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Autore: Hi Ban    07/01/2014    6 recensioni
Era una notte buia e tempestosa.
No, era davvero una notte buia e tempestosa.
Era una notte buia, tempestosa e Shisui Uchiha, consapevole o no della sua idiozia, ne dava ampio sfoggio.
«Sas’ke chan, l’assassino è tra noi!»
[...]«Dicevo. La gente muore-»
«Tu vuoi essere il prossimo?» chiese Itachi. Gli Uchiha erano davvero persone premurose.
Shisui era intenzionato ad ignorarlo. «Di morti dolorose e tragiche, con un sacco di sangue.»
Itachi anche. «Mi stai dando ottimi spunti su come fare fuori te.»
«E gli spiriti vagano inquieti, osservando il lavoro dei discendenti» borbottò Shisui tra i denti, perché non poteva arrendersi, non voleva. Sasuke intanto lo guardava perlopiù stranito, non c’era traccia di paura nei suoi occhi. Inquietudine, forse, ma non di più.
«Credo che riposino in pace e basta» celiò l’altro Uchiha, pronto a smontarlo in ogni modo.
Più che una storia dell’orrore divenne un battibecco scoordinato tra Shisui ed Itachi.
«Puniscono i piccoli ninja che non si comportano bene!»
«Tu dovresti già essere sottoterra allora.»
«Magari questa sera passeranno per te, Sas'ke chan...»
«Se non hanno preso un idiota come te non vedo cosa debbano avere a che fare con Sasuke.»
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It was a dark and stormy night




Era una notte buia e tempestosa.
No, era davvero una notte buia e tempestosa.
Era una notte buia, tempestosa e Shisui Uchiha, consapevole o no della sua idiozia, ne dava ampio sfoggio.
«Sas’ke chan, l’assassino è tra noi!»
La frase, mentalmente aggettivata da Itachi come idiota, fu seguita dall’ennesimo forte tuono della serata e, in seguito, da un lamento nemmeno troppo soffocato di Sasuke.
Erano al buio, seduti sui tatami del soggiorno, in attesa che la corrente tornasse e il temporale finisse. Sia i genitori di Itachi e Sasuke che quelli di Shisui erano in missione da tre giorni solo loro sapevano dove e, come di consueto, i tre cugini passavano la serata insieme, per tenersi compagnia, come specificava ogni volta Mikoto.
Quella sera, però, si era scatenato un violento temporale e la luce era saltata, cosa che di per sé non sarebbe nemmeno stata una tragedia, come aveva saggiamente pensato Itachi. Beh, non aveva messo in conto che Shisui Uchiha si trovava sotto il loro stesso tetto e il suo otouto era in piena fase ‘io non ho paura di niente e di nessuno, sono il migliore ninja delle cinque terre’, ma il suo tentativo di mostrarsi indenne a tutto a sei anni scarsi non faceva altro che renderlo perfino più suggestionabile. Solo cinque minuti prima, Shisui lo aveva fatto spaventare con la sua stessa ombra. Sasuke si strinse maggiormente ad Itachi, benché gli fosse già praticamente seduto in braccio e il suo aniki emise un basso sbuffo.
Ovviamente non ce l’aveva con Sasuke, lui non ne poteva niente; gli mise una mano sulla testa per testimoniare ulteriormente la sua presenza e il suo fratellino si aggrappò alla sua personale scialuppa di salvataggio spingendo la testa contro la mano, quasi potesse rivelarsi utile contro la paura.
Gli ricordava uno dei tanti gatti di Neko obaasan; appena grattavi la testa alla palla di pelo, quella si premeva contro la mano.
Ah, il suo otouto. No, con lui non poteva avercela, né in quel momento né mai, ma quel fondo di irritazione che si stava accumulando alla base della nuca del giovane ninja, fino a fargli avvertire un leggero mal di testa, una causa ce l’aveva.
Chiaramente era Shisui, che ora ancora sghignazzava per aver spaventato nuovamente Sasuke.
Tra una risatina e l’altra borbottò un «che marmocchio», ricevendo una giustificata occhiataccia da entrambi i cugini.
Si divertiva parecchio a tormentare il suo otouto e, benché fosse praticamente ordinaria amministrazione, Itachi non aveva ancora capito cosa ci trovasse di divertente nell’infastidire un bambino. Forse era davvero solo stupido, le mestolate di Hiada san dovevano aver contribuito a renderlo così.
Sasuke era ancora piuttosto inqueto e se quell’idiota del cugino continuava così, Itachi dubitava che si sarebbe calmato così da permettere a tutti di andare a dormire.
Inizialmente, il piano per la serata era stato quello di starsene in soggiorno come al solito, dopodiché, quando fossero stati abbastanza stanchi da addormentarsi immediatamente una volta che la testa avesse toccato il cuscino, sarebbero andati a dormire.
