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Autore: Anna Wanderer Love    05/01/2014    5 recensioni
Due labbra si posano sulle mie soffiando aria, mentre delle mani premono sul mio petto una, due, tre, quattro volte con tanta forza da farmi stupidamente pensare che il mio petto si romperà.
Dopo non so quanti secondi sento finalmente un filo d'aria arrivarmi nei polmoni e tossisco, spuntando acqua.
Una mano mi afferra la nuca e un'altra le gambe fradicie, poi mi sento sollevare in aria e l'ultima cosa che vedo, rovesciando la testa all'indietro, incapace di tenerla su come una neonata, sono due occhi azzurri, gelidi e impenetrabili che mi scrutano curiosi.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thranduil
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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A GOLD SUNSHINE.

SOTTO ATTACCO. (PARTE UNO)


 

-Rose.

Mugugno nel sonno e mi volto dall'altra parte, schiacciandomi il cuscino sulle orecchie per scacciare quella voce insistente e stranamente divertita.

-Rose.

Sbuffo e continuo a dormire.

-Rose!

-Oh ma che cazzo, lasciami dormire, Orecchie a punta!- Sbotto girandomi e tirando il cuscino in faccia al mio povero Jeen. L'Elfo scoppia a ridere e blocca il cuscino un istante prima che lo prenda in pieno. Me lo strappa dalle mani sorridendo divertito.

-No!- Mi lamento alzandomi a sedere, passandomi una mano tra i miei lunghi capelli neri per districarli. Jeen mi fa una linguaccia, dispettoso, e tira il mio tesoro dall'altra parte della stanza. Lo guardo sconfortata mentre, con un movimento velocissimo, lui tira fuori da non so dove dei vestiti. Allungo le mani e li prendo dalle sue, che mi sfiorano i polsi con dolcezza. Sento un brivido percorrermi la schiena e faccio del mio meglio per scacciarlo.

-Dobbiamo andare dal Re, fai veloce. Non ama i ritardi- mi informa il guaritore, prima di voltarsi e uscire dalla tenda. Sospirando mi alzo in piedi e mi sfilo l'enorme maglia dell'Elfo, buttandola sul letto con noncuranza.

-Pare che non ami un cazzo- borbotto sfilando i pantaloni.

Afferro quelli nuovi e li indosso. Sono morbidi, elastici e caldi. Metto la camicia bianca e sopra una casacca verde ricamata d'oro, poi tocca agli stivali. È tutto della mia taglia. Con un po' d'inquietudine mi chiedo come gli Elfi possano essere così perfetti in tutto.

-Jeen- chiamo, e subito lui spunta con un sorriso luminoso da dietro al telo.

-Ti stanno alla perfezione- commenta entrando e mettendosi alle mie spalle.

-Già, uhm, che fai?

Mi sento afferrare i capelli e reprimo i brividi di fastidio e paura istintiva. Sento le dita delicate dell'Elfo intrecciare con destrezza i miei capelli, lasciando liberi due lunghi ciuffi ai lati del volto.

-Bisogna essere perfetti, davanti al Re.

Alzo gli occhi al cielo.

-Il vostro Re sembra un po' egocentrico, a dirla tutta.

Jeen soffoca una risatina e finisce di legare la treccia con un nastro scuro. Poi mi posa una mano sulla schiena e mi spinge in avanti, al suo fianco.

-Forza.

Appena esco la luce del sole mi colpisce con così tanta intensità che chiudo gli occhi, lacrimanti. Subito l'Elfo si para davanti a me, facendomi ombra.

-Tutto bene?

Apro di nuovo gli occhi, sbattendo le palpebre per abituarmi alla luce.

-Sì, sì.

-Andiamo?- Il braccio di Jeen si avvolge sulla mia schiena e, senza aspettare risposta, mi tira delicatamente in avanti. Mi stringo al suo fianco appena noto, tra le tende dove camminiamo, gli sguardi curiosi di Elfi su Elfi. Sono tutti alti, belli, atletici e molti biondi, solo pochi hanno i capelli scuri. Incrocio occhi color smeraldo, zaffiro, corniola, giada, e inevitabilmente arrossisco e abbasso lo sguardo non appena gli sguardi si incrociano, vedendo in tempo, però, dei sorrisetti formarsi sulle loro labbra perfette.

Ogni Elfo che incrociamo è armato fino ai denti, e, di nuovo, mi chiedo come mai Jeen non abbia almeno una spada al fianco.

Impieghiamo qualche minuto ad arrivare alla tenda del Re, in silenzio. Il cielo è terso e brillante e il sole splende. Saranno le nove di mattina.

