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Autore: Love_in_London_night    01/01/2014    7 recensioni
E se Emma per un periodo non fosse più l'assistente di Jared? E se al suo posto ci fosse una ragazza che il cantante ha assunto con una certa leggerezza?
Dal primo capitolo: «Si potrà togliere lo stucco che le hanno messo in faccia o no? La mia assistente deve almeno far credere di essere seria»
«Tomo, tienimi se no è la volta buona che lo ammazzo. Giuro che lo faccio senza pentimento»
Mofo la prese per i gomiti giusto in tempo, stava per partire alla carica. Gli faceva paura quando si arrabbiava, perdeva ogni controllo, poteva essere davvero letale. Se lui fosse stato in Jared non l’avrebbe mai provocata in modo così pesante.
«Quanto vorrei che lo shatush non ti avesse corroso gli ultimi neuroni rimasti!»
«Sei solo invidiosa» le rispose stizzito Jared. Nessuno poteva criticare il suo shatush, era la postilla aggiunta alla regola di non commentare la sua collezione di smalti.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lost in the city of Angels'
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Capitolo 2
 
Animals
 
Shannon dopo il concerto a Lione aveva insistito per andare a ballare in un club, e lo staff per festeggiare la buona riuscita della prima tappa del duemilaquattordici in Europa aveva seguito il suo esempio. Jared e Tomo, i giovani vecchi della compagnia, avevano deciso di saltare l’inebriante esperienza, preferendo al casino, all’odore di sudore, alcool e vomito il buon vecchio pigiama di flanella a quadri.
Gli altri maschi della crew, invece, speravano che essendo San Valentino le dolci e solitarie ragazze francesi fossero bendisposte – più del solito – a condividere un po’ di amore con loro, meglio se solo fisico.
Logan, prima di allontanarsi dal palazzetto dove si era tenuto il concerto, aveva sentito Jared fare raccomandazioni alla guardia del corpo di Shannon, non gli piacevano le discoteche per la merda che ci girava, quindi doveva sorvegliarlo a vista, non voleva commettesse cazzate.
Il gene da crocerossina di Logan – detto anche cromosoma della seconda X – si era strappato le mutande davanti a tanta tenerezza, nonostante Jared non l’avesse degnata di uno sguardo fin dall’inizio della partenza per l’ultima parte del tour.
Le scocciava constatare che lei fosse per il cantante l’elemento disturbatore della sua vita, ma sapere che anche lui aveva un cuore e dei sentimenti la confortava nel profondo: forse, un giorno, li avrebbe usati anche nei suoi confronti. Era ancora illusa ai tempi. O speranzosa.
Così si era trovata nel club con la crew e Shannon, senza sapere da che parte girarsi o con chi parlare, non aveva instaurato alcun vero rapporto con nessuno tranne che con il batterista, che aveva incrociato con Emma a Los Angeles qualche volta e con cui aveva scambiato qualche discorso durante il volo e la permanenza in Francia. Aveva solo capito che amava il caffè, le bionde, le tette grandi e aveva dato un nome alla sua batteria. Logan trovava alcuni particolari inquietanti ma non aveva la giusta confidenza per dirglielo; i dettagli più intimi sui membri del gruppo li aveva saputi dalla sua personale Rottenmeier, quindi aveva capito perché Jared era così pignolo riguardo gli ambienti così ambigui: girava troppa droga.
Si era ritrovata davanti alla consolle sola come un cactus nel deserto mentre gli altri ballavano in modo più o meno sconclusionato e Shannon era da solo nel privé, dove le donne non avrebbero potuto attentare alla sua virilità, cosa che a lui non sarebbe dispiaciuta affatto.
Lo aveva fissato per un po’, sentiva che il suo lavoro agli occhi di Jared sarebbe dipeso anche da quello, quindi quando lo vide sempre più attratto e sconvolto, tanto da farlo smettere di muoversi come un bradipo in coma, da un tavolo di palloni gonfiati che si sparavano strisce di coca lunghe come il Nilo, decise di intervenire.
Con qualche moina convinse il buttafuori – coadiuvata dall’aiuto della guardia del corpo di Shannon – a farla passare nel privé e, una volta raggiunto, all’improvviso si frappose tra lo sguardo confuso e ipnotizzato di lui e la tentazione della droga. Cosa avrebbe dovuto fare?
Ok, si avvicinò a lui e iniziò a ballare, a dettare i movimenti e il ritmo. L’avrebbe ammazzata, ne era sicura, era lui a dare il ritmo ad altre persone di solito, inoltre era un Leto, non gli sarebbe piaciuto farsi comandare, men che meno da una donna.
«Concentrati su altro. Concentrati sul ballo… Ma non guardare più lontano di te e me» gli aveva urlato Logan all’orecchio, Animals a fare da sfondo ai loro movimenti.
Shannon, grato dell’intervento della nuova collaboratrice, prestò la propria attenzione su di lei: si muoveva bene, aveva le gambe fasciate da pantaloni in pelle, dei tacchi e un top bianco. Il trucco nero le rendeva gli occhi scuri ancora più interessanti e i capelli si muovevano ovunque mentre quasi si strusciava sul corpo sudato di lui.