Poi però Shisui aveva spaventato Sasuke comparendogli alle spalle e dicendogli che era in serate come quella che la casa mostrava di essere infestata e da allora si era generato il caos.
Itachi rivide chiaramente l’espressione del suo otouto guardarlo e sbiancare nel giro di un attimo; gli era corso incontro e gli si era avvinghiato addosso con tanta foga da rischiare di fargli versare il latte che aveva nel bicchiere.
Di lì in poi a nulla erano valsi i tentativi di far rinsavire il giovane Uchiha, che era fermamente convinto che il cugino avesse ragione, la casa era infestata. La paura sembrava avergli fatto il lavaggio del cervello, perché solo un pazzo avrebbe creduto che Shisui Uchiha potesse dire la verità, figurarsi su una cosa del genere.
Solo quando Itachi gli aveva ricordato che soltanto quel mattino aveva detto di non aver paura di niente aveva vacillato per un attimo; aveva spalancato la bocca e poi l’aveva richiusa. Aveva scosso la testa e Itachi si era definitivamente arreso.
Shisui comunque fin dall’inizio l’aveva trovata una cosa esilarante e così continuava ad essere anche dopo un’ora e qualcosa. Continuava a spaventarlo e a ridere, Itachi era certo che prima che l’alba sorgesse lo avrebbe soffocato nei tatami.
Niente sangue, la mamma non si sarebbe nemmeno arrabbiata. Papà probabilmente, anche se era a capo della polizia, sarebbe stato orgoglioso di lui, perfino di più di quando aveva fatto la sua prima palla di fuoco.
Itachi sospirò di nuovo; «Qui non c’è nessun morto, Shisui, perciò non c’è nemmeno un assassino. Non c’è motivo di avere paura, visto, otouto?» e con quello il genio degli Uchiha sperava davvero di aver smontato l’ennesima stupidaggine detta dal cugino.
Invece no. Mentre quel dannato temporale sembrava essere eterno – l’acquazzone era perfino più forte – il ragazzo sembrava davvero intenzionato a portare avanti una discussione sulla sua uscita idiota.
«Solo perché non è ancora morto nessuno! Che ne sai, magari qui intorno è già stata assassinata qualche moffetta, qualche ratto… qualche scoiattolo» terminò con un espressione piuttosto inquietante che ebbe l’effetto sperato su Sasuke.
Si voltò di scatto abbracciando il suo aniki e premendo la faccia contro la maglia del suo pigiama. Shisui era riverso sul pavimento e rideva tanto da avere le lacrime agli occhi. Sembrava avere le convulsioni e Itachi, se era così, l’avrebbe davvero lasciato crepare.
«Gli scoiattoli non si lasciano prendere, otouto» Itachi rassicurò il fratellino con gentilezza tale che Sasuke allontanò addirittura di poco la faccia dal petto del fratello. Annuì poco convinto, ma tuttavia non sembrava intenzionato a spostarsi ulteriormente.
«Massì, Sas’ke chan, gli scoiattoli scappano… sono i bambini che vengono presi per primi!» forse fu complice il tono del cugino che si alzò sulla fine o il tuono che nuovamente seguì le sue parole – c’era qualcosa quella sera che non complottava per ammazzare di crepacuore il suo otouto? – ma Sasuke sussultò tanto che per poco non staccò la mascella di Itachi con una testata e si strinse più di prima al suo fratellone.
«Pensi di darci un taglio, prima o poi?» si informò pacatamente Itachi, mentre tentava di far riprendere Sasuke. Se Mikoto fosse tornata a casa in quel momento, avrebbe tacciato sia Shisui che Itachi di essere i distruttori dell’innocenza infantile – nonché della sanità – del suo secondogenito. Il maggiore dei fratelli Uchiha, di per sé, non ci vedeva nulla di spaventoso in un temporale; c’era solo un sacco d’acqua e il rumore dei tuoni, che alla fine oltre ad assordarti per qualche minuto non potevano fare molto. Eppure Sasuke li trovava spaventosi e Shisui li vedeva come una buona ambientazione per qualcosa di tetro. O, in genere, per spaventare Sasuke.
«Dai, è divertente! Non ti piacciono le storie dell’orrore, Itachi chan?» chiese angelicamente Shisui, che era completamente ignaro del desiderio omicida che Itachi nutriva nei suoi confronti, quella sera più del solito.
Vedendo che Itachi era più incline a buttarsi giù da una scogliera che a rispondergli, Shisui aggiunse: «Non avrai paura anche tu!» e riprese a ridere, perché per lui quella doveva essere davvero una considerazione dalla portata esilarante devastante.
