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Autore: Will Darklighter    26/01/2014    37 recensioni
"Unisciti a me, e insieme potremo governare la galassia, come padre e figlio!". Questa celeberrima frase racchiude in se tutto il desidero di un padre di ricongiungersi alla propria discendenza e al contempo la volontà di un apprendista di voler mettere fine una volta per tutte al legame che lo vincola al proprio Maestro. E se questa duplice intenzione avesse avuto una possibilità di realizzarsi? E se al padre fosse riuscito quantomeno di porre il seme del dubbio nel cuore del proprio emotivo figlio? A questo e ad altri interrogativi, come un possibile approfondirsi della relazione sentimentale tra gli inconsapevoli gemelli Skywalker e un miglior trattamento di alcuni comprimari sin troppo maltrattati nei film, provo a rispondere in questa storia.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anakin Skywalker/Darth Vader, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest
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Cap 3 - Maestro e apprendista

VADER

 
 
Chiuso all'interno della camera di meditazione iperbarica che era stata installata appositamente per la sua persona, Darth Vader respirava profondamente senza l'ausilio della sua maschera, immerso nei suoi pensieri.
Suo figlio era diventato più forte di quanto si sarebbe aspettato: certo il suo addestramento era ancora pieno di lacune e aveva ancora molto da imparare prima di poter diventare una seria minaccia ma era stato indubbiamente un avversario interessante.  Obi-Wan aveva fatto un buon lavoro con lui, almeno per quello andava ringraziato.
Se fosse ancora vivo - riflettè malignamente Vader indugiando per un istante sul suo odiato mentore di un'altra vita.
E così aveva detto a Luke che Darth Vader aveva ucciso suo padre. Una storpiatura della verità talmente atroce da fargli ribollire il sangue nelle vene e da fargli desiderare di uccidere quello Jedi menzognero almeno un altro centinaio di volte.
La camera iperbarica cominciò a tremare, scossa dalla Forza e dal Lato Oscuro che si propagava dal corpo di Vader come un'onda, ma riuscì a trattenersi prima di causare dei danni alla struttura.
No, non aveva tempo per perdere le staffe: si stava dirigendo al Centro Imperiale, o Coruscant come veniva chiamato al tempo della Repubblica, per un colloquio richiesto con urgenza dall'Imperatore. Palpatine voleva parlargli non per il tramite dell'Holonet ma viso a viso, il che poteva significare tutto oppure niente.
In fondo erano mesi che Vader non faceva ritorno su Imperial City, visto il suo bel da fare a dare la caccia ai Ribelli nell'Orlo Esterno ed era possibile che ci fossero delle novità così importanti da dover essere discusse di persona. Oppure, l'argomento principe sarebbe stato la fuga "facilitata" del giovane Skywalker e Darth Sidiuos cominciava a nutrire dubbi a tal riguardo circa le intenzioni del suo apprendista. La cosa non l'avrebbe sorpreso: l'Imperatore aveva spie ovunque e spiava chiunque, non fidandosi di nessuno e pronto a punire in modo spietato il tradimento, anche se solo accennato. E Vader non era da meno.
Un trillo all'interno della capsula lo avvisò che l'Executor stava uscendo dall'iperspazio e con un cenno di fastidio, l'uomo fece abbassare il sostegno che reggeva la sua maschera per poi indossarla. Aprì la capsula e accese la comunicazione con la plancia del Super Star Destroyer.
" Ammiraglio Piett - disse con la consueta autorevolezza - fate preparare la mia nave ."
" Certamente, Milord - rispose compostamente l'ufficiale. Il Sith chiuse la comunicazione per dirigersi a passo sostenuto verso gli hangar della nave ammiraglia della sua flotta personale. Sali a bordo dello shuttle Lambda e accese l'interphone dando ai piloti il via libera.
Velocemente, la piccola nave si diresse verso i trafficati accessi sub-spaziali tramite i quali centinaia di veicoli  accedevano o lasciavano quotidianamente e con ordine il pianeta.  Lo shuttle li superò tutti per dirigersi direttamente verso la superficie, alla volta del Palazzo dell' Imperatore.
La vista di Imperial City poteva togliere il fiato ad un viaggiatore occasionale, poco abituato alle immense arcologie che sbucavano dalle nubi dei cieli del pianeta. Ma Vader non era né un viaggiatore occasionale né uno poco abituato a quello spettacolo, anzi la vista di quelle guglie lo infastidiva: rischiava infatti di fargli tornare in mente ricordi che doveva restare sepolti negli ultimi recessi della sua anima e che giammai sarebbero più dovuti riaffiorare.   
La nave atterrò negli hangar personali dell'Imperatore e alla discesa della nave un gruppo di quattro guardie cremisi erano li ad attenderlo per condurlo alla sala del trono. L'uomo camminava a passo spedito per i magnificenti corridoi della reggia, costringendo il quartetto di scorta a fare parimenti.
Palpatine era l'uomo più ricco e potente dell'intera galassia e ogni elemento architettonico li dentro lo ricordava: i tappeti di Chandrila, le colonne istoriate costruite con il più pregiato marmo di Corulag, le tinture e gli affreschi eseguiti con la tecnica nubiana. E questo solo per citarne alcuni.
Vader disprezzava quello sfarzo sebbene gli riconoscesse una certa funzionalità: il potere non è mera sostanza ma anche forma e apparenza. Una delle lezioni del suo Maestro che per quanto avesse imparato, applicava in maniera ben più rudimentale.