Si rese conto che, come diversivo, era efficacissimo e alquanto gradito. Il piano di Logan per fargli dimenticare la propria debolezza stava avendo ottimi risultati, tanto che non gli dispiacque dare le spalle al tavolo, seguendo i movimenti di lei. Ma lui era Shanimal, e sapeva come portare una situazione a proprio vantaggio.
Nel fare quel mezzo giro le circondò la vita con un braccio in modo che non potesse allontanarsi, facendo scontrare i propri bacini e iniziando a seguire davvero la musica. Lei lo fissò sconvolta e sorpresa, non si aspettava un simile risveglio. Anzi, simili risvegli.
Perché Logan non aveva potuto non sentire il rigonfiamento nei pantaloni di lui, era impossibile, aveva le dimensioni di una lattina di Red Bull. Aveva capito che il soprannome che girava nel web, Shanaconda, era più che appropriato. I Leto e la natura benevola: belli, con un cospicuo conto in banca e con un sacco di doti davanti a cui non si poteva restare indifferenti.
La ragazza decise di stare al gioco, d’altronde era San Valentino anche per una povera sfigata che non batteva chiodo da un po’ come lei. La sua metà italiana le faceva ricordare che era tradizione ricevere un tubo di cioccolatini al bacio in quel particolare giorno dell'anno, invece in quell’occasione stava usufruendo di una cosa della stessa grandezza che le avrebbe dato un enorme piacere, ma senza i grassi della cioccolata; non poteva non approfittarne.
Continuarono a strusciarsi, a lasciare che le mani accarezzassero il corpo e ne stringessero alcune parti, tanto che quelle callose di Shannon si riempirono del sedere di lei.
Il ritmo della musica era serrato quanto la distanza tra i loro corpi. Ansimavano piano senza mai far toccare le labbra, gli occhi pieni di desiderio.
«Dimmi che ora mi segui in albergo nella mia camera» le sussurrò Shannon all’orecchio, stufo di quei giochini inutili.
«Speravo me lo chiedessi, non avrei voluto essere arrestata per atti osceni in luogo pubblico» rispose Logan con un sorriso.
Shan non se lo fece ripetere due volte, le avvolse un polso e la portò all’uscita. Lei l’aveva salvato, ora l’avrebbe ringraziata a modo suo.
 
«Perché ridi?» la giornata dopo il photoshoot era continuata in maniera infernale, Logan era quindi felice che Jared l’avesse lasciata stranamente libera e in pace, tanto che alla fine si concesse quel peccato.
«Stavo ripensando alla volta in cui siamo finiti a letto» rispose Shannon dall’altro lato del materasso, per nulla imbarazzato dalla sua nudità, non ne aveva motivo, non c’era nulla da nascondere a suo avviso. «Mi hai proprio provocato»
«E non era mia intenzione, ma ne è valsa la pena»
«Ehi, certo che ne vale sempre la pena con me» le rispose fintamente offeso «Vado a fare la doccia»
«Io posso rotolarmi un po’ tra le coperte?» Logan si attorcigliò attorno alla faccia il leggero piumone e fece una faccia buffa, nel tentativo di intenerirlo.
«Certo, fa’ come se fossi a casa tua, ma vedi di non innamorarti di me. Sai come la penso a riguardo: io ho una relazione soltanto, ed è con tutte le donne di questo pianeta» disse lui alzandosi per dirigersi verso il bagno.
«Shan, sei la luce durante i periodi bui che tuo fratello mi fa passare, davvero, ma credimi: ti sfrutto esattamente allo stesso modo in cui tu fai con me. Sesso, sesso e ancora sesso. Ti voglio bene, ma non c’è quella cosa che mi fa scattare il sentimento. Mi fai scattare l’ormone, quello sì!» ammise senza difficoltà mentre iniziava a rigirarsi come una scema tra le coperte, occupando le due piazze del letto.
«Ecco perché ti voglio bene: sei sveglia e hai ben chiaro il punto della situazione» le fece l’occhiolino prima di sparire dietro la porta del bagno.
Logan sorrise soddisfatta, di cretini se ne era già riempita a sufficienza, non capiva perché comprare tutto il maiale quando bastava avere il salame. Aveva deciso di godersi il sesso – quando riusciva a trovarne – e dedicare il proprio amore al dormire. Anzi, quel letto era così comodo che avrebbe di sicuro schiacciato un pisolino di lì a poco.
Non fece però in tempo ad addormentarsi che Shannon uscì dal bagno mentre era intento a frizionarsi i capelli. Invidiava agli uomini la praticità con cui svolgevano tutte le operazioni di toeletta, evitando anche la fase dell’acconciarsi i capelli e truccarsi il viso.
Eccezion fatta per Jared, perché col cavolo che si svegliava ogni mattina con i capelli mossi alla Gesù Cristo, quello era il lavoro di hair stylist che si applicavano con amore e terrore ai suoi capelli ogni giorno e gli consigliavano al meglio come sistemarli con il minimo sforzo per avere la massima resa.
