Davvero grazie per il seguito avuto: ho letto con piacere le recensioni e risponderò sperando di mettervi ancora più dubbi muhahahah vi lascio a questo capitolo, sperando possa piacervi. All'improvviso il correttore è andato a farsi friggere quindi se è scappato qualche erroraccio vedrò di setacciare di nuovo il file >_<
Libro primo: verso Punta Nord, alla ricerca degli antichi Dei.
Capitolo Secondo.
Anno 11110 dell'era degli Dei. Cuore della Stella, regno di Laryon.
Quasi
tutti i
re di Laryon erano guerrieri: in origine si diceva che Thormund, il dio
della guerra, avesse creato le loro armi e armature perciò chi saliva
al potere era un abile guerriero ed essendo un diritto ereditario di
padre in figlio la scelta era scontata. Invece con il tempo diventò
chiaro che non era così: a spezzare la tradizione ci pensò William il
Basso, sedicesimo re a sedere sul trono a stella. Gracile e
mingherlino, nessuno nel regno lo stimava veramente a causa del suo
aspetto deforme e poco gradevole oltre all'assenza di carisma di cui -
così si diceva - aveva dato prova. Quando i
Sanguinari decisero di ordire un colpo di stato, molti guerrieri finora
al servizio del re cambiarono schieramento lasciando William circondato
dalla famiglia che ne rimaneva e semplici servitori.
Il re si presentò solo sul ponte levatoio che conduceva all'ingresso
delle mura di Laryon, privo di armatura: i nemici lo sbeffeggiarono
senza pietà, ma la battaglia durò appena un minuto. William il Basso
aveva eretto una potente barriera mentale non visibile a occhio nudo
che fulminò le menti di tutti i nemici non appena tentarono di
superarla per
entrare nel cuore della città, senza neppure preoccuparsi di
abbatterlo. Invocando quindi la forza di Seala il re schiacciò
l'esercito avversario senza bisogno di armi o sangue versato, passando
alla storia per aver condotto la lotta più rapida ed efficente mai
vista sino a quel momento e riuscì a regnare
per ben otto decenni senza che altre minacce si presentassero,
finalmente circondato da guerrieri pronti a difenderlo che lo stimavano.
«...»
Tra i vari re spicca Wallace, valente e inquieto Arciere: il dio della
natura non era solito benedire i regnanti, persone che stimava, ma con
una visione della vita che si discostava molto dalla sua. Forse per
questo Wallace non fu mai amante della vita di corte, preferendo i
continui viaggi alla ricerca dei luoghi più selvaggi al di fuori dei
confini di Laryon che per lui erano troppo stretti. Generò un solo
erede e lo incoronò molto giovane, per poi sparire nei meandri
misteriosi della Foresta di Cristallo.
Il solo dio a non benedire mai un re o i suoi parenti fu Balanthar: la
mente dei suoi devoti a volte rischiava di essere soggiogata dal
continuo contatto con gli Spiriti, soprattutto con quelli dei nemici
antichi, e non volle mai mettere in pericolo la solidità del regno.
- Archivi Storici, Libro Quarto sulla
dinastia dei re di Laryon. Conservato sotto chiave detenuta da mastro
Santos. -
Perchè
mai si era avvicinata a quella stanza? Camminava tranquilla per il
palazzo, con la briosa compagnia di Harriet – intenta a raccontarle
tutte le novità di corte – finchè non l'aveva sentita. Una
presenza tanto oscura da paralizzarla: si era resa conto che qualcosa
non andava solo quando aveva visto la chioma castana della concubina
del re sopra il suo volto, comprendendo di essere distesa a terra.
Aveva
detto qualcosa – forse un invito a non preoccuparsi – ma Kirsi
non era riuscita a distinguere le parole; un dolore di ferita viva
l'attanagliava all'altezza della coscia sinistra, impedendole di
reggersi in piedi. Senza pensare a cosa avrebbero pensato di lei se
qualcuno l'avesse vista, si appoggiò faticosamente alla parete di
pietra con la schiena e si alzò la veste: detestava quel colore, ma
suo padre aveva insistito per farglielo indossare, sostenendo che il
rosso avrebbe acceso l'interesse del re convincendolo a desiderarla.
Kirsi aveva il vomito solo al pensiero, ma non era il momento adatto;
sapeva già dove cercare e difatti vide la cicatrice sanguinare,
evento mai accaduto prima.
Conviveva
con quel dolore da quasi due anni, dopo essere stata aggredita da uno
degli spiriti di suo padre, e non si era mai rimarginato: di tanto in
tanto il dolore la sconvolgeva come se mille lame affilate le
lacerassero corpo e anima, ma fino a quel momento non c'erano mai
state tracce evidenti. Poi si era alzata, credendo di captare
precisamente la fonte di quel potere: camminando piano – o per
meglio dire, strisciando contro le pareti – era giunta alla sola
ala del castello che non aveva ancora visto. Lì tutto era luce e
ombra alternato: le ampie finestre erano coperte da pesanti tendaggi
porpora fatti di seta – si era in estate – e la luce del sole
filtrava a fatica, gettando un'aria sinistra sulle statue che
costeggiavano il corridoio.
Kirsi
era in mezzo a nomi illustri: tutte le regine di Laryon erano
allineate sulla parte destra del corridoio, mentre i re su quella
sinistra. Ma non riuscì a leggere neppure un nome, attirata dalla
porta in pesante legno che si avvicinava sempre più – o era lei
che procedeva seppur a fatica?
La
ragazza sentiva il respire diventare più affannoso e si appoggiò
alla parete quando la porta fu aperta: per un momento Kirsi pensò di
veder apparire un enorme demone, invece la donna che si mostrò era
alta, delicata e allo stesso tempo terrificante. Indossava una lunga
veste bianca, molto simile a una sontuosa camicia da notte, e aveva i
capelli chiari: un tempo quelle chiome dovevano essere state rosse
come il fuoco, mentre ora erano striate da ciocche grigie. Era una
donna bella, senza tempo, ma antica. La pelle era diafana, le
palpebre apparivano pesanti e gli occhi blu erano pozzi di un dolore
infinito: Kirsi sentì un brivido percorrerle la schiena, senza
saperne la ragione.
"Era da tempo che ti aspettavo, mia dolce Kirsi. Devi
liberarmi: avvicinati, o prode."
Le
parole vennero pronunciate in tono stanco, ma risultatono persuasive
perchè la ragazza, dimenticato il dolore e la paura, mosse alcuni
passi in avanti: si sentiva attratta da quella mistica figura che
aveva allungato le braccia come a chiamarla a sé. Non si chiese
neppure chi fosse, né come potesse conoscere il suo nome. Sentiva
solo che la doveva raggiungere, il più in fretta possibile; trascinò
la gamba che continuava a sanguinare, lasciando tracce evidenti del
suo passaggio, senza riuscire a staccare gli occhi da lei.