«Io non ho paura, ma stai infastidendo Sasuke» commentò in risposta, senza dire che il fratellino era spaventato, bensì era scocciato dal carattere idiota del cugino. Era troppo piccolo per riuscirci, perciò un po’ di dignità gliela conserva Itachi. Sasuke annuì di rimando, come a confermare che era davvero solo infastidito.
«Ah, sì, beh, è giusto, si sa che i bambini infastiditi se la fanno addosso dal fastidio, perciò tu non vuoi che io lo infastidisca così lui non ti piscia addosso e–»
«Non hai bisogno di prendere aria?»
«No, ci pensano i pori della pelle a respirare per me» disse con sufficienza, come se i suoi pori della pelle potessero sentirsi offesi se qualcuno li sottovalutava così.
Itachi non pensò nemmeno per un attimo di chiedere una spiegazione ad una stupidaggine simile. Non erano molto distanti l’uno dall’altro, perciò si limitò solo ad allungare un braccio verso Shisui fino a toccargli il naso, dopodiché glielo tappò senza troppe esitazioni. Il cugino non si mosse, non capendo esattamente cosa stesse combinando, anche se a pelle non gli sembrava poi una cosa molto normale. Istinto, lo avrebbe chiamato in casi meno insoliti.
Poi Itachi allungò anche l’altra mano – Sasuke nel frattempo non si spostò nemmeno si un centimetro contato – e gli tappò la bocca: «Perciò se resto così per cinque minuti tu non muori soffocato?» chiese con tono molto pacato e tranquillo, mentre Shisui si dimenava come una carpa fuor d’acqua.
Aveva afferrato troppo tardi cosa quel pazzo voleva fare e ora mugugnava insulti e lamentele contro la sua mano, come se potesse servire a qualcosa. Vide distrattamente Sasuke ridersela beatamente , perché era chiaro che doveva trovare il suo assassinio una cosa esilarante e divertente.
Stupido marmocchio, gliel’avrebbe fatta pagare.
Perché poi non doveva maltrattare un moccioso come lui, visto il modo in cui si comportava? Shisui moriva e lui rideva. Non era normale. Shisui non pensò nemmeno per un attimo che forse l’antipatia di Sasuke era giustificata dal suo stesso comportamento nei suoi confronti, ma erano dettagli inutili. Quando finalmente riuscì a liberarsi dalla ferrea presa di Itachi, che si era dimostrato molto restio a staccarsi per ovvi motivi, Shisui si accarezzò il naso come se avesse subito un trauma enorme e necessitasse di coccole per riprendersi dallo spavento.
«I pori della pelle aiutano a respirare, non fanno tutto loro» precisò piccato all’indirizzo del cugino, quando questi prese a fissarlo con un sopracciglio inarcato.
Calò il silenzio, rotto solo dal frastuono dei tuoni, il rumore battente della pioggia e i borbottii ancora non in procinto di terminare di Shisui.
Si susseguirono una sequela di ‘assassino’, ‘vendetta’, ‘poveri pori’.
Mentre mugugnava cose prive di senso senza un motivo apparente o anche solo presunto, Shisui si accorse che Sasuke era diventato fin troppo calmo; non sussultava più per i tuoni, non borbottava, non diceva nulla né si muoveva.
Forse si stava perfino per addormentare un braccio ad Itachi, cosa che avrebbe messo fine una volta per tutte al suo divertimento. Non solo tentavano di uccidere lui, i suoi pori e i suoi condotti di respirazione, ma gli toglievano anche il suo giocattolo preferito, il Sasuke cagasotto. Era un pezzo raro, non era come quei bambolotti stupidi che non facevano nulla; Sasuke, se ben spaventato, se la faceva davvero addosso.
No, non poteva accadere.
«Su, chi la vuole sentire una storia interessante?» chiese in tono leggero, come se stesse parlando della qualità di mele che aveva comprato Mikoto san al mercato l’altro giorno.
«Nessuno» fu la risposta lapidaria di Itachi, che era stanco e poco incline ad assecondare anche solo un suo respiro di troppo.
Sasuke, però, aveva la bellezza di soli sei anni o giù di lì, una storia era qualcosa di interessante, qualche moccioso non voleva sentirne una? Shisui lo sapeva e infatti la sua attenzione fu catturata con successo.
Il piccolo Uchiha non ci pensava nemmeno al fatto che la storia l’avrebbe raccontata quel pezzo di idiota del cugino, che sicuramente avrebbe messo su un teatrino kabuki che lo avrebbe traumatizzato per il resto della vita.
«Itachi, cugino, posso ricordarti che non esiste solo il tuo volere in questa stanza e su questi tatami?» commentò Shisui con il sorriso e il tono più sospettabili e stucchevoli mai sentiti, ma Sasuke, complice il sonno – che di lì a poco sarebbe scomparso per le seguenti ottocento notti – non ci fece minimamente caso.
