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Autore: Akari_Suzuki    25/01/2014    0 recensioni
Ti svegli una mattina, ti prepari per andare a scuola, va in cucina per salutare tua sorella e tuo padre e vai a scuola. In classe la tua migliore amica ti accoglie saltandoti addosso come ogni mattina, tutto normale insomma, se non fosse per un nuovo ragazzo che tutti conoscono tranne te. Gavriel ti farà vivere la più grande avventura della tua vita o forse la peggiore, tutto dipende dalle scelte che farai, Alexia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Ricapitoliamo. -
- Di nuovo? -
- Dei demoni…che cercano me. -
- Demoni molto cattivi. -
- Tu sei tra questi. -
- Sì. -
- Ma sei qui per portarmi via, per salvarmi insomma. -
- Sì. -
- E sei sicuro che sia io quella giusta, nonostante sia la prima volta sia mi vedi, perché… -
- Perché sei l’unica a non ricordarti di me. -
- Mi prendi per il culo? -

Gavriel si accasciò sulla cattedra, le braccia conserte e la testa abbandonata su di esse. Probabilmente gli stava facendo perdere la pazienza, era la seconda volta che cercava di spiegarle velocemente (Fin troppo velocemente), la sua intricata storia, in cui Alexia era coinvolta senza saperlo, inoltre avevano “riepilogato” tutto altre tre volte. - E chi è che mi starebbe cercando? -, Gavriel tornò dritto, lo sguardo perso nel vuoto e un’espressione paurosamente seria sul volto, - Il Thorn. -, forse fu il modo in cui lo pronunciò, o forse non avrebbe dovuto guardarlo in faccia mentre lo diceva, ma Alexia rabbrividì, come se avesse appena pronunciato il nome del mostro più orribile di sempre, - Mi credi? -, lo sguardo di Gavriel era tornato normale, annoiato per meglio dire, se prima l’aveva visto sorridere, entusiasta, poteva considerarsi fortunata, nei dieci minuti a seguire si era dimostrata una persona apatica, nonostante le stesse spiegando che entrambi erano in pericolo di vita, lui era il cavaliere che salvava la principessa in pericolo.
La stava sicuramente prendendo per i fondelli.
- E come faccio scusa? Dovresti almeno cercare di essere credibile. -, si coprì con il giubbotto fin sotto il naso, mentre Gavriel si riposizionava davanti a lei, - Che ci guadagnerei a mentirti? Mi credi stupido? Se voglio imbrogliare qualcuno, racconto qualcosa di credibile, nessuno credere agli spiriti maligni. -, “appunto”, pensò lei, - Allora avresti dovuto inventartene una migliore, non pensi? -, era tutto uno stupido scherzo, se non un sogno, e lei non ci sarebbe sicuramente cascata.
Ora era sicura che Gavriel non fosse mai stato un suo compagno di scuola, tutti nella sua classe sapevano che non era possibile abbindolarla con delle storielle, l’ultimo scherzo di quel genere risaliva al primo anno delle superiori, quando Hannabette, una sua vecchia compagna Russa, le aveva raccontato una storia di fantasmi, affermando subito dopo che un suo amico le aveva raccontato che la casa abbandonata vicino al forno, dove Alexia prendeva sempre i biscotti, fosse infestata e proponendole quindi una sfida di coraggio a cui Alexia ovviamente non aveva partecipato. Lei non credeva a queste cose, aveva scoperto che Babbo Natale non esisteva già a otto anni, come poteva credere ai fantasmi?
Non ebbe nessun dubbio nemmeno quando, il giorno dopo, a scuola, la professoressa di Latino, che era anche la coordinatrice, aveva annunciato a tutta la classe il trasferimento della famiglia di Hannabette in un’altra città, probabilmente in Russia, poiché avevano avuto un lutto in famiglia, uno sfortunato incidente, aveva detto la professoressa. Dopo un paio di giorno nessuno ne parlò più, nessuno era riuscito a sapere di quale incidente si trattasse e soprattutto chi fosse morto.
- Ti ho detto che devi fidarti di me, voglio solo proteggerti, non hai idea di quanto ti ho cercato. -, tornò a guardare Gavriel, spostando lo sguardo sul suo naso, la fronte, le labbra e il capelli, per non guardarlo negli occhi, - Non mi guardi nemmeno negli occhi. -, sussurrò, abbozzando poi un sorriso e afferrandola per le spalle, “Sta solo cercando di intimidirti”, si ripeté più volte, nel vano tentativo di auto convincersi. Gavriel non si muoveva da quella posizione, semplicemente la fissava intensamente stringendola forte, fin troppo forte, le stava facendo male.
Stava giusto per dirglielo quando la porta si apre sbattendo contro la schiena del ragazzo, che non fa una piega, -Alex, ti ho portato il panino che… -, Benedetta accostò la porta e si voltò prima verso i banchi e poi, non trovandola, verso il termosifone dietro la porta appena in tempo per vedere Gavriel scostarsi dall’amica e tornare a sedersi, -Vi ho interrotto? -, sussurrò ad Alexia che aveva già preso il suo panino con le patatine, quello con il ketchup sopra, e aveva dato il primo morso – Ma figurati. -, alzò le spalle tirando fuori il cellulare dalla tasca e guardando l’orario, il tempo le era sembrato non passare mai e invece erano passati solo dodici minuti dall’inizio della ricreazione, - Perché c’hai messo tanto? -, Benedetta inghiottì il boccone prima di risponderle, - Ho incontrato Vanessa al camioncino, mi ha parlato un po’ della Ribalta, voleva che la aiutassi a preparare un po’ di cose. -.
La Ribalta, era uno spettacolo che si svolgeva alla sede centrale della scuola, toccava alle classi quinte occuparsi dei preparativi, manifesti, festoni, palco, rinfresco, lista dei partecipanti e anche se quell’anno toccava a loro occuparsi dei preparativi, nessuno era costretto a partecipare.
Ogni anno alcune ragazzi di quinta delle altre classi chiedevano aiuto a Benedetta, era davvero brava in quei generi di lavori, soprattutto quando ogni anno doveva scegliere un disegno nuovo per decorare il cartellone più grande che sarebbe stato appeso sul palco, nessuno aveva mai discusso il suo lavoro. Alexia le ripeteva che non era costretta a partecipare, ma lei rispondeva che le faceva piacere dare una mano e che non vedeva l’ora di arrivare in quinto per prendere le redini del progetto e ora, finalmente, era arrivato il suo grande momento.
La campanella suonò proprio quando Alexia aveva messo in bocca l’ultimo pezzetto di panino, mentre a Benedetta ne era rimasto ancora un quarto. Le ultime due ore volarono via in batter d’occhio e finalmente alle tredici in punto la campanella, che annunciava la fine della scuola, suonò.