L'aveva
appena raggiunta quando desiderò non averlo mai fatto: la
sconosciuta la sfiorò con le mani, muovendole come se faticasse a
compiere un gesto tanto semplice. Kirsi sentiva le sue dita sfiorarle
la fronte, il naso e le labbra come se la stesse studiando, per poi
toccarle la lunga treccia: a ogni movimento della donna, la ragazza
si sentiva sempre più debole e fu costretta suo malgrado ad
appoggiarsi alla spalla di quella figura tanto esile. Brividi gelidi le
percorrevano la schiena come se le dita della donna fossero composti
dai tremendi ghiacci di Punta Nord.
"Sei venuta da me, finalmente. Ora sei mia: togliti la
veste e inchinati al tuo nuovo padrone."
Gli
indumenti erano già ai suoi piedi quando Kirsi capì che qualcosa
non andava: la ferita sanguinava più che mai e nel vedere le dita
macchiate di rosso, la sua mente ebbe un sussulto, facendola
rinsavire. Nonostante fosse caldo, sentiva il gelo attanagliare il
suo corpo nudo, ma non riuscì a raccogliere la tanto odiata veste
che aveva gettato a terra: una morsa si chiuse attorno al suo collo,
lasciandola senza fiato. Le sottili dita della donna, che lei aveva
giudicato talmente fragile da spezzarsi al minimo movimento, erano
pregne di forza e lei si sentiva soffocare ogni momento di più.
"La tua morte mi libererà!"
L'aria
cominciò a mancare, risvegliandola bruscamente dallo stato passivo che
l'aveva colta all'improvviso; Kirsi mosse aggressivamente le gambe
colpendo la Lo
ripetè almeno un centinaio di volte prima che un'alta donna bionda,
vestita di nero, comparisse d'improvviso tra loro: Kirsi la vide di
spalle, percependo un'aura nera potente circondare i suoi movimenti,
ma non ne udì le parole. Era troppo impegnata nel tentativo di
liberarsi. Venne distratta da due mani sulle spalle: di fianco a lei
erano apparse due persone, senza alcun preavviso: potè vedere un
uomo vestito con una lunga tunica rossa che la guardava dalla sua
destra, mentre da sinistra una donna in blu le sorrideva con aria
gentile, come a volerla incoraggiare.
La
figura bionda mosse lo scettro verso la sua aguzzina, per poi
voltarsi verso di lei: aveva lo sguardo triste, infuriato e deciso.
Era splendida e terrificante al momento stesso: sparì in un lampo,
come se non fosse mai esistita, proprio come i due che le avevano
appoggiato le mani sulle spalle, e in quel momento ritornò il
dolore.
La
paura si decuplicò: ormai doveva essere paonazza in volto, anche se
riuscì ad aprire un varco tra le dita della donna per respirare
meglio. Un grido prolungato le uscì dalle labbra, così forte da
risuonare in tutto il castello e all'esterno, allarmando tutti.
Dimitri
e Algar arrivarono poco dopo il re: il grido li aveva allertati ed
erano stati velocissimi a lasciare le loro occupazioni per
precipitarsi lì. Dimitri conosceva il castello molto bene e grazie
alle numerose scorciatoie, lui e il guerriero erano stati più rapidi
del previsto. Qualcosa di grave stava accadendo, lo percepiva sulla
pelle.
La
parte più terribile di ciò che vedevano era il re che guardava le
due donne, la spada tra le mani molli e l'espressione sconvolta di
chi non crede ai propri occhi; il Cerusico si irrigidì nel
riconoscere la regina. Astrea, la
Regina Morta
– come ormai era conosciuta - era in piedi come se lo facesse ogni
giorno, e cercava di uccidere qualcuno. Uno sguardo con Algar gli
confermò che anche il guerriero non aveva idea di chi fosse la
giovane vittima della regina, ma quella era la cosa meno
preoccupante. Rimasto imbambolato per alcuni secondi, venne riportato
alla realtà da un rumore al suo fianco: il capo degli Araldi
Vagabondi aveva estratto la spada dalla gemma bianca sulla cintura e
non c'erano dubbi su ciò che intendeva fare.
"Metti via la spada, sciocco! Cosa vuoi fare, ucciderle
entrambe?"
La mano decisa di Dimitri fermò Algar, già pronto a dividere a modo suo le due donne; il guerriero lo osservò con occhi azzurri scintillanti di rabbia.
"Aspettiamo che ci sia un omicidio? Non manca molto, se
questo è il tuo desiderio."
La
voce rude di Algar spezzò l'apatia di Dimitri, che inconsapevolmente
si volse verso il re per cercare una risposta; Edmund sapeva sempre
cosa fare e lui aveva seguito i suoi ordini in ogni situazione, ma in
quel momento era più vulnerabile e incerto che mai. Non avrebbe
certo dato alcun ordine, e tuttavia non potevano permettere che
accadesse una tragedia.
Tutto
sommato Algar aveva ragione, nonostante la pessima idea di
intervenire a quel modo; non poteva vederla, ma percepiva un'aura
terribile avvolgere il luogo ed era spaventato all'idea di dover
appellarsi alla magia. Sulla regina! Gli Dei erano sempre stati
protettivi coi regnanti di Laryon, soprattutto con Astrea, che aveva
patito una sorte più terribile della morte; eppure dovevano fare
qualcosa, forse sarebbe bastata una magia difensiva per proteggere la
sconosciuta.
"Qualcosa di superiore sta accadendo, non ho mai visto la
regina avvolta da un'aura tanto oscura... che sia Seala?"
Ma
Dimitri lo dubitava, pur essendo stato lui a pronunciare quelle
parole: la divina Seala aveva dalla sua un arsenale quasi sconfinato
di colori, ma mai scuri e corrotti, non a quel modo. In quel momento
era come se tutta la corruzione del mondo si fosse impossessata della
regina ed era sbalorditivo che potesse muoversi quando non si alzava
dal letto da decenni. I due si accorsero che alcuni curiosi erano
giunti anche loro in quel luogo: riconobbero mastro Santos, Lorcan
tallonato da lady Midori e Harriet, la più spaventata tra tutti.
Anche se per un istante Dimitri vide il sorriso vittorioso deformarle
i bei lineamenti di Astrea.
Aveva
già deciso di permettere ad Algar di intervenire con la spada quando
la regina Astrea lasciò improvvisamente la presa, facendo cadere a
terra la donna più giovane e accasciandosi a sua volta al suolo, il
sangue che le usciva da una tempia.
Edmund
era in piedi, a fianco del sontuoso letto a baldacchino, osservando
l'esile figura della sua amata regina: di solito Astrea era immobile,
con gli occhi spalancati vitrei sul soffitto, in preda a uno stato
vegetativo senza fine. Ora, invece, si agitava nel letto, rigirandosi
qua e là a intervalli irregolari.
Suoni
a lui ignoti le uscivano dalle labbra: lamenti forse, in lingue che
non aveva mai imparato. Oppure deliri privi di senso.
E
lui poteva soltanto restare a guardare: i suoi migliori Cerusici non
avevano potuto fare nulla, neppure con pozioni o canti magici.
Qualunque loro sforzo era stato vano perchè la donna continuava a
muoversi, preda di violenti e arcani spasimi.
"Dovreste convocare mastro Fruki, sire. Oppure Kyosuke,
sono entrambi molto ferrati sulle magie arcane, inoltre la cosa
riguarda anche loro. Noi abbiamo le mani legate, mi rincresce."
