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Autore: KeiReki_Production    24/05/2008    7 recensioni
Kei_Saiyu e rekichan presentano: Write me soon, la prima fanfiction epistolare.
Quante cose avrebbe voluto urlargli in faccia, ma Sasuke non era lì a subire i suoi sfoghi.
Per questo gli venne un’idea tanto stupida come scrivere su lettera i suoi pensieri.
Ciò che non poteva dirgli di persona, lo avrebbe scritto su un foglio.
Caro Sasuke...
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci a voi con il secondo capitolo, nonché risposta alla lettera precedente, opera di rekichan.

A quanto pare, la cara reki era in vena di bastardaggine pura quando l’ha scritta, o forse, la mia l’ha fatta incazzare XD. Bene, mentre voi leggete, io scriverò il prossimo capitolo ù_ù.

Ringraziamo chi ha commentato : allsecrets2; AkiChan83 e ryanforever. Grazie mille ^o^

Vi auguriamo buona lettura e speriamo di ricevere commenti XD.

 

 

Stava ritornando da un allenamento svoltesi, per i suoi gusti troppo, vicino a Konoha.

Irritato dall’afa della giornata - neanche l’ombra degli alberi sembrava portare un po’ di refrigerio – si era fermato vicino al fiume che scorreva tranquillo in mezzo al bosco.

Fu con un sorriso nostalgico – e prontamente cancellato - che ricordò quella radura: la stessa dove, anni prima, si era fermato a bivaccare con Sakura e Naruto durante l’esame chuunin.

Prima che Orochimaru gli imponesse il marchio; prima di rivedere Itachi e avere – così – ulteriore prova della propria debolezza…

Prima che il suo inferno personale lo trascinasse fuori – ancora una volta – dal piccolo paradiso che si era costruito attorno.

Sospirò, ricacciando dalla mente i pensieri malinconici che la radura aveva riportato alla sua mente.

Si avvicinò al fiume, immergendo la mano nell’acqua fresca.

Mugugnò beato, cominciando a sciacquarsi il viso accaldato, quando un fruscio attirò la sua attenzione.

Subito, scattò in piedi, pronto a fronteggiare un eventuale nemico, ma alla sua vista si presentò solo uno stupido e accartocciato foglio di carta che rotolava tra i cespugli.

Irritato, lo raccolse, preso più che altro da un infantile desiderio di accanirsi sull’oggetto di disturbo che da una vera e propria curiosità.

La calligrafia che si intravedeva dal poco testo visibile della palla di carta, però, era stranamente familiare.

Così familiare che non si stupì, una volta spiegata la lettera, di leggere un cubitale: “Dannato teme”, tracciato con gli spessi ideogrammi disordinati di Naruto Uzumaki.

Lesse la lettera, tutta d’un fiato.

E tanta fu la furia nel rispondergli che non si preoccupò neanche di tornare alla quiete della propria stanza ad Oto.

 

 

Dobe.

E dobe io che invece di allenarmi perdo anche tempo a scriverti.

Come se poi la spedissi… mah.

In ogni caso, non dovresti abbandonare la corrispondenza in giro. Esistono gli uffici postali e posso assicurarti che, se avessi voluto ricevere lettere, avrei lasciato l’indirizzo.

Il tuo piccolo cervellino di usuratonkachi non ci arriva a questo semplice concetto?

Il motivo per cui me ne sono andato, lo conosci: devo ammazzare Itachi.

Restando a Konoha non avrei potuto mai raggiungere la forza necessaria per farlo. Non so neanche se questo servirà, ma sono disposto a tutto pur di riuscirci.

E comunque non vi avrei mai chiesto aiuto. Non voglio coinvolgervi in una faccenda così pericolosa  di famiglia e – mettitelo in testa una volta per tutte – voi siete NON lo siete.

Chiaro? Ti avviso che l’unica risposta che accetto da parte tua in merito è: “cristallino”.

Riguardo al tempo passato, oggi sono esattamente due anni quattro mesi e sedici giorni che sono partito. E no. Non tengo il conto perché mi mancate. Non pensarlo neanche per scherzo.

Se lo so, è solo perché così capisco quanto tempo mi rimane a disposizione, prima che Orochimaru pretenda di avere il mio corpo. E NON IN QUEL SENSO!

E se io sono un teme, tu sei un dobe.  E poi chi sarebbe questo Sai? Sia chiaro: la faccenda NON mi interessa. Se siete così imbranati da aver bisogno di un rimpiazzo per il sottoscritto, fate pure. È solo che mi infastidisce sapere di essere stato sostituito stupisce vedere come hai sprecato un foglio per scrivere cose completamente inutili e prive di qualsivoglia interesse.

E poi che spiegazioni dovrei darti? Non sono tenuto a dirti niente della mia vita. In fondo a te cosa importa? Pensi solo ed esclusivamente al ramen, e a Sakura, e a Iruka… insomma, hai persone di cui preoccuparti. Perché devi continuare a cercare me?

Anche se, devo ammettere, mi fa davvero piacere. Ma non voglio attaccarmi a te per poi rischiare di perdere ancora una volta le persone a cui tengo. Non finchè Itachi è in circolazione…

La faccenda è irritante.

Inoltre, se non lo dico a te che sei la persona più importante il mio migliore amico (o meglio: eri il mio migliore amico perchè sei riuscito a diventare… non lo so neanche io cosa sei! Dannato dobe!), come potevo parlarne con Sakura o Kakashi?

Pensi che mi abbia fatto piacere abbandonarvi? Pensi che sia stato facile perdere tutto ancora una volta?

Cazzo, usuratonkachi! Da come la metti tu sembra che io non aspettassi altro che sputare su tutto e tutti e andarmene!

E non è vero! Ed effettivamente è così. Lo sai perché? Perché non vi sopportavo più!

Non sopportavo i piagnistei di Sakura, non sopportavo le finte premure di Kakashi e, soprattutto, non sopportavo te, dobe!

Te, con quel fottuto sorriso sempre sulle labbra. Con quella voglia di vivere che trasudavi da tutti i pori; con l’ipocrisia noncurante con cui sfoderavi quell’allegria.

Sei un ipocrita, Naruto. È per questo che non ti sopporto e continuerò a non farlo.

Volevi che ti facessi avvicinare a me, ma tu non mi hai mai permesso di avvicinarmi a te, dobe. Tanto avevi sempre quel sorriso prestampato sul tuo adorabile viso, no?

Allora stattene a Konoha con i tuoi amici e i tuoi falsi sorrisi e smettila di assillarmi.

 

Uchiha Sasuke

 

 

 

Non rilesse la lettera: non lo ritenne necessario.

Era semplicemente uno sfogo momentaneo; un deliberato ed infantile tentativo di cacciar fuori la frustrazione di quegli ultimi anni; di cancellarla e allontanarla da sé.

Accartocciò il foglio e lo gettò via, con la consapevolezza che nessuno lo avrebbe mai trovato.

Ma il destino, ahilui!, gioca spesso brutti scherzi.

 

  
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