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Autore: indiceindaco    04/01/2014    2 recensioni
Quando cala il sipario, ed il pubblico abbandona le poltroncine in velluto rosso, ed il brusio della gente si fa fioco, sempre più fioco, cosa succede dietro le quinte? Ad ormai quattro anni dall'uscita dell'ultimo libro, dall'ultima pagina voltata con emozione, aspettativa, malinconia, da quell'ultima frase che ha commosso tutti, nel bene e nel male. Il sipario è calato, il teatro è già stato ripulito, eppure no, non è finita qui.
Harry, Ron ed Hermione, ancora insieme si trovano ad affrontare la vita, quella vera, quella oltre le quinte di scena. E tanti cambiamenti si prospettano all'orizzonte. Scelte da prendere, scelte da rimandare, scelte in cui perdersi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
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XIII. A metà strada
 
"Mi hanno piantato dentro così tanti coltelli
che quando mi regalano un fiore, all’inizio,
non capisco neanche che cos’è.
Ci vuole tempo.”
 
Charles Bukowski
 
 -Forza, Potter, filiamocela…- disse Draco con scherno, indovinando lo stato d’animo del ragazzo di fronte a lui.
Dirigendosi verso quella vecchia casa, che sembrava frequentare anche troppo spesso ultimamente, Draco s’era immaginato perfettamente la scena: Potter, anima della festa, a ridere e scherzare con tutti quei suoi zimbelli Grifondoro. S’era figurato Blaise e Pansy a sghignazzare alle loro spalle, mentre familiarizzavano con la fossa dei Leoni. E s’era detto: chi altri, se non il guastafeste per eccellenza, avrebbe strappato Potter dai festeggiamenti?
Così si era intrufolato in casa propria, furtivamente, come si sentisse un ladro, in mezzo a quella solitudine. Come stesse rubando un po’ di tutto quell’angosciante silenzio, era salito in camera sua e s’era vestito in fretta e furia, senza neppure passar per lo specchio. Aveva accostato la porta, evitando accuratamente qualsiasi rumore e se n’era andato, scappando dal Manor.
Gli succedeva ormai da un po’, si sentiva mancar l’aria in quella casa così enorme e spogliata da qualsiasi colore, sentiva il grigio appiccicarglisi addosso. Il silenzio gli faceva esplodere la testa e neanche il calore dei numerosi caminetti sembrava raggiungerlo. Così, ben presto, si era ritrovato a rincasare solo per andare a dormire ed alzarsi in tutta fretta al mattino, per uscire da lì. Aveva a cominciato a passare le giornate fuori casa, a vagare senza una meta, prima solo per due orette al massimo, poi per lassi di tempo sempre maggiori. E aveva deliberatamente ignorato quel disturbo che lo prendeva alla bocca dello stomaco, subito dopo essersi smaterializzato all’ingresso del Manor.
Solo quando fu arrivato al numero 12 di Grimmauld Place, s’era concesso di fare un profondo respiro e di dirsi che tutto andava bene, mentendo spudoratamente a se stesso.
Così aveva bussato e s’era ritrovato Potter di fronte, inebetito e più stralunato del solito. Lo aveva studiato a lungo, per cercare di indovinare quanto si stesse divertendo a quella sua stupida festa, per cercare anche solo un brandello del suo essere da poter odiare e calpestare, per accanirsi contro quella sua unica valvola di sfogo e mentire ancora a se stesso, senza rimpianti.
Non aveva trovato nient’altro che stanchezza e rassegnazione, nella posa mollemente abbandonata contro i battenti dell’ingresso. Non aveva scorto nessuna scintilla di divertimento, né l’ombra di qualcosa che assomigliasse ad un sorriso. Draco si disse che avrebbe dovuto odiare Potter, per quello: aveva la casa stracolma di gente che lo ammirava, che gli voleva bene, che lo adulava persino, eppure la sua espressione sembrava…infastidita?
Avrebbe decisamente dovuto odiarlo più di quanto già non facesse, ma quando lo guardò negli occhi, una violenta consapevolezza lo colpì allo stomaco, e lo spinse a dire:
-Forza, Potter, filiamocela…
Potter lo guardò stordito, come se non avesse capito. D’altronde neanche il legittimo proprietario di quelle parole sembrava aver capito cosa intendesse. Draco si rese conto che quella che voleva essere un’allettante proposta, suonava invece come un disperato tentativo di fuga. E si maledì per quello.
Potter lo guardò per un tempo che parve infinito, poi spostò il proprio peso da una gamba all’altra e questo sembrò aiutarlo a formulare una frase decente:
-Oh, come se potessi…- disse, con quello che sembrava rammarico nella voce piatta.
Draco alzò le spalle e tornò a guardarlo negli occhi, cercando di mantenere la sua abituale aria beffarda, poi fece un passo avanti. Potter ora era di fronte a lui, e sembrava il più rassegnato dei due. Draco non poteva giurarlo, ma aveva visto i suoi occhi illuminarsi quando aveva sentito la parola “filiamocela”. Era stato un attimo, ma gli era parso che Potter odiasse trovarsi lì, quasi quanto lui.
-Non credevo venissi…- aveva mormorato Potter, facendo un impercettibile passo indietro, come intimorito.
-O forse lo speravi?
Aveva cercato di suonare beffardo, ma con scarso successo.
Quando Potter si scostò per lasciarlo entrare, Draco arricciò le labbra in uno dei suoi soliti ghigni molesti. Poi Potter chiuse la porta, e si ritrovarono di nuovo l’uno di fronte all’altro, all’ingresso, in silenzio.
Non seppe spiegarsi perché, ma non appena Potter gli concesse un timidissimo e ben mascherato sorrisetto, a Draco sembrò di sentire un inspiegabile calore ai polpastrelli. 
Lo stesso che aveva catturato, giorni prima, da quello stesso sorriso.
 