Il
tono basso e preoccupato di Dimitri era rivolto al re, che pareva
distante anni luce dalla grandiosa stanza; il Cerusico poteva quasi
indovinare quello che pensava il re, consapevole che in quello che
era accaduto poco prima aveva visto riaccendersi una speranza.
Vedere
di nuovo in piedi la regina Astrea doveva aver risvegliato in lui
segrete aspettative, nonostante l'evidente negatività di quanto
successo: lui non aveva mai avuto il piacere di vedere la regina da
giovane, quando era – così diceva spesso re Edmund – una ragazza
affascinante, dolce e deliziosamente spiritosa, ma quello che aveva
fatto non aveva nulla di piacevole.
Edmund
sospirò.
"Nessuno dei due lascerà Punta Ovest, un messaggero
impiegherebbe troppo tempo per raggiungerli. Inoltre non vedo perchè
interpellarli: mi sembra chiaro che la mia regina sta tornando alla
vita, è solo questione di tempo e desidero che tu convochi i tuoi più
promettenti apprendisti, Dimitri, per cercare una cura che l'aiuti."
Il Cerusico scoccò uno sguardo a mastro Santos, seduto nella penombra, intento a guardare compassionevolmente la schiena del re: era molto difficile che il magistrato osservasse qualcuno a quel modo a meno che non fosse per prenderlo in gio pubblicamente. Quello gli dava il senso della misura e la pensava come lui: il re si stava lasciando trarre in inganno dalle proprie sensazioni.
"Se
mi è concesso, Maestà, non credo che strangolare qualcuno o provare a
farlo, sia proprio ciò che la regina desidererebbe fare come prima cosa
se davvero il senno fosse sul punto di tornare. Siamo vicini alla fine
e potrebbe essere un bene, soprattutto per lei."
Dimitri
vide il volto di Edmund irrigidirsi, era naturale che non trovasse di
suo gradimento le graffianti parole del magistrato, ma secondo lui
aveva ragione; Santos non aveva parlato propriamente di morte, ma
tutti avevano percepito la parola aleggiare nell'aria, ora scandita
dal ritmo regolare della piuma che il magistrato usava per riempire i
fogli.
Il Cerusico osservò di nuovo il re e capì che doveva fare qualcosa
per lui in un modo o nell'altro; da una tasca interna della veste
estrasse una piccola fiala colma di liquido rosato, e la porse a
Edmund.
"Prendete questa, sire, e concedetevi alcune ore di riposo: io devo
accertarmi delle condizioni della signorina Kirsi, lady Harriet mi ha
fatto recapitare un biglietto per dirmi che si è ridestata."
Appoggiò
tra le mani del re una fiala dicendosi che poteva anche permettersi di
lasciarlo in quella stanza, dopotutto altri Cerusici si occupavano
della regina; le sue condizioni al momento erano inspiegabili
perchè
non era ancora riuscito a stabilire dove avesse trovato la forza e la
capacità di alzarsi senza un aiuto. Nella stanza non c'era
nessuno, ma
anche questa non era una novità dal momento che non si poteva
chiedere
a qualcuno di sorvegliare la donna senza mai concedersi una pausa. Lo
aveva affermato lo stesso re, ma a lui dava fastidio ugualmente
perchè in tal modo non vi era nessun testimone dell'accaduto.
"Che cos'ha la bambina?"
Dimitri percepì il disprezzo nella voce di Santos: il magistrato lo
aveva seguito al pari di un'ombra quando era uscito e sembrava avviarsi
nella sua stessa destinazione. L'uomo dispiegò il breve biglietto in
cui Lorcan aveva scritto sotto dettatura della concubina: nulla di
particolare, era solo una richiesta di raggiungere l'ala del palazzo
dove la ragazza era stata portata. Dimitri l'aveva lasciata alle cure
di altri Cerusici una volta appurato che non aveva nulla di
grave, ma ci teneva a vederla di persona.
Non l'aveva esternato, ma una forte aura aveva circondato la giovane e
desiderava ottenere qualche risposta; non era stata una sensazione
negativa, tutto il contrario, però non riusciva a dargli un nome
preciso.
"Non lo so, sembrava posseduta..."
Santos sbuffò.
"A me sembrava la regina quella indemoniata, ma senza dubbio in quella
poppante c'è qualcosa di strano; sto cercando di convincere Sua Maestà
a non sposarla, spero che mi dia ascolto almeno una volta. Era già
grave sapere che la voleva come concubina, l'idea di una terza moglie
invece è del tutto raccappricciante. Midori quand'è arrivata ha messo
le mani sui gioielli più preziosi della regina Astrea, non abbiamo
bisogno di un'altra sanguisuga."
Dimitri quasi rise mentre procedevano a passo spedito; il magistrato
non era del tutto in fallo anche se lui per primo non aveva sentito
dire nulla sui piani del re. Midori si era sempre dimostrata molto
ambiziosa e attratta dai tesori di corte - e sì, era riuscita a
impossessarsi di quasi di tutti i gioielli, all'infuori della corona
sul capo di
Astrea - e l'idea di un'altra
donna simile
non faceva bene alle finanze del regno, tuttavia non intendeva
giudicare la fanciulla prima di averle almeno parlato.
"È vero, ma il mio istinto mi dice che anche milady Kirsi era
circondata da qualcosa: Lorcan ha detto che l'ha sentita vaneggiare nel
sonno, parlava di una donna in nero..."
Dimitri era pensieroso; la guardia del re era rimasta accanto al letto
di Kirsi mentre veniva curata, anche per assicurarsi che non le
accadesse nulla. Assieme a lui c'era anche Harriet, visibilmente
inquieta: l'uomo sospirò, preoccupato per gli improvvisi enigmi che
erano caduti su Laryon. Una donna in nero poteva significare tante
cose, tra cui la morte certa in breve tempo, oppure la perdita del
senno. Rabbrividì ricordando l'espressione degli occhi della regina:
rancore, terrore e potere oscuro. Forse la storia stava per ripetersi?
Possibile che in qualche modo la regina si sentisse minacciata da
quella nuova figura che poteva dare un erede a Laryon - e toglierle
quindi il rango - e fosse
riuscita a tornare parzialmente alla vita?
Ma
in che modo? Astrea era nata con poteri straordinari - gli stessi del
più giovane Kyosuke, forse persino più forti - e li aveva sviluppati,
ma mai messi davvero in pratica, al contrario del cugino più giovane.
Sì, un Visionario gli sarebbe stato
utile: avrebbe dato disposizioni
immediati di inviare un messaggio urgente a mastro Fruki, dopotutto Sua
Maestà la regina era anche sua nipote, era giusto che ne venisse
informato. A lui sarebbe spettata la decisione se giungere a Cuore
della Stella, mandare un rappresentante o accontentarsi di scambiare
una corrispondenza con loro. E a Dimitri serviva il suo parere nel più
breve tempo possibile. L'uomo era privo di poteri, ma la sua saggezza
era nota a tutti.
