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Autore: Perry12    20/12/2013    0 recensioni
Gli spazi chiusi possono indurre le persone, che siano migliori amici o dei perfetti sconosciuti, ad agire in modo imprevedibile. E se poi queste persone sono Harry e Louis...ancora meglio!
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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                      Il centro commerciale

 
Mancava una settimana a Natale ed Harry aveva notato che il centro commerciale, che quel pomeriggio era stato pieno di persone che correvano da tutte le parti, in quel momento era praticamente vuoto perché l’ora di chiusura era ormai prossima. La maggior parte dei negozi del primo ed unico piano del Sun Hill erano già chiusi e ad aggirarsi per i corridoi c’erano solo i pochi ritardatari che si affrettavano a comprare gli ultimi regali.
Anche lui rientrava in quella categoria. Era ancora indeciso sul regalo per sua madre e da un’ora cercava di entrare nella gioielleria per acquistare quel braccialetto d’argento che aveva visto, ma ogni volta veniva attirato di nuovo da quel vestito nero esposto nella vetrina del negozio d’abbigliamento proprio lì davanti. Sembrava un trottola impazzita, che faceva avanti e indietro da un negozio all’altro.
Gettò un’ultima occhiata all’interno di entrambi i negozi. In quello di abbigliamento il commesso era un signore di mezza età che stava già mettendo in ordine i capi esposti, pronto a tornare a casa. Al bancone della gioielleria c’era invece un ragazzo giovane, poco più grande di lui, intento a lucidare le teche di vetro che contenevano i vari gioielli. Harry decise di entrare nella gioielleria.
 
