Fanfic su attori > Ben Barnes
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Autore: _joy    17/01/2014    7 recensioni
"La sera in cui Ben Barnes lasciò Rebecca Milani era una sera piovosa e grigia."
Quello che accadde tra un addio e un ritrovarsi.
Perché niente altro conta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima cosa che Ben fece fu quella di tentare di tornare alla sua vita di sempre.
 
Eppure, Rebecca gli mancava.
Improvvisamente, compariva in un pensiero, in un ricordo, in un’emozione.
E la sua assenza pesava.
Pesava tanto quando voleva condividere un pensiero, una gioia, un problema.
Non era accanto a lui con il suo corpo caldo la notte, felice di essere svegliata dai suoi baci, sempre pronta a fare l’amore con lui.
E, anche se odiava ammetterlo, tornare a casa lo faceva sentire solo, ora che lei non c’era.
All’inizio l’idea di convivere lo aveva preso in contropiede, doveva ammetterlo.
I suoi amici gli avevano dato del coglione e anche lui per mezza giornata si era chiesto che cavolo gli era passato per la testa.
Ma con lei la vita era divertente: lo rendeva felice.
 
Cos’era andato storto, quindi?
Bè, c’era la questione della tensione legata a quel nuovo progetto cinematografico, che lo stava veramente uccidendo…
Becky non capiva che parlarne con i suoi amici gli serviva: anche loro erano attori, vivevano le sue stesse ansie, condividevano le sue stesse paure.
Lei, pur con le migliori intenzioni, non riusciva davvero a capirlo: non comprendeva le settimane di ansia struggente che lui attraversava e, dopo i primi giorni, iniziava a dirgli che doveva darsi una calmata, visto che quello era il lavoro che si era scelto e, che se non voleva morire d’infarto prima dei 40 anni, doveva darci un taglio.
 
Darci un taglio.
All’adrenalina, all’attesa, al lavoro più bello del mondo?
No, impossibile.
Forse aveva ragione il suo amico Tom: era ancora troppo giovane per legarsi seriamente.
Hollywood aveva delle regole ferree e chiedeva dei sacrifici.
E poi, diceva Tom, con tutte le modelle e attrici che c’erano a Los Angeles lui doveva andare a legarsi con un’insegnante italiana che non capiva niente (con tutto il rispetto) delle loro vite?
 
Dopo una settimana di latitanza dell’amico, Tom si decise ad organizzare un super party in una villa di Beverly Hills con piscina e campo da golf e fece in modo di spingere tra le braccia di un apatico Ben una focosa aspirante attrice, tale Destiny qualcosa.
A fine serata, Ben rimase a dormire con la ragazza nella villa e Tom si premiò per le sue fatiche con una sbronza colossale e successivo party privato con due audaci brasiliane.
 
*
 
La prima cosa che Rebecca fece, prima di perdere il coraggio, fu quella di comprare un biglietto aereo per l’Italia.
 
Prima di ridursi a tornare in quella casa e pregare Ben di tornare con lei, prima di umiliarsi di più e arrivare a dirgli che, pur di averlo, le andava bene anche se era distante e amava la sua professione più di lei.
Così, si ritrovò seduta accanto al finestrino dell’aereo, a guardare Los Angeles che diventava sempre più piccola e lontana, fino a quando non sparì sotto le nuvole.
Allora chiuse gli occhi e lasciò libero sfogo alle lacrime.
Si stava cullando nell’autocommiserazione e nel senso di disperazione, quando una mano le batté su un braccio.
Si voltò e vide la sua vicina di posto, una signora grassa con un vestito sgargiante fuxia e nero, sorriderle gentilmente.
«Tutto bene, cara?» chiese.
Rebecca alzò gli occhi al cielo.
Certo.
Tutti piangono quando va tutto bene, no?
Fece un cenno negativo con il capo.
«Ti senti male?» chiese la signora.
Altro cenno negativo.
«Problemi in famiglia?»
Rebecca si strinse nelle spalle e cercò di non mettersi a singhiozzare.
Non avrebbe mai avuto una famiglia con Ben.
Oddio, questo sì che era un pensiero deprimente.
Per fortuna, la signora le impedì di sviscerarlo a fondo, in ogni sua lugubre implicazione.
«Allora…Le cose non vanno con il tuo ragazzo?»
Lo sguardo di Becky fugò ogni dubbio.
«Ah» la signora fece schioccare la lingua «Sempre la stessa storia… Questi uomini! Su, su, non disperare: sei così giovane e la vita è lunga e piena di opportunità!»
Ecco.
Quella sì che era una frase stupida e stereotipata.
La vita è piena di opportunità.
Che però, fino a prova contraria, non si raccolgono come i fiori nei campi.
Dove stanno le opportunità?
E se lei, quel giorno, aveva lasciato l’opportunità della vita a 12.000 metri più sotto, a terra?
Che ne sapeva quella signora, eh?
Becky singhiozzò, spossata.
La signora continuò, imperterrita, a subissarla di perle di saggezza finché – probabilmente per sfinimento – lei non crollò addormentata.
 
