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Autore: Onlykatyharry    12/01/2014    2 recensioni
Il gufo da granaio di mia sorella dormiva tranquillo nella sua gabbia mentre il mio piccolo gufetto selvatico si agitava nella sua svolazzando di qua e di là e tubando allegramente. Forse anche lui percepiva l’aria di un imminente cambiamento.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Angelina/George, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Il giorno seguente mamma ci svegliò presto. Entrambi balzammo giù dal letto con una rapidità quasi inumana. Ci lavammo e ci vestimmo in fretta, poi scendemmo in cucina per la colazione con i bauli, le gabbie dei gufi e le bacchette già pronti di sotto.
Si vedeva che era l’ultimo giorno a casa. Papà, da bravo cuoco quale era, aveva preparato tantissime leccornie da mangiare sul momento e da portarci in viaggio. Non cucinava spesso per pigrizia, ma quando lo faceva, nulla e nessuno poteva evitare di dirgli che era anche più bravo di nonna Molly. Ed era quanto dire! Sul tavolo c’erano pancakes da condire con sciroppo d’acero e crema di nocciole, toasts caldi con prosciutto e formaggio filante, uova, salsicce, latte, biscotti e dolci vari tipici del mondo magico. In più la tavola era apparecchiata con una meravigliosa tovaglia a fiori e su di essa, in corrispondenza del centro del tavolo, c’era una piccola composizione floreale in tinta con i colori del tovagliato. Questo era sicuramente opera di mamma.
Papà, quando ci vide arrivare, vestiti come due veri Babbani, ci fece un ampio sorriso e si limitò a darci il buongiorno.  Per mamma e papà era un giorno importante, bello e triste allo stesso tempo. I loro due cuccioli sarebbero partiti (finalmente entrambi) per affrontare un intero anno ad Hogwarts e loro li avrebbero rivisti solo per le vacanze di Natale e per le vacanze estive.
A tavola, mangiammo di tutto e di più e riempimmo i nostri zaini con i pacchetti che ci erano stati preparati appositamente per il pranzo. Fu un’emozione ricevere il mio. Roxy invece c’era già abituata da due anni.
Verso le nove e mezza uscimmo da casa e calcolammo circa un’ora di strada da casa nostra alla tanto famigerata e attesa stazione di King’s Cross. Scesi dalla macchina, caricammo i nostri bauli e i nostri gufi sui carrelli della stazione e camminammo per arrivare alla barriera tra i binari 9 e 10. Lì, come già avevo visto fare a Roxanne in passato, senza farci scorgere dai Babbani, ci concentrammo per passare quel muro oltre il quale avremmo trovato l’Espresso per Hogwarts ad attenderci. Appena papà diede il via, passammo tutti attraverso la barriera in ordine crescente di età. Il primo dunque fui io. La sensazione che provai una volta arrivato al binario 9 e ¾ fu meravigliosa. Un turbinio di colori, odori e suoni mi travolse e in un attimo fui consapevole del fatto che mia sorella aveva avuto sempre ragione. Era un mondo davvero magico.
Mentre mamma, papà e Roxanne mi raggiungevano vidi arrivare nove figure che non riconobbi subito. Man mano che si avvicinavano capii: erano lo zio Ron e la zia Hermione seguiti dai nostri cugini Hugo e Rose e lo zio Harry e la zia Ginny, sta volta preceduti dal trio di cugini Lily Luna, Albus Severus e James. Io e Roxanne adoravamo i nostri cugini e loro adoravano noi.
 Avevamo più o meno tutti la stessa età: James, che era il più grande aveva 15 anni; Lily, Hugo e Roxy avevano 13 anni; Albus Severus ne aveva 12 e infine io e Rose ne avevamo appena compiuti 11. James era sempre stato molto protettivo nei confronti di tutti e io e Rose invece eravamo sempre stati i più coccolati di tutti. Nonostante avessimo caratteri completamente diversi, c’era un’armonia davvero insolita in questa famiglia. Non litigavamo mai seriamente e quando qualcuno aveva piccoli screzi con qualcun altro, si cercava di fare di tutto per riportare la pace quanto prima. Anche tra gli adulti era così. Dopotutto, erano cresciuti insieme nel bene e nel male e si trattavano come dei fratelli. Talvolta anche meglio.
Ci salutammo tutti affettuosamente e parlammo a lungo del più e del meno ma quando il capotreno ordinò di salire in carrozza, abbracciammo i genitori e ci sistemammo nei vagoni secondo l’età. Io e Rose, ovviamente, finimmo nello stesso vagone. Con lei accanto era tutto diverso: lei aveva lo strabiliante dono di essere sempre serafica e di farti rilassare anche nel momento più critico della tua vita; io invece cercavo sempre di fare in modo che venissero prese le giuste decisioni. Ci sedemmo l’uno di fronte all’altra nei posti vicino al finestrino e cominciammo a raccontarci le nostre aspettative sulle persone, sul castello, sullo smistamento e in generale su questo nuovo mondo che ci preparavamo a conoscere. Durante il viaggio ridemmo, scherzammo e, all’ora di pranzo, aprimmo i pacchetti preparati dai rispettivi genitori. Dal carrello, comprammo delle gelatine tuttigusti più uno e delle cioccorane, poi ci addormentammo.
Fummo svegliati dal fischio sordo del treno e capimmo di essere arrivati quando una voce familiare gridò: “Primo anno! Primo anno!” Era Hagrid. Il mezzo gigante amico della nostra famiglia da anni. Stavamo scendendo dal treno quando ci rendemmo conto, guardando tutti gli altri ragazzi, che non avevamo indossato ancora la divisa. Ci guardammo a vicenda terrorizzati, poi Rose disse:
“Coraggio. Sta calmo. Troveremo un modo. Per tutte le cavallette! Deve esserci una formula! Dopotutto adesso siamo ad Hogwarts. Possiamo usare la magia!”.
Io la guardavo esterrefatto: come era possibile che un cervello di una ragazzina di undici anni fosse così brillante? Non avevo nemmeno finito di pensare questa frase che lei esclamò:
“Ma certo! Che sciocca. La mamma mi ha insegnato tutto sull’argomento!” Agitò la bacchetta pronunciando una formula che non fui in grado di decifrare a causa di un altro fischio del treno e ci ritrovammo pronti con la divisa indossata.
“Rose!” le dissi “Sei eccezionale! Grazie”
E insieme, salutato Hagrid, salimmo con lui su una delle barche che ci avrebbe condotto fino al castello la cui sagoma si stagliava imponente nella notte, illuminata dalla luce fioca della luna.
  
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