Itachi, dal canto suo, non disse nulla, limitandosi a squadrare con fare annoiato la personificazione della deficienza umana che era Shisui. Quest’ultimo si sporse verso Sasuke, letteralmente accucciato su Itachi e gli sorrise. Sarebbe suonato sospetto a chiunque, ma il piccolo di casa Uchiha era più là che qua, perciò non aveva poi nessuna colpa.
«Tu la vuoi sentire la storia, vero, Sas’ke-chan?» e annuì lui per dare un monito da seguire al cugino, che lo imitò con un occhio in procinto di chiudersi. Stare in braccio ad Itachi conciliava il sonno a Sasuke come poche cose al mondo.
Ma Shisui non poteva lasciare che il marmocchio si addormentasse, o il suo piano sarebbe fallito. All’improvviso scattò su come una molla e batté forte le mani, seguita da una litania di soddisfattissimi ‘bene, bene, benissimo’, tanto rumorosamente che perfino i morti del cimitero ebbero un vago sussulto sotto i metri di terra.
Sasuke saltò letteralmente a sedere sulle ginocchia di Itachi, la cui contentezza sarebbe stata facilmente esprimibile con un’imprecazione, ma si trattenne per via della sua indole pacata. Shisui sorrise in maniera sinistra, un altro fulmine fu seguito da un tuono e poi l’improvvisato cantastorie si accinse a spegnere tutte le candele di cui si erano provvisti, tenendone solo una, che poggiò in mezzo a loro tra quando si risedette.
All’occhiata incuriosita di Sasuke e scocciata di Itachi rispose semplicemente con un: «Fa suspence».
Sasuke comunque non parve apprezzare il repentino cambio di atmosfera, che già precedentemente lo aveva inquietato; Itachi lo sentì irrigidirsi e quello fu solo l’ennesimo presagio che la continuazione di quella stupidaggine sarebbe stata un disastro.
«Bene, bene, bene» commentò soddisfatto, incrociando le gambe e sentendosi probabilmente molto importante in quel ruolo di… di… beh, di quello che stava facendo.
«Devi sapere, Sas’ke chan, che tanto tempo fa al posto di questa casa-»
«C’è sempre stata questa casa.»
Shisui era partito con tutte le migliori – peggiori – intenzioni per rendere quella storia il massimo dell’horror, ma Itachi, a sua volta, si era votato anima e corpo alla protezione del suo fratellino, sia fisica che mentale. Rovinare la storiella idiota di Shisui faceva parte della sua crociata.
Shisui sbuffò come un bambino piccolo a cui era stato tolto il giocattolo nuovo; «Non rovinare la mia storia!»
«Tu non raccontarla e io non la rovino» propose gentilmente Itachi, che anche senza un kunai in mano rendeva la minaccia piuttosto efficace. Sfortunatamente, Shisui era il tipo di ragazzo che si spingeva fino ai limiti delle cose, anche se questo rischiava di farlo divenire vittima di possibili attacchi omicidi nel cuore della notta da parte del cugino, che per il suo fratellino avrebbe spostato anche la montagna degli hokage.
L’Uchiha dai capelli indomabili – per la gioia di sua madre – rispose con una eloquente linguaccia e concentrò tutta la sua attenzione su Sasuke, che non faceva caso al botta e risposta tra i due più grandi e attendeva la storia, quasi impaziente. Tanto c’era il suo aniki a proteggerlo, no?
«Dicevamo. Sì, Itachi chan, dicevamo, tu taci o gli dico dello scoiattolo che oggi hai quasi fatto secco con lo shuriken!» Shisui, dopo quell’uscita inventata su due piedi, era la soddisfazione fatta persona.
Passarono i seguenti cinque minuti, in cui Itachi rassicurò più e più volte il suo otouto che no, non aveva ucciso nessuno scoiattolo. Minacciò velatamente varie volte Shisui sull’uso che avrebbe potuto fare del sopracitato shuriken nel suoi confronti.
«La gente muore in questa casa, Sas’ke» ricominciò a parlare, con il tono più tetro che riuscì a creare e fu felice che la luce non ci fosse; era solo un accenno, ma era troppo divertito da quella cosa e bastava davvero poco per far insospettire quel tappo.
«Non avevi detto che prima di questa c’era qualcos’altro?» lo interruppe immediatamente Itachi, pronto a scongiurare il danno sul nascere.
«Mi sono sbagliato, Itachi chan, ora, se vuoi tacere…» Shisui sbuffò; come poteva essere cugino di una persona così arrogante? «Dicevo. La gente muore-»
«Tu vuoi essere il prossimo?» chiese Itachi. Gli Uchiha erano davvero persone premurose.
Shisui era intenzionato ad ignorarlo. «Di morti dolorose e tragiche, con un sacco di sangue.»