Quando si svegliò, la vita era ancora brutta, deprimente e grigia, ma se non altro la signora ronfava beata e non poteva più assillarla.
Quando l’aereo atterrò, Rebecca stava piangendo di nuovo: mai ritorno a casa era stato più triste.
Quando, allo sbarco passeggeri, corse tra le braccia della sua migliore amica, pianse ancora di più.
E pianse la settimana seguente, chiusa in casa e depressa, senza voglia di mangiare o di cambiarsi d’abito.
 
 
Otto giorni dopo Carolina, amica fedele, decise che l’autocommiserazione in cui Rebecca versava era durata anche troppo.
Piombò in casa intenzionata a scuoterla e pronta a prenderla a male parole in caso l’avesse trovata ancora impegnata a vegetare inutilmente.
Basta versare lacrime per quell’idiota.
Quando aprì la porta con il mazzo di chiavi di scorta che le era stato affidato, trovò Rebecca seduta di fronte alla finestra.
Si voltò e la guardò: aveva gli occhi rossi e cerchiati, era pallida e con i capelli arruffati, ma se non altro non piangeva.
Forse, ormai, era oltre le lacrime.
Concedendosi un tenue ottimismo, Carolina mantenne comunque un’espressione truce ed annunciò:
«Oggi inizia la tua nuova vita. Non voglio saperne di lacrime e depressione. Ok?»
Nessuna risposta.
Rebecca tornò a fissare fuori dalla finestra.
Carolina attese un paio di secondi.
«So cosa stai passando, ma credimi Becky: andrà meglio quando lo avrai cancellato. E intendo definitivamente. Per cui ora andrò a buttare tutto quello che in questa casa te lo ricorda… e tu non cercare di fermarmi!»
Ma Rebecca non pareva averne l’intenzione: aveva appoggiato il mento sulle mani intrecciate e fissava la strada fuori dalla finestra.
Carolina batté le palpebre, quindi avanzò verso la camera da letto.
Un paio di passi.
Niente da Rebecca.
Ok.
Sospirò ed entrò.
 
Dopo due ore, aveva raccolto in sacchi di plastica foto, pelouche, regali, completini intimi legati a particolari notti di sesso sfrenato e memorabile (meglio dimenticare anche quello) e ogni traccia di Ben Barnes, compreso il suo spazzolino da denti.
Rebecca non aveva messo piede in camera.
Quando Carolina tornò in salotto, trovò l’amica seduta nella stessa posizione di prima.
Ammucchiò i sacchi e poi sbuffò:
«Stai imitando la mummia di Tutankamon? Guarda che ora usciamo per pranzo. Vai a farti una doccia che fai paura!»
A quel punto, Rebecca si voltò, apatica.
Le lacrime che Carolina temeva però non le scesero dagli occhi.
L’amica sospirò e si rilassò impercettibilmente.
E, a quel punto, Rebecca disse tre semplici parole:
«Caro. Sono incinta»
 
A Carolina caddero le braccia e la mascella in contemporanea, mentre Becky apriva le mani e le mostrava un test di gravidanza.
 
 

 
 ****
Buongiorno!
Sapete ormai che sono in ansia per la riuscita e la resa di questa storia (le cose evolvono molto velocemente, a differenza di altre mie storie), quindi se volete farmi sapere che ve ne pare ne sarò molto felice!
Per tutto il resto, la mia pagina Facebook
 https://www.facebook.com/Joy10Efp
Baci e buona lettura,
Joy

 

   
 
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