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Autore: Clairy93    09/01/2014    10 recensioni
[Seguito di “Mi avevano portato via anche la luna”]
Trieste. 1950.
La guerra è terminata ma quella di Vera Bernardis è una battaglia ben più difficile da superare. E’ sopravvissuta all’abominio dei campi di concentramento, è divenuta un’acclamata scrittrice e ora ha una famiglia a cui badare.
Ma in certi momenti quel numero inciso sulla sua carne sembra pulsare ancora e i demoni del suo passato tornano a darle il tormento.
Situazioni inaspettate sconvolgeranno il fragile mondo di Vera ponendo in discussione ogni cosa, anche se stessa.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Olocausto, Dopoguerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Mi avevano portato via anche la luna'
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Mi chiamo Vera Bernardis.
Sono una scrittrice.
E mi sento felice.

Questi ultimi cinque anni sono stati per la mia vita l’origine di un cambiamento irreversibile.
Evasa dal campo di concentramento di Mauthausen dove sono stata deportata e tenuta prigioniera per due anni, ho fatto ritorno nella mia Trieste.
Ho perso la mia famiglia. Ho subito impotente gli atti deplorevoli di uomini alienati dai pregiudizi. Ma sono sopravvissuta.
La mia grande paura era non riuscire a convivere con il mio passato, sopportarlo in tutta la sua atrocità. Eppure la mia realtà inizialmente così fragile, ha cominciato ad acquisire una maggiore stabilità per merito di ciò che posso senz’altro definire "l’occasione della mia vita".
Aver pubblicato un mio romanzo.
Quei semplici fogli sparsi nella mia stanza, un poco sciupati. Ricordi e dolore impressi sulla carta inumidita dalle mie lacrime. Niente di più. Nessuna pretesa.
Per questo mai avrei immaginato di poter realizzare un libro.
La scrittura è stata la mia ancora di salvezza appena tornata a Trieste. Non uscivo, non parlavo. Volevo rimanere nella mia camera, sola ma al sicuro da ciò che temevo la realtà mi riservasse. Ho vissuto un’esperienza tanto traumatica che ne porterò i segni per il resto dei miei giorni, scrivere era una distrazione, la mia valvola di sfogo.
Non è stato facile tuttavia portare alla luce quei momenti. Né tantomeno sapere che divulgando il mio lavoro, avrei condiviso aspetti della mia vita che persino io stessa avevo difficoltà a rivivere e trasporre sulla carta.
Eppure sapevo che era la cosa giusta da fare, perché nessuno dimenticasse. Perché io non volevo dimenticare.
E la mia storia ha avuto un buon riscontro, è piaciuta.
Se fosse stato per me, mai avrei pensato di pubblicare il libro e tutti i miei sogni sarebbero rimasti chiusi in un cassetto.
E non posso che essere grata a Filippo. Se ho trovato la forza di reagire e rompere le catene che mi vincolavano al passato, lo devo a lui.
Alla successiva pubblicazione del mio romanzo, la mia esistenza si è colorata di una vitalità nuova e ciò mi ha permesso di vedere Filippo sotto una luce diversa.
In sua compagnia mi sembrava di essere rinata una seconda volta, di vivere sensazioni e momenti di cui temevo non poter più godere. Filippo mi ha permesso di innamorarmi di nuovo della vita.
E io mi sono innamorata di lui.
Ci siamo fidanzati e dopo un anno sono rimasta incinta. Ricordo che in un primo momento non sapevo come reagire, è stato un insieme di emozioni contrastanti. Certo, ero felice del dono che Filippo ed io avremo potuto avere. Tuttavia ricordo bene le notti trascorse a fissare il soffitto, colta da un’ansia irrefrenabile di non essere all’altezza, di non avere le capacità per assumermi una responsabilità tanto grande. Non ho mai rivelato a Filippo le mie inquietudini, non me la sentivo di impensierirlo più del necessario. E ripensandoci penso di aver fatto la scelta giusta.
Appena il bambino è nato infatti, tutti i miei dubbi sono svaniti all’istante. Una gioia immensa è divampata in me non appena ho incrociato i grandi occhi di quell’esserino tra le mie braccia. Il nostro Tommaso ora ha quattro anni e mezzo e l’amore che porta ogni giorno nelle nostre vite è una ventata di vivacità e tenerezza.
