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Autore: Chanel7    21/01/2014    9 recensioni
Le lasciò in bacio tra i capelli sorridendo.
“Sarà un gran bel film; la storia d’amore tra Louis William Tomlinson famoso cantante della boy band One Direction e Georgia Elisabeth Lewis duchessa di Endmon, piccolo paesino dell’Inghilterra settentrionale. Vinceremo sicuramente un oscar!” disse con aria sognante.
La moglie rise per l’apparente ingenuità del marito.
“Chiamerò domani stesso i produttori!”.
Sbuffando Georgia si mise a cavalcioni su di lui.
“Ne hai ancora per molto?”. Come stregato da quegli occhi azzurri scosse la testa.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Chapter ten.
 
 
 

Non sapevo se avere paura o esultare per avere tre donne nel mio salotto.
Ma dai loro sguardi iniziai a temere il motivo della loro visita, erano sedute sul mio divano.
“Volete qualcosa da bere?” Era meglio essere cordiali, no?
“Basta smancerie, Tomlinson. Siediti: dobbiamo parlare. Timoroso lo feci.
“Che succede?” “Sei per caso uscito di casa? Hai visto i giornali o che so..internet?”
Non avevo avuto per niente voglia di fare nessuna di quelle cose che la sorella di Georgia mi aveva elencato, insomma volevo solo rilassarmi. “No, perché?”
Mi voltai verso Georgia, aveva lo sguardo basso quasi triste, mi sentii male a vederla così.
La ragazza bionda, che tra l’altro non avevo idea di chi fosse, aprì la borsa tirando fuori un giornale.
Me lo mise davanti e in quel momento realizzai. Come avevo fatto a non pensarci? Dovevamo essere più cauti all’aeroporto. Quelle foto, quei titoli, quelle parole. Mentre leggevo c’era un silenzio tombale, tutte attendevano la mia reazione.
“Mi dispiace.” Furono le uniche parole che mi uscirono.
Da un lato io ero abituato a questo genere di cose, ora certamente la mia reputazione era stata infangata ma anche quella di Georgia, e io non avrei voluto accadesse. “Ti dispiace? È tutto ciò che riesci a dire?”
“Cosa dovrei dirti? Oramai il danno è fatto.” Avevano ragione ad essere furiose, ma non c’era motivo di prendersela con me. “Louis.” Mi voltai al suono di quella voce, la sua voce. Non mi aveva degnato di uno sguardo da quando era entrata nel mio appartamento. La guardai attendendo le sue parole.
“L’articolo è..troppo dettagliato. Dice l’isola in cui siamo stati, per quanto tempo siamo restati lì, che dormivamo nella stessa stanza; insomma, chi poteva saperle queste cose? Eravamo solo noi lì, e sicuramente io non sono stata a raccontare tutti questi dettagli. So che sei una celebrità, che hai bisogno di tenere i riflettori su di te, ma non mi sembra giusto che tutto ciò vada a discapito mio.” Allora era questo che pensavano? Credevano che io avessi spifferato tutti ai giornalisti per accrescere la mia fama? Se prima non ero infuriato, ora lo ero sicuramente.
“Ma davvero credete una cosa del genere? Non ho di certo bisogno di questi trucchetti! Non l’avrei mai fatto, Georgia.”
Ero deluso dal fatto che proprio lei pensasse questo di me. Era vero che non mi ero comportato da galantuomo nei suoi confronti, ma l’avevo aiutata in un momento difficile.
“E noi dovremmo crederti? Chi avrebbe potuto sapere tutti questi dettagli a parte voi?” era stata la bionda a parlare, con un tono fin troppo arrogante. “Ma chi sei tu? Non ti conosco neanche e ti permetti di esprimere giudizi su di me?”
In altre circostanze avrei riso per la sua faccia sbalordita.
“Sono Nikki, la cugina di Georgia. E li conosco quelli come te, fin troppo bene.”
“Che diamine significa ‘quelli come me’? Che sono una razza a parte?” si stava preparando a rispondermi per le rime, o almeno credo, ma fummo interrotti dal suono del campanello.
Non avevo mai avuto così tanti ospiti nel mio appartamento nel giro di venti minuti.
Sbuffando andai ad aprire, trovandomi davanti Harry con il fiatone e con la stessa copia del The Mirror.
“Sei in ritardo, amico.” Dissi lasciandolo entrare. Mi guardò confuso, ma quando guardò il mio salotto, il suo sguardo passò da sbalordito a eccitato e poi di nuovo a sbalordito.
“Oh bene, ora siamo al completo o vuoi chiamare anche il resto del gruppetto?”
L’acidità della sorella di Georgia cominciava a darmi sui nervi.
“Louis ti ho sempre detto che quando organizzi questi festini, devi invitarmi, io lo farei per te.”
“Ma quale festino! Sono qui per uccidermi per la storia del The Mirror. A quanto pare ci sono scritti troppi dettagli, che nessun altro conosceva e credono sia stato io a spifferare tutto.”
 
 
“Andiamo Tomlinson, come facevano i giornali a sapere tutto?” Louis sorrise alla curiosità del produttore.
“Moore, mi delude. Non è capace di aspettare?”
“Louis smettila di prenderti gioco di lui! Senza offesa Mr Moore.”
Disse Georgia al suo fianco, indignata dal comportamento del marito.
“Nessun offesa, signora. Vuole continuare lei?”
Quella annuì.

