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Autore: Shariel Lowely    23/12/2013    6 recensioni
Una minishot natalizia, abbastanza romantica e senza drammi di mezzo.
Una storiella che spero vi faccia sorridere un pò =)
Edward e Bella, stanno insieme da due anni, ma nessuno sa di loro,questo perchè le loro famiglie si odiano e non accetterebbero mai una relazione tra i due.
Ma Edward, stanco di questa situazione, le proporrà qualcosa, un modo per stare insieme.
Dal capitolo:
« Il natale non è un vero natale se non lo si passa in famiglia, e questa non è più la mia famiglia da molto tempo. » mormoro più a me stessa che a Kate che mi guarda dispiaciuta sapendo che è cosi.[...]
« Ed, che significa? » gli chiedo, guardandolo dritto negli occhi e scorgendo la serietà nel suo sguardo.
« Significa che anch’io sono stanco Bella. Voglio poter vivere la nostra storia serenamente, ma sappiamo entrambi che non succederà mai, a meno che non prendiamo delle decisioni che ci porteranno a rinunciare a molte cose.
Bella accetterà la proposta di Edward? E cosa succederà alle loro famiglie?
Entrate a leggere per scoprirlo ;)
Storia dedicata a Jess(Vanderbilt) e Angela(Piccolaluce) due delle persone più importanti della mia vita.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
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2.


 Ohana significa famiglia
Famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato.
(Lilo&Stitch)


6 anni dopo

 

PovBella
 

Un movimento piacevole dietro la nuca mi strappa dalle braccia di morfeo, e quando capisco di cosa si tratta, nascondo un sorriso e  faccio finta di dormire ancora.
Quella piccola tortura, di baci lievi dietro la nuca, continua ancora per qualche minuto fino a quando, come una stupida, emetto un sospiro.
« Lo so che sei sveglia, mio piccolo bocciolo di rosa » non riesco a trattenere una risata, per la cretinata che ha detto.
Mi rendo conto che un suo braccio è attorno alla mia vita e mi stringe a se, facendo aderire la mia schiena al suo petto.
« Oggi sono un bocciolo di rosa, ieri ero la tua coniglietta, ti prego, dimmi che domani non sarò la tua vaccarella. » dico in modo serio, scoppiando a ridere subito dopo, seguita da lui.
« Sai sempre come rovinare un momento dolce. Non cambierai mai. » cosi dicendo si avventa sulle mie labbra, baciandomi in un modo cosi sensuale e passionale, ma dolce allo stesso tempo.
«E’ anche per questo che mi ami, no? » gli chiedo tra un bacio e l’altro.
« Soprattutto. Non cambiare mai. » cerca di approfondire il bacio, ma riesco a defilarmi dalle sue braccia e a sgusciare fuori dal letto.
« No, moglie torna a letto. Oggi è la nostra giornata libera, che ne dici di restare a dormire tutta la giornata, e a coccolarci come non facciamo da tempo? » cerca di convincermi, facendo la sua faccia da cucciolo, vorrei davvero accontentarlo ma non posso.
« Amore, hai fatto una promessa a Grace. » ridacchiando, esco dalla stanza e mi dirigo in cucina per preparare la colazione, mentre mio marito si ributta tra i cuscini ridendo.
Mi metto subito ai fornelli per preparare il caffè e un po’ di latte, taglio anche quattro arance per fare il succo,tiro fuori la torta di mele, la nostra preferita, fatta ieri sera, la taglio e la posiziono sulla tavola;   tiro fuori anche i biscotti ripieni di cioccolata e i croissant farciti di crema chantilly, comprati da Edward, sempre ieri sera.
Colazione poco abbondante insomma.
Sento delle piccole braccine circondarmi le gambe, e sobbalzo leggermente per lo spavento.
« Bongiono mammina. Glace ha fame. » mormora la mia piccolina, con la voce ancora arrochita da sonno.
« Buongiorno amore mio. » la prendo in braccio e le do un bacio sul suo piccolo nasino.
« La colazione è quasi pronta amore, perché non vai a svegliare papà? » scende dalle mie braccia, e corre in direzione della nostra camera da letto, pronta per svegliare il suo papà.
E’ incredibile come siano cambiate le cose in pochi anni.
Da semplici ragazzi che non potevano stare insieme, a genitori di una piccola bimba di quasi quattro anni.
Grace è stata davvero una sorpresa, io ero sotto shock quando l’avevo scoperto, mentre Edward era cosi felice che cominciò subito a comprare le cose per il bambino e a scegliere i nomi. Quella dei nomi, fu una vera guerra! I nomi che piacevano a lui non piacevano a me, e viceversa; ero arrivata quasi all’ottavo mese, e la nostra bambina non aveva ancora un nome fino a quando, una sera, mentre guardavo la tv, Edward tornò a casa e urlo “Grace”.


