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Autore: sky_eyes_vampire    30/05/2008    3 recensioni
Dopo anni d’immacolato servizio, voleva ricevere una piccola ricompensa, una soddisfazione personale. Voleva mettersi alla prova.
Il tunnel sotterraneo che scendeva sempre più in profondità i gradi sempre più vicini allo zero. Ma lo strano individuo non sembrava affetto da quella temperatura glaciale...
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente sono riuscita a scrivere il secondo capitolo...la scuola è odiata da tutti,chissà perchè!
Ringrazio Miki87 per la recensione^^ grazie! Spero di non deluderti con il prossimo capitolo^^





Quei giorni avevamo entrambi stampato sulle labbra un sorriso perenne.
Il problema era dovuto al fatto che i motivi erano diversi, nonostante la conclusione fosse sempre la stessa: vivere uniti per sempre, l'uno per l'altra.
Edward era raggiante da quando gli avevo risposto con un “sì” tanto atteso alla proposta di matrimonio che andava avanti da mesi.
Mi osservai l'anello che brillava sotto i raggi de sole, dopotutto non era poi così male...
Ma i motivi della mia felicità erano altri: stavo per diventare sua per l'eternità, come anche lui sarebbe appartenuto a me per sempre.
Nonostante stessi per dire addio a tutto e a tutti, Charlie, Renee e Jake compresi, non mi ero mai pentita della mia scelta.
Sapevo che non era giusta né ponderata, ma non potevo fare altrimenti o sarei morta, e questa volta in senso letterale, me lo sentivo.
Anche in quei momenti, stretta tra le sue braccia, avevo il timore che mi lasciasse all'improvviso, ossessionato dal suo stramaledetto senso di colpa.
Si definiva egoista e si malediva per avermi desiderato e avermi presa e amata, nonostante fosse tremendamente proibito e pericoloso. Assurdo.
Mi sentivo male solo a pensare come sarebbe stata la mia vita senza di lui.
Anch'io mi sentivo tremendamente egoista, a dirla tutta, perchè stavo per abbandonare tutti e ricostruirmi una nuova vita,di cui loro non ne avrebbero fatto parte.
Sbuffai, erano mesi che pensavo le stesse cose, lo stesso identico filo di pensieri, nello stesso stramaledetto ordine,ed ogni singola volta arrivavo alla stessa e splendida conclusione:
non potevo vivere senza di lui, QUINDI avrei fatto qualsiasi cosa pur di rimanere con lui per l'eternità, anche vendere la mia anima al diavolo.
Arrivata soddisfatta alla solita conclusione, sorrisi e mi voltai verso l'angelo che era sdraiato al mio fianco tra i fili d'erba e che mi stringeva delicatamente la vita con un braccio.
Aveva gli occhi chiusi e si godeva il poco sole che quel clima maledetto e perfetto concedeva di tanto in tanto e che gli faceva brillare la pelle.
Eppure capii subito a cosa stava pensando dalla brutta curva che aveva preso la sua bocca.
Avrei scommesso tutti i miei risparmi, per quanto miseri, che si stava crogiolando nel suo stramaledettissimo senso di colpa.
-A cosa pensi?-gli chiesi.
-Le solite cose- mi sussurrò all'orecchio, facendomi il solletico.
-Sai che sto per diventare tua moglie e come tale ti proibisco di pensare certe cose- gli ordinai, cercando di risultare seria e autoritaria. Tentativo vano.
-Ai suoi ordini-mi sorrise-devo anche chiederle il permesso di baciarla, o quello è compreso nel contratto?-.
-Penso proprio di sì- risposi entusiasta, forse troppo in fretta. Lui sorrise e mi accecò con il suo solito sorriso.
Solito sì, ma non riuscivo a farci l’abitudine. Troppa perfezione…
Prima che potessi tornare a respirare, le sue labbra si appoggiarono sulle mie, desiderose e il mio cuore impazzì frenetico, mentre lui mi stringeva sempre più a se e io mi aggrappavo al suo collo.
-Dove vuoi andare in viaggio di nozze?- chiese lui impaziente, quando mi lasciò respirare.
-Mmm….Non saprei. Scegli tu, per me è uguale, basta che ci sei tu- risposi sinceramente, dopo essermi ripresa dalla botta che il mio cervello aveva subito appena sentito la sua frase. Tra due settimane mi sarei sposata.
Oddio…Scossi la testa per tornare in me.
-Che condizione scontata e ridicola, sai perfettamente che non ti lascerò più neanche per un attimo, soprattutto quando diventerai mia moglie. Tu invece, sei sicura di volermi sopportare per tutto questo tempo. Stiamo parlando dell’eternità, lo sai, vero? Non ti stuferai di me prima o poi?-
sussurrò nel mio orecchio,causandomi il solito brivido lungo la schiena.
-Lo sai che questo è impossibile- sorrisi.
-Bè, comunque con questo- e segnalò l’anello –ho i miei vantaggi.
Potrò stare tranquillo sul fatto che tu non te ne andrai con il primo vampiro più affascinante di me che incontrerai-.