 
 

Quella situazione non mi piaceva affatto. Louis mi era sembrato sincero, o almeno troppo indignato, o magari offeso, dalle nostre insinuazioni. Avevo lasciato che fossero Janet o Nikki a parlare per la maggior parte del tempo, io non ne avevo il coraggio. Temevo di essermi presa un’enorme cotta per Louis Tomlinson, anzi ne ero consapevole, e rivederlo dopo la nostra ‘avventura’ non aveva di certo aiutato. Inoltre, c’era ancora la questione di mio padre che lui voleva conoscere, quindi non sarebbe stata quella l’ultima volta che ci saremmo visti; da un lato ciò non mi dispiaceva.
“Siete sicuri che non c’era nessun altro lì? O che non l’abbiate raccontato a nessuno? Anche tu..ehm non ricordo il nome?” ed ecco che Harry assumeva le sembianze di Sherlock Holmes e di Casanova contemporaneamente.
“Sono Janet e comunque non ho raccontato nulla a nessuno.”
Furono le parole di Harry ad accendere una lampadina nel mio cervello.
I miei sospetti si stavano materializzando nella mia mente, mi voltai verso Louis.
“Forse so chi ha raccontato la storia al The Mirror.”
“Di certo non Devang e suo fratello, non sanno neanche cos’è internet.”
Alle parole di Louis, ridacchiai; gli altri ci guardavano confusi non capendo di chi stessimo parlando.
“Era solo il proprietario del bed and breakfast.” Spiegai brevemente.
“Comunque al bed and breakfast non eravamo soli, e durante il nostro soggiorno abbiamo incontrato solo una persona, te lo ricordi?” Louis sbarrò gli occhi alzandosi di scatto.
“Lo sapevo che quel tipo non avrebbe portato a nulla di buono!”
“Ma chi?” chiese Janet, sempre più disorientata, al mio fianco.
“Un uomo, si chiamava Leonard. Lo incontrai un giorno nel corridoio e ci parlai. Era un giornalista aspirante scrittore e beh gli dissi chi ero e poi riconobbe Louis. Deve essere stato lui a vendere la storia al giornale.”
“E non solo.” Tutti, all’unisono, si voltarono verso Harry che aveva il cellulare fra le mani.
“Il tuo amico ha anche scattato delle foto.” Louis si fiondò sull’i-phone dell’amico e lo stesso feci io.
C’era una foto di quando eravamo in spiaggia, di quando tornammo al b&b bagnati dalla pioggia, di quando eravamo andati al bar del fratello di Devang. Insomma un book fotografico sulla nostra sfortunata vacanza.  
Non volevamo stare con le mani in mano.
Louis decise di chiamare i manager della band per raccontare la sua versione dei fatti e di chiamare un avvocato per intentare una causa contro quell’uomo che aveva violato la nostra libertà, in un certo senso.
I due ragazzi ci assicurarono che tutto si sarebbe risolto, purtroppo quell’articolo e quelle immagini non potevano essere cancellate ma avrebbero fatto di tutto per smentire la situazione.
Quando Louis si allontanò per andare in un’altra stanza, lo seguii, lasciando Nikki che guardava Harry con occhi sognanti e una Janet che li guardava seccata.
L’appartamento era bellissimo, semplice e pratico; ordinato e non esageratamente lussuoso, lo seguii fino in cucina.
Louis Tomlinson in tenuta casalinga era ancora meglio di quando indossava lo smoking.
entre parlava al telefono, era teso in volto. Un po’ mi dispiaceva di avergli provocato così tanti pasticci.
Staccò la chiamata per poi guardare malinconico fuori dalla finestra.
Avvertì in qualche modo la mia presenza, perché si voltò.
“Hai chiamato i manager?”
Quello annuì. “Devo andare nei loro uffici. Non sono molto contenti della cattiva pubblicità.” Era amareggiato.
“Mi dispiace.”
“Non è colpa tua, Georgia. Tutto si sistemerà.” Si era avvicinato e mi aveva messo le mani sulle spalle, prima di parlarmi. “Volevo sapere quando ti andava di incontrare mio padre. Ancora devo chiarire con lui, ma se posso comunque presentarmi improvvisamente nel suo ufficio portando te; sono ancora sua figlia dopotutto.”
Louis si allontanò da me, appoggiando le mani sul bancone della cucina.
“Non so a cosa stavo pensando quando te l’ho chiesto. Non avrei dovuto farlo.”
“Louis, non so il motivo che ti ha spinto a farmi questa richiesta. Ma abbiamo fatto un patto ed è giusto che io rispetti la mia parte; anche se non riesco proprio ad immaginare la tua motivazione.”
Prese un profondo respiro per poi girarsi verso di me.
“Tuo padre ha distrutto la mia famiglia, impedendo a me e a mia sorella di avere un’infanzia felice.”
Completamente sconvolta da quella rivelazione, mi appoggiai al tavolo guardando insistentemente il ragazzo di fronte a me che aveva pronunciato quelle parole con un tono tanto gelido quanto sofferente. 








I'm back! Beh avevo comunque continuato ad aggiornare l'altra storia, sono tornata con questa!
Non avevo in programma di farlo, non so come ma mi sono ritrovata a scrivere questo capitolo!
Spero vi sia piaciuto! So che come "ritorno" era necessario qualcosa di più..eclatante, ma questo è tutto ciò che sono riuscita a fare per ora!
Grazie mille a chi ha aggiunto la storia fra le seguite/preferite/ricordate! e un grazie speciale a chi ha recensito!
Vi lascio il mio Twitter!
Il link della mia pagina su Facebook sui One Direction Moments ~
E se volete, passate all'altra mia storia! 
Alla prossima! ;D

Amore! :') 
   
 
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