Itachi anche. «Mi stai dando ottimi spunti su come fare fuori te.»
«E gli spiriti vagano inquieti, osservando il lavoro dei discendenti» borbottò Shisui tra i denti, perché non poteva arrendersi, non voleva. Sasuke intanto lo guardava perlopiù stranito, non c’era traccia di paura nei suoi occhi. Inquietudine, forse, ma non di più.
«Credo che riposino in pace e basta» celiò l’altro Uchiha, pronto a smontarlo in ogni modo.
Più che una storia dell’orrore divenne un battibecco scoordinato tra Shisui ed Itachi.
«Puniscono i piccoli ninja che non si comportano bene!»
«Tu dovresti già essere sottoterra allora.»
«Magari questa sera passeranno per te…»
«Se non hanno preso un idiota come te non vedo cosa debbano avere a che fare con Sasuke.»
«Itachi chan, pensi di tapparti quella bocca?»
«Potrei farti la stessa domanda. Vuoi che la tappi io a te?» di nuovo, il buon cuore Uchiha aveva la meglio.
«No, grazie, sto bene così.»
Shisui non era intenzionato a gettare la spugna, anche se Itachi continuava a mettergli i bastoni tra le ruote. Sorrise e fece per parlare ancora, perché quella dannata storia dell’orrore a Sasuke che lo osservava solo più vagamente incuriosito doveva raccontarla.
«Shisui» lo apostrofò Itachi, questa volta ancora prima che potesse aprire bocca.
L’Uchiha chiamato in causa gli rivolse l’occhiata più stranita e angelica che riuscì ad improvvisare, anche se dentro di sé volavano insulti verso il cugino che proprio non ne voleva sapere di tacere. Itachi non sapeva quale altra stupidaggine volesse propinare – era difficile stare dietro ai colpi di testa di quell’idiota –, ma sicuramente poteva inventarsi qualcosa sul momento. E Itachi, per quella sera, ne aveva abbastanza.
«Cosa?» chiese ancora più angelicamente.
«Basta, Shisui» lo ammonì utilizzando anche il suo nome, come se solo il sentirsi chiamato dovesse fargli scattare un campanello nel cervello che doveva suonare più o meno come un ‘se fai qualcosa di idiota i tuoi pori della pelle si ritroveranno disoccupati nell’arco di dieci secondi’.
Evidentemente doveva essere saltata la corrente anche nel cervello di Shisui.
«Io non–» iniziò, pieno di buone intenzioni, ma venne interrotto.
«Sta’ zitto» lo ammonì Itachi, che l’ultima cosa che voleva sentire era la voce di Shisui più del dovuto, se poi doveva anche ascoltare idiozie era pure peggio. Ne aveva sentite abbastanza, partendo dalla miriade di spiriti incazzati che invadevano ogni angolo della casa, passando per la sanguinosa tragedia che coinvolgeva i tatami su cui si trovavano, evidentemente mai sostituiti da un mezzo milione di anni abbondante, per finire con la ricerca di vendetta mai ottenuta.
«Ma io davvero non–» non gli fu concesso nuovamente di continuare.
«Hiada san» ribatté di getto Itachi, che sapeva che bastava il nome della madre per zittire Shisui Uchiha. Infatti quest’ultimo chiuse di scatto la bocca, probabilmente mordendosi anche la lingua nella foga di zittirsi.
Quella donna per lui era il demonio, una pazza, inumana, non c’erano un modo peggiore per definirla o l’avrebbe usato.
Itachi credeva di aver scampato il peggio, ma Shisui vide Sasuke sorridere con una certa soddisfazione – si meritava di ridere delle sfortune del cugino, almeno a parere di Itachi – e decise che non gliel’avrebbe fatta passare liscia; Itachi avrebbe anche potuto nominare tutti gli Uchiha fetenti e i ninja bastardi di Konoha, non si sarebbe lasciato spaventare.
Prima sorrise del suo ingegno innato e poi, nell’arco di tre secondi, additò Itachi, con fare scandalizzato: «Oh! Oh! Oh, oh oh!» quando si rese conto di assomigliare di più a Babbo Natale che ad una persona spaventata decise di continuare: «Tu non sei… tu non sei Itachi chan! Sas’ke chan, allontanati, il tuo santo aniki è posseduto dagli spiriti!»
Itachi riuscì a seguire in maniera piuttosto parziale gli avvenimenti che si susseguirono, sia perché fu tutto molto veloce sia perché metà del suo cervello era in cerca di un modo atroce per uccidere quell’ameba dall’inesistente cervello.
Da quel momento in poi si scatenò il pandemonio.
