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Autore: DeliveredMe    10/01/2014    2 recensioni
Da quando Mirel aveva diviso Nimeria in quattro grandi isole, mille anni prima, non c'era stata più pace tra queste.
L'uovo di Cristallo era ancora disperso e la Spada era ancora divisa in quattro parti, ognuna in mano ad un re.
Elizabeth, per uno strano gioco del destino, si ritrova in viaggio per recuperarli, insieme al Principe ed un vecchio Cavaliere.
Ma nel buio si sono risvegliati i Draghi Ombra insieme al loro pericoloso e crudele Principe.
Non sarà più una battaglia per il potere. Sarà una battaglia per la sopravvivenza.
Una battaglia tra Luce e Oscurità, tra Bene e Male.
Una battaglia per il suo cuore.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Masquerade
 
 
L'ennesimo spillo le trafisse la pelle.
Da quando era diventato così pericoloso provarsi un vestito?
Secondo lei andava più che bene così com'era, ma Kristine aveva insistito per far apportare qualche modifica dalla sua sarta personale. 
Se c'era una cosa che Elizabeth aveva imparato negli anni, era di non contraddire mai una piccola pricipessa.
L'aveva conosciuta durante una delle cene tenute dal re, quando le si era avvicinata e, con fare esuberante, le aveva fatto i complimenti per i suoi capelli e per il vestito. Da quel momento aveva deciso che dovevano essere migliori amiche.
Kristine era l'esatto contrario di Elizabeth: amava essere al centro dell'attenzione ed era completamente immersa nella vita di corte, dove si muoveva con la sicurezza e la grazia che solo una principessa abituata fin da piccola a certi eventi poteva avere.
Tutti pendevano dalle sue labbra, che sapevano esattamente cosa dire, senza essere mai sgarbate ed inopportune.
Era esattamente come ci si immagina una piccola reale: bionda, con due grandi occhi blu e un sorriso dolce.  
Da quando si erano conosciute aveva passato molti pomeriggi con quegli occhi, così simili a quelli di Liam.
- Io penso che sia semplicemente meraviglioso - disse la biondina, scandendo l'ultima parola mentre la guardava con occhi sognanti.
- Grazie Kristine. Veramente, non dovevate - rispose Elizabeth, guardando il suo riflesso nello specchio, un poco seccata, ma comunque soddisfatta del risultato.
- Elizabeth smettila di darmi del voi, siamo amiche noi - replicò lei avvicinandosi alla bruna, mentre un sorriso emozionato le colorava il viso - Ho una sorpresa per te stasera - disse girando la bruna e cominciando a slacciarle il vestito.
- Davvero? - replicò lei, cercando di mascherare il più possibile una nota di preoccupazione nella voce.
- Si. Non ti dico niente, però promettimi che stasera non prenoterai a nessuno il tango -.
La voce della bionda era ferma e non ammetteva repliche. Ma ciò che preoccupava di più Elizabeth era quello strano luccichio di determinazione nei grandi occhi blu della ragazza. 
- Va bene - disse Elizabeth, sapendo che non poteva fare nient'altro che accettare.
Mentre finiva di togliere il vestito qualcuno bussò alla porta, cercando la principessa. 
Kristine salutò la bruna, dandole appuntamento per la serata e facendo varie raccomandazioni e poi lasciò la stanza insieme alla sarta.
Elizabeth, rimasta sola, ripiegò il vestito e lo rimise nella stessa scatola che il padre le aveva dato una settimana e mezzo prima. 
Erano successe così tante cose da allora che le sembrava fosse passato molto più tempo.
Ogni sera era un susseguirsi di cene, feste, cerimonie. 
Elizabeth doveva sempre essere impeccabile e sorridente, pronta ad essere gentile ed educata con tutti. Si sentiva dentro una gabbia. Magari dorata, magari di cristallo, ma pur sempre una gabbia. Riusciva a guardare il cielo, ma mai a raggiungerlo, ad essere libera.
Ogni mattina vedeva dalla finestra la grande foresta che circondava la reggia, sapendo che non avrebbe potuto avvicinarsi.
Non ci era più andata dal pomeriggio in cui era arrivata, sia perchè da quando aveva conosciuto Kristine non aveva avuto un secondo di tempo, sia perchè dopo l'incontro con il principe, non poteva rischiare.
Fortunatamente subito dopo che si erano visti, lui era partito.
Il principe di Fyicn infatti, che non si vedeva da un po' a corte, era stato mandato dal padre a proteggere un villaggio dai Cavalieri Acqua.
Da un po' di tempo gli attacchi da parte dei Nubec era diventati sempre più frequenti e prendevano di mira i villaggi più indifesi.
La guerra tra le quattro isole non era mai cessata, ma da un decennio si limitivano a sporadici attacchi alle altre isole o combattimenti tra Cavalieri, quasi per tacito accordo.
Lei comunque era sollevata che fosse lontano, almeno avrebbe ritardato il loro incontro.
Da quanto aveva sentito, nonostante fosse un evento così importante, il principe non sarebbe stato presente.
Sapeva comunque che prima o poi si sarebbero rivisti, e il suo futuro era tutto nelle mani di Liam.
A questo punto però, Elizabeth era indecisa su cosa sperare: perdere l'onore della famiglia e cadere in disgrazia, ma essere finalmente libera da tutte le convenzioni sociali oppure continuare ad essere la perfetta ed infelice figlia di un uomo ricco destinata a diventare la moglie di un Cavaliere qualsiasi?
Spesso a malincuore, nonostante lei amasse il fratello e il padre, desiderava di essere nata in un'altra famiglia, magari più povera, dove finalmente poter essere libera da tutto quel peso che le gravava sulle spalle.
Lei sapeva che la sua famiglia aveva bisogno del suo matrimonio: il gene del Cavaliere era ereditario e si trasmetteva solo ai figli maschi. Questo voleva dire che per suo fratello
Lucas, che non faceva parte di una famiglia di Cavalieri, trovare un matrimonio conveniente sarebbe stato molto difficile, a meno che Elizabeth, sposando un Cavaliere altolocato, non gli avesse aperto certe porte.
Tutti questi pensieri mulinavano nella testa della bruna, che non sapeva come sfogarsi.
Non poteva andare nei boschi, cosa che generalmente la calmava, nè poteva parlare con Carrie. Tutta quella tensione si stava accumulando inesorabilmente e prima o poi, sarebbe esplosa.
 