***
 
Il bicchiere di cristallo tintinnò piacevolmente, scontrandosi con la brocca che Hermione, con evidente sforzo, reggeva con entrambe le mani, e si riempì troppo velocemente di quel liquido aranciato, così senza un motivo apparente a Blaise scappò un sorriso.
-Basta così, Granger, grazie…- disse il ragazzo mascherando il divertimento per la difficoltà della ragazza.
Lei abbandonò velocemente la brocca sul tavolo lì vicino, liberandosi di quell’ingombro e gli sorrise sincera.
-Sai dovremmo finirla con tutti questi grazie e prego. Sembra che non facciamo altro che ringraziarci in continuazione…- disse lei nascondendo dietro al palmo una risata.
Blaise annuì lasciandosi contagiare dall’espressione della ragazza.
-Sono assolutamente d’accordo…Hermione.- rispose dal canto suo, Zabini, ponendo una calcolatissima enfasi sul suo nome.
La Granger, di fronte a lui, rimase per un attimo stupita da quell’intraprendenza, che mai gli avrebbe attribuito, salvo poi sorridergli ancora una volta.
Prima che la Granger potesse rispondergli, però, l’attenzione di Blaise fu catturata da qualcos’altro: Pansy, poco distante da loro, rideva a crepapelle.
Era elegantemente seduta su una grossa poltrona, affiancata da Thomas e Finnigan che dovevano averle propinato chissà quale brillante battuta o esilarante complimento. Blaise decise di ignorare quel punzecchiare fastidioso nei suoi pensieri, ma non in tempo per sfuggire all’acuto intuito della sua compagna di corso.
-Blaise?- lo chiamò Hermione, usando il suo nome per la prima volta. Quando la guardò, al ragazzo non sfuggì l’espressione da “so-tutto-io” per cui la Granger era famosa a scuola. Ma la ignorò cercando di riportare la conversazione dove era stata interrotta.
-Sì, scusami…dicevamo?
-Oh, nulla, nulla…ti chiedevo di Malfoy. Sai sono preoccupata per Harry…- disse allora la ragazza, leggermente in imbarazzo.
-Preoccupata, dici? Come mai?- scherzò Blaise per metterla a suo agio.
-Beh, sai…ultimamente è un po’, beh come dire…schivo. Insomma, è comprensibile che le cose siano difficili per lui, voglio dire…non era certo quel che si aspettava e…
Hermione notò che il suo interlocutore s’era lasciato distrarre un’altra volta, e se ne risentì un po’, troncò il discorso dicendo seccamente:
-Forse non è il caso di parlarne.
Blaise riportò lo sguardo su di lei, dedicandole un altro dei suoi sorrisi disarmanti ed enigmatici.
-No, direi di no…- disse lui senza smettere di sorridere, e con un cenno del capo, le indicò qualcuno alle sue spalle.
In un angolo, accanto agli alcolici Hermione scorse Harry che, con un’aria divertita, porgeva una burrobirra a Malfoy.
Fu felice di accorgersi di come l’umore del suo migliore amico fosse visibilmente migliorato.
 
