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Autore: 921km    10/01/2014    4 recensioni
«Pensi davvero di poter scappare per sempre?» Domandò la più giovane delle tre, Cerridwen, la più vecchia annuì cupa facendo rabbrividire Hazel.
«Posso provarci» rispose lei ostentando sicurezza, le tre donne risero maligne.
«Ti troveremo ovunque tu vada, non sei stanca Hazel? Vieni con noi e ti offriremo l’immortalità» disse melliflua Heget.
«No grazie, stò bene così» Louhi affilò lo sguardo e parlò per la prima volta da quando le tre erano comparse.
«Vedi Hazel come ci è stato facile entrare in casa tua? Potremmo benissimo farlo con tutte le persone che ti sono vicine, quel ragazzo ad esempio?» domandò la più vecchia avvicinandosi, la ragazza fece istintivamente un passo indietro, il nome di Stiles le saltò subito in mente.
«I miei amici non c’entrano, se vuoi uccidere qualcuno prenditela con me» Hazel sentì la sua voce più sicura di quanto fosse in realtà.
Louhi sospirò «È bello vedere che ti prendi le tue responsabilità, finalmente, vieni con noi e i tuoi amici saranno al sicuro, oppure puoi scegliere di scappare e seminare morte ovunque andrai».
Genere: Azione, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disappear
I try to reach for you,
I can almost feel you You're nearly here
and then You disappear, you disappear
Disappear - Beyonce



Hazel aveva passato tutto il resto della giornata a cercare informazioni su quella filastrocca, senza mai uscire dalla sua stanza. La sua unica fonte di sostentamento era stata la crostata ai frutti di bosco, che odiava, portatale dal vicino. Sul motore di ricerca aveva provato a scrivere diverse parole chiave, come ‘filastrocche sospette’ ‘filastrocche molto popolari’ ‘filastrocche sui conigli’ ‘filastrocche che non piacciono ai genitori’, non aveva trovato niente che avrebbe potuto aiutarla e in più era rimasta alquanto schifata dai risultati dell’ultima ricerca. Sconsolata, spense il vecchio computer portatile che ormai era bollente e si sdraiò sul suo letto, facendosi spazio tra i tantissimi peluche che riuscivano a farsi odiare ogni giorno di più.