 
**
 
 
Sentì un leggero bussare alla porta, seguito subito dal rumore di qualcuno che entrava.
- Elizabeth è ora di andare. Sei pronta? - domandò il padre, aspettando rispettosamente nell'anticamera.
- Si padre, arrivo subito. - 
La serva che la stava aiutando a sistemarsi le finì di acconciare i capelli ed Elizabeth si incamminò verso la porta, in tutto il suo splendore. 
Appena la vide il viso di Richard si illuminò di stupore e d'orgoglio, mentre notava come la sua bambina fosse diventata una così bella donna.
- Sei meravigliosa Elizabeth - disse lui sorridendo.
La bruna rispose al sorriso, sapendo in cuor suo che non avrebbe mai potuto negare al padre la gioia di vederla sposare un Cavaliere, anche se non era quello che lei desiderava, perchè ormai aveva capito che secondo il padre quello era il futuro migliore che lei poteva avere, quello che lui voleva darle affinchè, a lungo andare, fosse felice. Come poteva biasimarlo?
Come poteva essere arrabbiata con lui?
Perchè non poteva essere come le altre e fare quello che avrebbe reso felice il padre?
Perchè era così difficile abbandonarsi a quel destino?
- Grazie padre, andiamo? - domandò lei, e subito il padre le porse il braccio, che lei prese. 
Si incamminarono verso la Sala Maggiore, la più grande e finemente decorata del palazzo. Elizabeth stessa, non smetteva mai di sorprendersi quando entrava in quella stanza, così bella.
Ovale, vi ci si accedeva da delle grandi scale che seguivano la forma della sala e si aprivano in versi opposti. Le pareti erano completamente dipinte di rosso ed oro e raccontavano una storia di potere e di conquista.
Il soffitto, dal quale pendevano diversi meravigliosi lampadari d'oro, era completamente occupato dal dipinto di un drago, rosso come il sangue, e dal suo Cavaliere.
Primo re di quel grande regno, primogenito di Ayrton  e Làzula, Carber cavalcava il suo feroce drago Fergor con coraggio, eroicità e magnificenza.
O almeno così dicevano tutti i racconti.
Dalla posizione di Elizabeth, sul pianerottolo delle scale, poteva vedere tutto il dipinto di scorcio, dalle zampe fino alla testa del primo re.
Sotto di essa, due troni, che esprimevano nient'altro che pura regalità, ospitavano un uomo ed una donna incoronati.
Accanto all'uomo, in piedi, una donna.
Elizabeth ed il padre iniziarono a scendere le scale, seguiti dagli sguardi di molti uomini della sala.
Tutti guardavano Elizabeth.
Era ironico che colei che tutti desideravano, che tutti guardavano scendere in modo elegante le scale, fosse completamente indifferente a tutte quelle attenzioni.
Lei ricambiava lo sguardo, ma era vuoto, non cercava, non era interessato e solo per caso trovò Kristine in mezzo alla folla. 
Anche lei la stava guardando, sorridendo in modo perfetto, senza esagerare.
Si sentiva osservata. 
Pochi scalini e sarebbe arrivata alla fine delle scale.
Ma si stava muovendo tutto troppo lentamente. 
Spostò lo sguardo dalla sala ai suoi piedi.
Cinque...
Tre...
Due...
Una mano spunto alla fine delle scale, sulla quale Elizabeth si concentrò, tralasciando l'ultimo scalino.
Prese la mano e cercò il viso del proprietario.
Armein Grein le sorrise, baciandole la mano galantemente, come aveva fatto il pomeriggio in cui erano arrivati a Cambritte.
- Signorina Elizabeth è un piacere rivederla - non tardò a dire - Sarei irrespettoso se vi dicessi che siete veramente meravigliosa questa sera? -
- Signor Grein - disse Elizabeth sorridendo, sempre ancorata al braccio del padre - il piacere è mio. Sopratutto visto che siete sempre così gentile con me - 
- Come potrei non esserlo con una creatura tanto deliziosa? - continuò retorico.
- Oh, mi fate arrossire! - disse Elizabeth, rinchiudendo se stessa dentro una gabbia e buttando lontano la chiave.
