“Ehi! Abbassa la musica, mi si stanno rompendo i timpani!” sbraitò la figura seduta dietro il passeggero.
I capelli biondi, tenuti legati da due codini posti ai lati della testa, arrivavano ai fianchi, gli occhi azzurri e un aria intelligente; il fisico minuto così tanto da farla sembrare una bambina, e il vestito color pesca chiaro aiutava nell’errore come la voce sottile. Tuttavia, in quel momento, il viso fanciullesco era deformato dalla rabbia:
“ Ohi! Mi hai sentito?!? SPEGNI SUBITO L A RADIO!!!”
“ Cosa c’è che non va? Non ti piace questa musica? Ma, se vuoi, posso mettere le canzoni per i bimbi, mia piccola … ANGY”
A parlare era stata la donna al volante, i capelli neri le cadevano morbidi sulle spalle fino ad arrivarle a metà schiena; al contrario della ragazzina lei era molto più matura fisicamente.
Vestiva una canottiera nera che arrivava all’ombelico e pantaloni di pelle, anche essi neri; gli indumenti nascondevano un fisico tonico ed allenato. Gli occhi marroni osservavano dallo specchietto la figura minuta, godendosi le sue urla di disapprovazione.
“NON PROVARE A CHIAMARMI MAI PIU’ COSI’ HAI CAPITO!?! SE CI PROVI ANCORA VENGO LI E TI SPACCO LA FACCIA!!! E poi nel caso la tua sopravvalutata mente l’abbia dimenticato IO HO 18 ANNI E MEZZO, NON SONO UNA BAMBINA, e per l’ultima volta ABBASSA LA MUSICA EMILY!!!!”
“Ah ok ok- la mano abbronzata spense la radio- la principessa è contenta adesso? Dovresti dirgli di darsi una calmata, Sebastian”
Lo sguardo della donna era puntato alla sua destra. Seduto affianco a lei si trovava un uomo, i capelli ‘sale e pepe’ rigorosamente tirati indietro , vestiva uno smoking nero. Si posizionò meglio gli occhiali e con gli occhi azzurri guardò Emily “Non dovresti istigarla così, e tu Angelika dovresti avere un comportamento più maturo ed elegante.”
Si girò e sospirò “Mike tutto bene? E’ da quando siamo partiti che sei silenzioso”
Si era rivolto al ragazzo seduto dietro il guidatore, i capelli biondo cenere, legati in una coda bassa che gli arrivavano sotto le scapole ma corti vicino alla fronte, ondeggiavano per via della brezza che veniva dal finestrino, lo sguardo era puntato fuori per poi spostarsi sull’uomo che l’aveva chiamato; gli occhi, di un verde chiaro, osservarono distratti il suo interlocutore per poi tornare a fissare il paesaggio “Si sto bene, ho solo un po’ di mal di testa”.
Sebastian lo guardò dubbioso per poi scrollare le spalle e riposizionarsi al suo posto.
Mike sospirò