Fu Santos ad aprire la porta, anche questa in pesante legno: al suo
interno c'era una vera folla tra cui, oltre le tre persone già citate,
almeno cinque Cerusici alle sue dipendenze e quattro apprendisti. Il
magistrato inarcò beffardo un sopracciglio nel vedere tanta gente
stipata nella stanza.
"Vedo che disponi di molto personale, Dimitri; dovesse restartene
qualcuno mandamelo in tribunale, nessuno si offre mai per rassettare
le aule."
Il Cerusico ignorò il commento del magistrato e fece allontanare tutti,
mandandoli di nuovo nelle sale del sanatorio che ora era vuoto;
riconobbe il mantello di Lorcan sulla sedia, lo stesso che l'uomo aveva
usato per coprire la ragazza a cui era stato fatto indossare una lunga
veste bianca. C'erano tracce di sangue e Dimitri le vide chiaramente
anche sul mantello; eppure non gli sembrava che ci fossero ferite
finchè Harriet non si alzò in punta di piedi per sussurrargli alcune
parole all'orecchio. Il suo interesse si destò immediatamente e gli
occhi corsero alla parte superiore della gamba di Kirsi, la coscia
destra. Poi vide che la ragazza era sveglia, ma cercava di non
guardarlo in alcun modo e pensò che forse si vergognava di qualcosa. Si
rivolse a Santos e Lorcan.
"Vi chiedo di uscire, lady Harriet potrà restare per aiutarmi, ma non
desidero imbarazzare in alcun modo la nostra ospite mentre mi accerto
delle sue condizioni."
Era
abituato a dare ordini, inoltre Harriet spesso lo affiancava per
aiutarlo quando c'era da cambiare le fasciature o tranquillizzare i
pazienti: non aveva comunque mentito, non intendeva mettere Kirsi a
disagio. Stesa in quel letto e coperta da un lenzuolo bianco sembrava
persino più giovane, quasi una bambina; si assicurò che tutti uscissero
- Santos protestò come sempre, dichiarando che i giovani non avevano
più rispetto per il suo duro lavoro - prima di occuparsi della ragazza.
Proprio
come aveva pensato la giovane era restia a mostrargli la
ferita: percepiva distintamente la rigidità innaturale del corpo
nonostante cercasse di non mostrarlo. Dal momento che era solito
occuparsi anche delle donne sapeva come muoversi senza causar loro
troppo imbarazzo.
"Come ti sei procurata questa ferita, milady?"
A Dimitri non piacevano le formalità nonostante fosse costretto a
servirsene in più occasioni, però era comunque solito rivolgersi ai
suoi pazienti con familiarità, proprio come aveva scelto di fare in
quel momento; le sue dita avevano sfiorato la cicatrice sulla coscia di
Kirsi, ma era stato costretto a ritrarre immediatamente la mano con un
sussulto. La ferita non sembrava fresca nonostante il sangue appena
sgorgato, ma a turbarlo era stato altro: qualcosa di maligno era
entrato in contatto con il suo dito, sentiva un gelo innaturale attorno
alla mano ma non proveniva dalla ragazza. Era qualcosa di estraneo; un
Visionario gli sarebbe stato veramente utile, ma a Cuore della Stella
attualmente non ne era presento nessuno - o meglio nessuno di veramente
preparato da poterlo aiutare a capire. Se fosse però arrivato Fruki
avrebbe potuto consultarsi con lui: l'uomo era molto dotto e conosceva
cose che pochi potevano vantarsi di sapere oppure suo nipote Kyosuke,
di cui si diceva che fosse il più studioso e intelligente di tutto il
suo regno e dotato di poteri illimitati;
sospirò cercando di
arrivare a una decisione. Avrebbe dovuto fare delle ricerche
approfondite negli archivi: era certo di avere già studiato qualche
caso antico in passato e voleva scoprire eventuali somiglianze per poi
capire e trovare un rimedio. Per quanto esperto di magie curative, non
era comune imbattersi in qualcosa di tanto arcano e si chiese -
avviandosi verso la porta - in che
modo la ragazza ne fosse venuta a contatto.
"Perchè nessuno crede che sia stata quella donna ad aggredirmi?"
Dimitri si voltò verso Kirsi: la giovane lo aveva appena sorpreso con
quella domanda improvvisa dopo averle applicato un unguento
lenitivo sulla ferita e averle ricoperto la gamba. Il Cerusico le aveva
solo chiesto cosa fosse accaduto di preciso, ma prima di lui era stata
sicuramente interrogata da tutti gli apprendisti e da Lorcan:
considerando il profondo legame che Laryon aveva con la sua regina,
Dimitri non si sarebbe stupito se le avessero fatto un interrogatorio.
Nelle iridi grigie dell'uomo non passò neanche un'inflessione mentre
consegnava a
Harriet alcuni asciugamani da riporre; di solito non aveva problemi a
occuparsene di persona, ma in quel caso l'incombenza era dovuta al
fatto che la donna non aveva fatto praticamente nulla e lui sapeva
quanto si sarebbe sentita inutile.
"Il fatto è che la regina non si alza dal letto da tantissimi anni, mia
cara, e tutti preferiscono pensare che sia stata tu a farglielo fare."
Ma lui non ci credeva, era solo una scusa comoda: Astrea si era alzata
da sola anche se ancora non riusciva a capirne la ragione, ma di certo
non era stata quella ragazzina. Era troppo debole per sollevare
qualunque cosa, lo vedeva dalla sua struttura, e anche se Astrea era
relativamente una persona leggera, dubitava che potesse fare molto:
inoltre quando lui era arrivato aveva visto distintamente la regina
afferrare Kirsi quindi era escluso che fosse colpa della ragazza. Anche
in possesso di poteri arcani dubitava che ci sarebbe riuscita, inoltre
non percepiva alcuna aura attorno alla ragazza, nulla che potesse
lasciargli pensare che era in grado di utilizzare i poteri magici.
Vide che Kirsi indicava la ferita e abbassò a sua volta lo sguardo
sulla sua gamba.
"Una volta sono stata aggredita da uno spirito durante una meditazione
di mio padre e da allora non sono più guarita..."
Dimitri ascoltò la risposta tardiva chiedendosi perchè uno spirito -
che lui sapeva fossero esseri ultraterreni notoriamente tranquilli, che
non agivano di loro
volontà salvo provocazioni - avrebbe dovuto ferire una ragazzina,
soprattutto figlia di un mastro spirituale; per un momento pensò di
approfondire la questione con altre domande, ma trattenne la curiosità.
Voleva studiare qualche antico libro prima di emettere qualunque
sentenza, la magia spirituale era qualcosa che esulava dal suo campo di
conoscenze e preferiva essere informato prima di agire in qualunque
modo; le sorrise rassicurante mentre le porgeva un piccolo bicchiere in
terracotta che conteneva un liquido violaceo al suo interno. Succo
d'uva puro.
"Parleremo di tutto questo nei prossimi giorni, vuoi? Per il momento
bevi questo succo, ti aiuterà a dormire meglio e a lenire il dolore
alla gamba: ti consiglio di berlo tutto d'un fiato, è estremamente
potente... e non particolarmente gradevole."
