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Autore: MmeBovary    08/01/2014    1 recensioni
Quando Hermione si ritrova a dover scontare l’ennesima punizione per una lite tra Harry e Draco, crede di aver toccato il fondo. Non si aspetta che le cose possano peggiorare esponenzialmente e il suo mondo e quello di Draco possano finire sottosopra...
Ma il pandemonio e lo scambio di vite che seguiranno apriranno per sempre gli occhi di due ragazzi che non si erano mai accorti di non aver capito nulla l’uno della vita dell’altra... di cosa si provi a nascondersi sotto l’altrui pelle.
[Cap.3: Quando finalmente riaprì gli occhi, Hermione Granger non riuscì a pensare che a una cosa: la sua testa stava per spaccarsi in due.
Lentamente la sua memoria cominciò a trasmetterle brandelli di informazioni utili.
La rissa in corridoio, la punizione serale, il litigio con Malfoy, l’improvvisa oscurità. [...]
Scattò a sedere come se si fosse scottata, spalancando gli occhi e capì che c’era qualcosa che non andava. [...]
Per alzarsi si era tirata dietro la seta purpurea che copriva le sue forme nude e si era resa conto che qualcosa le impediva di trascinarla oltre.
O forse sarebbe stato meglio dire qualcuno…]
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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2. IMPREVISTI





“Allora, Granger... Ci vediamo qui fra…uhm… un’ora e tre quarti?” – precisò Malfoy non appena Hagrid e Harry furono fuori portata d’orecchio.
Si lasciò cadere a sedere su un vecchio tronco rovesciato e coperto di felci, con tutta l’intenzione di non fare una pluffa fino allo scadere del tempo.
Lei portò le mani sui fianchi e fronteggiò quella Serpe sfrontata.
“Eh no, carino! Tu lavorerai con me alla ricerca di quei cosi! Non sia mai che io ti lasci qui a poltrire!”
Il ragazzo scosse il capo.
“L’unico modo che hai per trascinarmi con te in questa assurda ricerca è probabilmente legarmi ad una tua gamba…” – soffiò.
“Non essere ridicolo Malferret…” – frecciò lei in risposta – “Se ti avessi legato ad una gamba preferirei segarmela prima di fare un passo attaccata a te…”
Lui accolse la provocazione con un’alzata di spalle e un sorriso.
“Vale lo stesso per il sottoscritto. Quindi chi ci costringe a passare insieme le prossime due ore della nostra vita? Svolgi il tuo compito. Porta a termine la tua missione. Salva il tuo curriculum dall’onta di questa punizione e soprattutto lasciami in pace!”
Hermione scosse i folti ricci castani senza smettere la propria posa autoritaria.
“La punizione è stata data a entrambi quindi non farei il mio dovere se non sorvegliassi anche te nello svolgimento della ricerca… Senza contare che…” – le sue parole si spensero in un colpo di tosse imbarazzato che attirò l’attenzione del biondo.
“Senza contare che cosa, Granger?”
“Niente.”
“Oh sì invece… Senza contare che da sola per la Foresta hai paura, vero?”
Lei arrossì violentemente e tentò di negare.
“Ma se ci ho passato molto più tempo di te!”
“Ciò non toglie che la prospettiva di scorrazzarvi senza il tuo San Potter non sia per te allettante…”
“Piantala, Malfoy!”
“L’indomita Granger senza macchia e senza paura ha paura allora…”
La Grifondoro mise il broncio.
“Non sono di ghiaccio io…”
Draco arricciò le labbra in una smorfia stanca. Detestava e fomentava al tempo stesso il cliché di uomo di ghiaccio che aleggiava attorno alla sua figura e che in fin dei conti aveva creato lui stesso.
Principe delle Serpi.
Uomo di ghiaccio.
Figlio di Mangiamorte…
Quante etichette per una persona sola…
“Dovrei cogliere un riferimento alla mia persona, Granger?”
“Vedi un po’ tu… Puoi dimostrare il contrario?” – ritrose la bruna lasciandosi cadere seduta al suo fianco.
Draco le lanciò uno sguardo obliquo cercando di capire cosa avesse in mente con quel gesto e involontariamente si irrigidì, allontanandosi da lei.
Hermione scosse il capo. Non aveva alcun secondo fine oltre quello di riposare le gambe nel sedersi accanto a lui ma la irritava il fatto che il solo contatto con lei lo schifasse tanto.