Grein rispose con un sorriso, passando poi a Richard.
Elizabeth ricominciò a guardare la sala, cercando con lo sguardo Kristine. 
Ma non solo lei.
Cercava Liam, ma non ne vedeva traccia, di nessuno dei due.
- .. si, ho saputo che il principe non sarà presente stasera, giusto? -
- Si, purtroppo. Gli attacchi nella regione del Kerolg sono più seri di quello che credevamo; il principe ci ha fatto sapere che avrebbe fatto tutto il possibile per arrivare in tempo, ma non abbiamo avuto più sue notizie -
L'orecchio di Elizabeth captò la conversazione e istantaneamente si liberò di un peso che la stava opprimendo da giorni.
Almeno per un altro giorno non avrebbe dovuto dare spiegazioni.
Si girò giusto in tempo per cogliere le ultime battute della conversazione tra i due e poco dopo Grein si allontanò.
Non passò molto tempo che i primi uomini della sala si avvicinarono per chiedere la sua mano per un ballo. Alcuni chiedevano anche per il tango, ma a quelli rispose sempre che era già prenotato, mantenendo la promessa fatta a Kristine.
Riuscì a parlare con la principessina solo dopo la prima sezione di balli, nella quale sia lei che Elizabeth furono impegnate ad ogni ballo.
Kristine era semplicemente perfetta. Portava un vestito di un blu soprendentemente simile a quello dei suoi occhi ed aveva i capelli biondi legati in una crocchia.
- Elizabeth, - disse la biondina sorridendo e portando l'altra in un angolo più appartato - sei davvero bellissima, gli occhi di tutti sono su di te! Ho visto che molti uomini si sono avvicinati per chiederti di ballare, hai prenotato a qualcuno il tango? -
- Anche tu, Kristine! No, ho mantenuto la promessa - rispose, con un tono tra il seccato ed il divertito, poi continuò - mi dirai con chi dovrò ballare? Il tango è il ballo più importante della serata, lo sai -
La tradizione del ballo si riconduceva all'antica Nimeria, dove anche allora la famiglia reale e i personaggi più importanti si riunivano e festeggiavano. Diverse erano le danze che si praticavano, compreso il tango.
Poi, tra i  balli che si tenevano a Fyicn, il tango diventò lentamente quello più importante della serata e prendeva posto verso la fine.
Non era difficile immaginare perchè proprio nell'isola del fuoco quel ballo fosse diventato tradizione.
- No, sarà una sorpresa. Quando manca poco al tango sali le scale ed aspetta sul pianerottolo. Gli ho detto di che colore è il tuo vestito, quindi lui ti riconoscerà - disse decisa ed Elizabeth sapeva che, ribattere, non avrebbe cambiato le cose. Stava per dire qualcos'altro quando qualcuno si avvicinò a Kristine per parlarle, e poco dopo si salutarono e la ragazza tornò dal padre, che cominciò a raccontarle con chi aveva parlato e chi aveva visto interessato.
Elizabeth ascoltò marginalmente ciò che diceva, poi tornò a ballare.
Passava di braccia in braccia, mantenendo conversazioni con diversi uomini. 
Non erano tutti della sua età, alcuni più grandi, altri addirittura dell'età del padre.
Faceva tutto così meccanicamente che non sentiva la fatica del ballo, dei muscoli del viso, sforzati a fare tutti quei sorrisi finti.
In fondo, pensava, se questa doveva essere la sua vita, non era poi così faticosa.
L'ennesimo ballo finì e la musica si fermò per una pausa prima del tango.
Come Kristine le aveva detto salì le scale e diede le spalle alle alte porte chiuse, mentre guardava la sala sotto di lei.
Da lì vedeva il padre parlare con un gruppo di uomini e Kristine con delle ragazze della sua età.
Da lì non si riconoscevano rispetto a tutte le altre persone. Erano nel loro habitat naturale.
Da lì Elizabeth capì davvero quanto lei fosse così lontana da tutti loro. 
 
