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Autore: Najla    08/01/2014    2 recensioni
Jade non ricordava di aver mai sentito così tanto silenzio in vita sua: non in quel posto almeno, non a quell’ora, non dopo una partita di Quidditch.
Era un silenzio teso, pieno di singhiozzi e sospiri, di parole lasciate a fior di labbra per paura di essere dette.
Era un silenzio pesante, che schiacciava fastidiosamente il petto e rendeva difficile respirare, non impossibile, solo più faticoso.
Era un silenzio che li lasciava tutti sull’orlo del baratro, a un soffio dalla caduta, a guardare il vuoto sotto di loro con lo stomaco improvvisamente ridotto ad un bicchierino da caffè, ma che comunque li teneva piantati con i piedi a terra.
Jade odiava il silenzio.
(tratto dal capitolo 10 )
Una storia che non è così semplice come potrebbe sembrare.
Un settimo anno ad Hogwarts che non potrebbe essere più incasinato.
Le basi di una battaglia che lascerà in ginocchio la Londra magica che tutti conosciamo.
Ma infondo, se si parla della nuova generazione, come potrebbe essere altrimenti?
(introduzione modificata )
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Roxanne Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Quindicesimo Capitolo
Al ritmo di una danza

17 Dicembre XX
Ministero Auror, Cella numero 21, ore 20.02
Natalie McDonald non amava particolarmente gli interrogatori, un po’ perché non era mai stata capace di condurne uno decente, un po’ perché quando lavorava nel dipartimento che si occupava del narcotraffico magico, dove aveva per altro conosciuto Ron, le avevano insegnato che per condurre un buon interrogatorio bisognava sempre essere pronti a chiudere un occhio, se non tutti e due.
Ricordava ancora il volto sfigurato di un ragazzo che i suoi colleghi avevano picchiato a sangue, affinché confessasse dove aveva nascosto una partita di pozioni allucinogene.
Lei, non condividendo certi tipi di violenza, soprattutto fisica, aveva ben presto chiesto il trasferimento ad un’altra divisione. Poi Harry l’aveva reclutata nella sua squadra, aveva conosciuto Ernie, si era sposata e tutto il resto, ma questa era un’altra storia.
Guardò oltre il vetro a specchio che dava sulla piccola sala interrogatori e osservò il giovane mago che avevano legato con un incantesimo ad una delle sedie scassate abbandonate intorno ad un tavolo altrettanto malandato. Non doveva avere più di venticinque anni, i capelli scuri e gli occhi verdi, un po’ di barba e il segno di un taglio in via di guarigione sul mento squadrato.
Non aveva l’aria di un criminale e se lo avesse visto sulle strade di Londra l’avrebbe detto un giovane qualsiasi. E lei, nella squadra di Potter, si occupava di tracciare i profili degli indiziati, quindi ne sapeva qualcosa.
L’aveva catturato la squadra di Nott quando ormai stava per salpare per la Francia, appena un paio d’ore prima, e quando la notizia era giunta all’ufficio di Londra, era letteralmente scoppiato il putiferio. Lei, che in quel momento si stava facendo un bagno a casa, aveva visto apparire un cervo grande quanto un cavallo dentro alla vasca piena di schiuma e quasi le era preso un infarto. Inutile dire che aveva mandato a quel paese la voce profonda di Harry che le chiedeva se per caso non potesse tornare in ufficio immediatamente.
Dopo mesi, finalmente ce l’avevano fatta: avevano preso un illuminato.
«Si chiama Elias Martin » le rispose uno degli Auror di guardia alla cella, Harker, se la memoria non la ingannava, quando si decise a chiedere informazioni sul sospettato «Ha ventiquattro anni e lavora per un cartificio magico in Galles. Non ha mai avuto problemi con il Ministero, vive da solo ».
Natalie guardò un istante l’Auror, notò la mascella tesa, gli occhi ridotti a due fessure e le mani strette a pugno nelle tasche dei pantaloni. Era turbato, più probabilmente arrabbiato.
«Lo conosci? » chiese Natalie abbastanza sicura della risposta. L’Harker sbarrò gli occhi, prima di rilassare appena le spalle e guardarla finalmente in faccia.
«Eravamo a scuola insieme, lui era a Corvonero, io a Grifondoro » mormorò il ragazzo, «Non avrei mai pensato che potesse essere invischiato in questa faccenda ».
Natalie annuì, non sapendo esattamente cosa ribattere, per poi voltarsi verso il rumore di passi veloci che rimbombava nel corridoio stretto e claustrofobico con cui si accedeva alle prigioni ministeriali.
Harry Potter avanzava deciso, seguito da Susan Bones e Theodore Nott, e nonostante fosse il più basso dei tre, dava comunque l’idea di essere quello più grande, con il mantello ancora addosso e lo sguardo di chi ha intenzione di ottenere immediatamente delle risposte, a qualsiasi costo.
Era sempre stata una persona diplomatica, il suo capo.
«Nata, scusa se ti ho fatta venire qui così dal nulla ma vorrei che tu assistessi all’interrogatorio » disse asciutto Harry, togliendosi il mantello mentre una mano già correva alla maniglia della porta, «Disgraziatamente non possiamo usare il veritaserum, per cui ho bisogno che tu tragga dalle mie domande quante più informazioni possibili, va bene? Frugagli nella testa quanto vuoi.. ».
Natalie annuì con un sospiro sommesso, e Susan le strinse una spalla, comprensiva.
«Purtroppo non abbiamo molto scelta, Nata » le disse con un mezzo sorriso, «Non possiamo tenerlo qui in eterno senza prove che lo colleghino palesemente agli Illuminati, per ora è lì dentro perché ha provato a schiantare Nott ».
«Cosa vi fa pensare che abbia a che fare con gli Illuminati, allora? » chiese prima di tornare a guardare il ragazzo oltre il vetro, sembrava così tranquillo.
«Oltre al fatto che quando mi ha visto ha urlato: morirete tutti, Purosangue?» rispose ironico Nott, «La traccia magica della sua bacchetta è una di quelle rinvenute fuori dalla casa di Sybil Zabini, la stanno analizzando ora nei laboratori per vedere se riescono a scoprire qualcos’altro».
«E non è sufficiente per tenerlo qui almeno una notte? » chiese la donna incrociando le braccia al petto.
«Disgraziatamente no» commentò Harry, «Abbiamo al massimo un paio d’ore, prima che venga giù Hermione a dirmi di lasciarlo andare. Dobbiamo farlo parlare, quindi: Theo, condurrai l’interrogatorio, Susan e io ci divideremo i ruoli dell’Auror buono e di quello cattivo, Nata, puoi anche rimanere qui fuori, se vuoi.. Eddy, vai da Ron, ha un lavoretto per te » concluse rivolto al giovane Auror con cui Natalie aveva parlato.
Edward annuì appena, quasi sollevato di non dover assistere al tutto e prese la via per i piani alti.
«Ha detto qualcosa mentre lo portavate qui? » chiese la McDonald meditabonda e Nott scosse la testa in segno di diniego, e per qualche motivo la donna capì che qualche tentativo di fargli aprire la bocca c’era stato. Non commentò, gli invasati sicuri dei propri ideali erano sempre i più duri a cedere, in fin dei conti.