“Guarda che non mordo, Malfoy…”
Il ragazzo sogghignò sornione.
“Ah, no? Beh neanche io… fuori dalla camera da letto…”
La reazione della Grifondoro fu uno scatto di vergogna subitaneo. Tornò in piedi e gli rivolse le spalle, evidentemente pentita di aver tentato con lui un approccio umano. Niente da fare con la Serpe avrebbero dovuto litigare per quelle due ore così come per il resto dell’anno e poi finalmente le loro strade, con somma gioia di entrambi, si sarebbero divise probabilmente per sempre.
Draco intanto si faceva beffa del suo pudore ostentando un sorriso tronfio di soddisfazione per averla saputa mettere in imbarazzo.
Col tempo aveva capito che c’erano poche cose in grado di far perdere le staffe alla Granger e che esse erano, nell’ordine: toccare anche solo con un dito i suoi preziosi amici e compagni di Casa, offendere le sue origini babbane e infine fare lascive insinuazioni sulla sua vita sessuale. Se si voleva farla arrossire bastava menzionare la parola sesso…
“Che c’è, Granger, a te e a Weasley piacciono altri tipi di giochetti?”
“Falla finita Malfoy!”
Le guance di Hermione avevano raggiunto la tonalità del succo di melagrana matura. La sua natura riservata le rendeva imbarazzante parlare di certi argomenti anche con sua madre, figuriamoci con la Serpe! E poi le chiacchiere riguardo la sua storia con Ron, che la inseguivano da ben un anno, erano ormai decisamente soffocanti e fastidiose. Si erano scambiati un bacio nell’entusiasmo e nella disperazione della battaglia, fine della storia. Bisognava forse parlarne più che del Torneo Tre Maghi?
Il giovane alzò le mani in segno di resa.
“Se vuoi che la finisca la cosa è semplice. Tu lasciami qui e vai a caccia di Vidifidici…”
“…Vividifico…” – lo corresse lei.
“…Vivi-come-diamine-si-chiamano-difico e non dovrai sopportare la mia presenza oltre, così come io non dovrò sopportare la tua.”
“Pensi che se per una volta svolgessi un compito come tutti perderesti lo scettro di perfetto figlio di papà viziato?”
“Non sono io quello viziato qui…” – soffiò il ragazzo, puntando lo sguardo in alto, ben oltre la spessa coltre di foglie scure. In alto verso i propri pensieri che gli sfuggivano dalla mente e si attorcigliavano a quei rami come edera velenosa, esattamente come si erano attorcigliati attorno alle sue ossa e al suo animo, marcendo lentamente.
Viziato lui? Lui che da diciassette anni combatteva una lotta silenziosa col mondo per non essere visto solo come il pallido riflesso di suo padre? Lui che ad ogni giorno che aveva passato fino ai sedici anni aveva fatto una croce su ventiquattrore in meno che lo separavano da un apparentemente inevitabile destino da Mangiamorte? Farsi marchiare come una bestia per servire un megalomane Mezzosangue che non lo avrebbe considerato più di un insetto. Per come era andata a finire, poi…
Viziato lui? Solo perché per un po’ aveva avuto il rispetto di quella mandria di pecore che si chiamava Serpeverde?
Forse che il mondo si metteva in ginocchio sorridendo ad un suo schiocco di dita? No… Non era San Potter il Bambino Sopravvissuto lui…
“Questa è bella!” – sbottò Hermione – “Ora le ho sentite proprio tutte! E allora chi sarebbe quello viziato scusa, io per caso?”
“Per esempio.” – convenne il giovane.
“Ehy io ho lottato ogni giorno per ottenere quello che ho! O pensi che a noi Mezzosangue, come ci chiami tu, il rispetto venga regalato per Natale?”
“Penso che sia facile parlare di lotta quando ogni giorno il mondo ti accoglie con un sorriso solo perché hai una sciarpa rossa e oro al petto e non strisci fuori da un covo di Serpi e Mangiamorte. Penso che non sia troppo difficile non perdere la voglia di lottare quando praticamente tutto il mondo è dalla tua parte!”
Hermione rimase nuovamente spiazzata dalle sue parole. Non aveva mai visto l’esistenza di un Serpeverde sotto questa prospettiva… Però non voleva dargliela vinta un’altra volta.