Il rumore delle porte che si aprivano la fece girare: finalmente avrebbe potuto scoprire l'identità di colui con cui avrebbe ballato il tango.
Si girò e il suo cuore perse un battito.
Sotto il grande arco che ospitava le porte, ecco il principe Liam.
Elizabeth lo guardò, sorpresa.
Gli stessi capelli marroni, gli stessi occhi color cielo, ma non indossava più quegli abiti trasandati: il completo da cerimonia dei Cavalieri, che fino a quel momento aveva visto su più persone, anche se non lo aveva notato davvero, gli calzava semplicemente a pennello.
Il pregiato velluto nero era adornato soltanto da bottoni dorati e rossi, che chiudevano la giacca ed i polsini, e da dei ricami sulle spalle dello stesso colore. 
Gli occhi di Elizabeth tornarono a quelli del principe, che la guardavano sorpresi e... meravigliati?
Per la prima volta da quando era entrata da quelle stesse porte Elizabeth si sentì imbarazzata, quasi a disagio, a causa degli occhi puntati su di se.
Incoerentemente, una parte di lei si domandò se la trovasse anche lui bella.
Portava i capelli tirati all'indietro in un'acconciatura semi-raccolta che lasciava il resto dei capelli, liscissimi, liberi sulle spalle. 
Il vestito bordeaux aveva le maniche di pizzo dello stesso colore che si attaccavano al corpetto.
Il colore creava un perfetto contrasto con i capelli neri di Elizabeth che lasciavano liberi gli occhi, risaltandoli ancora di più.
Non sapeva da quanto tempo si stavano guardando, quando i ballerini furono pregati di raggiungere il centro della sala per l'inizio del tango.
Senza dire niente, Liam pose il braccio ad Elizabeth ed iniziarono a scendere le scale.
In pochi minuti raggiunsero il centro della sala.
Gli occhi di tutti erano su di loro.
Forse per il principe, forse per lei, ma non importava.
Le prime note lente, 
dettarono l'inizio del ballo.
Una mano nell'altra.
Una mano su una spalla.
Una mano sulla vita.
Si sarebbero dovuti guardare negli occhi, ma lei non ne aveva il coraggio.
Sentiva però i suoi studiarle il viso, a distanza ravvicinata, mentre lei riusciva soltanto a guardare le altre coppie in pista che, come loro, si preparavano all'inizio della vera danza.
Di cosa aveva paura?
Il ritmo si fece sempre più incalzante.
 