«Facciamolo parlare » disse infine Harry aprendo la porta e Natalie dal vetro rimase ad osservare il volto di Elias Martin mostrare un vago stupore, i tratti così anonimi e innocui non lasciavano trasparire nemmeno un briciolo di timore.
Il Tyr ve la farà pagare, vi eliminerà tutti, pensò il giovane Elias concentrando l’attenzione sulla figura del capo del dipartimento Auror che si toglieva il mantello e lo lasciava cadere su una sedia a caso, finalmente ci sarà la giustizia che tu non hai saputo darci.
Natalie sentì quelle parole rimbombare tra i suoi stessi pensieri e assottigliò lo sguardo mentre Nott cominciava a fare le solite domande: dov’eri? Cosa facevi? Perché? C’è qualcuno che può confermarlo?
Aveva sempre trovato quella sua particolare capacità piuttosto subdola, ma doveva ammettere anche con se stessa che poter sentire i pensieri delle persone senza bisogno di qualsivoglia incantesimo, si poteva rivelare davvero utile.

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Dormitorio Maschile Grifondoro, ore 20.52
Quando Jade entrò nella stanza dei ragazzi quasi scoppiò a ridere nel vedere Elijah e Ian davanti allo specchio del bagno armeggiare con le rispettive cravatte nel disperato tentativo di annodarle. Si limitò a sorridere dolcemente, osservando rapita i suoi ragazzi agghindarsi per il loro ultimo ballo d’Inverno, come una madre guarderebbe i propri figli prepararsi per un’importante cerimonia, con un pizzico di orgoglio e tanto affetto.
Studiò la piega del pantalone elegante, le maniche delle camicie arrotolate, le scarpe in vernice e sorrise ancora quando arrivò ai capelli pieni di gel.
Le sembrava di rivederli al quarto anno, quando avevano avuto anche loro il permesso di partecipare al ballo che chiudeva le lezioni prima delle vacanze di Natale, di rivedere quell’accenno di barba ispida e i capelli tagliati in maniera improbabile per seguire la moda del momento, ricordava ancora le fisime di James di fronte al grosso brufolo che gli era spuntato sul mento e dovette mettersi una mano di fronte alla bocca per trattenere le risa.
Quella volta aveva rimediato lei con un incantesimo.
«Volete decidervi a chiedere aiuto o devo rimanere a guardarvi perdere di fronte ad una cravatta?» si risolse a chiedere avvicinandosi, una mano a reggere la gonna del vestito e l’altra a stringere la pochette dove teneva la bacchetta e poche altre cose.
«Jay!» esclamò Eli sorpreso prima di guardarsi allo specchio e tornare a rivolgersi all’amica con sguardo supplicante, «Non ce la posso fare..».
«Eli, sei una delusione per l’intero genere maschile, sappilo » commentò Ian continuando testardamente a stropicciare la seta azzurra della cravatta.
Jade rise scuotendo la testa mentre sistemava il colletto della camicia candida di Elijah con le dita sottili, lasciandole poi scivolare sulle spalle larghe e forti.
«Tua madre ha azzeccato anche il colore » disse la ragazza indicando il proprio vestito con una mezza giravolta ed Eijah annuì orgoglioso, come se fosse stato lui a scegliere il grigio perlaceo della cravatta, e non il gusto e la ricercatezza impeccabili di sua madre.
Ian sbuffò infastidito a quel commento e sciolse l’ennesimo groviglio informe, sentendosi a un passo dal dar fuoco a qualcosa.
Per essere quello, dei tre, che vantava la fama di persona paziente, Ian sapeva perdere le staffe con sorprendente facilità.
«Guarda che disastro » commentò Jade fermando le sue mani dall’ennesimo tentativo di annodare quella inerme striscia di tessuto, «La stai stropicciando tutta, ti ricordo che Vanille si è raccomandata, ti vuole solo se sei impeccabile ».
Ian sorrise debolmente mentre la ragazza trafficava con il suo collo per poi sistemare anche a lui la camicia, soffermandosi appena sulla piega rigida della spalle prima di appoggiare i palmi sul suo petto e guardarlo dritto negli occhi, per una volta alla stessa altezza, un sorriso sincero anche se appena malinconico a curvarle le labbra rosse di trucco.
«Perfetto » disse Jade e Ian ci mise tutta la buona volontà del mondo e tutto il suo rinomato autocontrollo per non fare il mezzo passo che li separava e baciarla.
Era sorprendente pensare a come le situazioni potessero cambiare nell’arco di un mese, se non avesse passato una tempesta come quella in cui era finito, Ian non l’avrebbe mai creduto possibile.
Dalla domenica in cui Evangeline l’aveva deliberatamente messo alle strette, dal giorno in cui Elijah aveva trovato Jade a fare la muffa in biblioteca, la loro vita aveva preso una piega del tutto diversa, un po’ meno tragica.
Un lunedì mattina, Jade si era alzata presto e si era fatta crescere i capelli con un colpo di bacchetta, poi li aveva raccolti, si era infilata la divisa, aveva preso la sacca con i libri ed era uscita con il mento alto e le spalle dritte. Roxanne si era convinta che fosse definitivamente impazzita mentre Eva affermava che non era il caso di preoccuparsi, e in quel momento, con il supporto di Frank, ogni cosa che usciva dalla sua bocca suonava come un pronostico molto affidabile.
A pranzo Jay si era seduta alla destra di Ian, come se niente fosse, e lo stesso aveva fatto a cena, nello scalpore generale per quanto tutti  loro cercassero di non farci caso. Jade era stata latitante per quasi due settimane e nessuno di loro aveva voglia di sparire di nuovo, quindi se la ragazza aveva deciso di far finta di niente, loro l’avrebbero assecondata.
Paradossalmente Ian e Jade avevano ricominciato a parlarsi davvero civilmente con un semplicissimo puoi passarmi il succo di zucca?
C’era stata anche una serata che li aveva visti sparire dalle parti della Torre di Astronomia ed Elijah supponeva che con quella avessero messo una pietra sopra a tutto quel casino, ma non aveva voluto saperne nulla.
I giorni successivi la routine che li aveva abituati in quei sei anni era ripresa quasi magicamente: Roxanne aveva qualche buona parola per Lorcan almeno una volta al giorno, Jade e Ian avevano ripreso a gironzolare insieme ad Elijah scrivendo di tanto in tanto una lettera a James per rallegrare la sua convalescenza, Eva e Frank continuavano a tubare come colombi mentre Lysander aveva arricchito i suoi discorsi smozzicando il nome di Lily Potter qua e la, con grande gioia del fratello gemello che non perdeva mai l’occasione di tirargli una gomitata sulle costole quando vedevano passare la rossa del quarto anno.
Così tutto era andato splendidamente bene almeno fino a quando Jade, Ian ed Eli non avevano incrociato Gwen Shelley in corridoio e la Caposcuola Grifondoro aveva deciso di far valere la propria autorità di fronte all’ennesimo insulto: quindici punti in meno a Tassorosso e un viaggio di sola andata in infermeria per una fattura mangialumache erano stati l’esito della giornata. Anche se la faccia schifata di Gwen mentre vomitava lumache sulla schiena del ragazzo che le stava di fronte era stata impagabile.
Quando James aveva letto l’accaduto via gufo aveva riso per dieci minuti buoni, sotto lo sguardo dell’infermiera che meditava di trasferirlo nel reparto psichiatrico.