“Tu non hai idea di cosa sia la mia vita, soprattutto per merito di spocchiosi razzisti come te.” – borbottò offesa per essere stata liquidata con tanto poco garbo.
“Se è per questo tu non hai idea di cosa sia la mia per merito di ipocriti perbenisti come te.”
“Gli ipocriti perbenisti sono pronti ad aiutare chi chiede una mano…”
A quella frase Malfoy si ritrovò con uno scatto di rabbia a spezzare involontariamente tra l’indice e il medio un rametto caduto con cui stava giocherellando. La Mezzosangue stava forse estendendo le sue mire da santa all’improbabile fine di salvare lui, la povera pecorella smarrita? Spingerlo a chiedere aiuto e proteggersi sotto l’ampia ala dei Grifoni? Ridicolo…
“Ridicolo…” – confermò a voce alta scagliando con forza il ramo spezzato in mezzo alle felci umide.
Un piccolo grido acuto seguì quel gesto impedendo a Hermione di replicare.
“Che diamine hai fatto, Malfoy?!”
Il Serpeverde scattò in piedi mentre la Grifondoro si precipitava a controllare quale potesse essere la fonte di quell’urlo di dolore.
“E che ne so… Ho solo lanciato un ramo…”
La ragazza scosse il capo mentre tirava fuori dalle felci umide un piccolo gnomo con una brutta ferita sul naso bitorzoluto.
L’esserino recalcitrava e si divincolava per sfuggire alle sue mani che lo tenevano per la collottola.
“Dobbiamo curarlo… Guarda cosa gli hai fatto…”
“Aveva a non starmi intorno…” – sibilò la Serpe con una smorfia di disgusto per quell’essere fastidioso, rumoroso e sporco che si agitava davanti ai suoi occhi inveendo contro di lui con frasi e offese sconnesse.
“L’hai ferito quindi è tuo dovere curarlo.”
“Cos’è questa, una citazione dal manuale del perfetto martire?”
“No, da quello della semplice persona civile! E ora vuoi aiutarmi, per favore?”
Sottolineò l’ultima parola con uno sguardo implorante mentre lo gnomo si faceva sempre più pestifero e alzava le tozze braccina sopra alla testa per graffiarle le mani.
Draco sembrò soppesare attentamente l’idea di lasciarla lì in difficoltà e togliersi di torno e per un attimo la Grifondoro credette che lo stesse davvero facendo.
Il giovane le rivolse le spalle e fece qualche passo nella direzione opposta alla sua, ma proprio quando la giovane stava per richiamarlo con una vasta scelta di ingiurie, egli si piegò mettendosi a sedere sui propri talloni ed allungò una mano tra le radici bitorzolute di un vecchi albero coperto di licheni e funghi.
Hermione stette a guardare mentre il Serpeverde riemergeva da quel groviglio verde con un’espressione di stanchezza annoiata sul volto e una manciata di un’erbetta viscida e rossastra tra le dita.
La Grifondoro la osservò più attentamente e finalmente la riconobbe.
“Artiglio del diavolo…” – mormorò ammirata. Quell’erba aveva un forte potere curativo e se applicata fresca su di una ferita era in grado di favorirne la guarigione e lenire il dolore.
Draco si limitò ad accennare un sì con la testa mentre schiacciava un po’ di quella pianta tra le dita e le porgeva l’impiastro ottenuto.
“Ora però su quella bestiaccia ce lo spalmi tu…” – borbottò pulendosi le mani con una smorfia infastidita.
Hermione annuì senza protestare e applicò la poltiglia rossastra sul naso scottato dello gnomo. Questo improvvisamente smise di divincolarsi e restò come paralizzato tra le sue dita. Le sue palpebre si abbassarono e la ragazza sentì che ora dormiva profondamente.
Quello però non era tra gli effetti curativi di quella pianta…
“Malfoy, cosa diamine hai mescolato all’artiglio del diavolo?” – sbottò mettendo lo gnomo disteso di nuovo tra le felci.
“Niente…” – negò la Serpe evitando di guardarla, ma senza ottenere che lei smettesse di accusarlo con gli occhi – “E va bene forse potrebbe essermici finita anche qualche spora di quei funghi laggiù, almeno così ha smesso di urlare… Si sveglierà tra poco…”
“Malfoy!”