Registrò solo vagamente uno Shisui che si sbracciava e sbraitava di spiriti maligni che vagavano per la casa, si concentrò più sulla reazione di Sasuke. Non fu esattamente una cosa volontaria, più che altro il suo otouto agì molto alla cieca, nella foga dell’agitazione. Nell’attimo esatto in cui aveva realizzato il significato delle parole del cugino, si era fatto assalire dalla paura e aveva completamente lasciato perdere il buonsenso. Non che ci si potesse aspettare altro, suvvia, era un bambino.
Accadde tutto in un attimo; per allontanarsi più in fretta dal fratello potenzialmente posseduto gli diede uno spintone, tirando di scatto su la testa: gli mollò una testata fortissima e nel tentativo di scappare sempre più velocemente prese a sgambettare scivolando sui tatami e mollandogli due o tre calci non esattamente leggeri.
Visto che la coerenza era di casa quella sera – credere a Shisui era un esempio della chiaramente mancante logicità della situazione –, Sasuke si lanciò addosso a quello che, data le circostanze, doveva essere l’unico elemento sano sicuro della minuscola triade.
Ripresosi dai vari colpi ricevuti, si rimise a sedere alla bene e meglio, essendo prima caduto malamente su un fianco.
Sasuke si era letteralmente arrampicato su Shisui, che aveva rinunciato ad avere un’aria spaventata e sconvolta e se la rideva come non mai in vita sua. Il piccolo Uchiha era troppo traumatizzato per fare alcunché, figurarsi rendersi conto che l’unico assatanato era proprio il cugino a cui si era attaccato con disperazione.
Itachi scosse la testa con fare infastidito e rassegnato; perché diavolo doveva toccare proprio a lui un cugino così idiota? Sasuke era facilmente impressionabile, era un bambino, come poteva non esserlo? E Shisui ne approfittava.
«Il mio nii san» mormorò Sasuke e quella specie di melodramma prese vita.
«È uno spirito ora!»
«Non è vero.»
«Digli addio, marmocchio!»
«Non sono posseduto da un bel niente.»
«Guarda, guarda! Ha gli occhi rossi iniettati di sangue, è-»
«Non c’è luce, non puoi vedere come sono i miei occhi» per un attimo pensò anche di attivare lo sharingan, così i suoi occhi sarebbero stati davvero rossi, ma meno ingigantiva la faccenda meglio era.
«Beh, sì… ma percepisco la tua aura negativa! Sempre con i pori della pelle» si permise di specificare Shisui, che a quelle cose ci teneva anche in momenti di crisi.
«Chi sei tu e cosa ne hai fatto di Itachi chan?!» continuò ancora con quella messinscena che trovava divertente solo lui. Infatti il suo tono era tutto fuorché serio e chiunque se ne sarebbe accorto, ma per sua fortuna il più piccolo dei tre si avvinghiato a Shisui ed era troppo spaventato dall’idea che il suo fratellone fosse stato preso da chissà cosa per concentrarsi su altro.
Itachi sbuffò, rassegnandosi all’evidenza dei fatti; aveva un cugino idiota, l’unica cosa che poteva consolarlo era il non avere in comune con lui quella vena imbecille.
«Sono Itachi, otouto, sono sempre io» a quel punto Sasuke si staccò un po’ dal collo del cugino e lanciò qualche occhiata ad Itachi. Se quell’idiota di Shisui non avesse parlato di nuovo, Sasuke si sarebbe convinto che sì, quello era Itachi e Itachi soltanto.
«Non credergli! Non senti che il tono di voce è diverso dal solito?» partì all’attacco Shisui, attaccandosi ad ogni minima cosa. Sasuke, in risposta, strinse di più la presa attorno al suo collo: «Sì, non mi uccidere marmocchio.»
«Sono Itachi» mormorò per l’ennesima volta, ma non c’era verso che Shisui gli desse modo di convincere suo fratello della sua condizione di non possessione.
«No, Sas’ke chan! È uno degli antenati del clan che vuole adescarti nella sua trappola per ucciderti!»
«Sasuke» asserì con un certo tono Itachi, imponendo la sua voce sulla confusione che si era venuta a creare. L’acquazzone e i tuoni non aiutavano. Quando finalmente ottenne l’attenzione del suo otouto – lo stava osservando con un misto di terrore e tristezza che lo uccisero a dir poco – continuò: «Sasuke. Ti sembra possibile che io possa essere posseduto da qualcosa?»
E in un attimo Sasuke riconobbe il suo aniki, sferrò un calcio a Shisui per liberarsi da lui e corse dal suo fratellone, che lo abbracciò. No, il suo fratellone vinceva sempre, nemmeno uno spirito poteva avere la meglio.
«Ma Sas’ke! È lo spirito che parla! Lui non è il tuo fratellone adorato, è posseduto dallo spirito di un morto!» Shisui ci provò ancora, perché un vero ninja non si arrendeva mai. O meglio: lui non sapeva mai quando darci un taglio.