INIZIO FLASHBACK
«Grace! » urlò Edward entrando in salotto, facendomi spaventare.
« Edward, porca miseria,mi hai fatto prendere un colpo! E chi cavolo è questa Grace?» la gravidanza aveva fatto nascere in me una gelosia nei confronti di Edward, davvero ossessiva.
Ogni donna che nominava, lo costringevo a dirmi chi era e quanti anni aveva, e se era sposata, single,donna di mezza età, se aveva figli e quanti ne aveva.
Si ok, ero un po’ matta e un po’ gelosa, forse troppo, di mio marito, ma non era colpa mia!
Attribuivo la colpa alla gravidanza e agli ormoni, grossa bugia ovviamente, lui invece,se la rideva, e diceva che ero tanto dolce quando facevo la gelosa.
« Nostra figlia. Grace significa “dono di Dio, ma anche bellezza, favore,riconoscenza,dolcezza.
Dono perchè, nostra figlia è il dono più bello che potessimo ricevere, bellezza perchè da due fighi come noi possono uscire solo figli altrettando fighi » con quell'affermazione , scoppiai a ridere.               « favore,riconoscenza, dolcezza perchè avrà un cuore puro come il tuo. »
« Ehi, non esagerare. Non sono cosi “pura”io! » in risposta ricevo solo una risata da parte sua, che mi fa sciogliere il cuore.
« E' perfetto per la nostra bambina, Bella. » disse sedendosi vicino a me e avvolgendomi in un abbraccio. Aveva ragione, era perfetto.
« Grace. Grace Cullen. Mi piace. » gli dissi per poi coinvolgerlo in un bacio pieno d’amore.
FINE FLASHBACK

Nulla è stato facile, ma siamo felici di aver raggiunto i nostri obiettivi; Edward non ha seguito le orme del padre, e neanche io sono diventata avvocato come voleva mio padre, ma abbiamo aperto un ristorante.
Gli affari vanno bene, la nostra situazione economica è buona, non ci manca nulla e non abbiamo nulla di cui lamentarci.
Abbiamo fatto dei sacrifici, ma alla fine siamo arrivati dove volevamo: noi due insieme, un lavoro che ci soddisfa, dei grandi amici e una famiglia tutta nostra. Una vita perfetta.
Ora viviamo a Londra, la stessa città in cui siamo arrivati quella notte di sei anni fa, e viviamo nella stessa villetta che Edward aveva comprato appositamente per noi.
« Eccoci qui. » Edward entra in cucina, con Grace sulle spalle che scalcia divertita.
« Papino, dobbiamo andale a pattinale oggi! » urla la piccolina nell’orecchio di mio marito.
« Amore di papà, io ti porto a pattinare ma tu devi smetterla di urlarmi nell’orecchio, prima o poi, mi farai diventare sordo! » in risposta la piccola ride solamente.
Facciamo colazione tra una risata e l’altra, e verso le nove  cominciamo a prepararci per uscire; Edward ha promesso a Grace di portarla a pattinare, e ne approfittiamo per passare una giornata solo noi tre, dato che non capita spesso per via del lavoro.
E poi, l'ammetto, questa atmosfera natalizia mi piace un sacco, ed è divertente gironzolare per i negozi, e far impazzire mio marito.

 

Edward è già fuori che ci aspetta, infilo il cappottino rosso alla mia piccola e  corro ad infilarmi gli stivali.
« Le mie principesse sono pronte? » urla Ed dal piano di sotto.
« Si, ora scendiamo! » cosi dicendo, esco dalla camera da letto e predo Grace in braccio, che scendeva le scale, molto, lentamente cantando una canzoncina.
Arrivati fuori Grace comincia a scalciare perché vuole ritornare dentro a prendere qualcosa che si è dimenticata.
« Amore, è cosi importante? » le chiede Edward, accarezzandole la testa.
« Si! » e corre in casa, seguita da noi, e va dritta in salotto, dove comincia a lanciare tutti i cuscini per aria, fino a quando non grida “tlovato!”
Torna da noi e mi porge la collana che le ha regalato Edward, ecco perché era importante. Mammina, me la metti? » prendo la collana dalla sue manine, e accarezzo la scritta che Edward ha fatto incidere sulla targhetta, Ohana.
Le metto la collana, Edward ci guarda sorridente mentre chiude la porta di casa, e poi saliamo tutti e tre in auto, una volvo xc60 nera, e ci dirigiamo in centro.

