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Autore: josephine seele black    21/01/2014    1 recensioni
Black in Mind è la mia visione introspettiva degli eredi Black. Quando Regulus, Sirius, Bellatrix , Andromeda e Narcissa erano nient'altro che i rampolli of the most ancient and noble house of Black. Dedicando ad ogni episodio una canzone ( secondo la mia mente contorta) e rivivendo con loro un percorso intimo ed emotivo su quelli che erano i loro sogni, ambizioni e sensazioni fino ad arrivare all'elisione delle loro vite spezzate nel bene o nel male. 5 Vite legate da un nastro nero, un destino che li spezzerà schiacciandoli col peso del cognome che portano. Per poi cadere nella rovina; la fine di ogni aspettativa; la loro oscura eclissi. Il loro Black-Out.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: Lucius/Narcissa, Sirius Black/Bellatrix Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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...Her spirit wild, heart of a child,
yet gentle still and quiet and mild and he loved her...
When she would say...Promise me,
when you see, a white rose you'll think of me..
i love you so,Never let go,
I will be your ghost of a rose..."
                                            Ghost Of A Rose - Blackmore's Night
 
 
 
Il tramonto era lì, in mezzo a loro.
Pareva potessero toccare i raggi del sole con le dita, o cosi le sembrava.
Erano tutti seduti sul prato. Sirius strimpellava una vecchia chitarra acustica. Bellatrix con le spalle adagiate su una quercia, leggeva un libro del 16esimo secolo.
Narcissa intrecciava le sue bionde ciocche con le margherite di campo. Regulus la guardava fare ciò' porgendole i fiori dalla cesta.
E lei li guardava tutti e poi ritornava a perdere lo sguardo nel sole che soffocava lentamente dove finiva il lago, regalando un caldo colore a tutte le cose. Persino all'acqua.
Si annoiava. Inoltre i momenti di silenzio erano davvero pochi, vista la co-presenza di Sirius e Bellatrix.
<< Vuoi smetterla con quella cavolo di chitarra?? sto cercando di leggere dannazione!>> - << Non avevo dubbi, cara Bella, che una come te non riuscisse ad apprezzare la musica>> ribatté Sirius con fare non curante. << Musica? Io sento solo rumore!>> aveva esordito Bellatrix, di contrattacco. Ma Andromeda si era già estraniata di nuovo. Loro riuscivano a continuare per ore e lei era stanca di tutto.
<< Noi rientriamo>> Narcissa e Regulus si dirigevano verso il grande maniero estivo dei Black. Bellatrix li seguì subito dopo aver cercato di fare lo sgambetto a Sirius che ,nell'attimo in cui barcollava, si era voltato verso di lei per dirle: << Andromeda tu non vieni??>>
<< Tra un po' Sirius...tra un po'.>>
Mancavano pochi giorni al rientro ad Hogwarts ormai.
Un altra estate era passata. Un altro anno sarebbe trascorso dentro le mure della scuola di magia. E sarebbe rimasta come sempre inerme nel perdere altri attimi di vita.
Già...perché lei era quella che stava bene in ogni situazione ma anche quella che non si sentiva mai a suo agio. Mai appagata.
Andromeda era ambiziosa. Lei sapeva di esserlo. Forse era per questo che era finita a Serpeverde e non con Sirius a Grifondoro. La sua ambizione era pervicace. Voleva sempre essere la prima. A scuola. Nel quidditch. In Pozioni. La prima ad arrivare alle feste ma anche la prima ad andarsene. La prima ad essere considerata interessante. La prima anche a respirare. E adesso sentiva che quelle lande da cui osservava il tramonto d'agosto non riuscivano più' a darle nessuna alterigia.
Sciolse i suoi capelli riflettendosi nell'acqua torbida, poco simile ad uno specchio. I suoi orecchini di giada spiccavano nel nero riflesso delle ariose onde. I suoi occhi castano noce non smorzavano i toni del lago.
Il sole era già del tutto nascosto e lei non aveva alcuna voglia di rientrare. Si tolse le scarpe e si accinse a gironzolare lungo le sponde del lago.
Non sapeva bene cosa stesse facendo o dove stesse andando. Aveva solo voglia di perdersi li, ad un passo dalla palude e respirare l'odore del caprifoglio.