Dopo questo fatto persino le voci sul conto di Jade si erano quietate, probabilmente, pensava Elijah, c’era ancora qualche focolaio di pettegolezzo qua e la, ma nessuno aveva avuto più il fegato di darle contro pubblicamente, nemmeno e soprattutto Gwen.
Alcuni, come Vanille, tornata alla vita dopo esser stata chiusa in uno sgabuzzino da una Rose ben decisa ad avere le coordinate dei suoi recenti viaggi mentali, erano convinti che passato l’uragano Gwen Ian e Jade si sarebbero messi insieme e avrebbero vissuto spruzzando amore e cuoricini da tutti i pori, ma non era stato così.
Non lo era stato per niente ed Elijah non sapeva dire se fosse stato meglio o peggio, meglio perché ora poteva godersi i suoi amici senza sentirsi il terzo in comodo e finalmente li vedeva andare d’accordo come una volta, peggio perché mentre era palese che Ian fosse ancora cotto di Jade si vociferava che la ragazza avesse una storiella con Caleb McDuff, il barista dei Tre Manici di Scopa. E a nulla erano valse le risposte sempre negative di Jay al riguardo di fronte ad un Ian che bruciava come ardemonio dalla gelosia.
Fortunatamente, se c’era una decisione sensata che Ian avesse preso alla fine di tutto, era stata quella di non impicciarsi più nella vita privata di Jade, visto che non ne aveva alcun diritto, non più almeno.
Elijah si era trovato cinicamente d’accordo.
I giorni avevano preso a scorrere rapidi tra i MAGO che diventavano un pensiero sempre più concreto e i professori che li tartassavano di compiti, test ed esercitazioni con l’evidente proposito di portarli alle soglie del Natale con il cervello ridotto a una poltiglia informe, tralasciando il pensiero altrettanto pressante che recitava più o meno per tutti: cosa farò della mia vita quando sarò uscito da qui?
E anche se Frank continuava a sostenere che di tempo ne avevano in abbondanza per decidere, Roxanne aveva avuto una mezza crisi di panico quando si era resa conto che nel disgraziato caso in cui nessuna squadra di Quidditch l’avesse reclutata avrebbe dovuto trovare qualcos’altro da fare.
Fino a quel momento gli unici sicuri del proprio futuro erano Evangeline, che studiava come una matta da anni per essere ammessa ai corsi per diventare Medimago, Roxanne, che salvo imprevisti avrebbe tenuto il culo su una scopa per il resto dei suoi giorni, e Lysander, che avrebbe raggiunto Charlie Weasley in Romania per vivere un po’ con i draghi, dire che c’era già una passaporta con su scritto il suo nome era un eufemismo.
Ian, Jade ed Elijah evitavano di spendere troppe energie alla ricerca della carriera perfetta.
«Vanille ci aspetta in Sala Comune insieme agli altri » disse Jade staccandosi da Ian con lo sguardo puntato a terra prima di voltarsi verso Eli che si infilava la giacca del completo, «Dovreste vedere la faccia di Roxanne, non ha smesso di sbuffare da che Evangeline le ha infilato il vestito e ha preso a sistemarle i capelli ».
«La Weasley con un vestito? » chiese Elijah sorpreso, la bacchetta infilata nella manica della camicia, pronta all’uso, «Siete riuscite ad infilarle una gonna? Sul serio? ».
«Beh, non è che avesse molta scelta » ghignò Jade, «La Wetmore ha detto che vuole solo vestiti da sera e caviglie coperte ».

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Ingresso della Sala Grande, ore 21.02
«Cos’è Zabini? Non ti sei pulita le orecchie di recente? » sbottò Katherine squadrandola e studiando irritata ogni centimetro del suo abitino da cocktail, «Quando ho detto caviglie coperte intendevo con un vestito non con quelle cose inesistenti che dovrebbero essere calze ».
Grathia Zabini roteò gli occhi esasperata, «Santo Merlino, Katherine, è un vestito! Cosa vuoi che sia se non è lungo fino ai piedi?!».
Josh, appoggiato al muro a meno di un passo dalle due compagne di Casa, se la rideva allegramente sotto i baffi. Non aveva ancora capito come mai la Wetmore si fosse presa l’onere di organizzare il Ballo d’Inverno, ma alla fine avrebbe dovuto ringraziarla per quella masochistica idea, perché mentre lei si inalberava a causa di idiozie come la lunghezza del vestito della sorella di Damian, lui poteva godersela sadicamente alle sue spalle.
«Allora io e te non ci siamo capite » rispose la Wetmore puntandole contro la piuma che usava per segnare i presenti in una lista che alla meglio era lunga più di un metro, «Questo è il Ballo d’Inverno, non un sabba fatto intorno ad un falò con qualche bottiglia di whiskey incendiario. È un evento nato per essere elegante e di classe, ma soprattutto è un evento che quest’anno ho organizzato io e non permetterò che tu e questo vestito che ti copre a malapena il culo entriate qui dentro, sono stata chiara? Quindi le opzioni sono due, o allunghi quella gonna, o allunghi i tuoi tacchi a spillo verso il dormitorio ».
Nonostante la faccia paonazza di Grathia promettesse futura vendetta, alla fine la ragazza fu costretta a capitolare e a lasciare che l’altra le allungasse il vestito fino a terra.
«Benvenuta al Ballo d’Inverno » le sorrise amabilmente Katherine invitandola ad entrare in Sala Grande con un cenno della mano.
Josh non si sorprese troppo del gesto molto volgare e poco femminile che Grathia le rivolse.
«Mi spieghi perché continui a startene lì a fare l’avvoltoio? Non hai niente di meglio da fare? » berciò Kath fulminandolo con un’occhiataccia e Joshua si scostò dal muro arrivandole a fianco, le mani in tasca, una papillon verde scuro e un sorrisetto saputo dipinto in faccia.
«Sto aspettando la mia dama, Wetmore, è elegantemente in ritardo » rispose con nonchalance e lei ghignò divertita depennando l’ennesimo nome dalla lista.
«Sempre se esiste ».
«Fossi in te mi fiderei.. » sorrise malizioso prima di alzare una mano in cenno di saluto, «Buonasera Caroline ».
Katherine si voltò di scatto, inspiegabilmente curiosa di vedere chi fosse riuscito a rimorchiare quella piaga di Nott, e quasi si strozzò con la saliva quando vide Caroline Zane avanzare sorridente verso di lui, il vestito verde che le fluttuava intorno alle gambe, impalpabile, e i capelli castano chiaro lasciati sciolti sulla schiena.
«Scusa il ritardo, Joshua » disse prendendo il braccio che lui le stava cortesemente porgendo, «Aspetti da molto? ».
«Non ti preoccupare » le sorrise educato prima di rivolgersi a Katherine con una punta di perversa soddisfazione nella voce, «Wetmore, se volessi segnarci, Joshua Nott e Caroline Zane ».
«Benvenuti al Ballo d’Inverno » quasi ringhiò la Serpeverde invitandoli ad entrare mentre Josh la ignorava ridendo allegramente con la sua dama.