«Se non vuoi che il prossimo spirito a girare qui intorno sia il tuo dacci un taglio» lo ammonì Itachi con una calma spaventosa. E la voglia di chiudergli la testa nella porta svariate volte fino a ritinteggiare anche i cardini con il suo sangue era tanto. Non espresse quel desiderio ad alta voce solo per non traumatizzare ulteriormente Sasuke.
Shisui pensò anche di ribattere, ma sentendo su di sé due paia di occhi minacciosi si limitò a sbuffare e incrociò le braccia al petto, nella perfetta versione del bambino offeso.
«Che Uchiha noiosi» borbottò ancora, perché per lui era davvero una cosa difficile stare in silenzio, anche se da ciò dipendeva la sua stessa vita.
La pioggia battente fuori non accennava a diminuire e di tanto in tanto la stanza era illuminata dai lampi. Visto che non serviva più l’atmosfera tetra avevano riacceso tutte le candele e ora c’era molta più luce di prima. Sasuke si stava addirittura addormentando e Itachi stava per proporre di andare a dormire, quando Shisui se ne uscì con un «Shhhh» sibilante.
«Cosa?» domandò Itachi, che era davvero pronto a fracassargli la testa con qualsiasi oggetto avesse reperito nell’arco di un metro.
«Cos’è stato?» chiese di rimando l’altro, improvvisamente serio. Quella volta lo era per davvero, ma era difficile credergli sia perché era lui, sia perché quella sera lo era diventato un sacco di volte per raccontare di vari spiriti leggendari che si nutrivano del sangue degli Uchiha.
Notando l’occhiataccia che gli lanciò Itachi, mise le mani avanti: «No, davvero, ho sentito qualcosa!»
Itachi sentì Sasuke irrigidirsi e si chiese, prevedendo altri guai, di quale disgrazia fosse stato portatore in un’altra vita. Quando però il rumore, effettivamente, lo sentì anche lui provò a capire cosa potesse essere. Questo a differenza di Shisui, che si era già figurato mentalmente i possibili scenari apocalittici collegati a quel rumore. Che poi era tipo un frusciò, qualcosa di pesante che sfregava, ma nulla di necessariamente fatale.
«Che cos’è?» gli chiese Sasuke, che prima di farsi prendere dal panico in quel caso chiese l’opinione di Itachi. Lui scosse leggermente la testa e poi si voltò verso Shisui.
«Vai a controllare» lo spronò Itachi, che era contento di potersi prendere una rivincita sulle scemenze fatte dal cugino. Non era nulla di che, ma sapeva che era davvero spaventato da quel che aveva sentito. Faceva tanto l’esuberante, ma Itachi lo conosceva come le sue tasche. Se in quel momento gli avesse fatto ‘buh’ probabilmente ci sarebbe rimasto secco. Non lo fece solo perché probabilmente avrebbe ottenuto lo stesso effetto su Sasuke.
“Perché?!” sarebbe voluto essere l’interrogativo esistenziale di Shisui, ma non poteva mostrarsi spaventato, ci avrebbe rimesso la faccia.
Poi, suvvia, cosa poteva essere? I fantasmi e i mostri non esistevano, se li era inventati solo per far spaventare quel marmocchio. Lui non ci credeva. Non ci credeva assolutamente.
«Vai» lo incalzò nuovamente Itachi, che sapeva essere un essere spaventoso anche senza una katana in mano.
«Cosa c’è, Itachi chan, mandi me perché hai paura di andare tu?» chiese Shisui, anche se non era tanto sicuro come prima. Afferrò la candela e si mosse verso la porta.
«Viene da fuori» commentò, mentre procedeva lentamente verso la porta d’ingresso. Sentiva Sasuke piagnucolare, probabilmente in braccio ad Itachi, e un po’ di soddisfazione la provò. Il tappo se la stava facendo addosso, ma nemmeno lui era poi così allegro.
«Perché devo andare avanti io?!» sbottò ad un tratto, realizzando che lo stavano usando come cavia e mandando alle ortiche il suo desiderio di mantenere la sua dignità alta.
Itachi alzò gli occhi al cielo e diede qualche pacca al fratellino, senza essere minimamente preoccupato. In caso ci fosse stato davvero qualcuno lì fuori sarebbe bastato conficcargli un kunai in mezzo agi occhi, c’era davvero bisogno di fare tutto il casino che stava tirando su Shisui? Da un punto di vista esterno si poteva dire che entrambe le posizioni erano un po’ esagerate, una via di mezzo in casa Uchiha non esisteva.
«Tu non hai paura di niente, no?» commentò sardonico Itachi, mentre Shisui, senza voltarsi, gli fece un gestaccio davvero poco carino. L’importante era che a vederlo non fosse sua madre.
