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Autore: nothingharreh    24/12/2013    1 recensioni
La piccola porta in legno bianco si aprì lentamente ed i passi pesanti ma con un ritmo costante si facevano spazio fra le parole di stupore, meraviglia. Gli occhi della piccola ragazza incontrarono velocemente quelli del ragazzo dalle iridi verdi, un piccolo brivido percorse la schiena di Chrystal facendola sentire a disagio. Cogliendo ogni dettaglio del suo viso, una serie di immagini si materializzarono nella sua mente:
il ragazzo dai capelli ricci che tendeva la mano sotto la macchina rossa, il breve discorso in cui ci fu più silenzio che parole, lo sguardo di lui poggiato sul suo corpo ed un nome, un nome che ormai si era incastrato fra le montagne di problemi che lei si era creata, Harry.
Genere: Drammatico, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Incompiuta
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CAPITOLO 1

 

Quel giorno Chrystal si era svegliata presto mentre la melodia di Enaudi suonava nelle sue orecchie attraverso le piccole cuffiette bianche ormai consumate. Si era alzata e chiusa a chiave nel bagno col le piastrelle bianco e si era posizionata di fronte al grande specchio davanti alla vasca da bagno in marmo liscio. Si tolse la leggera t-shirt di cotone bianco ed iniziò a guardarsi dettaglio per dettaglio: le costole erano marcate profondamente, lo stomaco era molto più magro di quel che si poteva solamente immaginare. Le sottili dita toccarono quello stomaco inesistente, tracciò più volte la linea dell'ombelico e le mani presto arrivarono al volto. Le guance scavate ma non ancora del tutto potevano ancora dare l'impressione che lei fosse di poco sottopeso, ma quella maschera era temporanea, lei non voleva avere le guance scavate, era la cosa che più odiava dell'essere troppo magra. Si risciacquò il viso con l'acqua fredda e sfregò contro l'asciugamano color panna la pelle per ripulirla dalle goccioline di acqua. Uscì dal bagno e prese un maglione di lana bianca molto grosso e se lo mise addosso, cambiò i pantaloni della tuta con dei jeans blu aderenti e si diresse verso il salotto.

Felicitas era lì, come ogni mattina, intenta a preparare il caffè per lei e del latte caldo per la sua hija. Chrystal si sedette al suo solito posto sul tavolo, quello che dava le spalle al salotto, prese due biscotti dal vassoio e li mangiucchiò lentamente mentre la sua governante le versava il latte caldo fino a metà tazza.

-Lo voglio pieno.- disse con voce debole la ragazza.

-Va bene, mi hija.- rispose la donna riempiendo la tazza e sedendosi di fronte a lei.

Soffiò per qualche minuto sopra il latte fumante nella tazza e poi lo bevve cercando di non pensare a quanto il liquido, mentre passava per l'esofago, le scottasse all'interno. Sorrise alla governante e le diede un bacio sulla guancia, prendendo la borsa di pelle e uscendo. Quando aprì il portone l'aria fresca della mattina le batté sul viso e quando lei riaprii gli occhi i lampioni erano ancora accesi e si riusciva a intravedere a malapena il sole sul cielo. Attraversò la strada deserta e si posizionò di fronte al palazzo giallo spento, accanto alla fermata dell'autobus. Si infilò le cuffiette nelle orecchie ed iniziò ad ascoltare “Two Trees” osservando gli alberi spogli dell'autunno.

 

La sveglia aveva tardato a suonare ed Harold saltò la colazione per evitare di arrivare tardi al suo primo incontro con la classe al liceo. Mentre si lavava velocemente i denti si sistemava la camicia bianca di cotone che aveva usato per il diploma, poco dopo si diresse verso la camera e tirò fuori i jeans neri che fece scivolare fra le gambe. Si precipitò in cucina e raccolse alla rinfusa gli appunti e i fascicoli riservati dei ragazzi che il preside aveva consegnato lui, li mise dentro la borsa di cuoio e prese il mazzo di chiavi uscendo dal piccolo appartamento. Scendeva le scale in modo veloce grazie alle sue lunghe gambe e nel mentre sistemava le chiavi dentro la borsa. Scesi tutti gli scalini e ritrovandosi di fronte al portone prese un profondo, quando aprì la porta il sole mattutino battè contro i suoi occhi che si chiusero appena per il fastidio.

Osservò la fermata dell'autobus e vide la solita ragazza dai capelli bruni in piedi a fissare un punto sconosciuto a lui: la vedeva ogni mattina, ormai da tre anni, sempre nello stesso punto, alla stessa ora e con il solito sguardo vuoto e neutro. Non si era mai permesso di rivolgere neanche una parola a lei, nonostante le innumerevoli volte che le era stato a meno di un metro di distanza. Attraverso la piccola strada che li separava e si mise affianco a lei, senza dire una parola.

-Maledizione..- la ragazza fece cadere i fogli scritti da un inchiostro blu lungo l'asfalto e si piegò lentamente a raccoglierli uno ad uno.

-Ti aiuto?- chiese il ragazzo guardandola.

-Non serve.- rispose a bassa voce.

-Ti aiuto.-

Lui si piegò e iniziò ad allungare il braccio per raccogliere i fogli che erano finiti sotto una macchina rosso spento, sentiva gli occhi della piccola ragazza osservarlo in quei piccoli gesti ma non ci fece caso. Dopo aver recuperato i fogli chiazzati di grigio sulla carta li tese alla ragazza, alzandosi.