La sala del trono si trovava al di là di un colossale portone in legno di Kashyyyyyk trattato alto più di dieci metri. Superato quello si accedeva ad una stanza ovoidale con poca ma  ricercatissima mobilia , al termine della quale, saliti una decina di scalini, si trovava il trono: una sedia in pietra lavorata presentante le effige di mostri alati famelici di chissà quale pianeta e qualche metro più sopra una statua che sembrava sospesa nel vuoto, di un gigante di nero granito inginocchiato e con le mani chiuse a coppa davanti a se.
Palpatine sedeva sul trono, in silente e vigile attesa. Indossava un sobrio completo di velluto rosso con cappuccio tirato su e lungo il busto vi era una fascia di seta nera che gli scendeva dalla spalla sinistra al fianco destro. Alla sua destra e alla sua sinistra stavano due Protettori Sovrani, guardie cremisi d'elite che avevano ricevuto un elementare addestramento nelle vie della Forza. Le loro armature avevano gli stessi colori del vestiario del loro sovrano.
Le quattro guardie di scorta si disposero lungo la scalinata e quando Vader fu una distanza di poco più di tre metri si mise in ginocchio.
" Eccomi giunto, mio Signore - disse con voce apparentemente sottomessa.
" Alzati, amico mio - gracchiò l'Imperatore facendo un cenno con la mano destra - e spiegami come mai hai lasciato fuggire il giovane Skywalker."
Dritto al punto, come sempre. E come si aspettava.
" Fa parte di una precisa strategia, mio maestro. Una strategia che voi stesso mi avete insegnato."
Le labbra di Sidius si incresparono in un sorriso misto di sorpresa e compiacimento.
" Spiegati meglio".
Vader si mise in piedi.
" Se vogliamo che la vostra preda diventi una grande risorsa, bisogna fare in modo che scelga il Lato Oscuro di sua spontanea volontà e con la convinzione che scegliendolo possa ottenere quello che gli sta più a cuore."
Il sorriso di Palpatine si trasformò in una risata divertita e ne aveva ben donde. Gli aveva appena ricordato in poche parole come LUI era stato convertito al Lato Oscuro dall'uomo che ora era l'Imperatore.
" Bene... BENE! - disse continuando a ridacchiare - e immagino tu abbia capito a cosa aneli il suo cuore."
" Certamente, mio signore - il tono dell'apprendista continua a restare serio e imperturbabile - si tratta dei suoi amici ribelli. Come sapete, egli è corso immediatamente a salvarli e non c'è nulla che non farebbe per loro."
" Capisco - aggiunse Palpatine interrompendo solo per un istante la sua ilarità - ed è per questo che hai lasciato andare via anche loro, dopo averli messo in grave pericolo. Per rafforzare quel legame, per fargli credere di averli tratti in salvo e per poi, quando sarà il momento, accrescere la sua frustrazione e impotenza mettendoli in un pericolo ancora maggiore e possibilmente senza uscita!"
Illusione, mistificazione uniti ad una falsa ma potentissima speranza... una parte di Vader ricordava ancora  quanto avesse sofferto in passato per quello stesso trattamento ma era una voce troppo debole per poterlo influenzare.
" Esattamente, mio maestro - Vader continuava a parlare come un sottoposto ligio ed obbediente - ed oltre a questo, serviva a confondergli le idee... a fargli credere che fossero altri i veri bugiardi. E a piantare nel suo animo il germe più infido: quello del dubbio!"
Palpatine si mise in piedi, visibilmente fiero di quell'allievo che a quanto pare si stava dimostrando non più soltanto un combattente formidabile ma un vero Signore dei Sith, maestro di tentazione ed inganno.
" Hai imparato bene la tecnica del Dun Moch, Lord Vader... sono estremamente compiaciuto da te!"
Il Dun Moch, o " dominazione della mente" tradotto dalla lingua Sith ; piegare quella assieme al corpo per ottenere una vittoria totale sul proprio nemico. La stessa Guerra dei Cloni era stata una applicazione estremamente estesa di quella tecnica del Lato Oscuro della Forza.
" Con il vostro permesso, mio signore - questa volta la voce dell'apprendista tradì un briciolo di apprensione - vorrei continuare nella missione che mi avete assegnato. L'inattività della capitale mi è... insopportabile."
" Vai pure - disse Palpatine tornando a sedersi sempre sorridente - e tienimi aggiornato sugli sviluppi."
Vader si girò e fece per andarsene. Ce l'aveva fatta... era riuscito a persuadere il suo maestro sulla completa sincerità di quel piano d'azione, mescolando abilmente verità e finzione.
" Lord Vader - sentì nuovamente la voce di Palpatine alle sue spalle che lo fece girare di scatto - a breve ti contatterò per supervisionare i lavori della costruzione di una nuova Morte Nera. Sono a buon punto ormai."
Una nuova Morte Nera ?! E non ne aveva saputo niente fino a quel momento? Qualcuna delle sue spie avrebbe pagato per quella incompetenza. Era fortemente infastidito da quella notizia e dalla conseguente consapevolezza : se l'Imperatore poteva fare in modo che lui non sapesse niente di una notizia tanto eclatante quanto la costruzione di una nuova super arma, era chiaro che Darth Sidius avesse molti più assi nella manica di quanto lui pensasse.
" Non dimenticare mai, amico mio - disse Palpatine questa volta estremamente serio, probabilmente dopo aver percepito il suo disagio  - chi fra noi due è il vero Maestro."
   
 
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