“Beh, che c’è? Hai curato la ferita di quello stupido brutto coso, non ti basta?”
“Se è per questo l’hai curato anche tu.” – puntualizzò la ragazza.
“Vai a dire in giro che mi hai costretto a fare l’infermiere per gnomi e giuro che non arrivi a domani…”
“Ma quanto sei permaloso! Ti fa così ribrezzo l’idea per una volta di aver aiutato qualcuno?”
Draco sbuffò rumorosamente nella sua direzione per manifestare tutta la sua insofferenza per quei discorsi e poi si volse per non doverla guardare oltre.
“E tu devi per forza salvare tutti?!” – esplose, assieme ad un improperio poco signorile.
“C’è anche chi non si lascia salvare…”
Malfoy, che in quel momento le rivolgeva la schiena, le lanciò un’occhiata scura da sopra la spalla.
Quella frecciatina era forse mirata a disseppellire il discorso di poco prima? Non demordeva proprio, la Granger.
Lo guardava in modo strano, in quel momento. I suoi occhi dorati erano fissi su di lui mentre teneva le braccia incrociate sotto il seno e le gambe piantate a terra, leggermente divaricate in quella posa autoritaria che adorava tanto. Un alito leggero di vento soffiava dal fitto della Foresta scompigliando ulteriormente i suoi capelli castani e muovendo con delicatezza le pieghe della sua gonna al ginocchio che le copriva appena le gambe magre.
I suoi occhi castani emanavano un calore particolare e confortante che in quel momento però andava del tutto sprecato. Barricato dietro la sua indifferenza Draco riusciva solo a pensare a quanto quei discorsi gli dessero fastidio.
Non voleva essere salvato da nessuno, lui.
“Forse non c’è niente da salvare…” – disse all’improvviso, cogliendo la Grifondoro di sorpresa.
“E questo che vorrebbe dire?”
“Lascia perdere…”
Non c’era niente da salvare in lui. Non aveva mai smaniato all’idea di diventare servo di quel Sanguesporco di Riddle semplicemente perché lo riteneva degradante per se stesso, non certo perché avesse chi sa quale scrupolo morale nel professare un’ideologia contraria a quella dei “retti” e “buoni” come quel vecchio pazzo di Silente.
E se non aveva ucciso Silente quella sera di due anni prima non era tanto per buon cuore, quanto per una codardia viscida di cui non smetteva di vergognarsi. Avrebbe preferito averlo fatto ed essere additato come assassino che dover convivere col pensiero di essere stato tanto debole.
La Granger doveva essersi fatta un’idea un po’ troppo romanzata di lui se lo vedeva come l’innocente vittima delle circostanze da sottrarre alle grinfie del destino crudele.   
Non c’era proprio nulla d’innocente in lui.
“Non puoi sparare frecciate simili e poi dirmi di lasciar perdere!”
“Ho detto lascia perdere!” – ringhiò lui sempre più irritato dall’essersi portato da solo su un terreno scivoloso – “Vuoi andare a cercarli quei maledetti Vividifico o hai cambiato idea?!”
La ragazza sembrò vacillare tra la voglia di approfondire il discorso e la necessità di cogliere al volo quell’occasione prima che Malfoy ritirasse l’offerta.
“E va bene, andiamo.” – concluse senza troppa convinzione.
“Perfetto…”
“Già, perfetto…” – ironizzò mentre il Serpeverde già la aveva superata e s’incamminava verso il fitto del bosco.
Un rumore sinistro alle sue spalle la fece sussultare. Chissà cosa diamine c’era in quella foresta…
“Ehy Malferret, aspettami!” – berciò affrettando il passo per raggiungerlo.
Il giovane non piegò neppure il capo mentre le lanciava la solita occhiata diffidente, probabilmente per scoraggiarla dall’avvicinarsi oltre.
Hermione però camminando tra quell’intrico di rami e piante da cui spuntavano improvvisamente piccoli occhi gialli o code che guizzavano via prima che si potesse riconoscerne il proprietario si sentiva sufficientemente a disagio da ignorare i suoi avvertimenti. All’ennesimo batter d’ali che le passò appena sopra il capo all’improvviso non poté impedirsi di attaccarsi d’istinto al bicipite del biondastro al suo fianco.