 

 

Eccoci finalmente arrivati al Natural History Museum Ice Rink, una pista di ghiaccio ai piedi del museo di storia naturale, e un po' più in là c'è un bar con buffet, e anche un mercatino di natale, dove costringerò Ed ad andarci più tardi.
Ci siamo fermati per comprare i pattini alla nostra piccola, ed ora eccoli li, lui che le insegna a pattinare, e lei che si affida senza paura.
Mi siedo sulla panchina, e indosso i pattini anch’io, raggiungendoli.
« Mamma, guadda! Sto pattinado. »
« Bravissima amore mio. Presto diventerai più brava di papà. » dico, prendendole la mano e pattinando insieme.
In realtà ho paura che cada e si faccia male, e con la scusa che pattiniamo insieme, la reggo.
Edward è poco distante da noi, si è fermato a parlare con un amico, e quando si volta dalla nostra parte, ci corre subito incontro.
« Ehi, anch’io voglio pattinare mano nella mano con le mie principesse. » sorrido guardando Grace, Grace sorride guardando me, e poi afferra la mano del suo papà.
« Ba bene! Se hai paula di peddeti, puoi stale con noi. » scoppio a ridere per la battuta di mia figlia, mentre Edward sgrana gli occhi.
« La mia dolce, dolcissima principessa, si sta trasformando in una vipera. Com’era la sua mamma qualche anno fa. » smetto di ridere, guardando in malo modo il mio quasi defunto marito.
« Io non ero una vipera! Ero solo un po’… vivace. Si,vivace! E poi, ero arrabbiata con il mondo intero e con i miei genitori, quindi comprendimi. » mi attira a se, abbracciandomi, circondando le mie spalle con il suo braccio.
« Adesso hai noi. » sussurra al mio orecchio, facendomi venire i brividi. Annuisco, dandogli un veloce bacio, e mi giro verso Grace che mi sta chiamando.
« Mamma, elano cattivi la tua mamma e il tuo papà? » guarda a terra mentre me lo chiede, è in imbarazzo.
« Un po’ tesoro. » le dico accarezzandole i capelli.
« Ma anche tu quando mi sglidi sembli cattiva, pelò non lo sei. Ti sglidavano? » quanto avrei voluto che mi sgridassero spesso, almeno avrei saputo che ci tenevano a me, che si preoccupavano di quello che facevo, ma neanche quello. Se lo facevano, era solo per ricordarci di stare alla larga dai Cullen o di essere migliori dei Cullen, se entrambe le famiglie si trovavano alle feste di beneficenza.
Mai una volta che mi sgridassero perché avevo preso un brutto voto a scuola,  che correvo troppo con la macchina e potevo avere un incidente, che tornavo a casa tardi e, prima di stare con Edward, anche ubriaca. Loro semplicemente non c’erano.
« Vedi amore, la mamma quando ti sgrida lo fa per il tuo bene, perché vuole farti capire che hai sbagliato. I genitori di mamma invece, non erano cattivi, solo che non c’erano mai.
Tu come ti sentiresti se io e la mamma ti lasciassimo con altra gente, e veniamo a… pattinare da soli, senza di te? » Edward risponde alla bambina, vedendo che ero persa nei miei ricordi, facendo un esempio che terrorizza Grace, che scuote la testa, come per scacciare quel brutto pensiero.
« Sono cattivissimi! Mamma ti ploteggiamo io e papà, noi ci siamo semple tanto! » posso mettermi a piangere per una frase detta ingenuamente da una bambina,dalla mia bambina, che non si rende conto che quelle parole mi fanno sentire davvero al sicuro e amata? Prima che io diventi una fontana, prendo in braccio Grace e la stringo forte a me, e al nostro abbraccio si aggiunge Edward.
« Chi vuole la cioccolata calda con tanta panna? » esordisce Edward urlando, mettendo fine a quelle domande e a quei ricordi, facendoci ridere.
« Io papà, io! E pule mamma! » usciamo dalla pista ridendo, ci togliamo i pattini, ci rimettiamo le scarpe e ci avviamo verso un bar, ignari che qualcuno ci guarda da lontano, con occhi sgranati in cui si intravede un misto di incredulità e malinconia.