Per qualche strano motivo, Katherine sentì il desiderio di colpirli in testa con un oggetto contundente. Si era convinta che Joshua non sarebbe nemmeno venuto al Ballo d’Inverno e che nessuna ragazza della scuola avrebbe sopportato l’idea di passare la serata con una persona irritante come lui, e vederlo a braccetto con Caroline Zane, Corvonero, con due chilometri di gambe e i capelli più belli di tutta Hogwarts, dopo i suoi ovviamente, l’aveva lasciata un filino interdetta.
Che poi, come diavolo aveva fatto Nott a convincerla ad accettare il suo invito?!
Quella Serpe malefica..
«Ehi, Kath » la chiamò Charity raggiungendola da dentro la Sala, «Hai visto con chi è entrato Josh? ».
«Sì.. » smozzicò a malapena segnando l’ennesima coppia felice e con gli abiti in coordinato. Era stata precisa anche su quello, non voleva che la sua sala fosse un’accozzaglia di colori improbabili.
«Ti sei resa conto che è Caroline Zane, vero? ».
«Sì.. ».
«Damian mi aveva detto che ci avrebbe sorpreso, stasera, ma non pensavo che fosse lei..».
«Già.. ».
«Però sono una bella copp.. ».
«No » la spense Katherine puntandole contro la piuma che stava stritolando inconsciamente tra le dita, «Non sono un bel niente. Come abbia fatto quello sgorbio a convincerla ad accompagnarlo è un mistero. Lei deve essere sotto Imperius o qualcosa del genere, non c’è altra spiegazione ».
Charity fece mezzo passo indietro fissando la penna di pavone pensierosa prima di guardare l’amica negli occhi e scoppiare a ridere.
«Non ci posso credere! Tu sei gelosa di Josh!».
Katherine ci mise qualche secondo per metabolizzare quanto era uscito dalla bocca di quella testa cotonata poi le sue labbra si curvarono in una smorfia schifata.
«Ma hai bevuto qualche pozione delirante, per caso? Santa Atena quanto sei cretina.. ».
«Non posso credere che tu sia gelosa di Josh » continuò a ridacchiare Charity mollando la presa sulla stoffa bianca del vestito per portarsi le mani di fronte alla bocca e ridere un po’ più sguaiatamente.
«Charity, continua così e ti faccio ingoiare le paillette del corpetto..».
Un colpo di tosse le forò un timpano.
«Aspetta che lo sappia Damian ».
«..ad una ad una.. ».
Un altro colpo di tosse, persino più forte del precedente.
«..ma si può sapere che cavolo vuoi?!» esclamò voltandosi verso la fonte di quel rumore molesto.
Lorcan Scamander le sorrideva estatico, vestito di nero dalla testa ai piedi, mentre alla sua destra Roxanne Weasley sbuffava stizzita.
«Devi segnarci su quella maledetta lista per poter entrare, Wetmore » le disse la Grifondoro seccata, alzando gli occhi al cielo.
Un momento.. la Weasley-mora al Ballo? Cioè, al Ballo vestita persino da donna?!
Ma cosa stava succedendo?! Il mondo aveva deciso di ruotare nel senso opposto senza avvisarla?!
Katherine ebbe la forza di riprendersi solo sentendo la gomitata di Charity sfondarle la cassa toracica.
«Certo.. Benvenuti.. » biascicò mentre anche loro due la sorpassavano prima di perdersi tra gli studenti.
Le due Serpi li guardarono sparire con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite, palesemente e a ragione, sconvolte. Insomma, andavano a scuola con Roxanne Weasley da sette anni e non l’avevano mai vista con una gonna figurarsi sistemata per una serata come quella, con Lorcan, poi, lo stesso Lorcan che professava di odiare da che avevano memoria..
Il loro cuore da pettegole navigate stava per collassare a causa dello shock.
«Ma quella era.. ».
«Sì ».
«Ed era con.. ».
«Sì ».
«E aveva indosso un.. ».
«A giudicare dall’altezza anche dei tacchi ».
«E hai visto che fisico che.. ».
«Purtroppo sì ».
«E i capelli, quelli li hai.. ».
«Già ».
«Porca Morgana ».
«Sarà una serata divertente » ghignò Katherine maliziosa prima di lasciare Charity alle sue elucubrazioni per accogliere l’ennesima, felicissima, coppia.
«Benvenuti al Ballo d’Inverno ».
 
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Sala Grande, ore 22.01
Mordecai se ne stava in piedi vicino al tavolo ricoperto di decine di ciotole piene di liquidi dei colori più vari, circondate da centinaia di bicchieri che apparivano di continuo, sempre pieni, sempre desiderosi di essere bevuti. Lui aveva deciso di attaccarsi alla ciotola bianca, per il momento, e si sentiva pienamente soddisfatto della scelta mentre osservava la sua accompagnatrice ballare con suo fratello, la sua copia meno intelligente.
Vedendo Rowena ridere mentre Eli la faceva volteggiare in quel vestito violetto che per una volta non la faceva sembrare ancora più bassa, Mord cominciò a chiedersi perché alla fine la lasciasse sempre nelle mani del gemello quando era lui a invitarla, lui a passare più tempo con lei, lui a cercare di farle capire quanto fosse importante utilizzando la sua limitata e alquanto scadente capacità di manifestare affetto ed empatia.
Era sempre stata una cosa più forte di lui, non era affabile, non era carismatico, non era un gran conversatore e in realtà non era nemmeno tanto paziente da potersi applicare per migliorare un qualsiasi aspetto del suo carattere, però quando decideva di voler qualcosa, generalmente faceva carte false per ottenerla, di questo era piuttosto sicuro.
Allora perché non riusciva a tenersi stretta Rowena Dale?
Trangugiò l’ennesimo bicchiere di quel liquido latteo che bruciava in gola come lo zenzero e si convinse che forse il suo fosse semplice masochismo, o magari forza dell’abitudine visto che alla fine le aveva sempre date vinte ad Elijah, in un modo o nell’altro.
Quando erano piccoli e andavano nella casa al mare finiva sempre con il concedergli di dormire sopra nel letto a castello mentre lui soffocava nella polvere in quello sottostante, quando erano andati a Diagon Alley per comprare la loro prima bacchetta, lo aveva lasciato scegliere per primo, finendo ignorato dalla madre mentre in silenzio sceglieva la propria. Nel dargliela Olivander lo aveva guardato sottecchi, studiandolo un istante prima di ridacchiare allegro e borbottare qualcosa di incomprensibile sui gemelli.
Noce nero, crine di unicorno, 12 pollici, non flessibile.
Poi c’erano state tutte le volte in cui Elijah aveva fatto i capricci per una qualsiasi cosa, come giocare con la neve, cosa che lui invece odiava, oppure aprire per primo i regali di Natale, o ancora salire con il padre sulla scopa nonostante la loro madre si opponesse fermamente. Alla fine Eli faceva sempre quello che voleva mentre Mord aveva imparato a starsene a guardare e sospirare in silenzio, controllandolo di tanto in tanto.
Poi erano arrivati a scuola ed erano finiti nelle due Case che stavano agli antipodi in qualsiasi cosa ed Elijah aveva cominciato a non sopportarlo, a lamentarsi di quel fratello che in realtà faceva ben poco per dargli fastidio, ma la situazione, Mordecai se ne rendeva conto di tanto in tanto, non era cambiata, Eli continuava a vincere sempre.
«Tu non eri venuto qui con la Dale? » chiese una voce corrucciata alla sua sinistra e il Serpeverde voltò appena la testa verso quella direzione, giusto per scorgere il profilo di Katherine, intenta a sorseggiare qualcosa di rosa.