Era ormai a due centimetri dalla porta, doveva solo aprirla per dimostrare che non c’era niente e che lui di certo non aveva paura. In fondo era o non era il ninja migliore di Konoha? E delle cinque terre? E-
Ad un tratto il rumore fuori si sentì di nuovo e Shisui ingoiò a vuoto e si disse che se fosse sopravvissuto a quella sciagura – melodrammatico lo era sempre stato – si sarebbe comportato un po’ meglio nei riguardi di Sasuke. E avrebbe ascoltato sua madre. E sarebbe andato in qualche tempio a chiedere la purificazione della sua anima.
La porta si aprì di colpo e per poco non lo investì in pieno. Shisui, senza nemmeno pensarci, urlò come mai aveva fatto in vita sua. Vide giusto una sagoma scura prima di afferrare la porta e richiuderla con un colpo secco.
Smise di urlare e guardò la porta con terrore. Oltre al suo fiato corto c’erano i singhiozzi di Sasuke e il rumore della pioggia.
«Che cosa-» Itachi cominciò a parlare, ma in quell’esatto momento la porta si spalancò di nuovo e Shisui ricominciò ad urlare. Non gli diede nemmeno il tempo di aprirsi per un quarto che ci si lanciò contro con forza e la richiuse.
Itachi non si mosse di lì, tentando inutilmente di calmare Sasuke, realizzando solo che quella situazione era totalmente assurda, dal momento che erano ninja e quei giochetti erano decisamente stupidi. Shisui non sembrava nel pieno delle sue facoltà mentali ed una considerazione ovvia come quella doveva essergli sfuggita. Non era un requisito minimo, per un ninja, saper mantenere la calma nelle situazioni di pericolo?
Dopo qualche attimo di silenzio, Shisui poggiò lentamente l’orecchio alla porta, che in quel momento si riaprì di colpo e lo prese in pieno.
L’Uchiha, pallidissimo, svenne ancor prima di vedere in faccia l’uomo che era sulla porta. Fugaku Uchiha, già altamente irritato dall’andazzo generale che quella giornata aveva avuto, concesse giusto due secondi d’attenzione al corpo del nipote riverso per terra, dopodiché lo scavalcò, borbottando qualcosa di incomprensibile e sparì al piano di sopra. Ci mancava solo quell’idiota di suo nipote che gli chiudeva la porta in faccia e urlava come un posseduto.
«Che cosa succede?» chiese Mikoto, che a differenza del marito non scavalcò Shisui, ma si inginocchiò di fianco a lui e gli diede qualche colpetto sulla guancia. Almeno respirava ancora. «È un idiota» ribatté solo Itachi, conscio che non era né una cosa carina da dire – glielo dimostrò sua madre con un’occhiataccia – né sarebbe bastato a spiegare il perché suo cugino fosse svenuto dopo aver urlato per due o tre minuti in faccia a suo padre.
Quella sera, dopo che alla situazione venne dato un minimo di senso – cosa molto difficile – e dopo che Mikoto ebbe spiegato loro che erano rincasati prima tempo, Sasuke accettò di buon grado gli abbracci e le carezze di Mikoto. Itachi fu felice solo quando vide Shisui levarsi dai piedi e quest’ultimo dubitava si sarebbe ripreso dallo shock per i prossimo tre mesi. Non avrebbe mai più visto Fugaku san con gli stessi occhi.



Secondo quel che dice word, questa storia l’ho iniziata ‘giovedì ‎23 ‎agosto ‎2012, ‏‎14:19:59’, ovvero un anno e mezzo fa XD meglio tardi che mai in questo caso è piuttosto azzeccato direi. Mh, a parte questo mi ero completamente dimenticata dell’esistenza di questa storia, tant’è che quando l’ho ritrovata l’ho riletta e mi sono chiesta dove diavolo volessi andare a parare XD Per inciso, avevo scritto pezzi a caso, tipo l’inizio, tre o quattro pezzi a metà e via dicendo. Me la sono riinventata, perché davvero non mi ricordo quale fosse l’idea originale, ho tagliato dei pezzi, ne ho aggiunti altri, ci ho schiaffato Fugaku alla fine ed eccola qua *stappa estathè*
Diciamo che ultimamente mi sto impegnando a finire tutte le storie che tra una cosa e l’altra ho iniziato e che hanno una base decente su cui continuare, perciò ho ripreso anche questa.
Il titolo è la cosa più scontata che esista, ma prima era pure peggio, perciò meglio accontentarsi xD Sono felice di poter rivelare che la mia visione di Sasuke da piccolo in un anno e mezzo non è cambiata: lo vedevo un puccioloso cagasotto ad agosto 2012 e lo vedo un puccioloso cagasotto a gennaio 2014. Tanto amore, Sas’ke XD
E bon, grazie per l’attenzione :3
  
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