 

 


« Amore, sveglia. » un sussurro all’orecchio mi fa aprire gli occhi, sorrido quando mi trovo Edward a due centimetri di distanza.
« Cullen, voglio dormire, sparisci. » cosi dicendo rimetto la testa sotto il cuscino.
Lo sento ridere, ma cerca di trattenersi per non svegliare Grace, lo sento avvicinarsi a me per poi posarmi un bacio dietro la nuca.
« Sono quasi le otto, esco perché ho un appuntamento con Jasper e Emmett, per pranzo sono qui. Se vuoi il caffè l’ho già preparato, è in cucina. » mi giro a guardarlo, annuendo a ciò che mi ha detto, mi da un bacio veloce, e scappa, letteralmente.
Qui gatta ci cova.  Stanno combinando qualcosa quei tre, spero solo che non sia una sorpresa per Grace, di nuovo.
Edward tenta a viziarla troppo e Emmett e Jasper, i suoi zii acquisiti, non sono da meno.
L’ultima volta le hanno regalato tre enormi peluche, che non si infilavano tutti nella sua stanza, più una marea di giochi. Gli ho costretti a riportare indietro due peluche e più della metà dei giochi, mia figlia per fortuna non ci è rimasta male, anzi, se la rideva.
Mi alzo dal letto, riordino subito la stanza, e poi vado a riordinare un po’ in giro per casa, dopodiché preparo la colazione e vado a svegliare Grace.
« Grace, tesoro, vuoi venire di la con me? » annuisce con gli occhi ancora chiusi, e poi mi domanda…
« Ma papino dov’è? »
« E’ con zio Emmett e zio Jasper, ma dopo vengono a pranzo qui. Noi invece, abbiamo la mattinata libera, cosa vuoi fare amore? Giocare, guardare un cartoon oppure vogliamo preparare un dolce insieme? » all’improvviso diventa peggio del coniglio della Duracell. Mi chiedo da dove la prende di prima mattina!
« Dolce, dolce! E poi vediamo Topolino e il bianco natale, mamma? »
« Va bene amore. » le do un bacio, e poi ci sediamo a tavola per fare colazione.
Una volta finito, prendo i libri dei dolci e anche il pc,cosi da poter dare un’occhiata su internet e scegliere il dolce giusto.
Alla fine scegliamo il tronchetto di natale, Grace perché non vede l’ora di cospargerlo di cioccolata, e anch’io. Prendo tutti gli ingredienti e li poso sul tavolo della cucina, seguita dalla mia bambina.
« Pronta amore? » chiedo a Grace, sorridendo e prendendo i primi ingredienti.
« Plontissima! » risponde ridendo, passandomi le uova che le ho indicato.
« Bene. Si comincia! »
Sarà una lunga mattinata, lunga e divertente.

 