Due guardie, immobili come statue, sorvegliano l'entrata della tenda.

Jeen fà loro un cenno e quella a sinistra annuisce rapidamente, una sola volta. Con dolcezza il guaritore mi spinge in avanti, costringendomi ad entrare per prima.

Appena i miei occhi si abituano alla luce minore che c'è rispetto all'esterno mi sento vagamente stupita. La tenda sembra essere grande il doppio di quello che pensavo. Preziosi tappeti rossi e dorati coprono il suolo, e anche se i mobili presenti sono esigui quelli che ci sono sembrano valere un occhio della testa. L'ambiente è luminoso grazie ad alcune candele che volteggiano lentamente in aria. C'è un odore dolciastro, piacevole.

Appena poso lo sguardo davanti a me vedo il Re, voltato parzialmente di schiena, che mi fissa da sopra le sue spalle ampie. Ricambio il suo sguardo cristallino senza timore, e dopo qualche secondo le labbra rosa di Thranduil si alzano in un sorrisetto. Ha i capelli sciolti sulle spalle e indossa una veste blu notte, sempre ricamata, ma d'argento, stavolta.

Una botta alla schiena mi fa sussultare.

 -Abbassa lo sguardo- sibila Jeen, seriamente preoccupato.

Arriccio le labbra e abbasso di un centimetro la testa, ma continuo a guardare il sovrano elfico dritto negli occhi. Non sono una sua serva. Non devo inchinarmi davanti a lui, anche se gli sono grata per avermi salvata... Ammesso e non concesso che sia stato lui. Non mi ricordo la conversazione di ieri tra lui e Jeen.

-Vi stavo aspettando- esordisce Thranduil, e il suo sguardo diventa più cupo man mano che i secondi passano e io lo guardo dritto negli occhi. L'azzurro meraviglioso assume delle sfumature verdi.

-Perdonateci, mio signore, il servo ha tardato a procurarsi degli abiti adatti a Rose- si scusa Jeen. Sento lo sguardo del guaritore perforarmi la schiena. Andiamo bene, sono tra due fuochi.

Thranduil si gira completamente verso di noi e noto con la coda dell'occhio che ha nella mano affusolata e pallida un bicchiere di vino scarlatto. Fà un gesto con la mano e il vino si agita pericolosamente nel bicchiere di cristallo, senza però uscire, come se avesse paura di azzardarsi a schizzare la preziosa veste del Re.

-Non importa, Jeen. Per stavolta. Come sta reagendo la ragazza?- Provo un moto di fastidio nel sentire parlare l'Elfo come se non fossi presente, ma l'occhiata di fuoco che Thranduil mi lancia mi trattiene dall'esprimere qualsiasi protesta.

-Rose sta bene. Però...- Jeen esita.

-Cosa?- Chiede il Re, alzando un sopracciglio biondo.

Sento l'Elfo sospirare e un brivido mi attraversa la schiena. Ascolto attentamente la risposta del guaritore.

-Potrebbe subire uno shock nel ritrovarsi di nuovo in acqua. Non lo so per certo, ma spesso succede.

Stringo i denti. Soltanto l'idea di ritrovarmi immersa nell'acqua, anche solo fino alla vita, mi mette una paura tremenda.

Il Re socchiude le palpebre.

-Vedremo.

Poi porta lo sguardo su di me e mi fissa per qualche istante interminabile.

-Sei congedato, guaritore. Vai pure.

Sento Jeen mormorare un vago "Sì signore" e poi esce dalla tenda.

Chiudo gli occhi per un istante, cercando di calmare il battito forsennato del mio cuore.

-Sono curioso di sapere la tua storia, Umana.

La voce del Re risuona potente nella tenda e quando riapro gli occhi vedo che Thranduil si è seduto su uno scranno di legno senza particolari decorazioni che prima non avevo notato. Deglutisco.

-Siete stato voi a salvarmi?

Istintivamente mi vengono in mente le labbra morbide che hanno soffiato aria nei miei polmoni. Il Re socchiude gli occhi, e per un istante mi sembra quasi un puma pronto a cacciare la sua preda. Me.

-Sì- dice con voce lieve.

Oh, cazzo. Il Re mi ha fatto il massaggio cardiaco. È lui che ho baciato. Be', più o meno.

-Vi ringrazio- mormoro con voce leggermente strozzata.

-Come sei finita nel fiume? Dove ti sei procurata i lividi che hai sulla schiena?

Oh, sono fottuta. Che gli dico ora?