***
-Burrobirra? C’era da aspettarselo!- sbottò Draco fintamente petulante. Harry lo ignorò e gli porse una bottiglia, divertito dal modo di fare del ragazzo accanto a lui.
Quando Draco la prese, sfiorò inavvertitamente la mano di Potter. Si trattò di un attimo, ma poté sentire quel fastidioso calore riaffacciarsi alla sua mente, così ritrasse la mano, il più velocemente possibile.
Harry rimase interdetto e lo guardò inarcando un sopracciglio, prima che quegli occhi gelidi raggiungessero i suoi e lo spiazzassero ancora. Poi recuperò una bottiglia di burrobirra anche per sé e la fece scontrare con quella di Malfoy, bevendo come se niente fosse, mentre Draco stava ancora fissando la sua mano.
-Ben arrivato, alla fine…
Harry sentì la voce profonda di Zabini raggiungerli di soppiatto.
-Blaise…- smozzicò Draco prima di poggiare le labbra alla bottiglia.
Hermione, tutta sorridente, si sforzava di non sentirsi fuori posto, mentre affiancava Harry, che la guardava stranito.
-Devi assolutamente assaggiare il ponce e le tartine che Hermione ha preparato.- disse Blaise richiamando con un colpo di bacchetta un vassoio.
A sentire il suo migliore amico chiamare per nome la Granger, Draco quasi non si strozzò con la burrobirra. E non era l’unico, accanto a lui Hermione rideva e dava dei colpetti sulle spalle a Potter.
E mentre Blaise e la Granger andavano d’amore e d’accordo, l’uno spendendosi in complimenti verso l’altra, Harry e Malfoy si guardarono negli occhi per trovare il momento giusto per sgattaiolare via.
Con un cenno del capo Harry indicò la porta della cucina, ma raggiungerla fu un impresa per entrambi. Prima Pansy agguantò Draco, e lo costrinse ad ascoltare una squallidissima battuta su un accampamento di troll che “Finnigan racconta così bene!”, aveva detto civettuola la sua amica. Poi Neville chiese ad Harry dove fosse il bagno, di cui aveva urgenza, dato che O’Brian doveva aver bevuto troppo ponce.  Infine Ron decise di incastrare il suo migliore amico, chiamandolo ad appoggiare una teoria secondo la quale i prof del corso di Auror fossero in realtà criminali riabilitati.
Quando entrarono in cucina, ad entrambi scappò un sospiro di sollievo e non poterono far a meno di guardarsi sorpresi, e riderne.
 
***
 
Quando è tornato, la pagina è rimasta bianca.
Le lenzuola, invece, non sono più candide.
Sono sporche di ombre rossastre, e d’amore.
Di tutto l’amore possibile.  
 