Pochi erano in grado di reggere il succo d'uva in quello stato, di
solito veniva diluito con l'acqua o il miele per renderlo più
sopportabile se lo si voleva bere. Infatti era una bevada estremamente
alcolica e potente, così tanto da risultare molto utile per aiutare a
guarire le ferite più gravi. Ma senza essere diluito aveva un sapore
disgustoso e si aveva la tendenza a sputarlo fuori immediatamente; si
accertò che Kirsi seguisse il suo consiglio e quando lasciò la stanza
la ragazza era già in uno stato tale che il sonno l'avrebbe colta prima
ancora di aver avuto il tempo di pensare a qualunque cosa.
"Che cosa stai facendo qui?"
Kirsi si guardò attorno e vide suo padre avvicinarsi: avvolto in quella
tunica scura aveva un'aria più misteriosa che mai, soprattutto con
lo
sguardo immobile come in quel momento. Gli occhi neri di Saggio
Spenctur vedevano tutto, era una cosa risaputa ovunque; lei però aveva
imparato a sfuggirli, nascondendo i propri segreti e aspirazioni la
dove lui non poteva arrivare.
"Guardavo i guerrieri allenarsi, il re ha detto che posso andare dove
voglio."
La replica di Kirsi giunse atona mentre il suo sguardo non si staccava
dalle figure dei combattenti nell'arena: si era accontentata di restare
seduta sulle gradinate più alte, invidiando quelle persone. Si facevano
male, ma avevano uno scopo reale che rendeva la vita più piena. Lei,
che non aveva molto da fare, riusciva solo ad annoiarsi soprattutto da
quando era giunta a Cuore della Stella, alla dimora di re Edmund.
Non
le piaceva il castello. In realtà non erano di suo gradimento le
quattro mura di un qualunque edificio, al di fuori dei vari templi che
solitamente erano tutti privi di tetto, proprio come se gli dei fossero
più vicini a chi li pregava; per più di un decennio il clima
ostile del Deserto Rosso le aveva tenuto compagnia, ponendole sfide.
Quando gli altri parlavano di casa, lei pensava alle sabbie rosse:
sentiva la mancanza della continua lotta per la sopravvivenza, del duro
allenamento che era stata costretta a imporsi per potersi destreggiare
in quell'inferno in terra.
Quella era casa sua, il rifugio della sua anima: a volte Kirsi annusava
gli stracci -
cioè gli abiti che lei indossava un tempo, così chiamati dal padre -
per sentire più vividamente il profumo della sua lontana terra e
sognare di poterci tornare il prima possibile.
L'idea
di trascorrere la vita chiusa in un castello, in attesa che il re
tentasse di ingravidarla, non le piaceva neanche un po' e se non
fosse stato per le insistenze di suo padre, di certo non l'avrebbe
mai fatto: strano come i legami di sangue fossero forti, più volte
si era chiesta che cosa effettivamente la legasse a quell'uomo
ambiguo e dall'aspetto repellente. Quando era comparso nel bel mezzo
del Deserto Rosso rivelandosi come suo genitore, la ragazza era stata
grata: l'aveva salvata dalla morte e aveva percepito un'inespresso e
inspiegabile desiderio di essere amata. Ora
tutto questo era solo un miraggio, i pochi mesi utili per tornare a
Laryon e conoscere il fratello maggiore avevano rivelato quanto
profonde fossero le distanze che li separavano: erano misteriosi
tanto quanto lei era selvatica, più adatta a una vita isolata che
con loro. L'Isola degli Eletti era un posto carino e sicuramente pieno
di sfide, ma per chi - come lei - non aveva accesso all'Accademia, non
c'era molto da scoprire: nonostante suo padre fosse uno dei mastri, a
Kirsi non era stato concesso entrarci, al contrario di Gomar, il
fratello maggiore.
Non sapeva come questo fosse stato deciso proprio dal padre.
"Allora dovresti essere con il re,
consolarlo... Maledizione, sembra che tu non capisca ciò che
perderesti se decidesse di non sposarti!"
La voce dell'anziano uomo tuonò e Kirsi involontariamente
rabbrividì:
non voleva essere sposata da Edmund così come non desiderava essere
costretta a fare ciò che voleva lui per il resto della sua vita. Se
fosse dipeso da lei sarebbe andata via, ma dove? Non conosceva la
strada per tornare al Deserto: l'aveva cercata persino nella biblioteca
personale del re, con la scusa di voler studiare la storia del regno,
ma non aveva trovato nulla di davvero utile: il tragitto passava oltre
l'Isola della Bellezza, una cosa di cui era già a conoscenza, ma quanto
ai dettagli sembrava che nessuno li avesse mai rivelati e durante il
viaggio... beh non se lo ricordava, era stata male tutto il tempo gli
aveva detto suo padre. Cercò di non
perdere la calma mentre rispondeva.
"Non credo che re Edmund abbia occhi per me, non da quando la sua prima
moglie ha... dato segni di vita.
Ma non me ne importa nulla anzi, spero che cambi idea così potrò
tornare a casa."
Casa. Le infinite distese del Deserto e le continue sfide che
proponeva
giorno dopo giorno. Solo il pensiero la fece sentire meno sola, come se
potesse essere ancora là e non all'interno di mura che la soffocavano.
Non aveva fatto cenno all'incidente avvenuto poche settimane prima e di
cui aveva ancora ricordi terrificanti: di notte faticava a dormire per
timore che la regina arrivasse di soppiatto nella stanza per
strangolarla. Era una cosa che non aveva rivelato a nessuno, anche se
era quasi sicura che il Cerusico sospettasse qualcosa dei suoi timori.
Quell'uomo aveva occhi dappertutto e la cosa non le piaceva troppo,
anche se mai come mastro Santos: il magistrato era di rado presente,
però lei aveva la brutta sensazione che riuscisse a spiarla a
distanza. Era inquietante.
"Non lo dire neppure per scherzo, non dopo la fatica fatta per farti
arrivare qui!"
A quella parole Kirsi sentì qualcosa spezzarsi dentro di lei, come ogni
altra volta in cui suo padre le ripeteva lo stesso concetto. E a volte
si chiedeva che genere di fatica fosse stata fatta per arrivare a
palazzo: in fondo il viaggio era stato tranquillo e non si erano
presentati problemi dal momento che i comuni ladruncoli si erano tenuti
a distanza a causa della presenza proprio del padre, che tutti temevano
e rispettavano. Certo c'era voluta una settimana abbondante per
arrivare, ma non ricordava difficoltà... forse a causa di quella
malattia che l'aveva vinta.
Forse era stato complicato ottenere udienza con il re in persona...
Ecco, doveva essere così, anche se alla partenza le era parso di capire
che Edmund e suo cugino Baldric - rettore dell'Accademia e diretto
superiore di Spenctur - si fossero già accordati per il viaggio e
l'ospitalità a palazzo. Kirsi avrebbe voluto chiedere qualche
dettaglio, ma sapeva che non avrebbe ricevuto risposta.
"Quanto è disposto a pagarti il re? O sei tu che hai sacrificato
dell'oro?"
