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Autore: SlytherinPrincess    02/06/2008    4 recensioni
“Smettila, Cissy, sono tutte cavolate, l’amore non esiste!” “Bellatrix, finiscila, lasciale credere in quel che vuole!” “Non è più una bambina, Andromeda, ormai ha sedici anni è il momento che smetta di sognare! L’amore non esiste è solo un contratto stipulato per mantenere il sangue puro!” Tre sorelle Una cinica e calcolatrice, una romantica e ribelle e una dolce e determinata... Eppure tanto fragli; così diverse eppure tanto fragili e simili nella loro diversita...
Genere: Romantico, Commedia, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorelle Black | Coppie: Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Ted/Andromeda
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati tre mesi dal matrimonio di Bellatrix e la minore dei Black si trovava sotto il salice tanto amato da bambina a leggere

Erano passati tre mesi dal matrimonio di Bellatrix e la minore dei Black si trovava sotto il salice tanto amato da bambina a leggere il suo libro preferito Wuthering Heights*, il libro lasciatole da Andromeda quasi tre anni prima, ormai logoro e pieno di pieghe ai bordi delle pagine per segnare le parti migliori. Alzò lo sguardo color tempesta verso il cielo limpido e sospirò mestamente, mentre si mandava dietro l’orecchio sinistro delle ciocche ribelli dei suoi capelli lunari.

 

“Narcissa! Vieni in casa, per favore, ci sono ospiti…” disse la madre della ragazza, apparendole davanti, spaventandola.

 

“Madre! Mi avete spaventata!” affermò la ragazza premendosi una mano sul petto, per cercare di regolarizzare il battito cardiaco.

 

“Sciocchezze, muoviti, e comportati bene, mi raccomando… Devi fare buona figura!” rispose Durella dando le spalle alla figlia, incominciando a incamminandosi verso l’austera villa.

 

Narcissa alzò gli occhi al cielo, rassegnata e seguì la madre, con passo elegante.

 

Entrarono nell’immenso salotto, finemente arredato; i mobili antichi, risalenti a secoli prima, alcuni quadri di natura morta e ritratti di famiglia erano appesi ai muri verde scuro, inquietante mentre alcune armature medievali erano poste agli angoli della stanza. Sopra l’imponente camino di marmo scuro vi era un enorme ritratto di famiglia dove tre bambine, una diversa dall’altra erano sedute elegantemente vicino alla madre e al padre posto dietro la poltrona rosso sangue della moglie. Su uno dei due divani erano seduti i due ospiti.

 

L’uomo aveva dei lunghi capelli biondo chiaro, che erano tenuti fermi in una coda bassa aveva dei lineamenti freddi e spigolosi, molto in contrasto con i suoi occhi castano scuro, molto caldi e profondi. Mentre la moglie aveva i capelli molto scuri, quasi come la pece, e degli occhi grigi, sgargianti e espressivi che sembravano monitorare ogni minimo movimento del padrone di casa, seduto dinanzi alla coppia. Cygnus Black era regalmente seduto nella sua poltrona bordeaux studiava gli ospiti con aria di superiorità sorrise nel vedere entrare la moglie e la figlia minore con passo deciso e raffinato, come solo un Black poteva avere.

 

Narcissa sorrise amabilmente al padre, chinando la testa in segno di rispetto.

 

“Padre” disse con voce dolce mentre il signor Black faceva segno alla moglie e alla figlia di sedersi sull’altro divano, vicino alla coppia.

 

La ragazza fissò i due cognugi, confusa, le sembravano famigliari, alcuni tratti del loro volti li aveva già visti… Ma non si ricordava dove…

 

“Vostro figlio quando pensa di arrivare?” domandò acido Cygnus ghignando cattivo nella direzione dei due ospiti.

 

“Presto…” replicò con nonchalance l’uomo mentre la moglie continuava a fissarlo con il suo sguardo freddo e calcolatore.

 

Il padrone di casa fece per replicare con una delle sue battute acide, quando la porta del salotto si aprì rivelando la figura di un ragazzo alto e dinoccolato, dai lunghi capelli biondi e gli occhi color dell’acciaio. Narcissa sobbalzò sorpresa nel vederlo in casa sua… Un brutto presentimento le attraversò la mente, come un fulmine a ciel sereno.

 

“Buona sera… Scusate il ritardo…” disse il ragazzo con la sua voce melliflua.

 

“Siediti, Lucius…” disse il signor Malfoy al figlio, il quale annuì e si diresse verso il divano, sedendosi.

 

“Bene… Ho ascoltato tutte le proposte rivolte a mia figlia e la vostra, Abraxas, è forse la migliore… Quindi, possiamo dire che molto presto saremo parenti…” disse il padrone di casa sorridendo apertamente ai cognugi Malfoy.