Alexia non era mai stato un tipo studioso, né alle elementari, né alle medie, né alle superiori, preferiva guardare la tv, giocare ai videogiochi, disegnare (nonostante non fosse capace) e leggere, eppure quel giorno, era seduta alla scrivania a studiare Storia, il Nazismo più precisamente, in casa non c’era nessuno a parte lei. Presto però la sua concentrazione si spostò sulla pioggia che batteva contro i vetri, continuava passare lo sguardo sulle righe, ma non capiva nessuna delle parole che leggeva, era troppo concentrata sulla pioggia. Sospirò chiudendo il libro buttando la testa indietro, era stanca, confusa e affamata. Si voltò verso la finestra con l’intenzione di chiudere la serranda, ma quello che vide la fece balzare dalla sedia. Gavriel, premuto contro il vetro della finestra che la fissava con gli occhi sgranati. La sua espressione tornò normale solo dopo che Alexia, avvicinandosi con cautela, aveva aperto la finestra richiudendola dopo il suo ingresso.
- Grazie per avermi aperto, stavo gelando la fuori. -, disse Gavriel strofinandosi le braccia per poi andarsi a sedere davanti alla stufa, - Scommetto che vuoi sapere che ci facevo li, come ci sono arrivato e soprattutto da quanto tempo ti fissavo, non è vero? -, lo disse come se nulla fosse, come se lui non l’avesse fissata come un maniaco per chissà quanto tempo, come se fosse normale ritrovarselo accovacciato davanti alla propria finestra, al secondo piano, - Cosa sei tu? -, era l’unica cosa che voleva sapere. Lui sospirò appoggiandosi con la schiena al letto - Un demone. Dovrei portarti via di qui, ma per il momento mi limiterò a proteggerti, il Thorn non sa che siamo qui. -, - Che vuol dire “siamo”, perché cerca anche te? -, lui sorrise tristemente chiudendo gli occhi, - Sono un peccatore, Alexia, tutto quello che ho subito, ho passato un inferno, solo perché sono stato misericordioso, un atto di misericordia di cui mi pento infinitamente. -, sospirò passandosi una mano fra i capelli, scompigliandoli, - Dopo questi dieci anni…devi scusarmi, io…la mia mente non è più la stessa.-, Alexia gli si sedette accanto, - Tu non sembri pazzo. -, quest’affermazione fece sorridere Gavriel, - Alcune volte non lo sono, da quando sono scappato, riesco a rimanere lucido per qualche ora, sempre di più. -, Gavriel prese la mano destra di Alexia fra le sue e le accarezzò le dita, una ad una, partendo dalle nocche fino ad arrivare alle unghie, - Adesso mi credi? -, era insistente, ma quella domanda non le diete fastidio, - Un po’ di più, si. -, Gavriel si mise seduto e incrociò le gambe- Tu sei gentile con me, era da tanto che qualcuno non lo era. -, Alexia gli sorrise, - Non sono gentile, chiunque al mio posto farebbe lo stesso, e poi sembri stravolto. -, lui scosse la testa, - Ti ricompenserò per la tua gentilezza. -, era cerca che stesse scherzando, -Ah, si? -, solo in quel momento aveva notato che era scalzo, - E con cosa? -, le poggiò una mano sulla guancia, - Gioielli, bugie, foglietti, fiori secchi, ricordi di cose da tempo passate, citazioni inutili, mani vuote, perline, bottoni e dispetti. -, - Va bene. -, Gavriel si alzò e porse una mano, - Sei pronta a incontrare gli altri allora, arriveranno da un momento all’altro. -, era curiosa di sapere chi fossero, immaginava un gruppo di teppisti, sgarbati, con tatuaggi e cicatrici su tutto il corpo, probabilmente avrebbero trattato male lei come facevano con Gavriel. Aveva un po’ paura.
Proprio in quel momento il campanello suonò. 

Angolino: E rieccomi °^°/ Sono rimasta davvero sorpresa, insomma, tre recensioni..non me lo aspettavo, grazie mille *^*
Quindi ringrazio furga1, Myrtus e Jenniferpintuss per aver recensito e l'ultima per averla anche inserita in "seguite". Biscottini anche a chi ha solo letto, davvero, grazie!
E insomma...yaaay, nel prossimo capitolo arriveranno gli amichetti di Gavriel! Non vedo l'ora che sia sabato prossimo (Si, perché aggiornerò ogni sabato). Spero sinceramente che ci siano meno errori grammaticali questa volta.

Akari_Suzuki
  
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