Mordecai non rispose subito, probabilmente sorpreso dal fatto che la Wetmore gli rivolgesse la parola in maniera così spontanea e senza sputare qualche cattiveria su Rowena, come accadeva spesso e volentieri. Bevve un altro sorso di non sapeva cosa e la guardò di nuovo meditando sul fatto che solo lei sarebbe mai potuta star bene con un abito arancione come quello che aveva indosso.
«Sta ballando con mio fratello » rispose incolore osservando distrattamente le labbra della compagna di Casa arricciarsi.
«Perché?» chiese contrariata.
«Ma che razza di domande fai? Perché lui gliel’ha chiesto ».
«No.. perché tu glielo hai permesso? È venuta con te, stasera, non con lui ».
Mordecai non aveva una risposta. Masochismo? Abitudine? Era un discorso troppo complesso perché la Wetmore potesse capirlo.
«Sai, Mordecai, non tifo per nessuno in questa sorta triangolo ma come ho avuto la lungimiranza di far notare un po’ di anni fa, la Dale è la ragazza dei Faraday » disse Katherine pronta a raggiungere di nuovo il suo accompagnatore, «Quindi è anche tua, vai e prenditela ».
Detto questo sparì tra i vestiti svolazzanti che affollavano la pista da ballo.

«Pensavo che Molly sarebbe venuta con Alexander, questa sera » disse Roxanne rendendosi conto della mancanza della cugina mentre Lorcan le passava un bicchiere di sidro, rabbuiandosi appena.
«Diciamo che ci sono stati diversi problemi, oggi » rispose spicciò guardandosi attorno.
La Weasley lo squadrò inarcando un sopracciglio poco convinta. Se davvero quel biondino pensava di potersela cavare così con lei non aveva capito proprio niente.
«Mi hai convinta a venire qui con te ricattandomi, mi sono dovuta infilare questo coso insopportabile e cammino su un paio di trampoli, per non parlare del male che ho patito quando Evangeline ha deciso di conciarmi la testa in questa maniera » esordì puntandogli addosso gli occhi scuri, «Come minimo, ora, mi spiegherai cosa è successo nella Sala Comune dei Corvonero senza che io ti cavi le parole di bocca ».
Lorcan alzò gli occhi al cielo. Dire che l’aveva portata lì con un ricatto era una vera esagerazione, sarebbe stato più corretto affermare che aveva usato le sue innate doti persuasive e la sua perseveranza, se non altro gli avrebbe fatto più onore di un blando ricatto. Anche se rubarle da sotto il naso la busta in cui le dicevano che era stata invitata a partecipare ai provini dei Ballycastle Bats prima che lei potesse aprirla e dirle che gliel’avrebbe restituita solo in cambio di un sì al suo invito, era stato un po’ subdolo. Approfittare del fattore impazienza mischiato all’ansia era stato un colpo basso, ma in quel momento la Weasley se ne stava in piedi davanti a lui con indosso un vestito da sera e le labbra colorate di rosso, quindi non riusciva a sentirsi davvero in colpa.
«Potevi sempre cruciarmi e riprenderti la lettera » obiettò cercando di cambiare argomento.
«Allora considera la mia presenza qui il regalo di Natale che non ti avrei mai voluto fare » rispose veloce, «Stavamo parlando di Molly.. ».
«Tu stavi parlando della quattrocchi, io stavo.. ».
«Lorcan, piantala » disse spegnendo definitivamente ogni suo futuro tentativo di svicolare.
Lo Scamander si grattò la testa capitolando.
«È una storia lunga.. ».
«Hai tutto il tempo che vuoi, ballare non è tra i miei passatempi preferiti ».
Così lui le raccontò a grandi linee quello che era successo quel pomeriggio, sperando che Roxanne non decidesse di prendere le parti della cugina, perché altrimenti la serata avrebbe avuto un esito tutt’altro che piacevole.
Come si sarebbe potuto facilmente immaginare, Molly Weasley non era esattamente la ragazza che nella scuola poteva vantare la più vasta gamma di pretendenti pronti ad invitarla a una qualsivoglia festa, così i suoi compagni di Casa, meglio identificabili con i nomi di Emma Nieri e Oliver Cromwell, si erano messi d’impegno e avevano cercato qualcuno disposto a passare una serata con lei, o quanto meno ad accompagnarla fino all’ingresso. Katherine era stata chiara, si accettavano solo coppie vestite in coordinato.
Alla fine la scelta era ricaduta su Alex Olivander, un giovane allampanato con dei grandi occhiali quadrati e il naso sempre infilato saggiamente tra le pagine di un libro.
Molly ovviamente non era stata entusiasta della cosa e Lorcan aveva avuto l’accortezza di farle notare che nessun altro si era mostrato disposto a passare del tempo con lei, quindi si sarebbe dovuta accontentare.
Forse aveva esagerato, lo ammetteva, ma non sopportava malamente Molly Weasley e vederla lamentarsi dopo che Oliver aveva perso ore del suo tempo a convincere Alex pur di non lasciarla chiusa in camera anche il suo ultimo Ballo d’Inverno, l’aveva fatto sbottare.
Oliver era intervenuto cercando di calmarli, Molly era sempre più rossa in viso e, come succedeva di tanto in tanto alle Weasley, che non erano esattamente maestre dell’autocontrollo, era esplosa con un commento velenoso su Judith Swift, la ragazza che Oliver aveva invitato. Non ricordava esattamente le parole ma sapeva che erano state parecchio pesanti, visto che persino Emma l’aveva richiamata all’ordine sconvolta.
Oliver a quel punto aveva preso la porta e se n’era andato, lui fuori dalla Sala Camune e Molly verso il dormitorio. Quando Emma aveva cercato di fermarla, l’altra l’aveva scansata in malo modo sibilando: «Xavier Knight, eh? Quando avevi intenzione di dirmelo?» ed era sparita.
Emma era scoppiata a piangere, Lorcan aveva rincorso Oliver e Alex aveva deciso che al Ballo ci sarebbe andato con una ragazza di qualche anno più piccola di loro che aveva conosciuto in Biblioteca.
«So che è tua cugina, Rox » concluse infilando le mani in tasca, «Ma non aveva alcun diritto di trattare così Oliver, quel ragazzo le vuole bene, per qualche motivo, e invece lei si comporta come se tutti stessero un paio di gradini sotto di lei. Dovevi vedere la faccia di Oliver, sembrava lo avessero pugnalato alle spalle.. Non parliamo poi di Emma, abbiamo dovuto trascinarla fuori dal dormitorio stasera, si sente talmente in colpa per quello che è successo che voleva rimanere a piangere su una poltrona ».
«Diciamo che non ha fatto una bella figura nel non dire a Molly di Knight » commentò Roxanne, Lorcan scosse la testa.
«Io invece la capisco, Emma stravede per Molly e lei odia i Serpeverde, aveva paura della sua reazione, pensava che l’avrebbe.. boh.. disconosciuta ».
«Secondo me si è sentita presa in giro ».
«Indubbiamente, però poteva reagire in un altro modo ».
«Ad esempio? Non è che tu sia la persona più diplomatica su questo pianeta, Scamander. Mi tormenti da anni e non hai mai pensato di cambiare atteggiamento ».
