Ben
alle
7 di sera si trovava di fronte all’ingresso del parco che
ormai aveva
soprannominato nella sua testa “Il
parco
degli orrori”; c’era da immaginare il
perché di quel nome tanto azzeccato
purtroppo.
Dopo che
aveva raggiunto i suoi amici quella mattina al bar, aveva proposto a
tutto il
gruppo di fare qualche piccola indagine, giusto per capire chi fosse
quella
ragazza e perché erano stati loro a trovare il cadavere
prima di tutti ma non
avevano ancora riferito niente alla polizia, insomma Ben sperava nel
far salire
un certo senso di colpa ai ragazzi per convincerli ad aiutarlo nella
sua
impresa.
Il
ragazzo sapeva bene che era l’unica cosa che poteva fare e
poi non voleva
essere perseguitato da quel fantasma per tutta la vita solo per non
aver
indagato sull’assassinio.
Per tutto
il giorno lo spirito della ragazza non si fece più vedere,
il che era solo un
bene per il ragazzo, visto il modo che aveva di presentarsi,
così macabro e
terrificante, era meglio che non gli facesse visita.
I suoi
amici non avevano approvato l’idea, specialmente Alyce che
aveva
categoricamente rifiutato la gentile offerta
e aveva incrociato le braccia in segno di disapprovazione.
Gli altri
erano tutti scettici all’idea che dei giovani ragazzi
potessero risolvere un
mistero tanto grande e grave come quello.
< Non
è un film d’avventura dove dei semplici
adolescenti sono più avanti dei
poliziotti come in Virals!> aveva detto Helen.
<
Scendi dalle nuvole Ben, ci metteremo solo nei guai!> aveva
fatto eco Andy.
Ben del
resto non aveva biasimato i suoi amici, erano ancora scossi e poi loro
erano
molto più razionali e intelligenti di lui… ma
come poteva rifiutare l’aiuto di
un fantasma che l’avrebbe perseguitato fino alla fine dei
suoi giorni per quel
caso?
Ben si
domandò se non fosse totalmente impazzito e nel pomeriggio,
andando a fare le
commissioni per la madre, era passato davanti allo studio dello
psicologo e
aveva fatto un mezzo pensierino di entrarci e chiedere un appuntamento.
Ma poi proseguì
dritto preso da una strana forza che lo fece camminare senza badare
alla
scritta in alto: Non vergognarti dei tuoi
problemi, parlamene!
Che fosse
stato il volere del fantasma? Bah!
In ogni
caso Ben ora si trovava davanti a quel posto maledetto, senza un piano,
senza
una strategia, senza nessuna arma per difendersi qualora si fosse
trovato
davanti l’assassino… si sa, l’assassino
torna due volte sulla scena del
delitto, ma forse la seconda volta era quella sera famosa quando i
ragazzi
avevano visto affacciarsi qualcuno alla finestra.
Chi lo
sa?
Ben
cominciò a tremare non appena fece un passo in avanti, in
direzione del parco.
Chi
glil’aveva fatto fare? Ah si il fantasma ok…
Si ma
dove aveva trovato tutto quel coraggio per arrivare fin lì
da solo, alle 7 di
sera, quando tutto sono acasa
a
guardarsi la partita e a godersi le ultime ore di domenica?
Il
fantasma? Dov’era ora? Se doveva stargli vicino, Ben si
augurava che lo
proteggesse anche, dov’era?
Ben fu
preso dal panico!
Fece per
voltarsi e tornare sui suoi passi, pronto a tornare a casa sano e salvo
a
sorbirsi le soap opere della madre che aveva registrato su un DVD.
Ma poi
Ben, voltandosi, si ritrovò davanti chi non si aspettava di
trovare: i suoi
amici.
Matt, Helen, Bea, Andy e Bart… Alyce mancava.