Il ballo iniziò.
Elizabeth teneva lo sguardo basso, mentre, nel centro della sala, i loro corpi si muovevano in quel ballo così sensuale.
Sentiva perfettamente la stretta della mano sulla sua vita e, anche se conosceva quei passi da sempre, si sentiva persa.
Sapeva però che lui non l'avrebbe fatta cadere.
Gli strumenti, accanto a loro, mandavano avanti quella melodia piena di passione, 
di desiderio.
Alzò lo sguardo.
Tutto il resto della sala scomparve, riusciva a vedere solo quegli occhi.
Non riusciva a decifrarli.
Che cosa stava pensando?
- Chi sei? -
- Elizabeth -
- Quindi è per questo che non volevi dirmi il tuo nome nel bosco l'altro giorno -
- Io.. -
Non sapeva cosa dire, forse per la prima volta da tanto tempo.
Ora che aveva la possibilità di essere la vera Elizabeth si era accorta che non sapeva nemmeno che fare.
Abassò lo sguardo, non riusciva a reggere il confronto con quegli occhi.
Sembravano... delusi.
Gli occhi di tutta la sala erano su di loro, compresi quelli del re.
Nessuno dei due però, ci aveva fatto caso.
 
- Dimmi, l'hai fatto apposta? - disse lui, passando una mano sensualmente sulla sua gamba.
Elizabeth non capiva.
Apposta?
Cosa?
La sua stretta si era fatta, dura, meccanica, arrabbiata.
La sentiva dappertutto, così come doveva essere.
Come Liam anche il violino, violento, faceva sentire la sua voce tra le altre.
 
- Io... non capisco - rispose lei, mentre la faceva girare.
- Cosa volevi? Catturare il mio interesse? - 
- Io... Non lo farei mai. Non pensavo di incontrare qualcuno nei boschi -.
Continuava a non guardarlo, quasi fosse colpevole.
Lei non era così.
Perchè non riusciva a reagire?

- Si certo, non sei la prima che lo fa. Pensavo fossi diversa quando ti ho conosciuta -
Nella sua voce Elizabeth poteva sentire solo il risentimento ed il disprezzo.
- Non avevo alcun secondo fine ve lo giuro -
Lei, come una piccola preda circondata da cani feroci, non sapeva dove rifugiarsi.
- E allora perchè eri nei boschi? -
Continuò, non curandosi del disagio della ragazza.
- Ci vado spesso -
- Una ragazza nobile come te? -
Alzò lo sguardo.
- Si - disse decisa.

- Elizabeth -
Un brivido le accarezzo la schiena, mentre lui pronunciava il suo nome.
Avvicinò la bocca al suo orecchio e con un bisbiglio, continuò.
La mano che lenta scendeva sulla schiena.