Abbasso lo sguardo sui miei piedi, mentre cerco febbrilmente una risposta che non gli sveli la mia identità, ma non mi viene in mente nulla. Il silenzio riempie la stanza finché, con un movimento quasi invisibile tanto è veloce, il Re si sposta arrivandomi a tanto così di distanza e afferrandomi il mento per farmi alzare lo sguardo. Gli occhi che incontro sono glaciali.

-Esigo una risposta, ragazzina.

Sospiro esasperata, afferrando con insolenza il polso del sovrano e facendogli allontanare la mano in modo da strappare il mio volto dalla sua presa.

-Uno: non sono una bambina, ho ventidue anni, accidenti! Secondo: vi sono grata per avermi salvato la vita e vi sono debitrice, lo ammetto, ma non sono tenuta a raccontarvi la mia storia!

Thranduil sibila qualcosa in elfico e strappa la mano dalla mia presa, il volto alterato dalla rabbia. Si avvicina finché solo un sottile filo d'aria separa i nostri corpi e torreggia su di me.

-Sta' attenta, ragazza. Per me saresti comunque una bambina anche se avessi ottant'anni. Non sei nemmeno una neonata in confronto a me. E modera la tua insolenza, non sopporterò di sentirti rivolgere ancora a me con queste parole.

Le parole del Re sembrano colpirmi come uno schiaffo e indietreggio di un passo, arrabbiata, stringendo i pugni. Thranduil mi guarda come si guarda un insetto fastidioso che non si ha voglia di schiacciare. I suoi occhi, solitamente così gelidi e inespressivi, ribollono di rabbia. Mi chiedo se qualche volta quel dannato sovrano si lasci andare ad altre emozioni, oltre alla rabbia.

Respirando profondamente per calmarmi chiudo gli occhi e stringendo i pugni fino a far penetrare le unghie nella carne abbasso la testa.

Mi mordo la lingua con così tanta forza da sentire il sapore del sangue in bocca. Non devo rispondere. Non posso. Non ora, perlomeno.

-Te lo chiedo di nuovo. Come. Hai. Fatto. A. Finire. Nel. Fiume.- Sussurra il Re con tanta lentezza che pare che stia parlando con un bambino di due anni. Di nuovo, la sua voce è ghiaccio allo stato puro.

Prendo un respiro profondo prima di parlare.

-Orchi.

-Eri finita in mano a quelle bestie, quindi- osserva lui, girandosi di scatto e camminando fino allo scranno per posare il bicchiere di vino. Non rispondo, sarebbe superfluo.

-Come sei riuscita a scappare?

Sposto il peso da un piede all'altro guardando le spalle ampie del sovrano, a disagio.

-Erano ubriachi. La guardia era svenuta vicino a me. Ho preso un pugnale e sono fuggita, ma mi hanno rincorsa. Saltare era l'unico modo per non tornare prigioniera.

-Sai nuotare?

Faccio cenno di sì, e lui mi vede, visto che si è girato di nuovo. Ha preso ad andare lentamente avanti e indietro, da un lato all'altro della tenda, davanti a me, sempre tenendomi d'occhio.

-Allora come mai stavi affogando?

Mi sento arrossire nel ripensare di nuovo a quella specie di bacio vitale con cui lui mi ha salvata, e il Re mi osserva con i suoi occhi limpidi, con una sorta di curiosità nello sguardo al mio rossore.

-Non mangiavo da tre giorni ed ero debole- mi limito a dire.

Lui mi scruta in una maniera un po' inquietante, come se solo guardandomi riuscisse a capire se mento o no.

Poi chiude piano le palpebre e sospira stancamente.

-Ti hanno torturata- dice pensieroso.

Sobbalzo, sorpresa. Non è una domanda, né è sicuro. Ma come...

All'improvviso Thranduil riapre gli occhi e mi sento mozzare il fiato. I suoi occhi chiari bruciano ardenti nei miei.

-Non è così?

Apro la bocca, ma nessun suono esce dalla mia bocca. Sento il cuore battere a mille e le pulsazioni nella vena sul collo e del polso.

-I... io non credano siano affari vostri, mio signore- mi affretto ad aggiungere per placare la sua furia immediata.

In mezzo secondo il volto perfetto di Thranduil è a mezzo centimetro dal mio, tanto vicino che riesco quasi a sentire il suo fiato leggero sulle guance. Lo guardo smarrita.

-Ogni cosa che entra o esce dal mio regno è affar mio, Umana- sibila il Re -compresa la sua storia, se è una possibile minaccia per il mio popolo.