                                                                                      ***

“Il regalo è per la tua ragazza?” chiese il commesso con un sorriso sulle labbra.
“Oh no” precisò Harry “per mia madre.”
Il braccialetto che Harry aveva già adocchiato dall’esterno era ora tra le mani del commesso, pronto per essere impacchettato.
“Ottima scelta.” rispose il commesso “Anche se ho notato che ci hai messo un po’ prima di decidere”
“Anche il vestito qui di fronte non era male” ribatté Harry sorridendo. Il commesso, Louis diceva la targhetta sulla sua camicia, aveva limpidi occhi azzurri e un ciuffo di capelli castani scompigliati che gli ricadeva sulla fronte. La barba che gli ricopriva le guance e il mento era più scura di una tonalità, rada e ben curata.
“Certo, ma Al è molto più antipatico di me” disse Louis riferendosi al commesso del negozio di abbigliamento “Te lo incarto e abbiamo finito” disse poi indicando il regalo.
In quel preciso istante le luci del centro commerciale si spensero, lasciandoli completamente al buio. Dopo un secondo, il negozio venne illuminato di nuovo dalla luce bluastra più debole delle lampade di emergenza.
“Cazzo” sibilò Louis tra i denti.
“Che succede?” chiese Harry leggermente turbato.
“La corrente. È saltata” spiegò Louis. Afferrò il suo cappotto da dietro il bancone e fece segno ad Harry di uscire dal negozio “Vieni, usciamo. Vediamo se riusciamo ad andare via da questo maledetto centro commerciale stasera”
“Io sono Louis, comunque.” disse poi mentre percorrevano i corridoio che dalla gioielleria portava all’ingresso. Era completamente bui, ma entrambi li avevano percorsi così tante volte da non aver bisogno di una luce.
 “Sì, credo che la targhetta lo dica piuttosto chiaramente” rispose Harry indicando il petto di Louis “ Io sono Harry”
Harry e Louis raggiunsero l’ingresso del centro commerciale. Un albero di Natale enorme torreggiava su di loro e Louis pensò che senza luci aveva un aspetto triste e anche un po’ inquietante. Raccolte sotto all’albero c’era un piccolo gruppo di persone con facce preoccupate che non la smettevano di gesticolare. Harry ne contò nove. Una di loro indossava un uniforme e sembrava aver preso in mano la situazione.
“Joe!” disse Louis, attirando l’attenzione del poliziotto. La sua voce echeggiò fino all’alto soffitto del centro commerciale e tornò indietro, rimbalzando poi sulle pareti. “Joe, che succede?”
“E’ il capo della sicurezza” spiegò poi ad Harry.
“Abbiamo avuto un problema con la corrente” spiegò Joe “E non solo siamo al buio, ma le porte del centro commerciale funzionano ad elettricità. E ora sono bloccate”
“Non ci sono delle uscite di emergenza?” chiese una signora dall’aspetto elegante, con una serie di buste ai suoi piedi.
“Signora, questo edificio è stato costruito 60 anni fa. Le norme sulla sicurezza ancora non esistevano” disse Joe cercando di usare un tono di voce calmo, per non scatenare il panico.
“Ma è assurdo!” esclamò un signore con un pesante cappotto di pelliccia.
“L’ho sempre detto che questo posto fa schifo!” disse Louis “Non possiamo chiamare dei soccorsi? Qualcuno che ci tiri fuori di qui? O vogliamo passare la notte nel centro commerciale?”
“Louis” disse Harry “forse è meglio se guardi fuori”
Dalla gioielleria Louis non aveva avuto modo di osservare il tempo, ma quando gettò lo sguardo attraverso le grandi finestre quadrate rimase a bocca aperta. All’esterno ogni singolo centimetro di spazio era ricoperto di neve. Un manto bianco, spesso e alto almeno 20 centimetri si era posato sulla città. E la bufera continuava.
“Ho chiamato già i soccorsi” stava dicendo Joe “Fino a quando questa tempesta di neve non finisce, non possono arrivare fino a qui, la neve è troppo alta. E la stazione di polizia è dall’altra parte della città.”
“E che cosa consigliano di fare, nel frattempo?” la voce di Louis uscì acuta e tesa, distorta dall’ansia.
“Hanno detto di aspettare. Non appena la tempesta sarà finita saranno qui.”
“Tutto questo è assurdo” disse Al, il commesso del negozio di abbigliamento, rivolto a nessuno in particolare “Non possono tenerci chiusi qui dentro!”
“Hai qualche proposta, Big Al?” disse Louis sarcastico “Vuoi provare a sfondare la porta? Sono sicuro che se ti impegni potresti farcela”
Harry cercò di trattenere la risata che sentiva nascergli in gola. Al era alto almeno il doppio di loro e pesava sicuramente quanto Harry e Louis messi insieme. La pancia gli sporgeva oltre la cintura stretta intorno ai pantaloni e la camicia gli aderiva sul petto, mettendo in evidenza due chiazze di sudore sotto le ascelle.
“Simpatico.” sibilò Al.
“Vieni con me” disse Louis rivolto ad Harry “Conosco un posto più comodo dell’ingresso per aspettare.”
“Non vi allontanate troppo, ragazzi!” disse Joe alle loro spalle.
“Come se lo potessimo fare” disse Louis a bassa voce.
 