«Adesso sei qui.. » ci tenne a sottolineare facendo spallucce.
«Ma questo non ha diminuito la mia voglia di darti in pasto al cane a tre teste di Hagrid, o ad un Tranello del diavolo.. le possibilità sono infinite in una scuola di magia ».
«Sei sempre così carina con me » ghignò sarcastico e  Roxanne ricambiò sorridendo sardonica.
«Sono anni che cerco di trovare un modo per farti sparire e ho molta inventiva » mentre parlava, la voce autoritaria della McGranitt annunciava che stavano per avere inizio le danze che avrebbero ufficialmente aperto il Ballo d’Inverno, così Roxanne gli afferrò un braccio e lo trascinò verso il centro della pista.
«Se vuoi che ti segua, Weasley, non hai che da chiedere » mormorò Lorcan una volta fermi e Roxanne inclinò di lato la testa pensierosa, prima di tirargli un pugno sul braccio.
«Ahia! ».
«Zitto e concentrati, non sono brava in queste cose e vorrei evitare di schiantarmi contro il pavimento » borbottò la ragazza appoggiandogli una mano sulla spalla mentre sentiva quella di Lorcan stringerle il fianco, «Quindi vedi di non farmi inciampare ».
«Se ti chiedessi di darmi fiducia lo faresti? » chiese allora guardandola dritto negli occhi, Roxie non abbassò lo sguardo per puro orgoglio.
«Probabilmente no » rispose curvando un angolo delle labbra, mostrando quella fossetta che la rendeva molto più la Roxanne che a lui piaceva tormentare.
La prima nota si diffuse nell’aria, un tono incredibilmente caldo.
Rox sentì un brivido scorrerle lungo la schiena e trattenne il fiato quando la voce di Lorcan le sfiorò l’orecchio.
«Al mio tre, Weasley, prova a fidarti di me ».
Uno.
Due.

«So che non volevi venire qui con me, mi dispiace » mormorò Ian muovendo il primo passo, gli occhi puntati oltre le spalle dritte di Vanille, verso la testa bionda di Jade.
La ragazza sorrise appena, lasciandosi guidare, lo sguardo perso di fronte a lei, verso la i capelli leggermente spettinati di Albus che ballava con Faith McBride.
«L’alternativa era leggere in Sala Comune circondata dai bambini » rispose tranquilla, «Preferisco la tua buona compagnia all’autocommiserazione ».
«Grazie, non sono molte le ragazze che la pensano così al momento » commentò Ian con una punta di ironia, Vì si lasciò sfuggire un accenno di risata.
«Inoltre » continuò la bionda dopo una giravolta, «Visto che nessuno di noi due può stare con la persona con cui vorrebbe, tanto vale che stiamo da soli insieme, non credi? ».
«Hai sistemato le cose con Albus? » chiese Ian guardandola con la coda dell’occhio, lei scosse la testa con gli occhi lucidi.
«Di solito a questo genere di feste veniamo sempre insieme » disse con un filo di voce, «Non mi parla da quasi una settimana ».
Ian non disse niente, si limitò a stringere la mano che teneva stretta nella propria mentre l’ennesima giravolta li separava. Non aveva un gran rapporto con Die Vanille ma gli capitava spesso di chiacchierarci insieme, quando andava a vedere gli allenamenti di Quidditch e lei restava in panchina, quando si trovavano in Sala Comune e chiedevano ad un elfo di portar loro delle cioccolate calde, quando si ritrovavano a mangiare in Sala Grande, quando James voleva infastidire il fratello parlandole.
«Hai fatto la cosa giusto, Vanille » cercò di confortarla e lei riportò gli occhi sulla testa di Albus, quasi inconsapevolmente.
«Lo so.. razionalmente parlando » prese un respiro profondo, «Ma non cambia il fatto che io gli abbia spezzato il cuore. So che sentimenti lo legano a sua fratello, rivalità, desiderio di primeggiare, spesso invidia ma.. penso a come deve essersi sentito quando gli ho detto che non posso corrispondere i suoi sentimenti a causa di Jamie. L’ho ferito e non riesco a perdonarmelo ».
«Se ti può consolare in qualche modo, di recente ho scoperto che ogni cosa si sistema a modo suo » disse guardandola rassicurante, «Dagli tempo, una volta compreso che a prescindere da James non l’avresti ricambiato, se ne farà una ragione ».
«Non voglio perderlo, Ian » confessò.
«Purtroppo, Vì, non dipende più da te ormai ».

«Sei proprio bella, questa sera » sorrise Frank guardandola in faccia solo per lo sfizio di vederla arrossire, era così carina quando arrossiva.
«Con questa, me l’hai già detto dieci volte » rispose sorridendo a sua volta imbarazzata, ben consapevole di avere le guance come due pomodori e di quanto il suo ragazzo fosse tremendamente entusiasta di quello scomodo dettaglio.
Non amava stare al centro dell’attenzione e lui lo sapeva, quel perfido Grifondoro.
«Era vero anche le nove precedenti » disse tranquillo guidandola ad indietreggiare di qualche passo mentre danzavano in tondo e il vestito blu di Evangeline si muoveva sinuoso con loro.
Eva gli pizzicò la spalla inclinando appena la testa verso destra in un ammonimento che di serio aveva poco o niente. Frank ridacchiò appena prima di alzare la testa e guardare alle spalle della sua compagna una testa bionda che parlava a bassa voce ad una testa rossa e un poco più bassa.
Sospirò appena, corrugando la fronte pensieroso e un po’ preoccupato.
Evangeline alzò lo sguardo verso l’alto, esasperata, prima di pizzicarlo di nuovo, questa volta un poco più forte.
«Smettila di controllarlo, non è un bambino, sa cavarsela perfettamente da solo » mormorò guardandolo dritto negli occhi, cercando di rassicurarlo anche in quel modo, ma il suo ragazzo era entrato in modalità mamma chioccia e non ne sarebbe uscito se non a serata conclusa.
Frankie arricciò le labbra piuttosto scettico.
«È la prima volta che lo vedo con una ragazza, scusa se preferisco tenerlo d’occhio » borbottò indispettito, ma lei decise di non dargli corda.
«Ne parli come se Lily potesse decidere di dare di matto e staccargli la testa ».
«Non è quello.. è solo che non voglio ci resti troppo male se le cose non dovessero andare bene come spera » disse il Grifondoro.
«Ha diciassette anni Frank, non due, se le cose dovessero andare male sarai lì per consolarlo e spiegargli che non è una tragedia » rispose lei, «Deve imparare a camminare con le sue gambe, altrimenti passerà la sua vita tra noi e tutte le bestiole che gli piacciono tanto ».
Frank la guardò ancora poco convinto, non sapendo esattamente se e cosa ribattere. Non era figlio unico, aveva ben due sorelle più piccole di cui preoccuparsi ma Alice aveva otto anni e Amanda solo sei, quindi era cresciuto praticamente come tale. Questo aveva fatto sì che i gemelli Scamander diventassero un po’ come i suoi fratelli acquisiti, in particolare il piccolo Lysander, con quegli occhi grandi e blu, i capelli chiarissimi e l’aspetto gracilino, gli era sempre sembrato qualcosa di fragile, una specie di fratellino.
E i fratelli minori vanno protetti, quindi lui difendeva il piccolo, ingenuo e dolce Lys.