Dopo tre ore, eccoci qui, sedute al tavolo, sporche di farina, uova, cacao e cioccolato, mentre  mangiamo la cioccolata avanzata, che abbiamo usato per ricoprire il tronchetto.
Sono riuscita anche a preparare la pasta al forno, è un vero miracolo.
« Peccato che non cela papà » esordisce Grace, continuando a mangiare.
« Hai ragione amore, ma prometto che lo rifaremo. E la prossima volta ci sarà anche papà. » le dico, facendo l’occhiolino.
« Pelò siamo state blave! A papino piacelà? »
« Piacerà di sicuro amore. Siamo state bravissime! Dammi il cinque. » urla “si” mentre batte la sua piccola manina sulla mia.
« Grace amore, che ne dici se ci facciamo un bel bagnetto e poi vediamo topolino? » la prendo in braccio e le tolgo il cucchiaio pieno di cioccolata.
« E basta con questa cioccolata, ti verrà il mal di pancia. E poi papà ci sgrida. »
« Va bene. »
Esco dalla cucina dirigendomi in salotto, per poi salire al piano di sopra, ma non riesco neanche a mettere piede sul primo gradino, che suonano alla porta.
« Chi è mamma? »
« Non lo so amore, forse papà è tornato prima. » sempre con la bambina in braccio vado ad aprire alla porta.
Ma non è Edward quello che ha suonato, ma una donna, che ha un aria familiare.
« Buongiorno, sto cercando Edward Cullen, è qui che vive?» chiede con un sorriso sulle labbra, guardando prima me e poi Grace.
Oh cavolo! Ma siamo impresentabili! Mi ero dimenticata che eravamo tutte sporche.
« Ehm, buongiorno. Mi scusi per la mise in cui mi presento, ehm… posso sapere lei chi è? » mi scuso e cerco di capire chi è.
Mi sembra di averla vista, da qualche parte ma propr-
« Sono Rosalie, la sorella di Edward. Tu invece, sei…? » oh cazzo! Non può essere vero.
Loro non possono ricomparire cosi! Oddio, mi sento mancare. Aspetta! Lei che ci fa qui?
E come ci ha trovati? Oh merda, Edward non la prenderà bene.
Indosso la mia miglior maschera di indifferenza e le rispondo, decisa.
« Isabella Cullen, la moglie. » sposta lo sguardo e mormora “l’avevo intuito”.
« Ehm… Edward è in casa? » chiede ansiosa. No non è in casa, e non ti farò entrare, e non dirò nulla ad Edward. Quello come minimo sgozza me per non averlo chiamato subito o, in alternativa, per non averla cacciata a calci in culo.
« Senti Rosalie, cosa vuoi da Edward? » le chiedo in un sospiro, stringendo a me Grace, che nasconde il viso tra il mio collo e i capelli,  e riprendo a parlare senza darle tempo di rispondere. « Edward non vuole avere nulla a che fare con la tua famiglia.
Non so perché sei qui, ma se sei venuta per riportare Edward a Chicago, sappi che hai fatto un viaggio a vuoto. Abbiamo una vita qui, un lavoro che ci piace e siamo felici.
Quindi, ti prego, va via. Non rovinare la nostra tranquillità, te lo chiedo per favore. »
Mi guarda per qualche istante, triste, schiude le labbra  per dire qualcosa, ma è come se non trovasse le parole adatte.
« Io voglio solo vederlo. E’ mio fratello, e mi manca. So che è lui non vuole vederci, ma… è mio fratello. Voglio solo tornare a far parte della sua vita, che colpa ho io se i miei genitori non si sono comportati bene? » sto per ribattere, quando vedo, da sopra le sue spalle, Edward entra dal cancello.
Quando si accorge di noi, e riconosce sua sorella, ha uno sguardo stupito.
« Rosalie!? » Rosalie si gira di scatto, e lo saluta.
« Ciao Edward. » Edward per un momento resta bloccato, ma si riprende improvvisamente, e nella sua voce non c’è più traccia di sorpresa.
« Che cazzo ci fai tu qui? »
« Edward c’è la bambina! » va bene che è incazzato, va bene che io sono una scaricatrice di porto a volte, ma questo non significa che mia figlia debba essere come me e suo padre.
Mi lancia uno sguardo pieno di scuse, ma anche di rabbia e rimprovero, come per dire “io e te dopo facciamo i conti”.
« Non sei felice di rivedere la tua sorellina? » gli dice Rosalie, ridendo. Cosa c’è da ridere, lo sa solo lei.
Non è una mossa astuta ridere in una situazione come questa, con Edward che sta per perdere le staffe.
« Sinceramente no. Vattene via, con le tue gambe. O chiamo la polizia. » ecco che è partito con le minacce, anche se questa era molto leggera.
« E mi arresteranno per cosa? Di essere venuta a trovare mio fratello? Di aver parlato con mia cognata? » ma perché non sta zitta questa qua? Perché?
« Violazione di domicilio. Questa è proprietà privata, e tu non sei la benvenuta qui.
Ripeto, vattene via. E’ meglio per tutti, e la tua presenza intimorisce mia figlia. » Edward comincia ad alzare i toni, e Grace si sta spaventando sempre di più, infatti si strige a me con forza, e Rosalie lo nota.
« La mia presenza la intimorisce,  o le tue urla? Non dare la colpa a me, se sei tu che metti paura a tua figlia. » si avvicina ad Edward, sempre di più, fino a ritrovarsi a pochi centimetri di distanza.
Vedo Edward che sta per esplodere e decido di intervenire.
« La smettete di dare spettacolo! La state spaventando entrambi, e se proprio dovete ammazzarvi fatelo in casa e non qui fuori che, oltre al fatto che si gela, ci saranno troppi testimoni. »
« Tu sta zitta! Non c’entri nulla e nessuno ha chiesto il tuo parere! » le parole di Edward sono come cento lame affilate che mi trafiggono dentro, al centro del cuore.
Io non c’entro nulla.
E' come se avesse detto che non faccio parte della sua famiglia.
E’ solo un momento che ho, poi poso Grace a terra e le dico di andare velocemente in camera sua, ed esplodo anch’io.
« Osa parlami ancora così e ti seppellisco vivo, lurido bastardo che non sei altro. » sibilo, in maniera minacciosa.
« Io non c’entro nulla? Sono tua moglie solo quando devi sfogare i tuoi istinti animaleschi? Sai che ti dico? Passa le feste con tua sorella, e andatevene a fanculo entrambi! » sbatto la porta in faccia ad entrambi, che riprendono a litigare peggio di prima, e salgo velocemente le scale per raggiungere Grace, che la ritrovo sul suo letto, triste, che stringe a se la sua bambola, Mrs. Cioppy.