                                                                           ***

Avevano raggiunto di nuovo il negozio di Louis e l’avevano superato, raggiungendo una zona con alcune poltrone nere e di pelle.
“Dovrebbe fare i massaggi, in teoria” disse Louis, appoggiandosi allo schienale “Ma siamo senza corrente.”
Harry lo imitò rimpiangendo che i piccoli ingranaggi nello schienale della poltrona non funzionassero. Aveva vagato per il centro commerciale tutto il giorno e la schiena gli faceva male.
“Allora” disse Louis “ oltre al regalo per tua madre ne hai comprati altri?”
“Solo qualcuno.” Rispose Harry “ Per mio padre e mia sorella. Uno per Sam, un mio amico, e uno per la mia vicina di casa”
“Scommetto che è molto carina”
“Direi di sì, se ti piacciono le donne sulla sessantina”
La risata di Louis risuonò lungo il corridoio, strappando un sorriso anche ad Harry.
“Tu, invece?” chiese Harry “Hai rubato qualcosa dalla gioielleria per fare bella figura?”
“Lo avrei fatto volentieri se non fossi l’unico commesso e il negozio non fosse pieno di telecamere” spiegò Louis “Sarei il solo indiziato”
“Potresti farlo ora. Le telecamere non funzionano e ci sono altre dieci persone insieme a te”
“ Odio questo posto ma sono ancora troppo giovane per finire in galera” rispose Louis in tono divertito.
“Certo” rispose Harry “Facciamo qualcos’altro allora! Non hai mai sognato di rimanere chiuso dentro un centro commerciale?”
“Sono chiuso qui dentro tutti i giorni della mia vita” disse Louis “ quindi credo che la risposta sia no”
Harry sbuffò, sollevando una ciocca di capelli e facendola ricadere sulla fronte subito dopo. Louis notò che era più alto di lui di qualche centimetro. Le gambe di Harry toccavano il pavimento mentre le sue rimanevano sospese sul poggiapiedi. Aveva i capelli scuri e scompigliati, gli occhi verdi.
“E’ interessante” pensò Louis.
Harry si era alzato nel frattempo. “Cosa possiamo fare in questo posto?” chiese ad alta voce, come se ci fosse un’intera platea di persone ad ascoltarlo.
“Ricordati che siamo senza corrente” disse Louis “Riformulerei la domanda in “Cosa possiamo fare in questo posto senza corrente?”
“Ho un’idea!” disse Harry
Afferrò Louis per un braccio e cominciò a trascinarlo lungo i corridoi. Era stato in quel centro commerciale abbastanza spesso per orientarsi anche con la poca luce delle lampade di emergenza. Superarono il supermercato sprangato e i negozi di cellulari fino ad arrivare ad un corridoio cieco.
“Harry” disse Louis “ Questa è l’area bambini”
“Lo so” rispose Harry “Non dirmi che non hai mai sognato di tuffarti di nuovo lì dentro” disse poi indicando con un dito la piscina piena di palline di plastica colorate.
Gli occhi di Louis si illuminarono per un attimo, ma poi decise di tornare si nuovo serio.
“Ho quasi ventidue anni, Harry!”disse Louis “Tra 6 giorni, per essere precisi.”
“La vigilia di Natale!” esclamò Harry eccitato.
“Quello che volevo dire…” Louis cercò di continuare la frase, ma Harry aveva già gettato il cappotto a terra e si era tuffato tra le palline. Louis vedeva le ginocchia che sbucavano fuori dalla massa colorata, mentre il resto delle gambe era completamente coperto.
“Non c’è nessuno che ti possa vedere” disse la voce di Harry dalla vasca di plastica.
“Al diavolo!” esclamò Louis.
Lasciò il cappotto accanto a quello di Harry e lo raggiunse tra le palline. Fu come tornare bambino. Sentiva la massa della palline che cercava di sovrastarlo e ogni suo movimento era rallentato dalla plastica. Si appoggiò alla parete della vasca con la schiena, lasciando che le palline gli coprissero le gambe.
“Che cosa fai nella vita oltre a rimanere chiuso nei centri commerciali e a fare il bagno nella plastica?” chiese Louis.
“ Studio. Canto. Incontro commessi carini. Sai, niente di che.”
Louis alzò gli occhi solo per un istante e poi li abbassò di nuovo sul mare di palline colorate, sentendo le sue guance andare a fuoco.
“E tu?” chiese Harry.
“Studio. Lavoro. Gioco a calcio. Ogni giorno spero di incontrare clienti carini. Niente di che.”
Harry rise e lanciò una pallina rossa a Louis.
“Non dovevi farlo!” strillò Louis cercando di trattenere le risate. Afferrò un pallina verde, colpendo Harry proprio al centro della fronte.