 

Narcissa sbiancò nell’istante stesso che quelle parole furono pronunciate. Forse non aveva capito bene… Lei e Lucius Malfoy? No, era impossibile…

 

“Padre… Non penso di aver sentito bene…” affermò la ragazza con voce flebile.

 

“Narcissa, non essere sciocca, certo che hai capito; Entro due anni sposerai Lucius Malfoy, che diamine, ti credevo intelligente!” disse arrogante Cygnus.

 

Ecco quando il mondo ti crolla a dosso…

 

Narcissa strinse i pugni conficcandosi le unghie nel palmo della mano, mentre si mordeva le labbra per non replicare, il cuore le si era fermato; si era sentita morire, come poteva lei, fiera, orgogliosa…. Una Black sposare un mostro come quel ragazzo dalla pelle diafana e gli occhi color tempesta? Un angelo tentatore che aveva trascinato fra le sue grinfie tutte le sue amiche e le aveva fatto soffrire… E lei, l’unica che non aveva avuto, sarebbe stata costretta a sposarlo?

 

La ragazza chiuse gli occhi rimanendo immobile e impassibile, le parole dei suoi genitori e dei cognugi Malfoy le scivolavano a dosso come fosse protetta da un muro invisibile che non le faceva udire niente… Non voleva ascoltare… non voleva essere lì… Non voleva quell’uomo come marito… Non voleva…. Voleva Andromeda…

 

“Narcissa, cara, non ti senti bene?” domandò Durella prendendo una mando della figlia, facendola tornare alla dura realtà: lei avrebbe sposato Lucius Malfoy…

 

“No, madre… Ho bisogno di un po’ d’aria…” disse quasi in un sussurro, aprendo gli occhi argentei.

 

“Vai, tesoro, esci un po’, tanto qua parleremo d’affari…” disse la donna accarezzando dolcemente la testa della figlia.

 

“Con permesso, signori Malfoy…” affermò la ragazza alzandosi con grazia divina dal divano.

 

“Lucius, accompagnala!” replicò freddo Abraxas, il ragazzo annuì silenziosamente avvicinandosi alla giovane appoggiandole una mano sulla schiena facendo una lieve pressione per farla camminare.

 

“So camminare da sola!” sibilò lei allontanandosi con un gesto stizzito.

 

“Narcissa!” la rimproverò suo padre.

 

“Scusi…” disse lei a denti stretti per la rabbia, mentre cercava di rallentare il battito del suo cuore; perché quando la sfiorava le succedeva sempre così?

 

Con eleganza i due ragazzi uscirono dal salotto andando verso il giardino.

 

Raggiunsero il salice dell’infanzia di Narcissa in completo silenzio.

 

La ragazza appoggiò una mano sul tronco secolare dell’albero mentre il giovane la studiava rapito.

 

Amava il suo modo di muoversi, elegante e aggraziato, come una gazzella, delicata e determinata al tempo stesso. Una regina, ecco cosa era quella ragazzina. Anche da bambina era davvero bella, ma crescendo era diventata stupenda, un fiore raro e prezioso, da custodire con gelosia, un fiore che tutti gli avrebbero invidiato…

 

L’uomo ghignò, sì tutti l’avrebbero invidiato… Lei adesso era sua… Sua e soltanto sua, e lei non avrebbe potuto ribellarsi…

 

Narcissa si voltò stizzita, odiava sentirsi osservata… Odiava lui e il suo stupido ego… Odiava il suo essere prepotente e sospettoso… Odiava o amava? Non lo capiva più…  Perché era così terribilmente difficile capirlo? Eppure aveva sempre detto che non ci sarebbe caduta… Ma allora perché tremava quando incontrava i suoi occhi adamantini? Perché si sentiva ancora una bambina ingenua e indifesa quando la sfiorava? Perché quel maledetto giorno aveva risposto con tanta passione al suo bacio tentatore? Perché lui ormai popolava i suoi sogni più romantici? Perché desiderava immergere le sue mani fra i suoi serici capelli? Perché tutte quelle domande e così poche risposte?

 

“Cosa hai da guardare?!” sibilò cattiva la ragazza fulminandolo con lo sguardo.

 

“Guardo te… Narcissa sai che stai diventando stupenda?” sussurrò con fare tentatore il ragazzo, avvicinandosi a lei.     

 

“Non mi incanti!”

 

“Non ti incanto cosa? Non ti voglio incantare… Ti voglio amare…”

 

“Scordatelo!” disse a denti stretti per la rabbia, la ragazza.

 

“Tanto prima o poi cadrai ai miei piedi, principessina…” sibilò fra il malizioso e l’arrogante.

 

“Ma come ti permetti!” disse stizzita la ragazza alzando una mano per tirare un ceffone al ragazzo il quale la bloccò prendendola per il polso, facendole abbassare la mano con rabbia.