Gli occhi scuri di Kirsi lampeggiarono di furia: aveva il sospetto che
alla base di quell'accordo ci fosse un vero e proprio capitale.
Dubitava però che venisse da suo padre: a Laryon i ricchi abitavano per
lo più a Cuore della Stella o in fortezze protette, e loro non facevano
parte di quella schiera. Suo padre era tenuto in alta considerazione e
tutti lo rispettavano, ma era solo questione di fama e gloria, che poco
aveva a che fare con i soldi. Non erano proprio poveri, avevano
l'indispensabile come Kirsi amava spesso dire.
Però le risultava anche difficile credere che fosse stato re Edmund a
pagare suo padre: perchè mai offrire i denari di Laryon a qualcuno per
sposare una ragazza se poteva permettersi di farlo senza
spendere una sola moneta? C'era la fila per donargli una sposa, lo
aveva detto proprio durante il loro incontro, lei era solo una tra le
tante anche se aveva un padre rispettato e questo forse...
"Non essere sciocca, Kirsi, a cosa vuoi che servano i banali soldi. Se
la mia unica figlia femmina diventasse una moglie del re e donasse
l'erede di Laryon, il nostro nome sarebbe venerato ovunque e la nostra
fama non avrebbe confini."
Ne parla come se fosse già accaduto, si disse la ragazza con rabbia pur
non replicando: il suo sguardo era ancora puntato sui guerrieri,
pensando che le sarebbe piaciuto avere una spada a sua volta per
combattere e sfogare tutta la tensione che l'avvolgeva. Avrebbe
preferito un arco, ma in quel momento si sarebbe accontentata anche di
una comune spada: non espresse il pensiero ad alta voce chiedendosi se
avrebbe potuto allontanarsi senza offenderlo. Suo padre non aveva mai
gradito essere ignorato, interrotto o comunque non considerato come
credeva: avendo trascorso tutta la vita a tenere discorsi al suo unico
allievo nonchè figlio - oppure anche alla presenza di altre menti dotte
in cerca della sua Conoscenza -, di rado aveva apprezzato essere tenuto
in disparte, ma Kirsi non riusciva a evitare di comportarsi a quel
modo. Lui sapeva sempre quando lo ascoltava oppure no, quindi preferiva
cercare una distrazione e qualunque cosa andava bene; più volte si era
detta che avrebbe potuto cambiare atteggiamento, ma da quando suo padre
si era messo in testa di trasformarla nella Sposa Perfetta non era
riuscita a comportarsi diversamente.
In quel momento un'ancella di Edmund si avvicinò a loro, mostrando la
sua prorompente scollatura soprattutto a lei, come se potesse rimanerne
in qualche modo impressionata.
Fantastico, non sarò costretta a rendere conto del resto della mia
giornata.
La ragazza fu tutt'altro che dispiaciuta quando l'ancella spiegò
mielata che Lorcan in persona desiderava conferire
con suo padre e li lasciò andare con un inchino e un sorriso falso. Si
voltò verso l'arena, ma aveva perso quasi tutto il suo interesse; si
disse che poteva approfittare dell'imprevisto colloquio tra il padre e
la guardia personale del re per fare un giro tra le strade acciottolate
di Cuore della Stella, per vedere di persona in che modo vivessero gli
abitanti oltre il palazzo. Fino a quel momento ne aveva abbastanza di
cortesie e di sguardi sospettosi ed era anche vestita in modo comodo
per una camminata: non c'erano foreste all'interno del palazzo reale,
ma la serie di cortili aveva un'ampia e ricca vegetazione che conduceva
fino alle mura e oltre e che poteva essere di suo gradimento.
Il suo sguardo ammirò le alte torri di vedetta e le mura - di circa una
ventina di metri in altezza secondo la targa d'ottone che lesse, e
composte di
dura pietra - mentre varcava la soglia del cancello: si era messa un
mantello scuro che le coprisse anche la testa, di modo da essere sicura
di sembrare una banale commerciante. Non desiderava essere riconosciuta
perchè era quasi sicura che le avrebbero assegnato una scorta, e non ci
teneva affatto.
Le bastò camminare per alcuni chilometri per ritrovare il buonumore e
abbassare il capuccio: la piazza di Cuore della Stella era un allegro
luogo pieno di bancarelle di vari oggetti - dal cibo ai vasi, ai monili
e oggetti di comune utilizzo in una casa -, botteghe di artigiani e
tanto altro. Kirsi notò anche alcuni aruspici alle prese con le
previsioni del futuro e persino dei cartomanti, per non parlare del
piccolo teatrino delle marionette: rimase per parecchi minuti a
osservare lo spettacolo da lontano, senza avvicinarsi troppo
consapevole di non avere alcuna moneta per pagare.
Era un insieme di vita, commerci e gioia: la maggior parte delle
persone che camminavano erano sicuramente comuni, i nobili si
differenziavano per essere piuttosto trasportati a bordo di alcuni
risciò e a volte in carrozze dall'aria più o meno lussuosa - questi
ultimi quasi tutti diretti verso il castello -, mentre chi comprava
erano quasi sempre servitori. Kirsi aveva sentito parlare di una delle
leggi
di re Edmund che aboliva la schiavitù, ma sapeva - come tutti - che
difficilmente i ricchi avrebbero cominciato a servirsi da soli. Così li
chiamavano servi, come se questo servisse a cambiare effettivamente la
loro condizione.
Ne aveva visti anche alcuni nel tribunale di Santos, l'unica differenza
era forse che lui li chiamava apprendisti, gli faceva indossare una
lunga veste grigia ed evitava di pagarli, almeno stando alle
chiacchiere che aveva sentito in giro.
Nessuno urlava, ma la piazza risuonava di chiacchiere e rendeva
l'atmosfera gradevole: Kirsi cominciò a sentirsi a proprio agio tra la
gente, cosa che di rado le era accaduta, forse perchè era sempre
costretta a fingere sorrisi e cortesie. Invece lì poteva guardare tutto
ciò che voleva, scambiare alcune parole coi commercianti che cercavano
di attirare la sua attenzione sui loro prodotti e camminare dove
desiderava; la ragazza si fermò quando vide un arco su una bancarella e
si accorse - guardandola più attentamente - che c'erano molti tipi di
armi. Per lo più erano spade e fucili, ma non mancavano alcuni archi,
molte lance e anche fruste in cuoio.
Sentì il cuore palpitare più velocemente per l'emozione.
"Per quell'arco sono settecento denari, signorina, è fatto col legno
più pregiato del Paradiso Giallo!"
Kirsi non si era accorta di aver fissato tanto attentamente
l'arco: per un momento si chiese a che luogo si riferisse, poi ricordò
di aver letto che era uno dei nomi per definire Punta Est, la dimora
dei viandanti e dei nomadi. In effetti le sembrava un prezzo
spropositato, l'arco era esteticamente banale ed era anche sicura che
non fosse di pregiata fattura, ma lei lo stava fissando perchè le
ricordava il suo, perso nel Deserto Rosso.