Gli alberi fitti sopra la sua testa le davano un senso di indolenza a lei sconosciuto.
Sentiva la leggera brezza estiva sfiorarle il volto e la terra umida trastullare sotto i suoi piedi. Si sentiva quasi una ninfa e senza pensare a nulla continuava a vagabondare tra le fitte querce seguendo solo l'odore delle mirtacee.
Trovò un masso, ricoperto appena un po' da muschio essiccato; posizionato sotto un secolare Cipresso.
Si sedette portando le ginocchia sotto il mento.
Non aveva voglia di tornare a scuola. Non aveva voglia di vivere senza uno scopo preciso nella sua vita. Era annoiata dalla sua famiglia, dalle feste, dai continui battibecchi di Sirius e Bella, dai silenzi interminabili di Narcissa e dalle occhiate circonvenienti di Regulus. Era sfiancata dai discorsi di sua madre, dall'odore del tea e biscotti al burro che trasaliva ogni pomeriggio dalla cucina. Non sopportava più la divisa di Hogwarts e nessuno degli insegnanti le era mai stato particolarmente simpatico. Non aveva voglia di restare li, cercando sempre di essere la prima in tutto; dal momento che essere la prima forse non era più il suo scopo in quelle stanze, in quella scuola; in quella famiglia.
Tutti questi pensieri le indebolivano le inclinazioni e si sentiva, come ogni sera prima di addormentarsi, labile.
C'erano delle foglie ai piedi della rupe dove sedeva. Foglie d'acanto. Le venne subito in mente di quelle colonne greche dell'antica religione, ideate da Callimaco, che era riuscito a raffigurare l'assoluta venustà della commozione che l'aveva pervaso nel vedere foglie d'acanto in un cesto di giunco dimenticato sulla tomba di una fanciulla morta, a Corinto.
Un abbagliante luce la destò bruscamente dai suoi pensieri.
Un ragazzo, stranamente vestito, alto e con capelli biondo cenere stava li davanti a lei, con uno strano arnese dal grande occhio in mano.
<< Scusa non volevo spaventarti>> disse sorridendo timidamente.
Andromeda trasalì. Tirò giù, con tutta la forza che aveva, la veste da sopra le ginocchia alle caviglie, in maniera poco naturale e del tutto esagerata.
<< chi...chi sei? Che ci fai qui? >>
<< Oh giusto. Non mi sono nemmeno presentato..mmh che stupido. Mi chiamo Edward Tonks ma puoi chiamarmi Ted..tutti mi chiamano Ted...>> Le sue guance erano lievemente rosate dall'imbarazzo e scandiva le parole quasi con la paura di dimenticarle o di non riuscire ad emetterle mentre si avvicinava educatamente verso di lei, che si sentiva esattamente come una ninfa infastidita da un umano.
<< E molto… Chiedere il tuo nome? >> il ragazzo continuava a parlare.
<<..Dromeda...ehm..Andromeda>>.
Lui sorrise dolcemente : << Credo che anche Dromeda sia carino come nome >>.
<< Cos'è quella? >> Andromeda cercava di sviare la strana conversazione sull'oggetto che il ragazzo teneva in mano.
<< una Reflex...una macchina fotografica. Ti ho scattato una foto prima. Il flash ti ha spaventato. Lo so non avrei dovuto farti una foto senza chiedertelo ma sei apparsa dal nulla e le foglie, la luce e i tuoi occhi…erano perfetti nel mio obiettivo..>> Ted parlava imbarazzato. Andromeda notava che era davvero molto timido.
Per un attimo le balenò in mente se, al suo posto, ci fosse stata Bellatrix. Avrebbe sfruttato quella timidezza per deviarlo psicologicamente. O Narcissa. si...Narcissa l'avrebbe fissato con i suoi occhi di ghiaccio fino a pietrificarlo. Regulus l'avrebbe scrutato dall'alto in basso con segno di sufficienza e Sirius...lui gli avrebbe tirato la prima pietra che aveva sotto mano. Si perdeva sempre a ragionare su cosa avrebbero fatto loro se si fossero trovati nelle sue situazioni. Ma in realtà, stava solo perdendo palesemente tempo. Non riusciva proprio a diffidare dal quel giovane. Aveva gli occhi dolci e buoni. La bocca sottile e larga, un naso comune e spalle forti.
Andromeda sorrise :<< Posso vedere la foto che hai scattato? >>
<< Certo!>> rispose Ted entusiasta. << Sarai la prima a vederla dopo che l'avrò sviluppata!>> Sembrava felice della sua domanda anche se lei non smetteva di chiedersi cosa intendeva dire esattamente lui con “sviluppata”.