                                                                             ***

“Sai, io odio il Natale. E il periodo prima di Natale. E la Vigilia. E quindi suppongo di odiare anche il mio compleanno.” disse Louis.
Avevano cambiato posto quando le palline avevano cominciato a fare male contro la pelle e avevano raggiunto l’ala opposta del centro commerciale, la palestra. Lauren, la proprietaria, era una delle persone rimaste bloccate insieme a loro e non l’aveva ancora chiusa.
“Non puoi odiare il Natale!” rispose Harry, appeso al quadro svedese.
Louis lo guardava dal basso e ad ogni movimento temeva che Harry potesse cadere da quell’intrico di legno che a lui sembrava tanto fragile.
“E’ così invece. Odio i regali che ricevo, perché non me ne piace mai nemmeno uno. Odio il fatto che non ci sia mai nessuno per il mio compleanno perché è la Vigilia. Odio che quando non lo devo passare qui dentro devo stare con i miei parenti. E puoi stare sicuro che ognuno di loro mi chiederà quello che sto combinando nella mia vita, quando io non sto combinando veramente niente!”
“Niente?” chiese Harry “Hai detto che studi e lavori, non mi sembra niente. È molto più di quello che faccio io, in effetti”
“Sì, ma l’unica cosa che mi piace veramente fare è giocare a calcio. Ma quella è solo una passione” rispose Louis “Scusa se ti sto dicendo tutte queste cose, probabilmente non ti interessano”
“Ti sbagli invece” disse Harry scendendo agilmente dal quadro svedese. Rimase seduto al primo livello, con le gambe sospese in aria “ Sei una persona particolare. Mi piaci” continuò poi guardandolo dritto negli occhi.
Louis arrossì di nuovo- perché arrossiva così spesso quella sera?- e abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello di Harry.
“Sei figlio unico?” chiese Harry interrompendo il silenzio che si era creato tra di loro. Una domanda semplice, poco impegnativa, solo per mandare via l’imbarazzo.
“Oh, no. Ho quattro sorelle, tutte molto più brave, simpatiche e responsabili di me.”
“Devono essere perfette allora.”
 
                                                                                   ***

Harry e Louis erano tornati all’ingresso per vedere come procedeva la situazione. Le altre nove persone  erano ancora lì, alcune ancora in piedi, altre che avevano ceduto e si erano sedute per terra, a gambe incrociate.
“Qualche novità, Joe?” chiese Louis.
“Nessuna” rispose quello “Basta guardare fuori.”
La tempesta continuava e sia Harry che Louis ebbero l’impressione che fosse più forte di prima. All’interno del centro commerciale diventava sempre più buio e i due ragazzi stentavano a vedere il gruppo di persone a pochi passi da loro.
“Andiamo.” disse Louis afferrando Harry per un braccio.
“Dove?”
“Al cinema.”
                                                                                     ***

Il cinema rimaneva sempre aperto, aveva detto Louis. Del resto, chi sarebbe voluto entrare in una sala buia e piena di poltrone?
Louis si accomodò nella fila centrale, su una delle tante poltrone rosse, ed Harry prese posto accanto a lui.
“E se questa tempesta va avanti per giorni?” chiese Harry “Cosa facciamo?”
“Credo che a questo punto ci sarà consentito sfondare la porta del supermercato” rispose Louis “Con la roba che c’è lì dentro possiamo andare avanti per settimane!”
Harry sorrise, ancora un po’ dubbioso, e appoggiò i piedi sullo schienale della poltrona che aveva davanti.
“Non dei avvertire nessuno a casa?” chiese Harry “ I tuoi genitori non si preoccuperanno se non torni?”
“Abito da solo” rispose Louis “ Nessuno mi aspetta.”
“Siamo in due allora. La mia famiglia abita fuori città” spiegò Harry. “Potremmo restare qui per giorni e nessuno ci verrebbe a cercare.”
“Fino a Natale, almeno.”
“Fino a Natale.”
 