La sua mano bramava un arco, fosse anche quello che stava guardando ed
era un bene non possedere del denaro: sarebbe stata tentata e l'avrebbe
comprato, pur sapendo che non se ne sarebbe fatta nulla se i piani del
padre fossero andati a buon fine. Con un dito saggiò l'affilatezza di
due pugnali chiusi a chackra
"Ottima scelta, quell'arma risale ai
tempi di re Thomas, il successore di S..."
"Sabino... ma quando imparerai a pronunciare quel nome, Gerardius? In
ogni caso se non mi sbaglio quel pugnale è solo una copia dell'arma
originale: attento ai truffatori, amico, ci rimetterai un sacco di
denari che poi non guadagnerai dato che nessuno compra robaccia finta."
A finire il discorso del mercante armaiolo era stato un uomo a cavallo.
Kirsi fu costretta ad alzare lo sguardo per avere una visuale
completa: non aveva idea della sua età, ma lo sconosciuto si presentava
bene. Decisamente molto alto - e seduto com'era a cavallo sembrava
quasi non finire più -, fisico possente e allenato, aspetto rude e
selvaggio e pelle più scura di quella che aveva visto tra le altre
persone a Cuore della Stella. Forse per merito del sole; notò anche le
molte cicatrici che aveva sulle braccia e il cavallo che montava era
nero come la pece.
Indossava quella che apparentemente Kirsi aveva giudicato come tenuta
da cavaliere, ma era molto diversa da quelle che aveva visto a palazzo:
intanto erano tutte verde bottiglia con rifinimenti argentati e non
grigio scuro, inoltre copriva quasi tutto il corpo mentre l'uomo
esibiva semplicemente un gilet aperto, una fascia nera attorno alla
vita e pantaloni che arrivavano alle caviglie. Portava anche dei
calzari scuri. In quel momento, prima che Kirsi potesse dire o fare
qualunque cosa, l'aria sibilò e l'uomo afferrò una freccia a mani nude.
"Algar! Scendi da quel dannato cavallo!
A parlare era stato chi aveva tirato la freccia: l'uomo era vestito
proprio come quei cavalieri visti a palazzo e in aggiunta alla divisa
verde bottiglia, aveva sul capo un cappello con una piuma, tutto
rigorosamente bianco e l'emblema del regno di Laryon, l'Aquila Bianca
dai contorni dorati su sfondo azzurro. Indossava anche stivali bianchi
e teneva un arco in mano; a quella vista, Kirsi notò che l'uomo
chiamato Algar non solo non era sceso da cavallo, ma sembrava anche
divertito e per nulla preoccupato. Il nuovo arrivato aveva anche dei
riccioli biondo scuro che gli arrivavano fino alle spalle e baffi e
pizzetto della stessa tonalità: non poteva avere più di diciotto anni,
anche se ostentava un'aria che lo faceva sembrare più anziano.
"Selenio, ma che peccato ved... scusa, intendevo dire che sono davvero felicissimo di
trovarmi in tua compagnia: vorrei tanto scendere dal mio amato Tuono e
baciarti la punta degli stivali, ma le mie chiappe stanno troppo comode
qui e non so proprio come convincerle a obbedirmi. Quindi ti prego, dal
più profondo del tuo cuore e nella tua immensa bontà, perdonami per cotanto affronto!
Ma del resto sono sicuro che comprendi, andarmene in giro senza il mio
amato culo sarebbe quantomeno imbarazzante, sono certo che mi capisci."
Kirsi scoppiò a ridere, incapace di trattenersi: non aveva mai sentito
qualcuno
parlare a quel modo, ma le sembrava evidente che il volto irato di
Selenio non l'aveva scalfito più di quanto avessero fatto le parole.
"Algar! Non azzardarti a prendermi ancora in giro, ti ho detto smonta
da cavallo e ciò vuol dire che te lo sto ordinando! Solo le
guardie
reali possono stare su un cavallo, per proteggere le persone, e la tua
lurida divisa non ne fa parte! Il re verrà a sapere di questa tua
insubordinazione e non ne sarà felice, quindi sii saggio e non
resistere alla legge."
A ridere questa volta fu Algar e Kirsi notò il graffiante sarcasmo
della risata; Selenio sembrava essere pomposo e bellicoso, ma la
ragazza era sicura che l'altro si stesse solo divertendo un sacco, il
che non doveva essere esattamente l'obiettivo della guardia reale.
"La legge? Indossi quello
stupido travestimento di sete e velluti... e ti credi un rappresentante della legge?
Forse lavori per Santos per arrotondare i denari che ricevi a fine
mese? Forse un simile discorso sarebbe più accettabile per bocca di
Lorcan... sai, io sono un capo e non tratto con i pennuti insulsi come
te. Neppure - e soprattutto - se sbandierano il loro eroico valore ai
quattro venti quando neanche impediscono al loro quadrupede di fare la
cacca in pubblico. Tuono, per la tua educazione oggi avrai una mela in
più."
Selenio mosse le braccia rapidamente per impugnare l'arco, ma
altrettanto in fretta un sibilo infranse l'aria e la spada di Algar
fece cadere a terra l'arma, spezzando di netto la freccia; Kirsi -
impegnata nel tentativo di dileguarsi prima di finire in mezzo a quella
tempesta in procinto di scoppiare - si bloccò osservando la spada
apparsa improvvisamente nelle mani del guerriero. Un'elsa incastonata
di preziosi che disegnavano una lama e un'egida incrociati, e sul retro
il simbolo di Laryon, mentre la lama... La ragazza era colpita: non era
comune acciaio, per un momento aveva avuto l'impressione che quella
spada fosse viva! Come se avesse risposto più alla mente del suo
proprietario che ai suoi gesti; inoltre il movimento era stato talmente
rapido da fendere l'aria, tagliandola di netto. Non riusciva a capire
come Selenio potesse avere ancora quell'espressione arrogante e
baldanzosa sul volto con una lama come quella puntata alla gola. Si
accorse solo dopo che erano scesi da cavallo entrambi.
"Visto che spettacolo? Se Algar volesse, ridurrebbe quel buffone in
deliziose porzioni di spiedino... mettersi contro il Pupillo di
Thormund è da folli, non sei d'accordo con me?"
Ad attirare l'attenzione di Kirsi fu Gerardius e la sua risata
gutturale che accompagnava quella frase; era sicura di avere già
sentito il nome di Thormund da qualche parte, ma in quel momento non le
riusciva di collegarlo. Forse un re? No, impossibile, si chiamava
Edmund, doveva essere... ah sì, era una divinità di cui aveva visto un
ritratto in un libro: fu sul punto di domandare una cosa all'armaiolo
quando il mondo esplose.
Il cielo si aprì, generando il panico completo: la luce del sole parve
sparire per lasciare il posto alle tenebre, puntellate da minuscoli
puntini che brillavano in modo fievole. Spettri fluorescenti toccarono
terra, avvolti in mantelli impalpabili e uccidevano le persone
silenziosamente, solo alzando lo sguardo vitreo e immobile su di loro:
Kirsi vide dozzine di uomini e donne cadere goffamente a terra senza
più muoversi.
"Tu vieni con noi."