Draco s’immobilizzò. Sentiva il cuore di lei battere velocemente contro il proprio fianco. Anzi, dentro il proprio fianco… Era così vicina a lui come non lo era probabilmente mai stata, almeno non tanto a lungo, e ciò gli dava l’impressione che il suo battito cardiaco da cerbiatta spaventata gli stesse penetrando la carne rimescolando il suo sangue freddo di serpe.
“Staccati, Mezzosangue… Stai sfidando un po’ troppo la mia pazienza stasera.”
Lei sembrò ritrovare il contegno e si separò da lui con un gesto imbarazzato.
“Scusa. Non mi piace la Foresta di notte…”
“Ma davvero? E io che credevo volessi solo saltarmi addosso…”
Ecco che alla minima allusione poco casta la Granger offriva un saggio di tutte le tonalità di rosso percepibili dall’iride.
Gli regalò uno sguardo torvo e un cazzotto nelle costole e poi lo oltrepassò senza rivolgergli una parola, in barba a qualsiasi propria paura, ben decisa a conservare il proprio orgoglio Grifondoro fino alla fine.
 
 
˜***˜
 
“Malfoy, vieni a vedere qua sotto? Ti pare che assomigli a una tana quella?”
Draco non si prese nemmeno il disturbo di voltarsi, troppo intento ad osservare lo scempio che il fango del bosco aveva compiuto sulle sue scarpe nuove, costate la bellezza di 20 galeoni d’oro.
“Ti pare che possa fregarmene qualcosa?” – soffiò con voce strascicata mentre si passava i pollici sulle punte dei mocassini di fattura italiana in pelle lucida.
Dannata melma, dannata foresta, dannata punizione.
Osservò con stizza che non faceva che peggiorare la situazione e dette forfait mentre con un sospiro annoiato rovesciava la testa all’indietro.
I suoi capelli di un biondo irreale si intrufolarono mollemente tra le fessure del tronco su cui si appoggiò la sua nuca. Il fresco umidore del legno si propagò verso il suo collo dandogli un leggero brivido.
Il vento in quella piccola radura dove si trovavano continuava a soffiare mite tra le piante del sottobosco, carezzando bacche rosse gravide di succo e steli aridi, irti di spine, immettendosi con lascivia innocente sotto le pieghe della sua camicia e solleticandogli il fisico magro da Cercatore di Quidditch.
Sarebbe stata una sensazione persino piacevole…
“Allora Malfoy, ti muovi?!”
…se non fosse stato per la compagnia poco gradita.
“E se non ne avessi voglia?” – mormorò senza riaprire le palpebre abbassate.
“Fattela venire!”
Draco non la degnò di una risposta, concedendole al massimo di costringersi allo sforzo di aprire gli occhi. Nella fitta oscurità della foresta distinse via via il prato verde intenso che si estendeva sotto i suoi piedi intervallato da grandi pozze scure di melma su cui fiorivano gigli magici, grandi come piatti da portata e di un forte colore azzurro. Il contorno dello spiazzo erboso dove si trovavano era delimitato da faggi e sequoie secolari attorno a cui si arrampicavano arbusti e cespugli carichi di frutti dall’aspetto tanto invitante quanto mortale. Bacche rosse e viola dalle forme oblunghe o tondeggianti pendevano da rami apparentemente troppo sottili per reggerle, circondate da foglie verdi dalla superficie liscia come vetro. Candidi fiorellini rosa sbocciavano tra quell’intrico di nodosità e curve lignee dando un aspetto ancora più angelico a quelle tentazioni mortali. La maggior parte di quei frutti infatti era abbastanza velenosa da stendere un ippogrifo dopo un solo assaggio. In fondo è sempre così: sono le cose più desiderabili quelle che fanno più male…
E lo spettacolo più desiderabile infatti era un altro.
Davanti ad un grosso monte di terra coperto da una coltre di morbido muschio verde scuro stava piegata la Granger, intenta a scrutare se quello potesse essere uno dei nascondigli indicati da Hagrid.
Teneva le gambe vicine e rigide, temendo probabilmente che se si fosse appoggiata sulle ginocchia avrebbe potuto sporcare le calze chiare. Il suo busto scendeva con una morbida curva verso il basso dove la sua bacchetta illuminava il terreno e quella posa ingenua aveva trascinato in alto l’orlo della sua gonna ben oltre il limite consueto.