Ben non
riuscì a dire niente, assolutamente niente, era immobile,
impassibile, la gola
secca, tutto merito del suo panico misto allo stupore che ne era
seguito.
<
Abbiam pensato che fossi pazzo… ma che era ancora
più da pazzi lasciarti da
solo.. visto che sei talmente testardo che non ci avresti mai
ascoltato..>
disse Matt.
Ben quasi
pianse dalla contentezza, ma non lo fece no, lui era un ragazzo e i
ragazzi non
piangono.
<
Grazie ragazzi!> disse infine.
<
Allora, che cosa hai in mente di fare?> chiese Beatrix.
< A
dire il vero non lo so, sono stato portato qui dall’istinto
ma… ma il fatto è
che non ho la minima idea di che cosa fare>
I ragazzi
restarono zitti, non era una situazione facile la loro ma per Ben era
un
sollievo vederli.
<
Beh.. entriamo!> esortò Andy anche se non era
granchè convinto.
I ragazzi
percorsero i primi dieci metri di strana ma rallentavano ad ogni passo
che
conduceva alla casa.
Ben sentì
un brivido percorrere la sua schiena e capì che il fantasma
della ragazza era
vicino a lui, da qualche parte ma pur sempre vicino.
Girò lo
sguardo a destra e a sinistra, poi si voltò e la vide in
fondo alla fila,
dietro a Andy e a Bart che si strofinavano le braccia: percepivano
anche loro
la sua presenza.
Forse
allora non era tutto inventato, forse esisteva realmente il fantasma e
non era
solo frutto del suo incoscio, se anche Bart e Andy avevano freddo in
sua
presenza, allora forse era reale.
La
ragazza accennò ad un sorriso, per la prima volta da quando
Ben la vide, poi il
ragazzo si girò e continuò la camminata.
Ad un
certo punto i ragazzi si fermarono di colpo avendo sentito un rumore
circospetto venire dalla loro destra.
Sbucò un
gattino grigio e bianco che miagolava forte tanto da rendere
più nervosi i
ragazzi.
< Fate
tacere quel gatto!> sibilò Bart.
Ben provò
a cacciarlo ma non ci fu verso di mandarlo via, però si
azzittì subito quando
Helen lo prese in braccio per calmarlo, era piccolo e indifeso.
< Per
piacere non è il momento di fare da mamma-gatta a un micio,
lascialo giù sarà
pieno di pulci!> la rimproverò il fratello.
I ragazzi
continuarono a camminare fino a che non arrivarono davanti alla porta
della
casa.
Ben la aprì
leggermente e quella scricchiolò da matti.
<
Torce alla mano ragazzi..> ordinò Matt.
< Ma
non le abbiamo..> mugugnò Andy.
Porca
vacca! Niente torce, e come facevano adesso a vedere oltre il proprio
naso
senza sbattere da qualche parte?
Porca
vacca!
< Bene
non si entra!> concluse Andy, ormai terrorizzato.
< E
allora che siamo venuti qui a fare?>
<
Bella domanda! Torniamocene a casa>
< Ma
non possiamo!>
<
Ragazzi! Non abbiamo un piano, né delle protezioni, niente!
Torniamo domani più
preparati e con delle idee ora rischiamo solo di metterci nei
guai.> disse
infine Beatrix.
L’idea
allettava molto Ben, in fondo cosa avrebbero potuto fare quella sera.
D’un
tratto tutti i ragazzi si arrestarono, non emisero fiato avendo sentito
un
rumore che catturò la loro attenzione.
<
Avete sentito?> chiese Helen.
< Ma
che cosa?> intervenne Matt.
Restarono
ammutoliti, fermi immobili, trattennero il fiato, il cuore che
minacciava di
esplodere in petto.
Ben
allungò il collo per sentire meglio, non un passo in
più in avanti, non un
singolo rumore coi piedi.
Poi li
sentirono di nuovo e questa volta erano chiari e precisi.