Evangeline continuava ad osservarlo sottecchi, l’aveva fatto da quando Lysander aveva offerto il braccio a Lily Potter per accompagnarla fuori dalla Sala Comune e non aveva smesso nemmeno quando erano arrivati in Sala Grande e avevano cominciato a danzare. Frank gli aveva staccato gli occhi di dosso solo quando doveva guardare lei o evitare di andare a sbattere addosso a qualcuno. Le sembrava di avere a che fare con una madre apprensiva e per quanto capisse le sue ragioni era anche del parere che Lys dovesse fare tutto questo da solo, senza la loro presenza invadente. Per questo si era rifiutata di andare a parlargli e aveva trattenuto Frank quando aveva deciso di andarci da solo.
«Tu non capisci.. sai che vuole invitare Lily al Ballo dalla Feste d’Inizio? Voglio dire, sono mesi che ci rimugina sopra! Tralasciando il fatto che quando si è reso conto che non avrebbe potuto chiedere direttamente a James il permesso di invitarla qui stasera è andato nel panico! È ancora convinto di aver fatto un gesto riprovevole nel non ricevere la sua approvazione ».
«Come se Lily avesse bisogno dell’approvazione di Jamie » ridacchiò Evangeline immaginando Lysander che camminava su e giù per la stanza mugugnando frasi sconnesse con le mani nei capelli, era una scena molto plausibile, in effetti.
«Eh, io e te lo sappiamo, lui un po’ meno » sospirò Frank continuando a guardarlo mentre parlava con la piccola di casa Potter e anche questa volta ad Eva quell’occhiata non sfuggì.
«Lily è una brava ragazza, è carina, disponibile e sono sicura che non illuderebbe mai Lys in nessun modo » lo rassicurò alla fine, convinta che tra lo Scamander e Frank fosse quest’ultimo quello più in ansia, «È il nostro ultimo Ballo d’Inverno, Frank, tu non indosserai mai più un frac e io non indosserò mai più un vestito come questo, non cammineremo più su una neve incantata che non bagna i vestiti  e non balleremo più un ballo così in questa sala. Godiamocelo e basta ».
Il ragazzo la guardò regalandole un sorriso di scuse perché onestamente a tutto quello non aveva pensato e un po’gli dispiacque aver dedicato tutto il suo tempo a tenere sotto controllo Lysander quando aveva Evangeline davanti.
«Te l’ho mai detto che ti amo? » le disse facendole fare una giravolta e lei rise lasciando che la mano che aveva poggiato sulla sua spalla salisse fino ad accarezzargli dolcemente la nuca.
«Almeno un migliaio di volte » rispose e lui sorrise ancora un po’.
«Ed era vero anche tutte le volte precedenti ».

«Dovresti smettere di venire a queste feste con me, Louis, prima o poi qualcuno comincerà a pensar male, molto male » mormorò Lucy con il suo solito tono di voce, tranquillo e privo di particolari inflessioni, come se stesse parlando del tempo.
Louis curvo un angolo delle labbra, così tipico che si preoccupasse per lui.
«Non è importante quello che gli altri pensano » rispose pacato, «Ricordi cosa ha detto la Wetmore? Serviva un’accompagnatrice per entrare in sala, questa sera, e sei la migliore che potessi desiderare ».
«Lusingata » rispose tenendo gli occhi fissi davanti a sé, la fronte appena increspata da qualche pensiero di troppo, «Ma non mi farai cambiare idea al riguardo ».
«Cosa guardi? » le chiese allora nella speranza di cambiare discorso.
«I nostri parenti.. » mormorò distrattamente, quasi non lo stesse davvero ascoltando, «Sono persone estremamente incasinate ».
«Davvero? » rise sarcastico Louis.
«Albus si muove come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa di stupido » spiegò meditabonda, «Probabile che la Hillyard si sia decisa a far crollare tutte le sue speranze su un possibile futuro insieme. Rose continua a lanciare occhiate di sottecchi a Malfoy, probabilmente è gelosa della sua nuova fidanzata. Mia sorella non è venuta e a giudicare dallo sguardo della Nieri e di Cromwell i tre devono aver discusso, mi spiace per Judith, teneva particolarmente al buon esito di questa serata.. Non capisco ancora come Lorcan abbia convinto Roxanne a seguirlo, stasera, ma sono soddisfatta che almeno Lysander abbia trovato il coraggio di invitare Lily, spero ne nasca qualcosa di buono ».
«Tu che auguri qualcosa di buono ad uno qualsiasi dei tuoi parenti? » commentò Louis stupito, «Senti lo spirito natalizio, Lucy? ».
«No, per niente » rispose piatta, «Sottolineavo quanto la nostra sia una famiglia piena di problemi ».
«Tutte le famiglie ne hanno, Lucy, noi siamo solo in tanti quindi il numero dei problemi aumenta esponenzialmente ».
«Io non ho alcun problema » chiarì guardandolo negli occhi, «Nemmeno tu, sono gli altri a preoccuparmi ».
«Più che preoccuparti mi pare ti infastidiscano ».
«Credo facciano entrambe le cose » rispose pacata, «Sono tutti così caotici ».
«Avresti bisogno di un uomo, sai? » le disse ad un certo punto il cugino con un sorriso malizioso, «Di questo passo diventerai sempre più acida ».
«Eppure continui a gradire la mia compagnia, mi pare » borbottò guardando le loro mani intrecciate.
«Perché so che in fondo sei una persona estremamente buona, Lucy, mi piacerebbe che lo scoprissero anche gli altri, non sanno cosa si perdono » rispose con un riso che lei ricambiò apertamente, come capitava rare volte.
«Mi basta che lo sappia tu » rispose continuando a sorridere, «In fondo quello che pensano gli altri non è poi così importante, no? ».

«Credo che ora l’intera scuola ti odi sul serio, sai? » ghignò Elijah facendole fare un’ultima giravolta.
«Tu dici? » rispose ridendo Jade e lui annuì fingendosi terribilmente dispiaciuto.
«Ti sei appena presa anche l’ultimo dei tuoi amici, di questo passo si comincerà a vociferare che facciamo cose a quattro nelle aule vuote del terzo piano » spiegò Eli aggrottando le sopracciglia, «Che poi, cosa passano fare tre uomini con una sola donna.. è qualcosa che dà da pensare, non credi? ».
«Solo tu ci puoi pensare » commentò, «Tu e James, probabilmente, è incredibile quanto male vi siate fatti a vicenda in questi anni ».
«Io direi che ci siamo migliorati vicendevolmente » la corresse con ghigno malandrino.
«Certo, avete raggiunto livelli di depravazione inconcepibili ».
«Qualcuno doveva bilanciare la presenza tua e di Ian » disse come se fosse ovvio, «Per ogni santo c’è bisogno di un peccatore e io e Jam ci siamo offerti volontari per questo ingrato compito ».
«Mai stata una santa » scosse la testa Jade, «Mai in tutta la mia vita, ne sono assolutamente certa ».
«Forse, ma il moralismo tuo e di quell’altro rischiava di farci diventare vecchi prima del tempo, la nostra immagine ne avrebbe risentito, e poi non dire che non ti stai divertendo perché non ti crederei ».
«Ballare ti fa decisamente male, Eli » rise mentre la musica andava pian piano spegnendosi e loro due erano costretti a staccarsi per l’inchino di rito che decretava l’ufficiale fine della danza d’apertura.