- Puoi smettere di fingere -
Finalmente capì.
Sotto quanti strati aveva sotterrato la vera lei?
Dov'era?
Com'era?
Fingeva da così tanto tempo che ormai.. era solo un contenitore vuoto.
La musica, con lei, esplose di rabbia.
- Cosa vuoi da me? - domandò lei con prepotenza.
Il principe sembro quasi sorpreso.
Poi sorrise.
- Adesso che so chi sei non dovresti parlarmi in questo modo -
- Ah davvero?! E cosa cambierebbe? Non hai già deciso che sono un'arrampicatrice sociale? - ribattè lei duramente.
Si aggrappò alla sua spalla con più forza del dovuto.
Poi lo guardò di nuovo negli occhi, decisa.
I suoi erano ancora dello stesso blu cielo, indisturbati dalla tempesta che aveva colpito quelli di Elizabeth.
- Quindi, cosa vuoi da me? - lo interrogò di nuovo. 
- Vuoi giocare con me, tenendo il mio futuro e la mia famiglia appesa ad un filo? Va bene fai pure. Anche io pensavo fossi diverso quando ti ho conosciuto. - continuò tagliente.
- Da dove proviene tutto questo astio? Questa rabbia?  E anche se davvero stavo cercando di conquistarti, tratti davvero così tutte le donne che ti desiderano? -
Elizabeth bisbigliava nell'orecchio del bruno, ma disse l'ultima frase con tanto risentimento, verso di lui, verso la sua famiglia, verso lei stessa, che è come se l'avesse urlata a squarciagola.
 
- Forse non sei un così buon partito come pensi. -
 
L'ultima lunga nota del violino segnò la fine del tango.
 
L'unica cosa che Elizabeth sentiva era il suo petto che si alzava e si abbassava freneticamente contro quello di Liam, che compiva sotto la sua mano gli stessi movimenti.
Non sentiva gli occhi di tutti puntati su loro due.
Non sentiva che ormai la musica era finita e adesso l'attrazione principale della sala erano il principe e la bellissima ragazza in rosso.
L'unica cosa che vedeva erano gli occhi di colui che la teneva ancora stretta in vita, forse perchè troppo sconvolto, forse perchè nessuno dei due voleva essere il primo ad abassare lo sguardo.
 
L'applauso di tutta la sala dopo la fine del ballo gli risvegliò da quello stato di stasi e velocemente Elizabeth si staccò dal principe, rimettendo la sua maschera.
Tutti i sentimenti che prima l'avevano travolta ritornarono nel loro luogo d'origine, un piccolo angolo dove erano stipati da molto tempo e dove sarebbero rimasti.
Si unì anche lei agli applausi come se non fosse successo niente.
Ma a quanto pare non era il suo giorno fortunato.
 
Un cenno e tutti coloro che si trovavano ancora sulla pista da ballo aprirono un varco, lasciandoli scoperti agli sguardi indagatori del re, della regina e della donna in piedi vicino al trono.
Il signore di Fyicn, nonostante l'età, era ancora un uomo forte ed in salute anche se non era particolarmente attraente: qualcosa nei suoi lineamenti, forse la pronunciata mascella (simile a quella di Liam) o il grande naso, creava un senso di sproporzione. 
Gli occhi, neri come il carbone, la osservavano divertito.
Con un movimento della mano gli invitò ad avvicinarsi e nessuno dei due ebbe alcuna esitazione.
Elizabeth, mentre camminava verso i due troni, cercava la figura del padre.
 
- Padre - disse Liam - vi presento Elizabeth, figlia maggiore di Richard Merwell -
- Sire - aggiunse la bruna, inchinandosi come le avevano insegnato sin da piccola.
- E' un piacere conoscerti, Elizabeth. Non è la prima volta che sento il tuo nome in questi giorni. Mia figlia Kristine è completamente uscita fuori di testa per te. A quanto pare sta cercando di accasarti con mio figlio -
Aveva una voce roca, seducente. Con quella voce avrebbe potuto persuadere tutto e tutti.
- Padre! - protestò Kristine, che si era avvicinata senza che nessuno se ne accorgesse, anche se sapeva che era la verità.
Mentre tutti guardavano la principessa, Elizabeth incontrò gli occhi che non avevano mai abbandonato il suo viso e che la guardavano con diffidenza.
Erano due grandi occhi viola, tristi e feriti ma determinati e feroci.
La donna le sorrise ed Elizabeth notò che aveva una mano sul petto del re.
- Perdonami Elizabeth, non ti ho presentato la mia Dafne - disse lui, notando lo scambio di sguardi tra le due.
- E' un piacere conoscerti - disse la donna con voce sicura.
La bruna stava per ricambiare quando il re ricominciò a parlare.
- Come dicevo Kristine ti adora - continuò muovendo la mano ad accarezzare il braccio della figlia - e mi ha chiesto se potevo farti restare qui. Io vorrei compiacere mia figlia, ma non posso costringerti. Tu che ne pensi? -
Elizabeth sbarrò gli occhi, sorpresa. 
Non poteva vivere a corte, non con Liam, non senza il padre ed il fratello, non senza quella poca libertà necessaria per la sua sopravvivenza.
 