«Cos’è quella? La riproduzione della posizione del baco da seta?» si era fermato a guardarla sorpreso. Era avvolta nel piumone bianco, sembrava davvero un bozzolo.
«No» rispose Logan convinta «È la posizione: ho freddo, abbiamo già dato, ho sonno e se non mi copro non riesco a dormire» e dire che le sembrava anche abbastanza evidente «Io quando dormo non mi copro, mi mummifico»
«Posso scaldarti io…» disse mettendosi di nuovo a letto con una sola canotta addosso e i boxer. Era sempre disposto a questi slanci di altruismo.
«Quale parte di “abbiamo già dato” non hai compreso?» domandò lei voltandosi nella sua direzione.
«Chi ha detto che rimani qui a dormire? No, visto che ci tieni ad essere precisa, Miss Pignola 2014, parliamone» sorrise divertito.
«Malefico» lo riprese scostando le coperte per alzarsi.
Lui la prese per un polso prima che potesse anche solo mettersi a sedere «Dove vai? Stavo scherzando. Se rimani non mi dà fastidio, lo sai» riprese comprensivo «E siccome non vuoi… Agire…»
«Per forza, prima mi hai aperto in due come una cozza! Non sono abituata a certe cose, sono fuori allenamento!» rispose esasperata.
Shannon scoppiò a ridere di gusto, quella ragazza era troppo simpatica, non capiva come riuscisse a rendere Jared acido come lo yogurt al naturale.
«Stavo dicendo: visto che non vuoi agire, perché non parliamo un po’?» lo disse sincero, portando le braccia dietro la testa, quasi si fosse messo comodo per intavolare davvero un discorso.
Parlare? Shannon? L’uomo che lei sapeva esprimersi a grugniti?
Logan era sconvolta. Parlare, per lui, equivaleva a chiedere a Miley Cyrus di essere fine e sobria, oppure a Hulk Hogan di parlare di fisica quantistica, oppure ancora di chiedere a Jared quanto fosse buona la carne cruda.
Annuì soltanto, fissandolo come si guardavano i pazzi.
«Perché siamo finiti a letto proprio adesso?»
«Perché tuo fratello, dopo quasi dieci mesi, mi ha lasciato una serata libera da lui, la sua presenza e il suo smisurato ego?!» rispose sarcastica e retorica.
«Mio fratello. Hai centrato il punto»
Logan era alquanto confusa, non capiva dove Shannon volesse arrivare, così lo invitò ad andare avanti.
«La prima volta in cui ci abbiamo dato dentro è stata quando ti sei resa conto che non ti avrebbe mai accolta a braccia aperte. La seconda, invece, quando ti ha notata davvero. Non lo trovi un po’ strano? Non che mi dispiacciano questi risvolti, ma secondo me il giudizio di Jay nei tuoi confronti ti importa più di quanto tu voglia dare a vedere»
«Hai assunto qualche psicofarmaco scaduto? Oltre alle allucinazioni hai anche il vomito? Vuoi andare al pronto soccorso? Ti porto» una mitraglietta non sarebbe riuscita a tenere il suo ritmo.
«Non sto scherzando»
«Nemmeno io» gli disse mentre scuoteva la testa, in segno di disappunto.
«Ti dico come la penso, dato che conosco mio fratello e penso di aver capito, almeno un po’, come sei. A Jared ha scocciato il fatto che tu non pendessi dalle sue labbra. D’altronde era abituato a Emma, che per molti versi andava oltre l’amore, la venerazione e l’ossessione. Inquietante, sono d’accordo, ma i fatti erano così» iniziò senza farsi interrompere «Tu hai preso male questo atteggiamento, giustamente, così l’hai allontanato ancora di più, magari ti sei impegnata e dimostrata distaccata per fargli vedere quanto vali, quindi il divario tra di voi non ha fatto che aumentare. Sbaglio?»
Logan sembrò pensarci su, prima di parlare «Tutto questo ha un certo senso. Ma sono solo supposizioni».
La verità era che, da fan del gruppo, aveva sempre sognato di far parte di quella famiglia, di farne parte davvero ed esserne a stretto contatto così, quando se ne era presentata l’occasione, l’aveva colta.
Era anche vero che sognava spesso di essere sbattuta a ripetizione da entrambi i Leto – ma mai insieme, ci teneva a precisarlo – in tutti i luoghi, in tutti i laghi e i mari, ma soprattutto in tutti i modi. Eppure, quando era subentrata la parte lavorativa, aveva accantonato i pensieri porno che avrebbero potuto concorrere con le idee perverse di Jared e si era impegnata a fondo, lasciando perdere gli ormoni e le pulsioni più primordiali che i due erano in grado di risvegliare in lei.
Voleva solo che Jared imparasse a conoscerla come persona e apprezzarla. Quando aveva capito che quello non sarebbe mai accaduto, aveva messo un muro tra loro due, allontanandoli sempre di più.
Fondamentalmente, tra loro due, c’era stato un grosso problema di comunicazione.
