Capitolo 14 : Memoria




La guardai basita. I suoi occhi stupiti confermavano le sue dure parole, appena pronunciate.

Io? Chi sono? Sono io! Ginny, sono io! Hermione, la tua Hermione sperduta in questo mondo sconosciuto, non palpabile ed a stento visibile..! Dei, Ginny, mi sento impazzire! Sono pazza!
Vorrei dirle tutto questo, prenderla per le spalle, scuoterla così forte da farle mordere la lingua.
Ma le parole rimasero pensieri urlati, inespressi.
Non può avermi dimenticata!
Le lacrime pizzicavano terribilmente dietro le mie palpebre, ma le trattenni.
Guardai Ginny. I suoi occhi sperduti, e le sue dita orribilmente spezzate e deformi.
Possibile che non sentisse niente?
L’aiutai a sedersi, senza parlare. Lei, docile, si lasciò tirare su fino a mettersi seduta sul nulla. Il suo corpo era perfetto e nonostante il dolore, la voglia di farle capire, di farle ricordare chi ero, era forte, tanto da impormi una certa fatica per non guardarla, per non percorrerla, per non sfiorarla.
E di questo mi stupii.
Non si reggeva sulle dita, ma usava i palmi bianchi. “Non.. non ti fanno male?” ebbi finalmente il coraggio, la forza di parlare.
Ginny mi guardò, se si può, ancora più stupita. “Cosa?”
Spalancai un poco gli occhi che subito si spostarono sulle sue mani. Lei seguì il mio sguardo, e quando trovò gli arti spezzati, non ebbe neanche sorpresa.
Come se fossero la cosa più interessante del mondo, alzò le braccia per osservarle meglio. “No” disse poi, semplicemente.
“Ma come.. insomma, come hai fatto a..?” la domanda rimase palesemente sospesa.
I suoi occhi azzurri ebbero un piccolo tremolio e si appannarono, come se non fossero più lì, come se la sua mente fosse altrove.
Un battito di ciglia che sembrò arrivare dopo ore, segnò il suo ritorno alla ‘realtà’.

“Io cercavo Hermione”

Ingenua. Bambina. Sincera.

“Hermione..?” ripetei, incredula. Sconvolta. Allora non mi hai dimenticata…

“Si. Io sono qui per Hermione. La sto cercando.”

Esitai un attimo. La frase che mi aveva tolto il respiro aleggiava ancora nella mia testa.

“Ma chi è?” le chiesi. Curiosa per lei, titubante per me.

“Lei…” cominciò, la sua bocca rosea dischiusa su quella parola.

No.

Non ce la feci.

Ad aspettare la risposta...

E mi lasciai andare al mio sentimento, aprii la diga nel mio petto e lasciai defluire il fiume, un fiume caldo che mi stava inondando lentamente, con forza.

La mia mano sotto il suo mento, la mia bocca sulla sua.

Era ciò di cui aveva bisogno la mia mente. Ciò che bramava il mio corpo.

Mossi poco le labbra sulle sue, così morbide… e così fredde.

Forse questo mi riscosse, perché mi allontanai lentamente, liberandole il mento, gli occhi socchiusi, a fissare i suoi, chiusi, e la sua bocca che già mancava alla mia.

Ormai alla distanza iniziale, riaccesi le mie iridi focalizzandole su di lei.

Io accucciata, e lei seduta.

Le sue mani erano guarite. Tornate perfette e bellissime, con le loro dita lunghe e bianche.

Ancora prima di aspettare una reazione al mio gesto improvviso, gliele presi tra le mie, e le rigirai piano, toccandole, lisciando e giocando con quelle dita di nuovo articolate e funzionanti.

Prima ancora di accorgermi della mia vista appannata, sentii il sapore salato delle lacrime sulla lingua.

Spostai lo sguardo su Ginny, e fu allora che il pianto si liberò dalla mia gola ed esplose in grosse lacrime succose, che scendevano incessanti, fino a crollare ed infrangersi su quelle mani abbandonate nella mia stretta leggera e fragile.





Salve a tutti, lettori e lettrici. Ecco un nuovo capitolo.. vi prego di essere paziente, con i miei ritardi, con i miei errori, e se il capitolo è corto. Fra poco sì svolta… Aspetto commenti e critiche. Nel frattempo ringrazio chi mi segue sempre e chi invece mi ha scoperta da poco. Grazie! Le vostre recensioni mi permettono di capire, e mi tirano su. A presto,
HjG