-Anche questo è impossibile e assurdo, lo sai. Credi che darei la mia vita per il primo tizio che mi trovo dietro l’angolo?- mi pentii subito della battuta, sapendo cosa avevo scatenato.
Un turbine di pensieri si affollò sul suo viso divino, poi si fece pensieroso, guardando gli alberi, la sua testa altrove.
-Se la metti così, anche io ho i miei vantaggi. Non potrai guardare una donna, vampira o umana che sia, per più di due secondi. Sennò altro che grizzly e fesserie…-lo minacciai scherzosa, cambiando discorso, anche se sapevo che era un discorso inutile.
Edward aveva già dimostrato di non avere occhi che per me.
Aveva già superato brillantemente la prova più grande: aveva vissuto per quasi cent’anni con una vampira bionda mozzafiato in casa e non gli aveva mai messo gli occhi addosso.
Immaginai cosa sarebbe successo se invece fosse andata diversamente, con Emmett che malediva Edward e le litigate capaci di distruggere una mansione in pochi secondi.
Trattenni a stento un sorriso.
-Neanche Alice?- chiese lui, stando al gioco.
-Solo se sotto la mia supervisione-.
-Neanche Rosalie?-.
-Ah no! Quello sicuramente no!- sbottai.
-Non dirmi che sei gelosa di lei! Ma dai! Sei ancora convinta che dopo cent’anni di convivenza pacifica, debba importarmene qualcosa adesso che sto per sposare la mia unica ragione di vita?- mi diede un bacio troppo convincente che mi mise fuori combattimento per qualche minuto.
Lui intanto sorrideva, se la stava spassando.
-E cosa mi dici di Tanya?- gli chiesi con gli occhi come due fessure, scrutandolo in stile “questo è un interrogatorio, non dire cazzate”.
-Cosa dovrei dirti?- era sorpreso, ma continuava a sorridere.
-Sei sicuro che non sia successo niente?-.
-Sicurissimo- sembrava sincero.
-Sicuro al cento per cento?- insistetti osservando il suo viso che brillava sotto i raggi del sole, tornati a farci visita da dietro le nuvole dense e impenetrabili.
-Sei davvero testarda, ma ti adoro quando sei gelosa, non c’è niente di più divertente. Aspetta che diventerai mia moglie e verranno a trovarci. Rido al solo pensiero- sghignazzò lui, più divertito di prima.
-Bè, potresti essere più convincente- gli proposi maliziosa.
-Certo, potrei…- mi osservò con i suoi occhi ardenti e mi strinse al suo petto, baciandomi come aveva fatto pochissime volte.
Nonostante da quando eravamo tornati dall’Italia mi aveva detto di aver superato il problema relativo all’attrazione esercitata dal mio sangue su di lui, non si permetteva spesso gesti del genere.
Senza pensarci troppo risposi a quel bacio tremendamente tentatore e portai le mie mani tra i suoi capelli ramati.
Mi lasciò respirare e le sue labbra scivolarono sul mio collo, le sue mani scorrevano sulla mia schiena.
Mi sentii più ottimista, forse questa volta avrebbe ceduto. Dopotutto l’ultima volta ero stata io a non cedere.
Forse aveva cambiato idea. Ma no, che scemenze… Comunque andassero le cose, tentai.
Portai le mie mani con una certa difficoltà sul suo colletto e cominciai a sbottonare i primi bottoni con mani tremanti.
Lui sembrò non accorgersene e lentamente mi fece scivolare sotto di lui, continuando a baciarmi la base del collo e sollevando il suo peso per non pesarmi addosso.
Sentivo il suo corpo freddo sul mio e mi vennero brividi di piacere.
Il mio cuore fece una tripla capriola quando infilò la mano gelata e esitante sotto la mia maglietta e mi accarezzò delicatamente la schiena, lasciando scie bollenti sulla mia pelle.
Mi venne la pelle d’oca e non potei fare a meno di lanciargli un’occhiata interrogativa, speranzosa.
Lui tornò a baciarmi finché non rimasi senza fiato e il mio cuore andò in tilt. Potevo solo immaginare il colore delle mie guance.
All’improvviso si allontanò di scatto e si sdraiò accanto a me sbuffando.
–è Alice- rispose scocciato alla mia domanda silenziosa, mentre si riallacciava i bottoni della camicia.
Sbuffai anch’io, maledicendola in silenzio e mi sedetti sull’erba, pronta ad un’altra raffica di domande sul mio colore preferito per le tovaglie ed i fiori, come se me ne importasse qualcosa, soprattutto in QUEL momento!
Dopo pochi secondi da dietro gli alberi apparve un razzo che correva, anzi, volava, verso di noi.
Si fermò davanti a noi con grazia una ragazza diafana, con il viso delicato simile a quello di un folletto e i capelli corvini spettinati dalla corsa.
Aspettandomi il suo viso illuminato dall’emozione e dalla felicità, mi spaventai quando vidi la sua espressione ansiosa e preoccupata.
Il mio cuore impazzì di nuovo, pronto a ricevere la notizia, qualunque essa fosse e la fissai in attesa, cercando di non perdere la calma…
  
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