Il resto della serata sarebbe stato all’insegna di bicchierini colorati e musica di ben altro genere, con tanti saluti all’eleganza e alla pomposità a cui ambiva la Wetmore.
«Vuoi bere qualcosa? » le chiese a quel punto mettendole un braccio intorno alle spalle per farsi reggere mentre le si accasciava praticamente addosso, «Queste danze così complicate mi sfiancano ».
Jade scoppiò nuovamente a ridere, «In realtà mi chiedevo se volessi accompagnarmi un secondo fuori,  ho bisogno di una boccata d’aria prima di sprofondare definitivamente nel delirio di questa sera.. ti ricordo che hai promesso di farmi ubriacare ed è l’unico motivo per cui ho accettato il tuo invito ».
«Tranquilla, non l’ho dimenticato » rispose facendole l’occhiolino, «Bene, usciamo e poi ci diamo alla pazza gioia, ho contato un sacco di colori sul tavolo quest’anno e spero vivamente che la Wetmore non abbia messo solo succo di zucca e burrobirra in quei cosi, perché altrimenti la mia vendetta potrebbe essere piuttosto violenta ».
«Scemo.. » sorrise Jade mentre lui la prendeva sottobraccio per condurla verso l’uscita della Sala Grande.
Elijah non ricordava di essersi divertito così tanto da prima dell’incidente di James e, pensò con un certo rammarico, era assurdo perché un tempo loro quattro si divertivano sempre in quel modo, indipendentemente da chi fosse con chi. Era questo il bello del loro gruppo, non c’era veramente una personalità che dominasse sulle altre, certamente lui e James erano più estroversi ma non era davvero importante quando erano solo loro, senza nessun altro. Sperava davvero che le cose potessero rimanere così, senza subire altri bruschi cambiamenti di rotta.
Non era un amante dei cambiamenti ed era il tipo di persona abbastanza saggia da non voler tensioni tra le persone che lo circondavano.
Mentre pensava a tutto questo, spensierato come non gli capiva da un po’, lui e Jade si erano spinti oltre l’ingresso della scuola e per qualche strano motivo erano finiti a camminare vicino all’ingresso ai sotterranei.
«Ehi, Jay, sei già ubriaca? » scherzò allegro, «Pensavo volessi prendere un po’ d’aria ».
Quando non gli giunse nessuna risposta si voltò verso di lei perplesso e un po’ preoccupato, che si sentisse poco bene?
La ragazza teneva lo sguardo basso, gli occhi chiari socchiusi e le labbra tese in una linea dritta e per un attimo vide l’indecisione sporcarle i tratti del viso, ma fu solo un istante, poi alzò la testa e si voltò verso di lui. Lo guardò sinceramente dispiaciuta prima di appoggiargli una mano sulla guancia. Elijah non capiva cosa stesse succedendo, continuava solo a guardarla confuso, aspettando che dicesse qualcosa per spiegarsi o che gli chiedesse di tornare al ballo, ma lei sembrava non aver alcuna intenzione di fare nessuna delle due cose, rimaneva solo lì a guardarlo veramente dispiaciuta. Come se stesse per fare qualcosa di estremamente deplorevole.
«Jade.. cosa..? » stava per chiedere ma non ebbe nemmeno il tempo di finire.
«Mi dispiace tanto Elijah » disse in un sussurro prima che il corpo dell’amico diventasse duro come la pietra e si schiantasse contro il pavimento dei sotterranei con un tonfo sordo. Nessuno lo avrebbe sentito, erano abbastanza lontani dalla Sala Grande e dalle stanze del professor Eastwood o dal dormitorio Serpeverde.
Eli continuava a guardarla, pietrificato con ancora quell’espressione confusa a deformargli il viso, non si era nemmeno reso conto che avesse tirato fuori la bacchetta dalla borsa.
Continuava a non capire cosa stesse succedendo, era tutto così privo di logica, surreale.. perché mai Jade avrebbe dovuto lanciargli contro un incantesimo del genere? Cosa stava succedendo? Voleva delle spiegazioni ma non poteva muoversi e non sapeva cosa fare..
«Prometto che ti spiegherò tutto, Eli, lo giuro » disse la ragazza chinandosi vicino a lui, la mano che ancora stringeva la bacchetta d’ebano, «Ma adesso non posso e mi dispiace così tanto che sia finita in questo modo, era il nostro ultimo Ballo d’Inverno, in fin dei conti.. mi dispiace tanto ».
«Sei in perfetto orario, piccola Jay » ghignò una voce alle sue spalle e Jade si voltò di scatto fulminando il suo interlocutore con un’occhiata di disappunto.
«Cosa ti aspettavi? » rispose alzandosi in piedi, una mano corse subito a sistemare la gonna del vestito, «Non sono d’accordo con tutta questa faccenda ma non ho alternative, giusto? In più me l’ha chiesto lo zio Draco.. vediamo di muoverci almeno ».
«Sei ancora arrabbiata con me, vero? » chiese l’altro con una punta di rammarico e Jade sbuffò infastidita.
«Non sono arrabbiata, sono solo delusa » rispose fredda, «Ma a quanto pare è un vizio degli uomini farmi tante moine solo per chiedermi qualcosa in cambio ».
«Dovevo guadagnarmi la tua collaborazione, era il modo più semplice, altrimenti non mi avresti nemmeno ascoltato. E non erano solo moine, te l’ho già detto ma tu continui a non credermi.. ».
«Lasciamo perdere questo discorso, sa di vecchio ormai » lo bloccò con un gesto secco della mano, «Devi solo bere la polisucco e metterti i suoi vestiti poi potremo andare ».
«Hai notato qualcosa di strano? » chiese il mago bevendo un sorso di pozione con una faccia decisamente schifata.
«Se tralasciamo la Harris che sembra non aver intenzione di accanirsi contro Scorpius almeno per questa sera direi di no, le ha accidentalmente pestato l’orlo del vestito e lei non ha fatto niente » spiegò Jade con noncuranza, «Sarà lo spirito natalizio o qualcosa di simile ».
Intanto Elijah continuava a starsene immobile sul pavimento freddo, sempre più confuso, chiedendosi perché Caleb McDuff avesse preso il suo aspetto davanti ai suoi occhi e meditasse di rubargli i vestiti.
Che diamine stava succedendo?!







Note dell'autrice:
Buonasera a tutti!!
Allora, il capitolo finisce oscenamente, lo so.. e questo succede perché si presuppone un seguito che giuro arriverà prima della fine dell'anno, e visto che siamo a gennaio credo di potercela fare :) Sul capitolo non ho niente da dire se non che inspiegabilmente il mio amore per Katherine Wetmore continua a crescere di giorno in giorno, per lei e per Joshua che sono gli unici due personaggi che si scrivono praticamente da soli, credo potrei anche scrivere una storia solo su di loro e mi divertirei comunque un sacco :)
Dopo queste blande considerazioni, ci tengo a ringraziare di cuore chi segue, preferisce e ricorda la storia, chi semplicemente la legge e chi mi grazia con una recensione, prima o poi risponderò, lo prometto!! Sono un'autrice pessima ma amen..sopportatemi finchè potete ;)
Tanti baci,

Najla






  
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