«Vero, ma secondo me sono giuste. Quindi, posso chiederti, per cortesia, se iniziate a odiarvi amorevolmente, sì con battute, doppi sensi e cattiverie ma senza usare coltelli e quant’altro? Vorrei solo evitaste di rovinarvi le giornate a vicenda e, di conseguenza, complicare il lavoro a noi» sorrise comprensivo, sperava  che il discorso le fosse arrivato.
Era stufo di doverli sopportare e di vivere con la paura che ogni bisticcio finisse con Jared in ginocchio che mimava un pompino che avrebbe molto più gradito ricevere piuttosto che far finta di fare.
«Sai Shan, il tuo metodo è efficace» affermò con fare divertito mentre abbassava un po’ le coperte «Mi hai fatto capire che piuttosto che parlare sarebbe stato meglio fare sesso»
«Lo, ti sei fregata da sola» lasciò perdere ogni discorso e si spostò su di lei, facendo tacere entrambi nel silenzio di un bacio che di innocente aveva ben poco.
 
Shannon prima di ritrovarsi a dover festeggiare il Natale in carcere perché uno a scelta tra Jared e Logan avrebbe potuto uccidere l’altro, si era premurato di fare lo stesso discorso rivolto all’assistente anche al fratello; cosa però che si era rivelata più ostica. Jared non aveva i mezzi di Logan per distrarlo, ma poteva fargli sanguinare le orecchie a furia di lamentele, isterismi e arringhe in propria difesa. Shan contò che l’argomento preferito del fratello, quello che aveva ripetuto più volte, era stato: “Io non sbaglio mai. In caso sono gli altri e non comportarsi nel modo corretto”.
Dodici volte in un discorso di quarantasette minuti. Non sapeva stimare ogni quanto, in media, l’aveva detto, ma se l’avesse ripetuto ancora una volta probabilmente avrebbe preso le bacchette della batteria e gliele avrebbe ficcate nel naso, o peggio. Almeno si sarebbe lamentato per qualcosa.
Jared era arrivato a chiedergli perché la difendesse a spada tratta, e perché – dato che ci teneva così tanto – non la invitava lui a uscire, visto che era palese che fosse interessato.
Dopo avergli riso in faccia gli rispose che era una valida assistente oltre che un’ottima persona, che non cercava una donna da amare e, inoltre, lei era freddolosa e lui caloroso. Infine, fatto più grave di tutti, non beveva caffè ma solo the, era palese che fossero incompatibili, senza aggiungere il fatto che i caratteri sopraelencati gli ricordavano proprio il fratello.
Tutti motivi di fondamentale importanza, insomma.
Lei aveva bisogno di un uomo e Jared di credere nell’amore di nuovo, solo un cieco non avrebbe visto la loro alchimia, avrebbero dovuto soltanto chiarirsi un po’.
E Shannon cercava di metterci lo zampino per il bene comune.
Nonostante Jared si fosse rifiutato di seguire i consigli del fratello, il batterista aveva notato che dopo la loro chiacchierata i rapporti tra Jay e Logan sembravano migliorati. Anche le parole di Terry a fine shoot dovevano aver avuto buona parte di responsabilità in quella redenzione, perché aveva scoperto più volte il minore a guardarla con vero interesse, cercando di capirla o carpirne qualche segno particolare che la contraddistingueva: la risata, il modo in cui si ravvivava i capelli o come arricciava il naso se qualcosa non le andava a genio.
Non erano tutte rose e fiori, ma avevano messo da parte l’odio cieco che li caratterizzava per concedersi più frecciatine sarcastiche. Da parte di Jared erano tutti doppi sensi sessuali, mentre le risposte di Logan erano plasmate in base all’attacco, per fortuna era una ragazza sveglia con la battuta sempre pronta.
Il clima intorno a loro si era disteso, permettendo a tutti di lavorare in una certa tranquillità, complice anche l’atmosfera natalizia. Inutile dire quanto Jared si divertisse ad andare in studio con il cappello di babbo natale, il cerchietto con le corna delle renne e, una volta, azzardò calzini a righe rossi e bianchi sotto dei bermuda verdi. Avrebbe fatto sfigurare il più integerrimo degli elfi, ma non avrebbe avuto molti effetti sulle donne, anche loro avrebbero dovuto ammettere che di sex appeal non ce n’era nemmeno per sbaglio dato che, per completare il look, si aggirava per lo studio di registrazione con le pantofole.
«Sono libero il ventotto alle dieci di mattina?» era il pomeriggio della vigilia di Natale, ma Jared non riusciva a staccarsi dal suo Blackberry, era la continuazione del suo corpo, quasi più del suo pene.
Logan annuì e il cantante concluse la propria telefonata nel giro di un paio di minuti.
«Era Harper’s Bazaar, giusto?» chiese professionale lei, già pronta per segnare quel nuovo appuntamento.
«Sì, ci troviamo allo Chateau Marmont per un’intervista. Era da un pezzo che mi stavano addosso e ho dovuto sempre rifiutare per altri impegni» concluse per liquidare l’argomento.