-Non sono una minaccia, Re- dico guardando quei trasparenti occhi chiari che mi fissano intensamente. L'Elfo inarca un sopracciglio sottile con aria scettica.

-Ma questo lo dici tu. Devo stabilirlo io, ragazza- mormora lui con voce delicata come un soffio di brezza, inclinando la testa come un bambino che guarda un giocattolo desiderato. Sento piccoli brividi lungo il corpo.

-Potreste fidarvi di me.

Thranduil sorride, raddrizzando la schiena e guardandomi dall'alto dei suoi trenta centimetri in più di me.

-Mi sono fidato nel portarti nell'accampamento, direi che per ora basta e avanza.

-Non vale! Tanto non potevo né posso fare niente, ovvio che abbiate potuto portarmi qui!- Protesto incrociando le braccia e fissando corrucciata l'Elfo, che sospira esasperato.

-Se non ti decidi a raccontarmi che diamine è successo farò in modo di ottenerlo in altri modi- dice socchiudendo le palpebre.

Non so perché ma, così minaccioso, mi ricorda un cobra: elegante e altrettanto pericoloso.

Abbasso per un secondo lo sguardo sul suo petto ampio e realizzo a malincuore di star tirando troppo la corda. Sospiro e mi decido a raccontargli una parte della verità.

-Sono figlia di un commerciante- balla assoluta -ed ero stata mandata da alcuni amici per conoscere il mio promesso sposo- verità, disgraziatamente -ma alcuni Orchi hanno sorpreso le guardie. Uccisi tutti, dal primo all'ultimo- mezza verità -tranne me. Forse gli Orchi avranno pensato che fossi più debole degli uomini. Be', si sbagliavano- sogghigno.

Thranduil aggrotta le sopracciglia. -Che intendi?

Mi scappa un mezzo sorriso. -Sono riuscita a cavare un'occhio al loro capo. È stato disgustoso, poi mi hanno picchiata a sangue, ma ci sono riuscita.

Il Re resta impassibile ma vedo una scintilla di qualcosa nel suo sguardo. Forse una scintilla di ammirazione.

Dopo avermi dato un'ultima, esaustiva, lunga occhiata si volta, con i lunghi capelli d'oro pallido che si muovono sinuosi sulle sue spalle.

-Dì a Jeen di procurarti un'arma. Quando sarai abbastanza in forma ti allenerai contro di lui ogni giorno. Non voglio pesi morti, e se dovessimo essere attaccati non voglio avere la responsabilità della tua morte. Ora vai.

Alzo gli occhi al cielo per il suo brusco congedo e faccio un rigido inchino prima di voltarmi e uscire. Fuori dalla tenda vedo Jeen appollaiato nervosamente nu uno sgabello che parla con un'altro Elfo di spalle. Appena alza gli occhi e mi vede indecisa se raggiungerlo o meno, balza in piedi con espressione evidentemente sollevata e mi raggiunge in fretta, seguito dall'Elfo biondo.

-Grazie al cielo- sospira il guaritore, guardandomi con un sorriso -non vi siete scannati a vicenda.

Assumo una finta espressione indignata.

-Ehi! Credevi che non fossi capace di tenergli testa?

-No, al contrario- replica Jeen rifilandomi un sorriso furbetto.

L'Elfo al suo fianco scoppia a ridere e sposto lo sguardo su di lui. Ha ampie spalle coperte da una lucente cotta di maglia. I capelli biondi sono lunghi e sparsi sulle spalle. Il viso è molto bello, con lineamenti marcati e più virili di molti Elfi che ho visto finora. Gli occhi sono azzurri e splendono come diamanti. È armato dalla testa ai piedi, con due pugnali legati sulla schiena assieme alla faretra, vari coltelli e un'arco in mano.

-Piacere di conoscerti, Rose. Io sono Legolas, figlio di quello che ti sei trattenuta di uccidere per tutto questo tempo- sorride l'Elfo.

Sgrano gli occhi.

-Oddio, sei figlio di Mr Simpatia qui dentro?

Indico con il pollice la tenda alle mie spalle e quell'amore di Legolas scoppia di nuovo a ridere, mentre sento delle occhiatacce arrivare da parte delle guardie.

-Non rompete, statuette- borbotto nella loro direzione, e Jeen si fa scappare un sorriso, circondandomi le spalle con un braccio.

-Meglio andar via prima che scoppi una rissa- dice scambiandosi un'occhiata complice con Legolas che, a differenza di suo padre, è davvero simpatico.