Prendo la sua roba,  la porto nel bagno della nostra camera, e chiudo la porta a chiave.
Non voglio che entri e non voglio parlargli.
« Vieni amore, facciamo il bagnetto. » metto a riempire la vasca, nel frattempo la spoglio.
La porta di casa sbatte, e intuisco che Edward è rientrato e ha mandato via sua sorella.
Lo sento che entra nelle stanze e chiama me e la bambina, solo quando entra nella nostra camera e sente l’acqua scorrere, capisce che siamo qui.
Bussa alla porta, chiamandomi ancora.
« Bella, apri la porta. Per favore. » lo sento sospirare, vuole mantenere la calma per non litigare e per non far spaventare ancora Grace.
« Vattene via, stiamo facendo il bagno. »  cerco di essere il più gentile possibile, sempre per Grace. E’ cosi piccola e non so cosa può aver elaborato la sua testa, ma non è nulla di bello, dato che è ancora triste e non saltella come suo solito.
« Bell-  »
« Mamma, pecchè papà non può entlale? » si blocca sentendo la voce di Grace, nonostante abbia parlato pianissimo.
« Perché noi dobbiamo fare il bagnetto, e papà deve andare ad apparecchiare la tavola, amore. » urlo sull’ultima parte, cercando di far capire, a quello che è appena diventato mio ex-marito, che non aprirò la porta manco morta; sorrido alla mia piccolina, sperando di convincerla.
Lo sapevo che la sua testolina ha elaborato cose brutte per una bimba della sua età.
Annuisce e mormora un “va bene” e sento Edward allontanarsi dalla porta.
Controllo che l’acqua non sia bollente, poi prendo la mia piccola e metto nella vasca, lei continua a giocare con la sua bambolina, facendole fare dei tuffi come se fosse una sirena,  io pian piano le lavo la schiena e le bagno i capelli, il tutto viene fatto in un religioso silenzio.
Forse ho esagerato con Edward, o forse sono stata fin troppo buona, non lo so, so solo che mi ha ferita, e lui non se ne è reso conto, e se invece l’ha capito, è un emerito coglione.
« Mamma? » mi volto vero Grace, che si è girata verso di me.
« Dimmi amore. » osservo ogni sua espressione, ogni suo piccolo gesto, cercando di capire cos’ha, cosa la turba.
« Tu vuoi ancola bene a papà? » mi chiede, abbassando il viso e giocando con la sua bambola. L’abbiamo scossa cosi tanto, da farle credere che non ci vogliamo più bene?
Edward è un coglione, e io altrettanto, ma non l’ammetterò mai a lui.
« Ma certo amore, tu e papà siete le uniche persone importanti per me. Ohana. Ricordi cosa significa?» le accarezzo i capelli, scostando alcuni ricciolini che le si erano appiccicati sulla fronte.
« Si!  Ohana sinifica famia, e famia vuol dile che nessuno viene abbandonato o dimenticato. Ho detto bene, velo mamma? » ripete le parole che le disse Edward quando le regalò la collana.
« Si tesoro mio, hai detto benissimo! Ma hai dimenticato la piccola parte che papà ha aggiunto. Ohana significa famiglia,famiglia vuol dire che nessuno viene abbandonato o dimenticato. Ci si vuole bene e ci si aiuta, e quando si litiga, non si smette di amare, si chiede scusa e si fa pace. E’ così amore, io mi sono arrabbiata con papà ma gli voglio ancora tanto bene, dopo facciamo pace. » ricordo che Edward aggiunse questa piccola frase proprio per Grace,non voleva che pensasse quello che ha pensato oggi quando capita che litighiamo davanti a lei. Una piccola trovata geniale, ma se glie lo dico si monta la testa, meglio se me lo tengo per me.
« Lo so. Pelò non voio che ulate, e non voio che fate lite. Io voio bene a te e pule a papà, poi dove vado io? » Quanto posso amare mia figlia? Quanto? Quando se ne esce con queste frasi cosi dolci, mi vien voglia di sbaciucchiarla tutta e prendere a morsi quelle guancette.
« Facciamo cosi amore, oggi io e papà facciamo pace da soli. La prossima volta, visto che tu non sai da chi andare, ci costringi a sederci vicino a te e ci abbracci, cosi io e papà facciamo subito pace, va bene? » un ragionamento leggermente senza senso, ma ve beh, è solo per Grace, cosi da non farle pesare certe situazioni.
Urla “va bene” finalmente con il sorriso sulle labbra, e esce dalla vasca.
Le metto un pigiama uno di quelli doppi e caldi, tanto non usciremo di casa oggi, fa troppo freddo, e scendiamo di sotto; io mi sono lavata il viso, le mani e ho cercato di sistemarmi i capelli, mi farò una doccia più tardi, altrimenti mangiamo per le quattro.
Scendiamo le scale ridendo e cantando “Jingle Bell Rock”, Edward ci osserva sorridendo, ma io non ricambio il sorriso.
Non c’entri nulla.
So che può sembrare stupido arrabbiarsi per quella frase detta in un momento di rabbia, ma mi ha davvero fatto male.
Lui e Grace sono la sola ed unica vera famiglia che ho, e con quella frase mi ha fatto sentire parte di… nulla. Come se per lui non contassi nulla.
« Mamma! Dovevamo vedele Topolino e il bianco natale! » urla Grace, tirandomi per un braccio.
Edward la prende in braccio, conducendola in sala da pranzo, promettendole che vedremo topolino, dopo pranzo. Io, invece, vado in cucina e prendo la teglia della pasta al forno dal… forno. Pure i giochi di parole mi toccano oggi.
Metto tre porzioni in tre piatti diversi, ne prendo due e mi giro per portarli a tavola.
Quando mi giro mi scontro con qualcuno, e per poco i piatti non finiscono a terra.
« Scusa, non volevo farti spaventare. » mormora Edward, ad un palmo dal mio naso.
« Non mi hai fatta spaventare. Ora, potresti lavarti di mezzo e mi fai portare i piatti a tavola? Grazie. » riesco ad uscire dalla cucina, e a portare i piatti a tavola.
Edward esce dalla cucina con l’altro piatto, e con le bottiglie dell’acqua e dell’aranciata, e Grace ci aspetta pazientemente, anche se si vede lontano un miglio che sta morendo di fame.
Passiamo il pranzo in silenzio, o meglio, io e Edward stiamo zitti, Grace parla, scherza e gioca, non accorgendosi di nulla. Per fortuna.