Di lì a poco sarebbe arrivata Constance per festeggiare con i figli, non aveva molto tempo per sistemare le ultime cose. Inutile dire che Shannon, inoltre, l’aveva chiamata a raccolta per aiutarlo a organizzare una festa a sorpresa per il compleanno di Jared e, prima o poi, con la testa per aria che si ritrovava, avrebbe segnato sull’agenda di ritirare la torta per il party e avrebbe scritto un sms a Shan con gli impegni lavorativi di Jay e del gruppo, giusto per non farsi scoprire.
Erano appoggiati alla penisola della cucina, Jared seduto sullo sgabello con davanti a sé una tazza di the verde e un piatto di biscotti, mentre Logan controllava alcuni documenti accanto a lui, in piedi e con i gomiti appoggiati al ripiano.
Fu solo quando Logan dovette allontanarsi per prendere altri fogli abbandonati sopra un altro tavolo che prese sovrappensiero un biscotto al cioccolato dal piatto, mordendone un pezzo.
Jared con gli altri si sarebbe arrabbiato da morire, inscenato una tragedia greca degna di lui, ma lo stupore per quel gesto così ingenuo, fatto sovrappensiero, ebbe la meglio.
«Allora è vero che vuoi il mio biscotto!» si ritrovò a urlare allegro come mai lei lo aveva visto, specialmente per merito suo.
Logan si fermò a metà strada, il boccone in gola che non ne voleva sapere né di scendere né di risalire, impedendole di respirare. Sarebbe morta così, a ventotto anni, strozzata da un biscotto al cioccolato ma in realtà uccisa dal proprio capo.
Anche Shannon, dal divano dove stava giocando con la Play Station, fu attirato da quel rantolo inquietante che aveva emesso, non solo dallo scambio di carinerie tra i due.
«Ingoia, coraggio» lo disse con tutta la malizia possibile, mentre con una mano le batteva sulla schiena. O forse la stava accarezzando?
La ragazza stava prendendo in seria considerazione l’idea di sputargli il boccone dritto in faccia e far diventare le iridi azzurre dello stesso colore di quelle di Shannon almeno per un secondo, ma se fosse rimasta in vita – cosa di cui dubitava in quel preciso istante – un lavoro le sarebbe servito quindi, di malavoglia, seguì il consiglio di Jared.
Lo guardò dritto negli occhi con fare assassino, mentre deglutiva rumorosamente per tornare a respirare sotto lo sguardo furbo e soddisfatto di lui.
Le stava accarezzando la schiena con un pollice, quando le disse «Se avessi saputo che ci piacevano le stesse cose sarei stato molto più carino con te, credimi. Forse non avrei perso nemmeno tempo»
«Sei disgustoso»
«Su, dovresti ritenerti estremamente fortunata dato che non ti ho nemmeno punita per avermi rubato il cibo dal piatto. A meno che tu non volessi essere punita… Ti piacciono le fruste?» addentò un altro biscotto sempre più a suo agio, deliziato dalla piega presa dai fatti.
«Giuro che ti…»
Il campanello spense ogni atteggiamento bellicoso e omicida nei confronti di Jared, il quale scese di fretta dallo sgabello per aprire alla propria mamma, felice che fosse arrivata.
«Ciao mamma!» le urlò appena varcò la soglia di casa «Hai portato tutto?»
Constance alzò gli occhi al cielo. Era incredibile quanto Jared amasse la cena della Vigilia molto più di lei.
«Io sto bene tesoro, grazie. E sì, ho portato tutto» appese il cappotto leggero all’attaccapanni vicino all’ingresso «Ora però impegnati e prendi la cena dal bagagliaio se vuoi mangiare».
Jared fece una faccia schifata e si girò verso la cucina dove, in lontananza, Constance vide Logan intenta a prosciugare la fonte d’acqua dell’intera Los Angeles.
«E non provare a chiedere aiuto» conosceva il figlio, aveva intuito dove volesse andare a parare.
«Forza bro, fai quello che dice la mamma» lo ammonì Shannon concentrato sullo schermo dove stava sparando a morti viventi.
«Shannon, amore, alza il sedere e vai a dare una mano a tuo fratello»
Il più grande mise in pausa il gioco e, dopo aver bissato l’espressione contrariata del minore andò ad aiutarlo, depositando un bacio sulla guancia della madre.
«Buonasera Constance, e tanti auguri!» la accolse Logan mentre le andava incontro. L’abbracciò contenta che fosse arrivata. I fratelli in sua presenza diventavano due bambini pestiferi, peggio del solito, ma almeno lei riusciva anche a contenerli con un certo successo. Era contenta che non toccasse a lei e che, a volte, venisse a conoscenza di qualche aneddoto divertente riguardo il loro passato da poter usare poi contro di loro.
«Anche a te Lo! Come stai?» la donna la fissò con attenzione «Mi sembra tu abbia perso peso dall’ultima volta. Jared di costringe a seguire la sua stramba dieta?»