                                                                             ***

La sala del cinema era ancora più buia dei corridoi del centro commerciale e Harry riusciva a stento ad individuare il profilo di Louis, nonostante sedessero a pochi centimetri di distanza.
“Se non potessimo più uscire da questo centro commerciale, quale sarebbe l’ultima cosa che vorresti fare?” chiese Louis girando il viso verso Harry.
“Beh, non si può certo dire che avrei molto scelta. Quello che volevo fare qui dentro l’ ho già fatto e il resto dei negozi sono chiusi. Credo che l’unica alternativa disponibile sia baciare te”
Lo aveva detto con così tanta naturalezza che Louis pensò di non aver capito bene. Poi vide Harry sorridere e capì che le sue orecchie non lo avevano tradito.
“Lo puoi fare comunque, sai” rispose Louis “anche se probabilmente usciremo da qui tra poco”
“Devo sbrigarmi, allora.”
Harry si sporse leggermente oltre il bracciolo della poltrona del cinema e raggiunse con una mano il viso di Louis, passando dalla barba ispida e rada ai capelli morbidi e folti, che gli facevano solletico sulle dita. Ne afferrò una ciocca e quando unì le sua labbra con quelle di Louis sentì il sospiro dell’altro ragazzo entrargli direttamente in bocca, riempendogli la gola e poi i polmoni.
Harry aveva già baciato altri ragazzi ma nessuno di loro era stato così piccolo e delicato come Louis e Harry si sentiva come se dovesse fare particolare attenzione per evitare di fargli male. Louis rispondeva al bacio e si gettava con così tanta forza verso Harry che se non ci fosse stato il bracciolo della poltrona a separarli gli sarebbe finito in braccio.
Presi dal bacio, non si accorsero che la luce era tornata. Le luci della sala si erano accese, illuminandoli mentre Harry cercava goffamente di superare il bracciolo per raggiungere Louis.
“Harry…” riuscì a dire Louis “ Le luci!”
“Le luci?”
“Sono tornate!”
Harry tornò al suo posto e guardò in alto. La corrente era tornata veramente e il cinema era completamente illuminato. Ora riusciva a vedere perfettamente i capelli di Louis, ancora più scompigliati di quando li aveva visti per la prima volta nel negozio, e i primi due bottoni della sua camicia slacciati. Entrambi avevano ancora il fiatone.
“Posso continuare, se vuoi” disse Harry.
“Credo sia meglio tornare dagli altri.”  rispose Louis sorridendo. Lo accarezzò sul viso e lo prese per mano, incamminandosi verso l’ingresso.

                                                                               ***

Dopo che la luce era tornata, avevano dovuto aspettare altre due ore prima che gli spazzaneve ripulissero le strade e qualcuno arrivasse a tirarli fuori. Ora Harry e Louis erano coperti da capo a piedi dai loro cappotti e da alcuni strati di coperte portate dai poliziotti. Tremavano in mezzo alla strada, ma nessuno dei due voleva andare via.
“Ci vediamo quando tornerai a prendere il regalo per tua madre.” disse Louis.
“Il regalo! L’ho dimenticato in gioielleria!”
“Credo che tu sia giustificato.”
Una pausa.
“Ti aspetto a Natale, a casa mia. A casa di mia madre, veramente.” disse Harry, colto da un’ispirazione improvvisa.
“Da te?” chiese Louis.
“ Certo, non vorrai passare il resto della tua vita ad odiare il Natale!” rispose Harry “Voglio farti cambiare idea.”
Louis non poté trattenere una risata.  “Affare fatto” disse avvicinandosi impercettibilmente ad Harry “Anche se, ti dirò una cosa. Credo di averla già cambiata.”



Ciao a tutti! Come avete potuto notare questa è una raccolta di one-shot, che avrà come filo conduttore gli Spazi Chiusi. Per quanto riguarda il rating, ho messo quello arancione perchè nella raccolta di varierà dal rating verde a quello rosso e quindi non sapevo bene come fare!

Se sarà necessario naturalmente lo correggerò! :)

Detto questo, spero che questa prima storia vi piaccia! H & L in un centro commerciale! 

Ciao!!  xx
  
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