Finito di pranzare Grace corre in salotto per vedere questo benedetto Topolino, e ovviamente e per mia fortuna, si tira dietro suo padre, mentre io metto i piatti nella lavastoviglie.
Mi affaccio in salotto, assicurandomi che siano entrambi qui e presi dal cartoon, e poi salgo di sopra per farmi una doccia.
Apro il getto della doccia, regolando l’acqua bollente, cosi che il vapore si diffonda e riscaldi un po’ la stanza.
Mi infilo nella doccia, e lascio che l’acqua scorri su di me, scivolando su ogni parte del mio corpo, e penso.
Mi chiedo ancora cosa volesse Rosalie. E se voleva davvero che Edward tornasse a casa?
Magari è successo qualcosa a qualche parente e voleva avvertirlo. Se come no, e lei ci trova cosi, come se sapesse dove fossimo. E se invece a lei mancava davvero suo fratello? Poteva cercarlo tempo fa, non adesso.
Coscienza del cazzo, sta zitta. Sono già abbastanza arrabbiata, frustrata, ferita, confusa e piena di domande, ci manchi solo tu a confondermi di più.
Scusa eh! Volevo darti una mano.
Se, una mano. Oh cielo, ora parlo anche con me stessa. E’ il segno che sto uscendo fuori di testa e che presto mi porteranno in ospedale psichiatrico.
Oddio, fermi tutti!
Si, questa è una rapina. Fottuta coscienza.
Lei ora tornerà a Chicago, dirà che ci ha visti, che sa dove viviamo e… oddio, no.
Ti prego, Dio, se ci sei ascoltami.
Tutto, fa arrivare in questa casa chiunque tu voglia, anche dei barboni, a cui non negheremo in qualunque caso un pasto caldo, ma non Charlie Swan.
Se io non facevo altro che litigarci, Edward che perde le staffe facilmente quando di tratta di loro, ed oggi con sua sorella ne è stata la dimostrazione, lo potrebbe uccidere alla prima parola sbagliata che dice.
Persa nei miei pensieri, non mi accorgo che Edward è entrato in bagno e che è appoggiato al muro e mi sta fissando.
Quando mi accorgo di lui, mi spavento da morire.
« Ma sei per caso impazzito? Non sai bussare? Mi hai fatto morire di paura! Sembrava uno di quei squallidi film dell’orrore, dove il serial killer pazzo di turno, entra di soppiatto nel bagno della ragazza, prima per stuprarla e poi per ucciderla! »
« Peccato che io non sia ne un serial killer e ne uno stupratore. E comunque ho bussato, sei tu che non hai sentito. » risponde con tranquillità, quella che io non ho al momento.
Esco dalla doccia e indosso l’accappatoio, tutto sotto il suo sguardo, che osserva ogni piccola mossa che faccio. Devo chiederglielo, o impazzisco.
« Beh, che voleva? » brava Bella, dritta e concisa.
« Chi? » corruga la fronte, come se non sapesse di cosa parlo. Mi prende in giro? Io lo castro. Si, prima o poi, lo castro.
« Quell’essere che è apparso davanti alla nostra porta oggi. Tua sorella, chi alti se no? » sospira chiudendo gli occhi, per poi riaprirli e fissarmi.
« Dice di voler ritornare a far parte della mia vita, e vuole conoscere te e Grace. » esco dal bagno, e mi siedo sul letto, prendendo l’intimo dal cassetto e infilandomelo velocemente, e poi indosso un pigiama pesante.
« Non dici nulla? » spezza il silenzio che si era venuto a creare tra noi. No, non dico nulla.
Perché se parlo ti strozzo.
« Dov’è Grace? » domando, sviando la sua domanda.
« Si è addormentata in salotto.  E non cercare di cambiare discorso! » oh povero uomo, comincia di nuovo ad incazzarsi, peccato che ha me non è passata per niente l’incazzatura.
« Cosa vuoi che ti dica, eh? Più mi sta alla larga, meglio è! E deve stare anche alla larga da mia figlia,ti avverto. Tu fa quel che vuoi, perché dovresti decidere con me cosa fare? Tanto non c’entro nulla. » è la verità infondo, no? Lui può fare ciò che vuole, ma se crede che la mia bambina avrà contatti anche solo con un componente della sua famiglia, si sbaglia di grosso.
Per ripicca, sarei capace di prendere il primo aereo, portarla a Chicago per farla conoscere a Charlie e Renèe.
« M-Mi dispiace per quello che ho detto prima, non lo pensavo davvero. Rosalie è sempre stata brava a farmi perdere le staffe facilmente. »
«Non me ne fotte un cazzo, detto in tutta sincerità. E poi, sai cosa si dice? Che in momenti di rabbia si dice ciò che si pensa davvero. Quindi… » lascio in sospeso la frase, facendogli capire che non me ne frega nulla delle sue scuse, non al momento.
Inspira forte, seguendomi mentre scendo le scale e vado in cucina, per prendere il dolce; e dire che l’avevamo preparato per lui, ora avrei voglia solo di spiaccicarglielo in faccia.
Mi abbraccia da dietro, sniffando i miei capelli come se fossero cocaina.
« Lo sai che non lo pensavo davvero. Mi dispiace, veramente. Tu e Grace, siete la mia famiglia, solo voi due. Ho detto che non c’entravi nulla perché, oltre a Grace, voglio che loro stiano lontani anche da te. Mi dispiace amore mio, credimi. » mormora al mio orecchio, facendomi venire i brividi; è ufficiale, lo odio e lo amo al tempo stesso.
Sa sempre come farmi cedere, usando le parole giuste che mi fanno sciogliere, e lo odio per questo.
Faccio una smorfia, degna di una bambina come Grace, mentre taglio a fette il tronchetto.
« Ehi, questo dolcetto mi fa venire l’acquolina in bocca.  »
« L’avevamo preparato per te, ma fino a pochi minuti fa avevo voglia di buttartelo in faccia. » gli dico, sempre imbronciata. Mi lascia un bacio dietro l’orecchio, mentre le sue mani non fanno altro che accarezzarmi la vita.
« E adesso? » mormora ancora.
« Adesso mi sembra un tale spreco buttartelo in faccia. Se proprio devo buttarti qualcosa, sto pensando di prendere la pentola d’acciaio. » si lascia andare ad una risata che contagia anche me. Poi comincia a mangiare il dolce, e mi spiaccica una fetta sulla faccia, che lo fa ridere più forte.
E’ cosi comincia una guerra di cioccolata e fette di dolce buttate in faccia.
Speriamo di riuscire a lasciare un pezzettino per Grace.