La ragazza sentì una morsa d'acciaio stringerle i polsi: due creature
della Notte l'avevano afferrata e la stavano trasportando come se non
avesse alcun peso. Cercò di lottare, ma con orrose si rese conto di
avere perso il controllo del proprio corpo, le gambe sembravano
rispondere più a quegli estranei che a lei: anche se li guardò in
faccia non era in grado di percepire il loro aspetto, era differente di
momento in momento. La mente stessa era confusa, si sentiva
completamente estranea.
Fatta di materia impalpabile. Persino ciò che succedeva attorno a lei
era diventato ovattato: vedeva questi esseri sempre più numerosi
superare le persone, che continuavano a morire senza sosta, eppure non
percepiva le urla, il dolore. Niente. Si accorse soltanto che i due che
la portavano non camminavano, si limitavano a sfiorare il suolo col
loro ipnotico e agghiacciante candore.
Prima di toccare terra venne rudemente afferrata per la vita e in quel
momento il mondo tornò a farsi sentire in tutto il suo terrore: Kirsi
percepì la solita gamba farsi più pesante e si rese conto che era in
preda al dolore. Alzò lo sguardo e vide che a liberarla da quello
strano incatenamento era stato Algar, la spada che riluceva di un
liquido scuro che penetrò nella lama, facendola vibrare per alcuni
istanti. Accanto a lui, ferito sul volto, c'era Selenio e altri vestiti
come lui.
"Se avessi tempo indagherei sulla sostanza di cui quegli esseri sono
fatti; Selenio, detesti i miei ordini, ma al momento non hai altra
scelta. Porta la donzella dal re, viva... se dovesse morire o essere
ferita gravemente tanto vale sgozzarci da soli prima che lo faccia lui.
Fai anche rapporto, anche se credo si sia accorto che c'è qualcosa che
non va... forse vorrà recarsi alla Torre di Astrea, che decida lui...
Dì ai tuoi compari di radunare più gente possibile e scortarla al
castello: le mura hanno difese magiche, forse riusciamo ad arginare
questa stranezza. Ed evitate di combattere con questi esseri, inutile
spargere sangue contro qualcosa che non ha consistenza umana..."
Kirsi era sicura che Selenio si sarebbe ribellato, dopo tutto fino a
poco prima non aveva fatto altro che provocarlo: invece rimase sorpresa
quando lo sentì radunare i suoi e dare loro gli stessi ordini che si
era appena sentito impartire. Cercò di mettersi in piedi, ma si sentì
mettere di peso su un cavallo e vide che era Selenio di ritorno e in
preda alla fretta: in ogni caso la sua presa era sicuramente stata più
delicata di quella di Algar.
"Ma come ha fatto a liberarmi di quei cosi?"
Non sapeva come chiamarli e non era riuscita a trattenere la domanda,
nonostante il cavallo fosse stato spronato a partire: e correva così
velocemente che sembrava difficile credere che fosse in grado sul serio
di vedere dove andava. Videro un mucchio di persone correre verso il
castello e superarono anche tanti cadaveri e persino le creature che
cadevano dal cielo: com'era possibile riuscire ad attraversarli? Erano
forse incorporei?
Il bianco cavallo si fermò bruscamente dopo essere atterrato
all'interno delle mura, dove l'atmosfera era persino più tetra e
lugubre che all'esterno. Kirsi rabbrividì e mettere i piedi a terra non
fu poi il gran sollievo che si era aspettata.
"La spada di Algar è particolare, è un'arma forgiata dalle divinità
stesse che ne hanno fatto dono al re di Laryon tanti secoli fa. La sua
lama non è comune, può ferire in più modi... ma non è il caso di
perderci in chiacchiere, milady! Vieni!"
E se la tirò dietro con ben poca gentilezza; Kirsi stava per
rimproverarlo e dirgli che al suo confronto Algar sembrava quasi
delicato, quando il suo sguardo si posò sulla Torre di Astrea. Era
completamente avvolta da nuvole nere e circondata dalle stesse
spettrali creature che si erano riversate. Era quello il Sacro Terrore?
Voglio scusarmi per il ritardo: la stesura di questo capitolo l'ho
dovuta curare più volte e non ero mai contenta! INoltree rispetto
all'idea iniziale, ho anche accorciato u.u
bene, più spazio ai protagonisti: Astrea è la mia croce e delizia. La
adoro, e renderla così... beh, spero che vi piaccia e che il suo
mistero renda tutto più intrigante.
E qui viene fuori quello che ho sottolineato anche all'inizio, ovvero
il legame tra lei e Edmund: il re non è mica uno sciocco, però davanti
alla manifestazione di "vita" di Astrea... spera, che poi è ciò che
fanno tutti gli innamorati, vero? Quindi avete anche la certezza
assoluta che ci sia l'amore u.u
Perchè è successo questo? Dovrete aspettare il prossimo capitolo per
saperlo u.u nel frattempo vi presento altri elementi importanti, come
la ferita sulla gamba di Kirsi, che non è casuale.
Vi piace, lei? Sto cercando di darle più spazio, ma paradossalmente è
difficile! Perchè... beh mica vi spoilero xd
E poi ho dato spazio al nostro Dimitri u.u e un po' all'entourage della
vita di corte, tanto per definire i ruoli. E anche perchè Dimitri è un
personaggio principale e i suoi punti di vista sono sempre, spero,
interessanti.
Relazione Kirsi-padre: c'è parecchio da scavare, vero?xd però vi getta
le basi di com'era la vita di lei prima e adesso zizi e per toglierle
un velo di mistero che direi che è anche ora u.u
Vi presento un po' Cuore della Stella e la sua routine! La piazza con
le persone, i commerci... e le guardie xd rivalià tra Guardie Reali e
Algar, che per paradosso è più forte di loro: occasione anche per
mostrare le armi e soprattutto la sua, la fantastica Lama del Re u.u
Infine: che accade?!
Alla prossima puntata muahahahahaha
Personaggi -
Dimitri: Cerusico di corte, 32 anni.
Saggio Spenctur: anche mastro Spenctur, lo Spiritista più potente al mondo, e padre di Kirsi.
Re Edmund: attuale re di Laryon, 57 anni
Regina
Astrea: prima moglie di Edmund e regina di Laryon. Visionaria. Colpita
da una maledizione in giovane età, diventata un vegetale da quasi
trent'anni non si alza dal letto e attende la morte. 48 anni Disegno
by Virginia Fumagalli
Lady Harriet: unica con cubina di Edmund, 32 anni.
Kirsi: figlia di Saggio Spenctur. 16 anni
Algar: capo degli Araldi Vagabondi, un gruppo particolare di guerrieri fedeli al re. 31 anni
Mastro Santos: il magistrato più importante di Laryon. 45 anni
Baldric: capo dell'Accademia degli Eletti, cugino di re Edmund. 65 anni.
Lorcan: guardia del re, 37 anni.
mastro Fruki: saggio della Foresta di
Cristallo
Kyosuke: leader della Foresta di Cristallo, nipote di Fruki e potente
Visionario. Al contraio dello zio, lui possiede i poteri della mente
che si narrano essere più forti e sviluppati di quelli di Astrea, sua
parente.
Gerardius: armaiolo-mercante
Selenio: membro della Guardia Reale, Arciere. 18 anni.