a indagare su
questa Alleanza.”
“Ecco,
così mi piaci! Combattivo, con o senza pancia.”
Risero
entrambi, e si baciarono.
Harry
si staccò da lei e sospirò carezzandole i capelli.
“Certo,
per Hermione non sarà comunque una passeggiata, se
per riavere il suo ruolo occorre passare per la punizione di sua figlia.”
“Non
c’è nulla di bello in questa storia, Harry: di certo, finché questi sangue
sporco continueranno a fare danni Ron e Hermione
continueranno a soffrire per il senso di colpa, quindi bisogna fermali; Rose è
adulta e vaccinata e ha scelto questa strada, vai a sapere il perché, la cosa
giusta da fare è che si prenda le sue responsabilità.”
“E
io vorrei tanto capire perché ha scelto questa strada” disse Harry, guardando
nel vuoto.