<< Nonostante, ti chiedo ancora scusa. Non dovevo balzar fuori così dai rami e scattarti una foto improvvisa. Mi sono lasciato prendere un po' dalla fotografia. Ma non potevo resistere..sembravi una rosa bianca in una crepa, incastonata da verdi foglie.. >> . Allungò un po' il braccio e strappò agilmente una rosa bianca che cresceva strozzata accanto al masso sul quale sedeva Andromeda,e gliela porse.
Andromeda fissava quegli occhi dolci e non riusciva a trovare un barlume di malvagità in quelle pupille sincere. Prese la rosa e la annusò tutta d'un fiato ,facendo una buffa figura ;e tenendo sempre lo sguardo esitante sul velo cristallino che adombrava gli occhi di Ted.
<< Sei davvero gentile ma credo che lei sia più bella di me >> disse Andromeda garbata ma lui la riprese con un fil di voce << ti sbagli..>> e avvicinò leggermente le labbra alle sue e Andromeda distolse lo sguardo dai suoi occhi, chiudendo le palpebre, le parve di percepire una luce debole e bianca che impediva di fare resistenza. Si baciarono; un bacio tenue e riguardoso, casto e fresco; durò solamente un paio di secondi; e quando riaprì gli occhi, Andromeda si chiese se era arrossita più lei o lui.
Era già sera e qualche lucciola svolazzava sui loro capi mentre parlavano timidamente.
Andromeda si sentiva in un'altra dimensione. Come se fosse stata risucchiata da un vortice che le fremeva il respiro. Sentiva brividi sulle braccia e sulla schiena e non si curava di nulla intorno a lei. Si sentiva come dentro una foto dove i dettagli, seppur significanti, lasciano che il tempo sigilli il passato e continuava a far girare la rosa tra le mani,, ignorando le spine che infilzavano le sue dita.
<< Andromedaaaaaaaa … Andromedaaaaaa>>
Quell'unico momento era stato interrotto dalla flebile voce di sua sorella che si sentiva in lontananza.
Aveva ancora lo sguardo perso nell'essenzialità di quegli occhi e avrebbe desiderato restare li a fissarli per sempre.
<< Mi sa che devo andare>> disse a malincuore e una stretta morsa affievoliva i battiti del suo cuore nel pronunciare questa frase.
<< Si...anche se non vorrei mai che tu andassi via!>> Rispose lui, levandole un ciglio caduto sulla guancia.
La voce di Narcissa si faceva sempre più vicina e Andromeda trovò a malincuore la forza di lasciarsi alle spalle Ted.
<< Quando potrò rivederti? >> le disse, mentre si inoltrava tra i fitti rami del sentiero che la conducevano a casa.
“Rivederti”... si. Andromeda voleva rivederlo. ma...tra qualche giorno sarebbe tornata ad Hogwarts e come avrebbe fatto a... un vuoto carnefice la invase. Come avrebbe potuto rivederlo? E dove?..
<< ANDROMEDAAAAAAA>> la voce di Narcissa era sempre più acuta mentre morente era quel momento per lei.
Si girò verso Ted con l'aria di chi sa di fare un salto più lungo della gamba e gli disse : << Tra due settimane. Ad Hogsmeade.>> Restò ancora un istante a fissare quegli occhi limpidi e quel sorriso sincero e, con il cuore che le pulsava in gola, un po' per l'emozione, un po' per l'estraneità di quella sua illecita serata; si addentrò nel sentiero che conduceva al lago e dunque da Narcissa.
Aveva ancora in mani quella rosa bianca appassita; e continuava a stringerla forte tra le dita sentendo il sangue gocciolarle dai polpastrelli, visibile ricordo di quell'incontro.
Andromeda sapeva bene che Edward non era un purosangue e l'aveva dedotto immediatamente perché in modo diverso, l'avrebbe visto da sempre come tutti i giovani rampolli delle famiglie purosangue che conosceva. Ma, stranamente , non le importava. Per niente.
Riusciva a vedere tra i rami i ciottoli del lago e la gonna rosa cipria di Cissy .
 Il cuore le volteggiava briosamente ad ogni minimo rimorso che la sua mente proponeva in merito all'impetuosità di quell'incontro; e si rispondeva interdetta tra sé e sé : “Da oggi sarò solo la prima per me stessa.”
 
 
 
 
   
 
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