Con la fortuna del mio romanzo e l’indennità di guerra di Filippo, abbiamo acquistato una graziosa villetta vicino al centro di Trieste. La nostra vita è modesta, ma nella sua semplicità è ciò che di meglio avrei potuto desiderare.
Diventare una scrittrice mi ha permesso di tornare a credere in me stessa, poter finalmente urlare a gran voce “Sì, ci sono anch’io!”.
E l’inaspettato successo del libro ha spianato la mia strada anche nel mondo del giornalismo, collaboro infatti con alcune redazioni triestine.
E questa è stata una fortunata opportunità per incontrare nuovamente Umberto Saba. Nel ’46 si trovava a Trieste, ho potuto vederlo solo una volta prima che partisse per Roma. In quell’occasione mi meravigliò il suo tono affettuoso e paterno, nonostante avessimo avuto solo una breve chiacchierata ben quattro anni prima. Eppure sembrava che il tempo dopotutto non fosse trascorso, forse perché entrambi abbiamo avuto la sventura di condividere un passato analogo, la disperata condizione di perseguitati. Saba dimostrò i suoi sinceri apprezzamenti per il mio libro e mi propose di usufruire della sua libreria per documentarmi nel comporre i miei articoli.
Da quel momento non ho più visto Saba. La libreria è stata affidata a Carlo Cerne, un collega e amico del poeta, con il quale si è creato un ottimo rapporto di collaborazione, di studio e di affetto.
Trascorro molto tempo nella libreria. Trovo ancora un poco faticoso rimanere completamente sola e la casa mi sembra così vuota e malinconica quando Tommaso è all’asilo e Filippo è via per lavoro.
A Filippo è stato retribuito un congedo per la guerra, tuttavia si occupa di compiti vari in caserma. In realtà è sempre piuttosto vago sulle mansioni che gli affidano, Filippo ritiene che mi annoierebbe sapere i dettagli. Eppure tutto ciò ci ha consentito di condurre una vita dignitosa, vantaggio non così diffuso finita la guerra.
Come dimenticare le vicende che ancora oggi vedono Trieste campo delle prepotenze del maresciallo Tito.
Nell’aprile del '45 quando mi trovavo ancora a Mauthausen, si registrarono alcuni scontri a svantaggio dei tedeschi, sconfitti dalle brigate dei partigiani jugoslavi guidate da Tito. Venne proclamata la liberazione di Trieste, presentando così i suoi uomini come i veri liberatori della città.
L'esercito jugoslavo assunse il potere e dilagò il terrore: attuarono confische, requisizioni, arresti e prelevarono dalle proprie case numerosi cittadini, semplicemente sospettati di nutrire scarse simpatie nei confronti della ideologia jugoslava. Trieste visse momenti difficili, la popolazione era esasperata dagli eventi bellici e dal recente esito del regime fascista. E le speranze dei triestini di un intervento degli Alleati svanirono quando quest’ultimi raggiunsero un accordo con il comando jugoslavo sull'occupazione di Trieste. La città fu divisa in due zone, una controllata dagli angloamericani e l’altra tutt’ora occupata dagli jugoslavi.
Ma nonostante alcuni momenti di forte tensione, questi anni hanno portato con sé la voglia di rialzarsi, di ricominciare e ricostruire. Ripenso a quel 2 giugno 1946 ad esempio, quando per la prima volta anche noi donne fummo chiamate al voto.
Nessuno vuole più ricadere nell’oblio della guerra, ne abbiamo avuto abbastanza di morti e distruzione. E’ ora di dire basta.
Tuttavia devo ammetterlo, non è facile. Ci sono giorni in cui temo di ricadere nella depressione e i ricordi sembrano soffocarmi.
Ma sono viva. E non ho nessuna intenzione di permettere alle mie paure di prendere il sopravvento. Mai più.

Sono Vera Bernardis.
Ho una famiglia ora.
E sono ormai cinque anni che non ho notizie di Massimo.




Angolino dell'Autrice: Ciao mie cari! Come state? Innanzitutto vi auguro un felice e sereno 2014!
Sono tornata con il primo capitolo del seguito della mia storia "Mi avevano portato via anche la luna" (se siete interessati, ecco il link http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1580892)
.
Voglio ringraziare dal profondo del mio cuoricino tutti coloro che mi hanno seguita e sostenuta in questa avventura, senza i quali probabilmente non avrei realizzato questo seguito. Grazie per aver creduto in me! Spero mi seguirete in questo nuovo capitolo della mia storia e grazie di tutto! Un abbraccio forte!
Clairy.
   
 
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