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Autore: maty345    25/12/2013    3 recensioni
Chiara è soggetto di una vita piena di bullismo, asocialità, tristezza e una famiglia difficile.
La Scuola.
La Famiglia.
Le "Amicizie"
Gli Amori
Tutti sembrano incitarla a qualcosa, non direttamente, certo, ma cosa?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Avanti Chiara, sto aspettando una risposta.-

Le mani callose sui fianchi, ed una espressione grottesca in volto. Ecco come mi si presenteva mia madre, quel giorno. Dovevo ancora realizzare la domanda... Non ne era molto sicura.
Mi aveva appena chiesto come era andata a scuola? Può darsi. Dopotutto, era una domanda perfettamente normale, se non si viene analizzata insieme a mia madre.

- Emh... Mi potresti ripetere la domanda? -

Aveva sbuffato sonorosamente, mettendosi una mano in fronte. Picchetava con le dita delle mani il tavolo di legno della cucina. Era stanca. Molto.

- Ti ho chiesto come è  andata a scuola. -

Ecco. La frase che per un addolescente può distruggerli la vita. Come lo era nel mio caso. E che potevo fare adesso? Ammetere tutto? O semplicemente mentire?...
No, dire bugie non era lo cosa migliore. Se scopriva anche la più piccola delle menzogne, finivo male.
Avevo preso un bel respiro, e avevo incrociato i miei occhi color mandorla con quelli blu mare di mia madre.

- Ho preso quattro -
- COSA? BRUTTA STRONZA! IO FACCIO TUTTI QUESTI SACRIFICI PER LA FAMIGLIA E TU MI
RIPAGHI COSI'? -

No, non aveva fatto niente per la famiglia. Rimaneva ogni giorno a casa, a  lasciarsi consumare dal tempo. Che io avessi saputo, per me, non aveva mai compiuto sacrifici. Ma queste sono solo sottigliezze, per i miei genitori. Mia madre mi si era avvicinata minacciosamente, dandomi un bello schiaffo in viso. Dopo quello se ne riportarono tanti altri, così tanti che  ne persi il conto.
Ma, non erano le botte che mi causavano tanto dolore. Bensì le parole, che a volte erano espresse con così tanta cattiveria che potevo considerarle  come veri e prorio "aggettivi" sul mio conto.
Quell'incontro alla fine si era concluso come sempre, con il solito castigo. Mia madre non conosceva i miei beni, dato che  ai suoi occhi glieli nascondevo sempre. Così invece di sequestrarmi qualcosa, mi faceva stirare il bucato.  non era una punizione così terribile, a volte era anche piacevole.
Il problema era che così non mi rimaneva tempo per studiare, e svolgere i compiti scolastici.

- ADESSO, PER PUNIZIONE, VA A FARE IL BUCATO! -

Mi aveva dato un calcio in culo, allontanandomi da lei. Avevo preso in fretta e furia il bucato, il ferro e l'asse da stiro. E dopo le varie procedure, cominciavo a stirare i panni.
Era l'unico momento della giornata in cui mi sentivo a mio agio. be', agio non era la parola giusta.
Diciamo al "sicuro". E se ci si riflette sopra, considerare questo processo rilassante fa venire le risate.
Ma io non ridevo. Accettavo solo le cose come stavano.
Mio padre era finalmente tornata dal suo cosidetto "lavoro". Una bottiglia di liquore stretta nella mano destra, e nell'altra una sigaretta accesa.
Si era avvicinato a me,  e con aria strafottente mi aveva soffiato in faccia il fumo.

- Che ci fai qui? -
- Stiro il bucato- avevo detto semplicemente.
- Che ci fai qui?-

Avevo chiuso gl'occhi, riflettendo sempre su la mia famiglia.
Madre pazza omicidia razzista e padre ubriaco e drogato.
Bel quadretto famigliare.

- Te l'ho già detto... -
-Che ci fai qui? -
- La mamma ti vuole - gli avevo detto arrendendomi all'idea che non avrebbe cambiato discorso.

Si era scrollato le spalle, e, barcollando, era uscito dalla stanza, andando a cercare sua moglie.
Dopo che finivo il mio lavoro- Perchè si, lo consideravo tale- andavo finalmente a dormire, pensando sempre che il giorno dopo sarebbe stato migliore del precendente. Ma sinceramente, consatando tutti i fatti, dovevo smetterla di illudermi. Perchè tanto non sarebbe cambiato mai niente.


 Quanto odiavo la mia famiglia.

 
   
 
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