 

“Non ci provare mai più… Una volta può andare, ma adesso sei la mia fidanzata e non tollero un simile comportamento!” concluse lui lasciandole andare il braccio arrossato dalla forza della mano del ragazzo.

 

“Mi hai fatto male!” urlò lei tirandogli uno spintone, facendolo spostare per tornare in casa.

 

*****

 

“Casa dolce casa!” disse un uomo dai capelli castano scuro e gli occhi color miele, con il viso dai lineamenti dolci e buoni e un sorriso raggiante mentre appoggiava una grande valigia rosso scuro nell’ingesso della casa, inciampando su di essa, cadendo quasi a terra.

 

“Ted! Per l’amor del cielo, sta attento!” disse la moglie entrando dalla porta con in braccio la figlia nata da pochi giorni.

 

“Scusa, Andy…” rispose lui alzandosi in piedi, dandole un bacio sulla fronte.

 

Lei sospirò rassegnata; era inutile, imbranato era e imbranato sarebbe rimasto… Ma era anche per quello che lo adorava. Sorrise andando in salotto; era felice, aveva la sua famiglia… Famiglia… Chi sa cosa stava succedendo al Manor dove era cresciuta… Sapeva tanto poco.

 

Bella si era sposata da tre mesi e della sorellina minore non sapeva più niente… Chi sa se il destino era stato gentile con quella creaturina dolce e sensibile che era sua sorella. Un senso di vuoto la pervase facendola rabbrividire impercettibilmente.

 

“Andromenda… Che succede?!” domandò Ted abbracciando la mogli e accarezzando la testolina dai capelli viola della figlia.

“Niente, è solo…”

 

“E’ solo cosa?”

 

“Chi sa che succede nella mia famiglia… Non so più niente… Oh, Ted, mi mancano così tanto le mie sorelle!” disse lei iniziando a singhiozzare.

 

“Ehi… Io… Tesoro, ti prego… Non fare così! Tutto si risolverà! Promesso!” affermò lui prendendole di braccio la figlia, mettendola nel suo lettino vicino al divano, per poi stringere a sé la donna, la quale affondò il viso nel petto del marito in cerca di conforto.

 

La bimba nel lettino iniziò a piangere, contrariata di così poca attenzione, facendo sorridere i genitori.

 

“Ah, Ninfadora, come sei egocentrica!” disse Ted ridendo, prendendo in braccio la sua stella.

 

Andromeda sorrise fra le lacrime andando a sedersi sul divano, reclinando indietro la testa, sospirando mestamente, in fondo poteva benissimo andare avanti senza di loro… Aveva passato quasi tre anni senza la sua famiglia e era sempre stata felice… Perché ricominciare a piangere proprio adesso? Chiuse gli occhi ascoltando il marito che diceva tante parole dolci alla figlia che teneva fra le possenti braccia.

 

Il ticchettio di un gufo alla finestra le fece aprire di nuovo gli occhi; rimase interdetta per qualche secondo riconoscendo il candido gufo della sorella minore. Si alzò di scatto dal divano e in pochissimi attimi fu alla finestra, facendo entrare il gufo nel piccolo salotto, quale fece un piccolo giro attorno alla stanza andando a posarsi con grazia sulla spalliera del divano, porgendole la zampetta con aria solenne, scrutandola con i suoi occhi d’ambrosia colata. La donna rimase immobile per alcuni secondi, fino a che non decise di muoversi e prendere la lettera con sopra lo stemma dei Black e scritto a chiare lettere il motto della sua nobile e potente casata: Toujours Pur… Sorrise di scherno nel leggere quelle parole, per lei erano ormai senza senso… Prese la lettera e se la rigirò fra le mani affusolate e aristocratiche, guardò il marito che la stava studiando con aria interrogativa, le sorrise e, con la figlia fra le braccia la lasciò sola con i fantasmi del suo passato…

 

Con insicurezza aprì la lettera e prese un bel respiro e iniziò a leggere nella scrittura ordinata e delicata della sorellina.

 

Cara Andromeda,

 

Sono passati ormai tre anni da quel orrendo giorno in cui ci hai lasciate…

 

Mi manchi, nostra madre e nostro padre sono cambiati da quando te ne sei andata…

 

Ma non ti voglio parlare di loro… E’ anche per colpa dei nostri genitori che te ne sei andata…

 

Sicuramente ti stai chiedendo perché adesso e non prima… Orgoglio? No, solo una stupida e infondata paura che qualcuno potesse scoprirmi, ma ormai non mi interessa più… Andromeda mi potrai mai perdonare?