Logan sorrise «No, ma sono sempre di corsa. E sto bene, grazie. Tu?»
«Io sono sempre preoccupata di ritrovarmi sulla soglia di casa qualche nipote illegittimo, ma anche a me le cose vanno bene, grazie» le piaceva quella ragazza. Era semplice, ma al contrario di Emma era un po’ più solare e spigliata, meno rigida. Avrebbe tanto desiderato una figlia simile.
Siccome Jared e Shannon arrivarono in cucina carichi di cibo, Logan prese le scartoffie su cui stavano lavorando e le raccolse prima che potessero finire dentro il pasticcio di carne che uno dei due aveva depositato sul tavolo senza alcuna grazia. Accanto c’era la pasta con le verdure di Jared; almeno era qualcosa di saporito e commestibile, non quei frullati dall’aspetto inquietante che era solito bere.
Dopo aver raccolto le proprie cose e messe vicino all’entrata, si appoggiò allo stipite della porta per fissare con un misto di amore, tenerezza e nostalgia quel ristretto quadro famigliare.
Si erano già messi all’opera: Jared tagliava le verdure, Shannon assaggiava le varie pietanze per un insensato controllo qualità da lui inventato e Constance metteva tutto al sicuro nel forno, persi già nelle loro abitudini e in una fitta discussione.
Fu solo il sonoro sospirò di Logan a far alzare gli occhi dei tre. Si ritrovò a essere fissata da tre paia di sguardi così diversi eppure così simili che la inquietarono parecchio. Tre Leto non erano facile da sostenere, soprattutto se si spalleggiavano a vicenda.
«Cosa c’è che non va?» Constance era preoccupata. Fissò subito Jared, nella paura che si fosse amputato una falange, poi guardò Shannon, nel caso si fosse già strafogato tutto il pasticcio di carne, ma i due figli erano innocenti e sorpresi quanto lei.
«No, è che…» i fratelli la videro per la prima volta in difficoltà. «Voi siete belli insieme. E per me è strano essere qui. Voglio dire…» abbassò le spalle, arresa al peso della confidenza che stava per fare «È il primo Natale lontano dalla mia famiglia, e un po’ mi manca. E poi sia in Italia durante il liceo, che a Londra prima e dopo, ho sempre vissuto festività fredde e magari con la neve. Voi qui non sapete nemmeno cosa sia e non mi aiuta molto a sentire il clima natalizio… Cioè, si potrebbe fare un pic-nic in spiaggia, per me è impensabile!» disse quasi schifata.
«Sei proprio europea» le rispose Jay incredulo e altrettanto disgustato, beccandosi uno schiaffo sulla nuca da parte della madre.
Jared e Shannon si sentivano colpevoli, non avevano pensato al fatto che lei non avesse qualcuno con cui passare le feste. Doveva essere una brutta sensazione.
«Cara, non abbiamo pensato a te, siamo delle persone orrende» si scusò sincera Constance. «Perché non rimani con noi? Cibo ce n’è in abbondanza, e se anche Shannon mangia un po’ meno non è certo un problema»
«Sì, avanti, rimani» Jared le sorrise allegro, dimostrando almeno dieci anni in meno di quelli che aveva in realtà, facendo preoccupare la madre e il fratello per quella gentilezza nemmeno forzata nei confronti della persona verso cui provava un piacere immenso torturare.
Anche Logan aggrottò le sopracciglia, insicura.
Shannon era preda di diverse emozioni: era scioccato dalla bontà senza secondi fini di Jared, offeso dal fatto che sua mamma pensasse che non aveva bisogno di ingozzarsi di cibo e indeciso se dividere con Logan il suo piatto preferito. Ma siccome era Natale e tutti diventavano più buoni si ritrovò ad annuire alle parole del fratello.
«Oh, beh, grazie. Accetto volentieri» era bello rinunciare a una serata così uguale alle altre –  divisa tra un film romantico e un pigiama a cuori – tanto da acuire la mancanza dei sui cari ancora di più.
«Ti andrebbe di tagliare le verdure al posto di Jay? Non vorrei perdesse un’unghia, sai che tragedie» Constance cercò di stemperare la situazione dato che l’aveva vista commossa, e rise quando Jared le si arrese a mani alte senza proferire parola, ma anzi con un sorriso sulle labbra.
 
Erano in aeroporto, il giorno dopo il compleanno di Jared, ma non era convinta di ciò che stava accadendo.
Jay l’aveva chiamata la sera di Natale per dirle di correre a casa sua al più presto e Logan aveva pensato al peggio: il decolorante gli aveva bruciato una ciocca di capelli, si era rotto un’unghia nel suonare la chitarra, aveva bruciato casa nel tentare di cucinare – ancora – i vegan pancakes, si era legato al letto con le manette di peluche rosa e la malcapitata si era rivelata una ladra che aveva svaligiato la villa. O, magari, era capitato qualcosa di serio.
Si precipitò a casa dell’uomo il prima possibile: si era vestita e, senza truccarsi, con i capelli arruffati in un raccolto che la faceva assomigliare a un ananas si era messa alla guida dell’auto che in una decina di minuti l’aveva portata a casa di Jared.