Dean bussava energicamente da quasi due minuti quando finalmente sua figlia diede un segno di vita urlando di essere sveglia, l’uomo si allontanò dalla camera e tornò in cucina a preparare la colazione. Sapeva che cambiare scuola continuamente era difficile per sua figlia, per cui il primo giorno le preparava sempre la sua ‘colazione speciale’ a base di bacon sorridente e pancake inzuppati completamente nello sciroppo d’acero. Quando la figlia zampettò giù dalle scale e notò i piatti stracolmi di cibo sorrise contenta, il padre aveva deciso di non spezzare la tradizione nonostante il litigio della sera precedente.
Si sedettero a mangiare in rigoroso silenzio e una volta finito Hazel tornò in camera sua a vestirsi, tentò più volte di pettinare la massa informe di capelli e alla fine decise che quello era ciò che più si avvicinava ad un’acconciatura in ordine, indossò la cosa più elegante che avesse, una maglietta lunga e dei leggins, si guardò soddisfatta allo specchio e scese le scale. Dean mise nella lavastoviglie l’ultimo piatto e si girò verso la figlia, sollevò un sopracciglio.
«Ancora?» domandò squadrandola «Ma metti sempre questo?».
«È il mio vestito da primo giorno» si difese lei lisciandosi la maglietta. «Il problema è che metti cose del genere solo il primo giorno» borbottò il padre.
«Che intendi con ‘cose del genere’?».
«Da… Ragazza» Hazel non poté che dargli ragione.
Dean afferrò le chiavi della macchina e si avviò verso la porta di casa indifferente, Hazel lo seguì di corsa, confusa.
«Dove vai?».
«Ti accompagno a scuola no?».
«Non pensi che io possa andarci da sola?» chiese lei consapevole di star per scatenare un litigio simile a quello del giorno prima, il padre cercò di sorridere gentilmente.
«Sono già andato lì per l’iscrizione, conosco la strada, tu rischieresti di perderti» rispose Dean alludendo alle scarse capacità di orientamento della figlia, Hazel finse di credere a quella palese scusa e saltò in macchina.
I primi giorni Hazel, com’era solita fare, li spendeva alla ricerca di un posto appartato dove passare la maggior parte del suo tempo libero a scuola senza che nessuno la disturbasse, era proprio lì che l’anno prima, a Winchester, aveva conosciuto Emily, una ragazza con cui per la prima volta era riuscita a fare amicizia, lasciarla era stato più doloroso di quanto immaginasse e quest’anno era determinata a non legarsi a nessuno. Hazel scandagliò il corridoio principale sperando di riuscire a trovare la segreteria senza attirare troppo l’attenzione su di sé. Una volta riuscita a recuperare il foglio con le informazioni che le sarebbero tornate utili si avviò alla ricerca del suo armadietto, lo aprì e vi ripose i libri. Durante il suo tragitto dalla segreteria all’armadietto non aveva trovato nessun posto dove potersi nascondere, così decise che durante il pranzo avrebbe visitato la palestra e il giardino, di solito i posti migliori erano lì.
Stava camminando a passo svelto verso l’aula di storia, la sua prima lezione in quella scuola, quando una voce famigliare alle sue spalle la chiamò. Stiles con lo zaino sulla spalla la raggiunse.
«Hazel! Sei arrivata a scuola, pare che io abbia sottovalutato il tuo senso dell’orientamento».
La ragazza si girò e annuì sorridendo, cercò un modo divertente per rispondere, ma si ritrovò a fissare il pavimento senza aprire bocca.
Dopo qualche istante di imbarazzante silenzio, Stiles adocchiò Scott ed Isaac che si stavano avviando verso la classe dove avrebbero seguito la prima ora di lezione.
«Oh guarda c’è il mio migliore amico, ora te lo presento».
Con un ampio gesto della mano fece loro cenno di avvicinarsi e i due furono vicini in pochi passi.
Bastarono pochi istanti perché Hazel potesse riconoscere uno dei due ragazzi. Il malcapitato vicino contro cui Hazel aveva sbraitato il giorno prima.
Sperò con tutta se stessa che non fosse lui il migliore amico di Stiles e nel dubbio rimase zitta cercando di non incrociare il suo sguardo, mentre Stiles faceva le presentazioni.
«Questo è il mio migliore amico Scott e lui invece è Isaac»
La ragazza strinse la mano al più alto dei due, pronunciando goffamente il proprio nome, poi si rivolse a Scott.
«Piacere » borbottò evitando il contatto visivo. Non era più arrabbiata con quel tizio, ma dopo avergli urlato contro senza un valido motivo, si vergognava parecchio a guardarlo in faccia.
«Lei è Hazel, si è appena trasferita da… » Stiles la guardò con occhi interrogativi rendendosi conto di non conoscerla affatto.
«Winchester, Nevada» completò Hazel.
«Oh e vive proprio accanto a voi, perché, Hazel devi sapere che loro vivono insieme».
La ragazza li guardò perplessa.
«Siete fratelli? Perché non vi assomigliate per niente».