-Tieni, mi dispiace che si siano sporcati.-

-Oh, non importa..- la mano di lei recuperarono in fretta i fogli riponendoli disordinatamente dentro la borsa verde scuro.

-E grazie per l'aiuto.- aggiunse poco dopo.

-Di niente.- fece lui scrollando le spalle e distogliendo lo sguardo da lei.

-C-come ti chiami?-

Lui rimase un po' sorpreso dalla domanda e voltò lo sguardo appena finì di pronunciare quelle parole che ormai gli stavano vagando nella mente.

-Harold, o Harry, come preferisci..-

-Harry..io sono Chrystal.- sorrise appena nel pronunciare il suo nome e ricominciò ad osservare gli alberi senza più dire una parola.

Rimase a fissarla per qualche minuto, assorto nei suoi pensieri e allo stesso tempo la sua mente assorbiva ogni gesto o minimo movimento che lei compiva.

 

L'autobus arrivò cinque minuti dopo ed i due ragazzi entrarono attraverso le porte senza dire una parola. Lei avvolse la magra mano attorno ad un palo vicino a dei sedili a due posti occupati da due ragazze bionde. Lui si posizionò a mezzo metro più distante e si aggrappò ad un'asta di metallo appena sopra i suoi capelli. Pensò alla conversazione precedente, un po' imbarazzante e detta per dire qualcosa, ma la voce debole ma dolce della ragazza si ripeteva nella sua mente come un disco rotto nel pronunciare il suo nome 'Chrystal'. Un nome innocente, raro ma dal suono freddo e distante, per quel che Harold sapeva quei nomi erano attribuiti a persone bionde, ma lei era il piccolo strappo alla regola dei genitori, lei era mora. Mentre osservava fuori dai vetri un po' appannati vedeva i palazzi scorrere veloci come le pagine di un libro, la gente man mano scendeva dall'autobus ampliandone lo spazio e i posti a sedere. Chrystal rimase lì in piedi ferma, mentre le ragazze bionde che poco prima lo scrutarono erano scese dall'autobus la fermata precedente.

Lui riconobbe l'università di medicina situata nei paraggi del liceo dove doveva andare e schiacciò il pulsante di fermata, si posizionò di fronte alle porte d'uscita e rimase ad aspettare che le porte si aprissero.

 

Il ragazzo dai capelli ricci si diresse verso le porte d'uscita e lei non poté fare a meno di sentire lo stomaco contorcersi nel vedere che quel giorno, stranamente, lui dovesse fermarsi alla sua stessa fermata. Si diresse a passi lenti affianco a lui, resistendo alla tentazione di guardarlo e di osservare il suo viso serio e gli occhi puntati verso l'esterno del veicolo.

Le porte si aprirono e velocemente cercò di scendere dall'autobus lasciandosi Harry alle spalle. Iniziò a camminare a passi veloci lungo la strada in sassi di pietra lungo la via nebbiosa, con lo sguardo basso. La musica dava un tono di tristezza attorno all'atmosfera che lei stessa aveva creato, si sentiva nel suo luogo, ma presto la sensazione piacevole svanì quando attraversando la strada vide il ragazzo alto e riccio, con la testa bassa a una decina di metri lontano da lei. Chrystal attraversò la strada senza fermarsi a guardare se passavano macchine o biciclette, non fa differenza se vengo investita o no, pensò dentro sé.

I passi veloci si trasformarono velocemente in una corsa lenta fino ad una corsa agitata verso la scuola. Il piccolo campo da basket della scuola media accoglieva almeno una trentina di ragazzini che la osservarono mentre correva verso l'entrata del suo liceo. 

 

[…]

 

La professoressa Avalon stava spiegando cosa dovevano fare, i ragazzi, con il loro consulente di classe:

-La prima metà della classe, secondo l'ordine alfabetico andrà con questo ragazzo, ricordatevi che è poco più grande di voi, quindi abbiate rispetto. Lui sarà disponibile per incontri privati dalle due del pomeriggio fino alle quattro.-

Qualcuno bussò alla porta e la classe iniziò ad agitarsi sotto gli occhi vigili della professoressa, Chrystal non era interessata, non era presa dalla curiosità di vedere il volto del ragazzo. Il gruppo di ragazze di cui Deborah era leader, nonché la zoccola della classe, stava già fantasticando sul ragazzo che non era nemmeno entrato.

La piccola porta in legno bianco si aprì lentamente ed i passi pesanti ma con un ritmo costante si facevano spazio fra le parole di stupore, meraviglia. Gli occhi della piccola ragazza incontrarono velocemente quelli del ragazzo dalle iridi verdi, un piccolo brivido percorse la schiena di Chrystal facendola sentire a disagio. Cogliendo ogni dettaglio del suo viso, una serie di immagini si materializzarono nella sua mente:

il ragazzo dai capelli ricci che tendeva la mano sotto la macchina rossa, il breve discorso in cui ci fu più silenzio che parole, lo sguardo di lui poggiato sul suo corpo ed un nome, un nome che ormai si era incastrato fra le montagne di problemi che lei si era creata, Harry.
 

SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutte! Sono tornata con il primo capitolo, allora vi piace? Si, lo so vado avanti in modo molto lento e mi dispiace terribilmente. Vi ringrazio di cuore
per le recensioni per il prologo, siete fantastiche.
Ci vediamo al prossimo capitolo.
-R

 
   
 
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