“Però…” – commentò Draco con un fischio – “E io che mi aspettavo un paio di mutandoni grigi da nonna…”
Il suo sguardo indugiava lascivo sulle rotondità della Grifondoro, sulle sue cosce fasciate non, come avrebbe creduto, da banali collant, ma da autoreggenti candide e sulla biancheria di pizzo rosa che faceva capolino da sotto la gonna… Una malizia che da una santarellina come la Mezzosangue lui di certo non si sarebbe mai aspettato.
Alle sue parole Hermione scattò in piedi abbassando con un colpo deciso l’orlo del proprio indumento. Il suo volto sperimentava una nuova gradazione di cremisi.
Rosso rabbia.
“Come ti permetti! Maniaco!” – sbottò, al limite dell’autocontrollo.
“Ehy sei tu che mi hai detto di voltarmi…” – si giustificò la Serpe, beandosi di vedere la sua ira montare ancora.
“Per guardare il muschio, non la mia biancheria!”
“Allora dovevi metterti in una posa meno oscena…”
“Io non ho pose oscene!”
Malfoy rise della sua indignazione.
“Certo… sarebbe contrario alla morale di voi Grifoni, suppongo…”
Hermione gemette per la frustrazione, alzando le braccia al cielo.
“Falla finita con questa solfa sui codici della nostra Casa. Sono certa che la vita a Serpeverde non è molto diversa…”
“Sì, certo, continua a illuderti…”
La ragazza replicò con una risposta che per il tono rasentava il limite del puro ringhio e come controbattuta non ottenne che altre frecciatine in puro stile Malfoy.
I due giovani erano così intenti a litigare che ancora una volta si dimenticarono di curarsi del mondo attorno.
Non si accorsero che qualcosa intorno a loro cominciava a muoversi…
Non si resero conto che un piccolo essere dalla pelle verde bottiglia era uscito fuori da una cavità del muschio…
Non fecero caso al fatto che quel Vividifico stesse ascoltando le loro parole, pronto a ritorcergliele contro grazie al proprio potere di cui Hagrid aveva parlato per ben due volte senza ottenere mai la loro attenzione…
Distrazione fatale la loro.
“Tu non potresti mai essere un Grifondoro solo perché sei troppo infido e codardo!” – berciò Hermione per ribattere all’ennesima offesa alla sua Casa.
“E tu non reggeresti un’ora tra le Serpi con questa tua morale da quattro soldi!”
“Dio, Malfoy! Mi stai dando davvero sui nervi…” – sbottò Hermione, esausta, portandosi le mani alla testa dolorante – “Quanto ti odio…”
Vicino ai loro piedi in quell’istante un essere alto venti centimetri si concedeva un sorriso raggiante. Ora sapeva cosa fare…
Vidificat Inversum!”
I due giovani sentirono la terra sotto i loro piedi tremare.  I rami si fecero più folti attorno a loro e l’oscurità più penetrante. Il buio sembrava doversi conficcare sotto le loro palpebre e ottenebrare per sempre la loro mente tanto era denso…
“Cosa diamine sta succedendo?!” – urlò Draco per sovrastare il rumore dei tronchi che vibravano come impazziti.
“Non lo so!” – rispose con lo stesso tono angosciato Hermione, cercando con la bacchetta un nemico verso cui lanciare un incantesimo.
“Mezzosangue, fa’ qualcosa!”
Il tono del Serpeverde rasentava l’isteria mentre tentava con lo sguardo di farsi largo tra le tenebre opprimenti. Sentiva la vegetazione chiudersi a guscio attorno a loro, come pronta a schiacciarli e la luce della sua bacchetta si disperdeva nell’oscurità prima ancora di poter illuminare ad un centimetro da lui.
“Sto pensando, sto pensando!”
“Pensa più in fretta!”
“E perché non pensi tu allora?!”
Ancora una volta le loro parole si trasformarono in un litigio che fu stavolta però di breve durata. L’oscurità si fece ancora più prepotente e scavò nella loro mente portandoli all’oblio.
Con un’ingiuria da scagliarsi reciprocamente ancora tra le labbra, i due scivolarono a terra senza forze mentre il Vividifico accanto a loro sorrideva di trionfo.
Oh, sì aveva scelto proprio bene il modo di sfruttare il suo potere. Quel potere di cui quei due non sapevano nulla ma che presto avrebbero sperimentato in prima persona…



...To Be Continued...

 
  
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