***
 
Il chiacchiericcio, le risate ed una sommessa musica, arrivavano come ovattate nella malandata cucina.
Draco perse lo sguardo nel liquido ambrato che rimaneva placido nel bicchiere, mentre Potter glielo porgeva.
-Hermione ha esagerato…ho cercato di dirle che stava esagerando ma…
La frase di Harry vibrò a mezz’aria, interrotta dalla voce glaciale di Malfoy.
-Devi concedere quella famosa intervista a Pansy.
Sembrava che si fosse ricordato all’improvviso di quella storia, e che ne parlasse come se fosse una cosa di estrema importanza, ma non lo guardava neanche, il suo sguardo restava fisso nella vacuità del bicchiere. I suoi occhi grigi inseguivano i riflessi dorati del Whiskey Incendiario, ed Harry provò una fitta di disagio nello scoprirsi improvvisamente assetato di quello sguardo. Non riusciva a capire da dove venisse quel bisogno disperato di guardare di nuovo Malfoy negli occhi, era inspiegabilmente inquietante e lo disturbava pensare di aver già visto quelle due profondità gelate sciogliersi, anche se non gli veniva proprio in mente quando, né se lo avesse semplicemente immaginato.
-Devo?- si decise a dire, con un leggero tono di sfida.
Era stato infantile, inconsapevole e del tutto non voluto, si sarebbe detto più tardi. Ma Harry sapeva benissimo che quello da lui appena usato era il tono giusto: il tono che avrebbe incatenato gli occhi di Malfoy ai suoi. E come un riflesso incondizionato aveva sfoderato quel tono con l’esatta ignara intenzione di riavere quegli occhi nei suoi.
Si ritrovò inebetito, ancora e sempre, disarmato sotto quello sguardo che adesso era tempestoso.
-Devi. Io ho rispettato la mia promessa. Tu rispetterai la tua. Perché è quello che fanno i Grifondoro.
La voce era ferma, determinata, assoluta, ma non per questo meno calda, Harry avrebbe detto quasi avvolgente, se il solo pensiero non l’avesse raggelato.
-Di cosa stai parlando, Malfoy?- disse riavviandosi i capelli, tentando di nascondere il disagio dietro ad uno dei suoi gesti casuali.
-Sono venuto alla tua stupida festa, non è quello che volevi?
Le labbra di Malfoy si appoggiarono al bordo del bicchiere, mentre il ragazzo abbassava lo sguardo e si stiracchiava sulla sedia.
A quella affermazione Harry si scaldò e sbottò infastidito:
-Non è la mia stupida festa. E se proprio lo vuoi sapere, non era di vitale importanza venissi. Quindi no, non lo volevo.- disse stringendo le braccia al petto, sulla difensiva: - Ti ho invitato per pura e semplice cortesia…
Malfoy sogghignò sornione.
-Su, sta’ calmo, Potter. Non vorrai farti esplodere la giugulare!- disse prima di abbandonare uno sguardo sul suo collo, ancora.
Harry arrossì violentemente, sotto quello sguardo indiscreto, e si portò una mano al collo, a disagio. Non riusciva proprio a spiegarsi cosa gli stesse prendendo. Era senz’altro colpa di quei dannati occhi grigi, che continuavano a fissarlo e a farlo sentire esposto, aperto. Era come se avessero una loro familiarità con il suo corpo, ma nessuno gli aveva dato il permesso. Malfoy non lo aveva mai guardato così, e doveva divertirsi un mondo nel metterlo in difficoltà a quel modo.
A quel pensiero, Harry si sentì ridicolo, e lasciò che la rabbia ribollisse fino a farlo scattare definitivamente:
-Smettila di guardarmi così!
Malfoy strabuzzò gli occhi e alzò le sopracciglia sorpreso, prima di leccarsi le labbra e dire, con voce innocente:
-Così come?
Potter aveva le guance arrossate d’imbarazzo, continuava a stringere le mani sugli avambracci nervosamente, e a mordersi le labbra come a frenarsi dal dire qualcosa di spiacevole. Qualcosa che Draco era molto curioso di sentire, per la verità, perché era sicuro fosse qualcosa di tremendamente divertente. Non si era reso conto di quanto Potter fosse a disagio sotto al suo sguardo, non fino a quando non aveva sbottato in malo modo, lasciandosi scappare quella frase insensata. Draco non lo stava guardando in nessun modo, ne era certo, e Potter aveva una fervida immaginazione, anche di quello era più che sicuro. Quindi decise di infastidirlo ancora un po’, divertendosi a modo suo.
-Non ha neanche bevuto e già delira…- disse fintamente affranto per poi scoppiare a ridere: - Da ubriaco devi essere un gran bello spettacolo, Potter.
Harry non si lasciò sfuggire la provocazione e con un’espressione di chi la sapeva lunga rispose a tono:
-Oh, non del genere che ami dar tu!
Draco se possibile rise ancora più di gusto, e strappò un sorriso a Potter, che ormai aveva abbandonato quella sua posa risentita e stava bevendo, soddisfatto della sua risposta.