Solo quando si ritrovò lì si accorse che c’erano anche Shannon, Tomo, Vicki e pure Jamie. Non capiva cosa stesse succedendo, dato che non sembrava ci fossero tragedie in atto.
Jared la accolse come la più normale delle persone, cosa che fece preoccupare Logan dato che non le aveva rivolto né battutine sconce né cattiverie gratuite, chiedendole poi di aprire la busta che Tomo le porgeva.
Trovò due biglietti per Londra, con partenza il ventisette e il ritorno il quattro gennaio. Li fissò confusa: di impegni la band non ne aveva, a Londra c’erano solo i suoi genitori che, dopo anni di lavori tra il nord Italia e Londra, si erano stabiliti nella città natale del padre di Logan. Lì aveva tutta la famiglia e gran parte delle proprie amicizie, nonostante in Italia avesse passato un’adolescenza molto allegra e piena di esperienze.
«Sono per te. I ragazzi e io» Shannon alle parole del fratello fece un passo indietro, per farle capire a gesti che in realtà era stata un’idea di Jared e loro l’avevano appoggiata in tutto «Abbiamo visto quanto ti manca la tua famiglia, e abbiamo pensato di rimediare. È giusto che anche tu ti conceda un po’ di relax»
«Stai cercando un modo carino per dirmi che mi volete licenziare?»
Fu la prima volta che suscitò la risata divertita e sincera di lui, non se lo aspettava.
«Sto dicendo che abbiamo quarant’anni e per una decina di giorni sappiamo benissimo cavarcela da soli» rispose il cantante compiaciuto.
Logan però non era convinta, e il suo sguardo scettico fece ridere tutti.
«Ok, ci possiamo provare».
Sapeva che Jared odiava gli abbracci, ma era stato inevitabile per lei gettargli le braccia al collo, riconoscente. Se gliel’avessero detto qualche settimana prima avrebbe riso isterica, non credendolo possibile. L’uomo ci mise un po’ ad adattarsi a quella situazione, ma poi rispose all’abbraccio, infine le disse che non doveva ringraziarlo, perché se non fosse stato per lei chissà loro dove sarebbero finiti.
Il calore dell’abbraccio misto a quelle parole la lasciò inebetita, quello era il Jared che pensava di ritrovarsi davanti, quello era quello per cui pensava avrebbe potuto perdere la testa con facilità.
Abbracciò anche Tomo e Shannon per ringraziarli, ma l’espressione ebete e soddisfatta le durò per tutta sera, e anche per la festa del compleanno di Jared del giorno dopo, dove aveva deciso di darsi una lucidatina e non sfigurare rispetto alle altre ospiti.
Dove lo stesso festeggiato l’aveva abbracciata per ringraziarla degli auguri e della buona riuscita della sorpresa. Gli abbracci erano diventati tanti, troppi per loro dato che non erano abituati, e le carinerie si sprecavano: il Natale aveva contagiato proprio tutti, e aveva lasciato il posto ai sentimenti mettendo a tacere gli animi.
Finire tra le sue braccia era diventata, per Logan, un’abitudine troppo bella per poterci rinunciare con facilità. Le piaceva tanto sentirsi protetta e coccolata dalla stessa persona che fino a poco tempo prima sembrava essere uno psicopatico perverso e senza cuore.
L’aeroporto era pieno, ma era stato Jared a volerla accompagnare fino a lì, nonostante potesse essere riconosciuto, cosa che successe più volte. Logan sospettò che il suo ego facesse la ruota, da buon pavone, ogni volta che un fan lo fermava per una foto.
Con qualche tappa in più rispetto a quelle previste dalla ragazza, si ritrovarono finalmente nei pressi dei body scanner, segno che dovevano salutarsi.
«Sei sicuro? Posso anche non partire. Non è che torno e mi ritrovo senza lavoro? O tu combini qualcosa e mi ritrovo senza capo?» era preoccupata. Non li aveva mai lasciati da soli, e sapeva di cosa erano capaci. Si sarebbe preoccupata con un oceano di distanza e un continente tra loro, non avere il controllo la metteva in agitazione.
Jared spostò una ciocca che era sfuggita alla coda dietro al proprio orecchio, poi la prese per le spalle con fare sicuro «Ce la caveremo benissimo»
«Sì, ok. Però chiamami se ci sono problemi o dubbi, non farti scrupoli» perché le piaceva avere le mani di lui addosso? Perché era così disponibile?
«Sai che non me ne farei in caso» sorrise sarcastico, alzando un solo angolo della bocca. Era sensuale.
Dio, Logan stava per salivare davanti a tutti per il suo capo. Male, malissimo. Non poteva essere il solito acido di sempre? Da quando era diventato carino e coccoloso?
«Ora è meglio che vada, vorrei concedermi un giro per i negozi del duty free» davvero? Non lo sapeva nemmeno lei prima di pronunciare quella frase.