 

-Ahi. Ahi. Ahi, ahi, ahi. AHIII!- Urlo con tutto il fiato che ho in gola, afferrando il braccio di Jeen e stritolandolo a dir poco.

L'Elfo mi rivolge un'occhiataccia.

-E zitta!- Mi rimprovera, prima di tornare ad armeggiare con i tagli che ho sulla schiena. Durante la notte -è passato un giorno dall'udienza con il Re- mi sono rivoltata un po' troppo, pare, a causa di un incubo, e i tagli si sono riaperti e infettati, forse. Quindi Jeen mi sta torturando disinfettando di nuovo.

Mugolo in protesta e affondo la testa nel cuscino.

Dopo mezzo secondo un dolore lancinante mi fa urlare di nuovo, e da fuori spunta Legolas.

-Ma che cazzo le stai facendo, Jeen? Sembra che tu la stia bruciando viva!- Sbotta.

Io e l'Elfo moro ci voltiamo verso di lui e appena vede in che condizioni sono il principe inarca un sopracciglio.

-Però- commenta, avvicinandosi.

Mi mordo le labbra, stringendomi meglio il lenzuolo al petto -sì, sono nuda dalla vita in su con due maschi nella tenda. Evviva- mentre Jeen pulisce un'altra ferita e Legolas viene a sedersi accanto a me, per terra, e mi prende la mano.

-Ciao bellissima- mormora con dolcezza.

Gli sorrido grata. -Ciao principino. Novità da Luna Storta?- Chiedo.

Legolas corruga la fronte. -Luna Storta?

Giuro che Jeen ha alzato gli occhi, ne sono sicura!, e sospira, suo malgrado divertito.

-Thranduil- borbotta. -Ha deciso di dargli un soprannome nuovo ogni giorno. Che bambina.

Legolas fischia, e io protesto. -Bambino sarai tu, Elfo da strapazzo! Fino a prova contraria qui la più intelligente sono io!

-Perché tu?- Replica il guaritore, strofinando forse con un po' troppa forza un livido e facendomi sussultare. Legolas trattiene una risatina.

-Ma è ovvio! Perché è risaputo che le donne siano più intelligenti degli uomini, idiota.

-Se non la smetti di insultarmi giuro che ti ficco lo straccio nella ferita.

-Fino a prova contraria sei tu che stai facendo del male a me! Ahi! Appunto, vedi=?? Allora Legolas, Luna Storta?- Incalzo il principe, che sta guardando me e Jeen come se fossimo degli imbecilli.

Lui sbatte le palpebre e torna a guardarmi.

-Uhm, mio padre ha deciso di dare la caccia agli Orchi che ti hanno catturata.

-Che cosa?!- Esclamiamo io e Jeen contemporaneamente.

-Eh già.

-Ma è impazzito?! Dopo gli ultimi attacchi che abbiamo subìto? Gli devo parlare- sibila il guaritore. Guardando sopra la mia spalla vedo che è livido di rabbia.

-Quali attacchi?- Chiedo curiosa.

Legolas sospira, accarezzando con la sua mano il dorso della mia, che stringe ancora.

-Siamo stati attaccati da alcuni Orchi al confine del regno. È per questo che siamo qui- mi spiega.

-Finito, Rose. Bendati da sola, io vado da Thranduil. Legolas, se ha bisogno aiutala- dice Jeen, prima di defilarsi.

Continua...
 

♦ ♦ ♦
 

AnGoLo DeLl'uTrIcE:
Non ci credo ce l'ho fattaaaaa! XD
Allora, vi devo raccontare le mie peripizie perché poi mi possiate dare della pazza:
In questi giorni ero in un posto dove non c'era nemmeno una tacca di connessione.
Quindi, mi sono arrangiata a scrivere e quando riuscivo ad acchiappare un po' di linea salvavo tutto sulle bozze della mail.
Come se questo fosse normale >.<
Poi ovviamente non ne ho salvata una parte.
E che problema c'è, direte voi?
L'HO CANCELLATAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!
Quindi il resto del capitolo (che avevo finito e corretto) è andato a farsi allegramente, gioiosamente fottere. 
Picchiatemi *coltelli e lance volano verso la suddetta autrice*
Ah be' ora ditemi che ne pensate del capitolo. Abbiamo una serena e allegra chiacchierata tra i nostri due amoriccioli di Rose e Thrandy.
E conosciamo Legolaaaaaaaaaaaaas *sviene estasiata*
ok, scappo prima di terrorrizzarvi troppo.
Un bacio!
Anna

 

   
 
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