-“Siamo più simili di quel che crediamo”- scimmiottò Draco, deridendo una frase detta da Potter tempo prima, poi scoppiò a ridere per la sua riuscitissima imitazione.
Harry alzò gli occhi al cielo aspettando che l’altro smettesse di deriderlo.
-Ah, Potter…sei uno spasso davvero, dovresti vederti.
Harry si armò del suo più ardito coraggio Grifondoro e incatenò lo sguardo di Malfoy al proprio e poi disse risoluto:
-Smettila.
D’improvviso qualsiasi ilarità scivolò via dal volto di Malfoy, che lo guardò interdetto. Di nuovo quell’intenso sguardo disarmò Harry, il coraggio che lo aveva animato poco prima traballò come una fiammella. Poi Malfoy lo prese di nuovo in contropiede, alzandosi.
Harry rimase ad osservarlo attentamente, mentre con gesti misurati recuperava la bottiglia di Incendiario dal piano cottura e tornava al tavolo, sedendosi. Si riempì il bicchiere, con movimenti meticolosi, per poi sporgersi e raggiungere il bicchiere di Harry.
Nel momento stesso in cui stava per toccarlo, la mano di Potter raggiunse quella di Draco e si strinse al suo polso, per bloccarlo.
La mano di Potter era calda, la sua carnagione ambrata contro la pelle diafana stonava un po’, Draco sobbalzò a quel contatto. Quel gesto casuale, banale, fece tremare entrambi.
Harry rimase spiazzato a sentire nella propria mano il battito di Malfoy che, non avrebbe potuto giurarlo, sembrava accelerare. Era confuso e in imbarazzo, detestava quel disagio sul fondo della sua gola. Harry cercò di parlare prima che gli occhi di Draco lo raggiungessero interrogativi, ma le sue corde vocali sembravano essersi raggrinzite. Si beò del calore della pelle di Malfoy, e se ne vergognò come un ladro. Si diceva quanto fosse stupido, quanto sarebbe stato giusto lasciar andare il suo polso, ma era come pietrificato ed immobile. Il battito di Malfoy sembrava averlo ipnotizzato.
Poi arrivarono gli occhi di Malfoy, a mordere i suoi, ad aggredirli. Ma non erano gelidi, non erano occhi di pietra, non come sempre. Sembrava rifulgere qualcosa, come d’argento che brilla, qualcosa di liquido.
Harry si sentì sconvolgere e rivoltare da quello sguardo elettrico, e anche il suo battito accelerò.
Malfoy, in bilico sul bordo del tavolo, con la mano piena della bottiglia di Incendiario e bloccata nella morsa di Potter, lasciò scivolare lo sguardo su quella mano, per poi tornare agli occhi di Potter, che sembravano lontani e offuscati. Potter stava inseguendo pensieri sconosciuti e insensati, ne era sicuro. Quel contatto non era poi così spiacevole, si ritrovò ad ammettere Draco, suo malgrado. Era quasi rassicurante, a dispetto di tutto. Era come risentire quel calore, quello che Draco aveva cercato, senza rendersene conto. Come la falena che si affanna per raggiungere la luce. Si rituffò negli occhi di Potter, ignorando cosa portasse nei propri.
Harry deglutì a vuoto e poi dischiuse le labbra, disorientato, in attesa, sperò che Malfoy dicesse qualcosa. Qualcosa di sensato, che potesse spiegargli quella sensazione così attonita che sentiva sorgere in lui, che leggeva negli occhi di fronte a lui.
Ma nella mente di Draco, tutto aveva cessato di vorticare, e restava placido, come la superficie di un lago.
Rimasero così per un tempo infinito, ognuno con le proprie domande, con una sensazione indefinibile e con la sopraffacente impressione di essere a metà strada, una strada che nessuno di loro conosceva.
Finché Harry non allentò la presa, docilmente. Finché Draco non riempì il suo bicchiere, come s’era prefissato di fare.
I loro occhi continuavano a scavare gli uni negli altri, interrogativi.
Draco, turbato, aveva una gran voglia di scappare, mentre Potter lo guardava con un’intensità che gli era sconosciuta.
Dal canto suo Harry non riusciva a capacitarsi di quel calore, ancora annidato nel palmo della sua mano.
 
La porta si richiuse, mentre lo spettatore silenzioso l’accompagnò per non destare ulteriori imbarazzi. Blaise ricordò le parole del suo migliore amico, quella stessa mattina:
-Potter non è Theo.
Un angolo delle sue labbra piene si piegò verso l’alto, poi lasciatosi la cucina alle spalle, Zabini scivolò nell’altra stanza, come se niente fosse.
 
 

Note:
Questo capitolo è stato un parto plurigemellare, e per noi maschietti non è una robina da poco, eh! Ahahah
Beh, che dire, per adesso la Monna Ispirazione ha detto “Sì”…sarebbe da idioti non approfittarne.
Spero che il 13 sia all’altezza degli altri capitoli, e che mi facciate sapere che ne pensate ;)
Alla prossima!
 
  
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