 

 

 

Eccomi di nuovo qui!
Scusate il ritardo, ma ho avuto problemi con quelli di Telecom Italia, che non mi hanno ancora riattaccato la linea è_é presto li ucciderò.
Comunque, questo mega capitolo lo scritto in meno di 24 ore, ci credete? XD
Spero vi piaccia, io mi sono divertita a scrivere di Bella e alcune scene(come quella della sua coscienza) LOL.
Domani è la vigilia, e credo che il prossimo capitolo arriverà dopo natale, sempre se mi ridanno la linea ç_ç
Altrimenti dovrò pubblicare non so quando, e mi dispiace, perché questa è una minishot natalizia, e volevo concluderla entro la fine dell’anno, ma non posso a causa di questi stronzi :( 
Vi auguro di passare delle belle feste, magari ci risentiamo per l’anno nuovo ^_^   

Aspetto le vostre recensioni ;) Adesso risponderò a quelle dello scorso capitolo =)
Vi invito a leggere anche la mia long, “Stay Strong” , una fanfiction sempre su Edward e Bella ;)

Shariel Lowely

 



Raggiungetemi nella pagina facebook dedicata proprio alle mie storie! = = = > Shariel Lowely
Troverete spoiler, immagini e quant’altro sulle mie fanfiction. Vi aspetto ;)

 

   
 
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