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Autore: kittensaraj    02/01/2014    1 recensioni
-l'introduzione della fanfiction sarà presto disponibile-
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

Venerdì, 26 luglio.

Ore 22:30.

Quiete e silenzio si erano materializzati in casa.

Tutte le persone che erano in casa qualche ora prima erano andate in caserma da Chris.

Mia sorella prima di andare con loro venne da me a chiedermi se volevo incamminarmi con loro, ma rifiutai.

Così mi guardò negli occhi leggendomi dentro e se ne andò dicendomi di fare la cosa giusta.

Aveva sempre capito come mi sentivo, cosa pensavo. Avevamo una specie di contatto, sapeva capirmi.

Con quella lettera ancora tra le mani pensai “Anche se volessi andare, non saprei che fare.”

Cominciai a rigirarmi la busta tra le mani e mi accorsi che al suo interno c'era un bigliettino.

Lo presi.

Numeri.

Era il suo numero.

Dopo tutti questi anni, sperava in una mia telefonata e io non l'ho mai chiamata perché sono una sbadata del cazzo.

Che avrebbe pensato? La mia stessa cosa appena le avessi detto che non avevo visto quel misero foglietto.

Mi alzai, presi il telefono e cominciai a digitare il numero.

Squillava.

Ad un certo punto dopo aver buttato un'occhiata ad un immagine della Tour Eiffel in una cartolina di una mia vecchia amica in cui aveva avuto l'occasione di andarci grazie ad una gita scolastica e ripensai alle parole scritte sul retro 'L'Europa é meravigliosa dall'alto'.

Europa. Fuso Orario. 

Stavo facendo la mia esima stronzata, ma una voce rispose in francese con un tono assonnato e abbastanza scocciato.

“Mamma?” chiesi balbettando.

“Chi sei?” la sua voce si fece più nitida e la riconobbi.

“Mamma sono Giselle, tua figlia.” subito dopo pensai che le fosse preso un attacco di cuore visto che non ricevetti nessuna risposta.

“Meglio tardi che mai eh.” sarcastica come sempre.

“Ascolta mamma, ho bisogno di te.” ne avevo bisogno sul serio.

“Dimmi piccola…” 

 

“Grazie mamma, ci vediamo appena arrivo, ti voglio bene.”

“Sono felice che tu mi abbia chiamato, ti voglio bene, buonanotte.”

Le avevo detto tutto, non c'erano più 'segreti' tra noi.

Era fatta, il giorno dopo sarei partita per Parigi e sarei andata ad abitare con lei finché non sentissi il bisogno di tornare qui a Brooklyn.

 

                                                                                                                                   ***

 

Si erano fatte le 23:35 e visto che dovevo affrontare un lungo viaggio comincia a preparare le valigie buttando tutto ciò che mi passava per la mente dentro esse.

Mezzanotte.

Le valigie pronte.

Quattro tenere ed enormi valigie lilla pronte per essere spedite a Parigi.

Io distrutta sul letto con nessuno ancora in casa.

Presi il mio fottuto iPhone e misi la sveglia per le 6:00.

Avevo controllato i voli e l'unico per la Francia era per il giorno dopo alle 8.00.

Mi misi comoda sul letto pronta a prendere sonno.

 

La sveglia suonò.

Pensando che mia sorella fosse tornata mi gettai sul comodino per afferrare quello stupido telefono per spegnere quella cazzo di sveglia e caddi dal letto.

Porca puttana che dolore, mi sedetti sul pavimento e mi rialzai piano piano senza fare rumore.

Uscii dalla mia camera per controllare in quella di mia sorella e vedere se era tornata. Nessuna ombra di Denise.

Dove cazzo era? Si era addormentata sul divano?

'Il divano certo, Giselle sei una stupida' pensai.

Mi affacciai indisturbata dalle scale e… nessuna ombra di Denise.

Feci quello che la mia mente idiota fece senza pensare “DENISEEEEEEE!” urlai.

Adesso potevo avere la certezza che non era in casa.

Corsi in camera e presi una penna e un post-it per lasciarle un messaggio in caso tornasse “Non sono in casa, non tornerò per un po', non azzardarti a cercarmi.”

Chiamai così un taxi che mi venisse a prendere per portarmi all'aeroporto.

Ora l'unica cosa da fare era portare quelle stramaledette valigie all'entrata di casa e quindi voleva dire portarle al piano inferiore.

Pesavano all'incirca una tonnellata l'una e non potevo certo buttarle di sotto dalle scale con il rischio di fare buchi nel pavimento a mo' di crateri, quindi con calma e strascicandole per le scale riuscii a portarle all'ingresso di casa e arrivò il mio bel taxi giallo per portarmi all'aeroporto.

Il tassista caricò in fretta le valigie nel bagagliaio e così partimmo.

Chissà quali sorprese poteva riservarmi il castello dove mi stava portando il mio principe...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

speaks the bitch.

 

hola a todossss

quel paragone col tassista e il principe, castello/aeroporto, taxi/cavallo bianco me piasa mucho. 

in realtà il vero principe deve ancora arrivare e credo che dal quarto capitolo, se non già dal prossimo, si farà vedere.

vi chiedete chi sia?

il principe azzurro è..

 

non ve lo dico ahah.

grazie a tutte le persone che hanno deciso di cominciare a seguire questa ff.

xoxo,

kittensaraj.

   
 
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