Rumori di
passi scendere le scale e farsi sempre più forti sempre
più concreti e precisi…
sempre più vicini!
Quando Ben
realizzò che c’era qualcuno là dentro
che si stava avvicinando sempre di più al
gruppo di amici, era troppo tardi.
Iniziò a
sudare freddo e il panico si insidiò come un serpente
velenoso tra i compagni,
agitando la massa.
Dietro la
stanza qualcuno aprì leggermente la porta e il suo
scricchiolio provocò nei
ragazzi un’esplosione di adrenalina che li indusse a fare
retromarcia e
schizzare via senza chiedersi chi fosse, senza sapere che ci facesse
lì e senza
vedere chi era!
Corsero alla
velocità della luce avendo come unico scopo quello di
raggiungere l’uscita del
parco ed essere sani e salvi.
Non importava
se dietro quella porta ci fosse stato il barbone Willy che aveva preso
quella
baraca come la sua unica casa, erano spaventati i ragazzi e in quel
momento
desideravano solo andarsene a casa.
Ben quasi
inciampò nello schivare il micio che li aveva seguiti fin
lì.
Il micio
piangeva disperato.
Ben si
ritrovò di colpo in un bivio.
Scappare o
tornare indietro a prendere il gatto?
Quando si
voltò a guardare l’uomo, quello stava uscendo
dalla casa, nella penombra e
stava smanettando con qualcosa che aveva in mano..un fucile?
Ben era
spaventato ma valutò la situazione.
Se tornava
indietro avrebbe accorciato il tempo che lo separava da quello strano
sconosciuto che ora stava avanzando.
< Ben
ma sei impazzito! Muoviti!> urlava Matt più avanti di
lui, fermo nella
speranza che l’amico si muovesse.
Matt
coraggiosamente tornò indietro a recuperare
l’amico, spaventato che il suo
blocco fosse dovuto da un attacco di panico.
Ben non
esitò ancora molto, con uno scatto si liberò
dalla stretta del suo amico e
tornò indietro e recuperare il gatto.
Appena in
tempo per evitare un proiettile che rimbalzò a terra e per
poco non prese il
gatto e la mano di Ben.
<
Ben!!!!!!> urlò Helen.
Quel disgraziato
aveva davvero un’ arma in mano e la stava usando su dei
ragazzi innocenti come
loro.
Dannato!
"Brucia
all’inferno!” sentì
nella propria testa una voce
strozzata, la voce della ragazza morta.
Ben, con
stretto in grembo il micio, si girò e prese al volo il suo
amico per un
braccio.
Ricominciarono
la corsa stenuante fino alla fine del parco.
Dietro l’uomo
misterioso continuava a sparare, in aria, in terra.
Ben, in
cuor suo strinse i denti e iniziò a pregare qualsiasi Dio ci
fosse per evitare
i proiettili.
Non poteva
girarsi e guardare, sarebbe stata la sua condanna a morte.
Ben e
Matt corsero e corsero fino a che raggiunsero gli amici che li stavano
aspettando fuori dal cancello laterale e schizzarono via protetti dagli
alberi
che davano ombra e dalla luce che cominciava a mancare.
Le urla e
le grida degli amici disperati si placarono nel vedere che Matt e Ben
erano
sani e salvi e scomparvero del tutto quando, superati parecchi
quartieri si
ritrovarono nel centro del paese inondato di luci, bar aperti e musica
dal vivo
al centro della piazza.
L’avevano
scampata, erano riusciti a fuggire dal raptus omicida di un uomo che
aveva
avuto il sangue freddo di sparare contro degli adolescenti.
Erano in
pericolo ora, ne erano consapevoli, l’uomo li aveva
riconosciuti, forse si
sarebbe messo sulle sue tracce e, dopo quella sera, il problema di
scoprire chi
fosse l’assassino era un caso che li coinvolgeva, erano delle
vittime, delle
possibili future vittime di un pazzo maniaco.