«Io vado, tra meno di due ore devo raggiungere un intervistatore nei pressi di West Hollywood. Fai la brava»
«E tu cerca di non fare un incidente nel tornare in città» era davvero preoccupata, Jared era bravo in tante cose, ma non a governare un’auto.
Si abbracciarono per l’ennesima occasione in quei giorni, e percepirono entrambi l’elettricità che accompagnava il gesto, quella come le altre volte.
Quando si separarono oltre che sorridersi si guardarono un po’ imbarazzati, poi Jared abbassò gli occhi e iniziò a sussurrare qualcosa al cavallo dei propri pantaloni.
«Tranquillo Baoby, troveremo un clima umido, anzi… Bagnato, che ti soddisfi. Non ti lascio solo».
Logan quasi si strozzò con la propria saliva. Ancora con la storia del Baobab.
Jared chiamava così il proprio pene per lodarne le dimensioni, ci teneva a sottolineare quanto fosse sopra la media. Poi l’assistente vide che, effettivamente, nei pantaloni di lui qualcosa si era mosso, perché una protuberanza che non poteva passare inosservata si intravedeva dal tessuto morbido. Era stato l’effetto del loro contatto.
La cosa la mise a disagio, ma almeno aveva avuto la conferma che non solo lei trovava piacevole avere il corpo dell’altro molto vicino. Pure troppo.
Poi si ricordò che Jared aveva promesso al proprio pene di non abbandonarlo, e la cosa la sconvolse.
Peccato che i neuroni del cantante l’avessero fatto con lui. Puff! Spariti alla velocità della luce dopo aver compreso a chi dovevano rendere conto.
Sarebbe fuggita anche lei, avrebbe potuto non tornare più da Londra, se non le fosse piaciuto il proprio lavoro e far parte della famiglia dei Mars. Come poteva essere ancora alla mercé di un uomo che, a quartant’anni e passa, parlava con il proprio pisello chiamandolo – per giunta – come l’albero con il tronco più grande al mondo?
Ma soprattutto, come poteva pensare di esserne attratta e capire che una volta varcata la soglia del gate le sarebbe mancato terribilmente?
Si disse che anche lei aveva più di qualche problema, e uno di questi era proprio Jared.





Buon anno a tutti! Come state?
Io sorvolo, ho fatto svampare due computer in quattro giorni, quindi direi che la sfiga mi perseguita.
Senza contare che nel computer n°2 c'era la prima pagina e mezza dell'epilogo. Belle cose, no?!
Tralasciando questa parte così funesta personale, ci terrei tanto a ringraziare tutti voi: le persone che hanno lasciato una recensione e che l'hanno anche solo aggiunta tra le proprie storie. Grazie per avermi dato fiducia, sono contenta che vi piaccia!
In realtà riguardo a questo capitolo non ho molto da dire, se non che  Logan è per metà italiana e metà inglese, ma lo spiega un po' lei in questo capitolo. Posso aggiungere che Baobab è una cosa stupidissima, lo so, ma riguardo a soprannomi per prolungamenti corporei maschili direi che ho creato anche di peggio. So che natale è appena passato e qui è arrivato, ma è funzionale alla storia e, come avrete notato, è solo un evento passeggero. E la canzone del titolo... Beh, la trovo adatta a Shannon, ecco.

Nota importante. EXCURSUS LAVORATIVO DI LOGAN: so di non essermi spiegata al meglio in questi capitoli e di aver lasciato informazioni troppo generiche a riguardo, quindi vi dico come, secondo me, si sono svolte le cose. Logan nel backstage si candida come assistente nella data di Londra del 2013 e Jared la accetta. Da lì NON si unisce subito al Mars Staff, ma passerà dei mesi con Emma. Emma, essendo incinta, segue il tour finché è in zona, ovvero le date americane più quelle in Messico di Gennaio. Logan diventa parte integrante dello staff con la prima data europea del 2014, ovvero quella del 14 febbraio a Lione, da cui parte la digressione iniziale. Ecco perchè non conosce bene i ragazzi, ha sempre fatto l'ombra di Emma quindi solo involontariamente quella di Jared. E niente, poi arriviamo a dicembre 2014, dove la storia è ambientata. Concludo dicendo che, parlando poi di fine anno e di quello successivo, finiremo nel 2015. Mi scuso per queste mancanze che, purtroppo per voi, nella mia testa sono ovvie. PERDONO!

Ultima cosa che mi sono dimenticata di dire l'altra volta, ovvero che so che Emma non è più l'assistente di Jared, ma mi piace pensare che non abbia perso l'abitudine di fargli da badante.
Ok, ho riempito questo spazio con stupidate inutili.
Vi lascio nella speranza che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Ci si trova qui settimana prossima, sempre che i computer non decidano di trapassare del tutto e io debba scrivere da qualche Clementino rubato in qualche negozio di giocattoli. In tal caso la parola per il mio prossimo aggiornamento sarà SOON.
Scherzi a parte, se ci fosse qualche problema lo comunico nel mio gruppo, che potete trovare qui: Love Doses.
Sbaciucchiamenti, Cris.

 
   
 
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