 

Ti ho lasciato andare senza combattere… Senza di te tutto è strano, diverso… Piatto, mi manca la tua schiettezza e la tua determinazione, mi manchi tu, mia sorella, quella ragazza meravigliosa che mi faceva sognare e innamorare dei suoi libri…

 

Andromeda, tu sai amare…

 

Sei l’unica in questa famiglia che ha avuto il coraggio di prendere una decisione dolorosa quanto sensata… Ti prego, insegnami a essere forte come te, perché non so quanto posso resistere… Nostro padre mi ha combinato un matrimonio, come per Bellatrix… Con Lucius Malfoy… Lo sai anche tu quanto non lo sopporto, usa tutte le persone, le inaridisce della vita e le getta via come una pezza da scarpe usata…

 

Allora perché mi fa questo effetto? Perché quando mi è vicino mi gira la testa, perché quanto mi sfiora anche per sbaglio mi sento tremare e il cuore va a mille? Perché lui, mi fa questo? Perché popola i miei sogni più proibiti? Andromeda, ho paura… Che strana magia mi ha scagliato contro? Cosa mi succede? Perché mi sento volare quando è con me e perché mi sento morire quando è lontano?

 

Quando né ho parlato con Bellatrix, lei mi ha preso in giro, dicendomi che sono ancora una bambina che sogna e che potrebbe rimanere scottata, ma scottata da cosa? Sono confusa, spero che, almeno tu non ti prendo gioco di me e che mi puoi dare le risposte che cerco…

 

Mi manchi, e spero che mi risponderai, anche se ti capirò se non mi rivolgerai più parola…

 

Sappi, però, che io non ti ho mai dimenticato, hai un posto speciale nel mio cuore, da dove nessuno potrà strapparti via…

 

Con affetto,

 

Tua sorella,

 

Narcissa Black

 

Con le lacrime agli occhi la donna si strinse al petto la lettera, come poteva non perdonarla? Era sempre sua sorella, la sua bambina, la sua Narcissa… Prese carta e penna e iniziò a risponderle, sapeva benissimo cosa le stava succedendo e sapeva che anche lei l’aveva intuito, sorrise fra le lacrime, iniziando, con mano tramante dall’emozione a scrivere.

 

Cara Narcissa,

 

Già, sono passati tre anni…

 

Ho saputo di Bellatrix, povero Rodolphus, in che guai si è andato a cacciare! Se sono cambiati, i nostri genitori, spero per te in meglio…

 

Ho tanto sperato, che almeno tu mi scrivessi…

 

Anch’io sono cambiata, mi sono tinta i capelli, non sono più rossi, adesso sono castani, non scuri come quelli di Bellatrix o di nostra madre, ne biondo ramati come quelli di nostro padre, unici, diversi…

 

Volevo tagliare i ponti con la mia vita passata… Ma è stato tutto inutile, mi manchi anche tu, sorellina, vorrei tanto poterti riabbracciare…

 

La mia piccola, chi sa quanto sei cresciuta…

 

Narcissa, non sono forte, sono una ragazza, una donna, ormai una madre, piena di insicurezze e paure… Ma ho fatto solo ciò in cui credevo, io credo nell’amore… Credo in mio marito, e in mia figlia… La speranza è la mia forza…

 

Ti dovrai sposare con Lucius? Ma penso che non ti dispiaccia, in fondo sai anche tu perché ti succede a quel modo quando lo vedi… Narcissa, guarda nel profondo del tuo cuore, sorellina, sei innamorata di lui e non lo vuoi ammettere… Non ti ha incantato con nessuna magia… E’ solo la magia dell’amore…

Non rammenti proprio niente dei miei libri, che tanto amavi? So benissimo, come è Lucius, ma al cuore non si comanda… Forse tu, con la tua determinazione e furbizia lo potrai cambiare… Bellatrix non capisce queste cose, lasciala perdere, la sciocca è lei, non noi che crediamo in qualcosa di così puro e perfetto…

 

Non potrei mai starti lontano, continuerò a parlarti per sempre, sei mia sorella…

Spero di esserti stata utile… Scrivimi presto…

 

Con affetto,

 

Tua sorella,

 

Andromeda Black Tonks.     

 

La donna rilesse la lettera per scrupolo e la legò alla zampetta del candido gufo di Narcissa, aprì la finestra e osservò l’animale volare sicuro verso il tramonto; appoggiò la testa al vetro gelato della finestra e sospirò, più felice di prima, ormai le lacrime erano asciutte sul suo volto e su di esso era ricomparso il sorriso dolce e giovanile che aveva da ragazzina quando giocava con le sorelle nell’immenso giardino di Black’s Manor.

 

* cime tempestose.

 

 

My Space

 

Ehm... Beh grazie a quelle poche persone che hanno letto la mia Ff e a chi l'ha commentata... Comunque, sta volta mi lasciate qualche commentino?XD me si sente scema a continuare una Ff che non legge quasi nex...XD xò per quei pochi continuo sempre se voleteXD LOOL Kiss a presto Debby^_^

 

  
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