I due si guardarono pensando a quanto fosse complicato spiegarle la loro difficile situazione. Hazel li fissò per qualche secondo senza capire, poi le sue guance si colorarono di rosso, esclamò: «Oh ok, ora ho capito» e distolse nuovamente lo sguardo.
I tre rimasero a guardarsi per una manciata di istanti poi Isaac sobbalzò.
«Aspetta che hai capito?».
Il suono della campanella che segnava l’inizio della prima ora riempì i corridoi. Scott e Isaac si allontanarono, mentre Hazel cercava di capire dove potesse essere l’aula di storia. Salutò Stiles con un cenno e cominciò a percorrere il corridoio a passo svelto, trovandosi, però, di fronte all’uscita di emergenza.
Sul muro era raffigurata un piantina della scuola da utilizzare in caso di emergenza ed Hazel cercò di decifrarla per orientarsi, cercò una scritta ‘tu sei qui’ da qualche parte senza successo, quindi tentò di capire dove si trovasse.
«Allora, l’aula di storia è la F, se la porta e di là e il bagno a sinistra, dovrei andare a destra … »
«Scommetto che ti sei persa» rise Stiles raggiungendola.
«Si, cioè no, cioè si – ammise lei.
Il ragazzo le prese il foglio con le lezioni di mano e lo lesse rapidamente.
«Hai storia anche tu, okay, l’aula F è qui, subito a sinistra.
«È esattamente dove stavo andando io, ma grazie» entrarono in classe e occuparono gli unici due posti liberi, appena in tempo perché il professore facesse l’appello.
Il professor Williams si avvicinò ai banchi occupati dai due.
«Oggi abbiamo una nuova alunna, signorina Sullivan vuole alzarsi in piedi e presentarsi?»
Hazel si sollevò facendo stridere la sedia e si schiarì la voce.
«Mi chiamo Hazel vengo da Winchester in Nevada e sono felice di frequentare la Beacon Hills Hight School quest’anno»
Si risedette velocemente, sotto lo sguardo divertito del compagno di banco.
«Discorso toccante» commentò lui.
«E lo stesso che uso ogni anno» rispose lei. Mentre cercava un modo per cambiare argomento, ricordò il discorso con Scott e Isaac che aveva interrotto prima.
«Quindi i tuoi amici stanno insieme?» Stiles sgranò gli occhi.
«Che? Scott e Isaac? No! Come ti è venuto in ment…Ah»
La ragazza che aveva assunto una tonalità purpurea iniziò a giocare freneticamente con una matita.
«Ah, io pensavo, sai…hanno detto di vivere insieme, io… »
«No, è una lunga storia, diciamo che Scott ha adottato Isaac, ecco» spiegò il ragazzo a bassa voce, perché il professore non li sentisse parlare.
L’ora passò in fretta e al suono della campanella i due si separarono, non senza che prima Stiles le chiedesse di andare a vedere gli allenamenti di Lacrosse quel giorno dopo la scuola. Le aveva spiegato che non sarebbero stati dei veri e propri allenamenti, ma che lui ed un po’di amici si sarebbero incontrati per fare un paio di tiri.
Alla fine delle lezioni Hazel si diresse in palestra (che trovò relativamente subito), rimase qualche minuto nella palestra vuota chiedendosi dove fossero gli altri.
«Ma il lacrosse non era quella specie di basket?» poi le venne in mente che potesse esserci un campo all’aperto e stupì se stessa quando in pochi minuti riuscì a trovarlo.
Il prato era lungo un centinaio di metri e largo una quarantina, sui lati lunghi c’erano degli spalti vuoti.
Camminò lungo il campo per un po’ aspettando che qualcuno si facesse vivo, poi confusa, si domandò se fosse almeno nel posto giusto e quando un ragazzo dietro di lei le rispose, si rese conto di non averlo detto a voce bassa.
«Si, questo è un campo da lacrosse. E io sono Danny comunque».
«Hazel».
Il ragazzo indossava una divisa bordeaux e stringeva in mano una mazza con una rete sulla punta. Isaac, Scott e Stiles entrarono in campo indossando la stessa divisa di Danny. I quattro si salutarono e Scott le disse che sicuramente il lacrosse le sarebbe piaciuto, lei annuì e si andò a sedere.
I ragazzi cominciarono a giocare e per i primi dieci minuti lei non avrebbe voluto altro che andare a casa a schiacciare un pisolino, ma quando Scott placcò Isaac buttandolo a terra le cose cominciarono a diventare più interessanti.
Danny era posizionato in porta, mentre il gioco si spostava nella parte alta del campo. Hazel aveva appena cominciato a divertirsi quando uno Scott molto convinto tirò verso la rete e fece goal senza difficoltà.
«Danny tu sei il portiere dovresti stare in porta – protestò Stiles constatando che l’amico non fosse in campo. Hazel si alzò in piedi per vedere meglio.
«Ma dove diavolo è Danny?» chiese Scott guardandosi intorno.
Tutti, compresa Hazel cominciarono a chiamare il suo nome: «Danny? Danny?».
Invano, perché lui non c’era più.


 

Saaalve

Non abbiamo postato appena abbiamo avuto le 3 recensioni perchè... Cavolo siete stati veloci <3
Il prossimo capitolo lo metteremo a 4 recensioni. Speriamo che la storia vi piaccia visto che adesso comincia a farsi più interessante. Fateci sapere cosa ne pensate.
Baciozzi baciozzi.
Martina e Nicole
921Km
  
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