- Maestà, siete davvero gentile a farmi questa offerta ed io sarei felicissima di accettare, ma non credo di poter ancora lasciare la mia famiglia - disse lei stringendosi le mani - sapete mia madre è malata ed ho un fratellino piccolo a cui non può badare. Vi prego di perdonarmi. Sono sicurissima che mio padre sarà più che felice di accogliere Kristine per tutto il tempo che desidera nella nostra tenuta in campagna - terminò la bruna, un po' spaventata della reazione del re.
Quest'ultimo rimase interdetto per qualche secondo, a quanto pare non rifiutavano molto spesso le sue offerte, ma si riprese subito.
Con un cenno fece avvicinare anche il padre di Elizabeth, che era rimasto insieme agli altri.
- Ora capisco perchè vi piace così tanto, non solo è bellissima, ma è anche premurosa e gentile - disse il re ai due figli.
- Ci? - pensò ad alta voce il principe Liam.
- Ma per favore figliolo, non vedevo tante scintille in quella pista da...-
- Quando abbiamo ballato noi due - terminò Dafne. 
Anche la sua voce, come quella del re, era chiara e seducente. Pregna di... potere.
- Esatto. - disse lui e, appena il padre di Elizabeth fu abbastanza vicino continuò - Richard, hai una figlia davvero meravigliosa - 
- Grazie maestà, lo penso anche io - disse lui inchinandosi.
- Stavamo giusto dicendo che magari manderò Kristine a trovarvi nel Lubec, come ha suggerito Elizabeth -
- Sarebbe più che benvenuta, sire - rispose Richard.
- Magari potremmo passare a trovarvi anche io e Liam, dopo aver aggiustato le cose nel Kerolg - propose il re.
- Sapete, mio signore, che la mia umile dimora è anche la vostra - rispose Richard senza esitazioni.
Elizabeth capì in quel momento, che la sua vita non sarebbe mai stata più quella di prima.
 
 
****
Ciao a tutti!
Prima di tutto auguri per le feste appena passate, spero che vi siate divertiti :)
Poi vi chiedo scusa per non aver aggiornato prima, lo so, faccio schifo.
Purtroppo tra interrogazioni, feste, viaggi e totale blackout per la scena del tango, ho avuto veramente poco tempo per scrivere...
Comunque spero che vi piaccia questo capitolo e come sempre, spero che mi farete sapere che ne pensate!
Grazie a tutti coloro che mi hanno lasciato un parere, mi hanno messo tra le preferite o le seguite (*-*).
Dal prossimo capitolo entreremo veramente nella trama, quindi spero continuerete a seguire questa storia :)
Infine per qualsiasi cosa potete aggiungermi su Facebook (DeliveredMe Efp) o contattarmi direttamente qui :D
Alla prossima,
DeliveredMe
 
P.s.: Il banner che vedete qui sopra l'ho fatto io, per modo di dire xD 
L'immagine l'ho trovata su internet e l'ho semplicemente (in realtà ho sudato tipo sette camicie) modificata, inserendo la scritta.
Vi dico ciò, sia perchè non volevo prendermi crediti che non ho, sia perchè volevo motivarvi la mia scelta.
Ho deciso di non usare prestavolti per lasciarvi la libertà di immaginare questi personaggi come volete: non so se condividete, ma una delle cose che mi piace di più, quando leggo un nuovo libro di cui non è ancora uscito il film, è immaginare i personaggi come voglio io, anche se molto spesso sono completamente diversi xD
Quindi divertitevi a pensare alla vostra compagna di banco o a vostro cugino, o a "quello figo" mentre leggete di Elizabeth o Liam :)
 
p.p.s.: La scena del tango l'ho scritta ascoltando "El tango de Roxanne" di Moulin Rouge. Vi consiglio vivamente la canzone e il film :D
  
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