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Autore: MikuSama    26/01/2014    2 recensioni
Rosa (Mei/Rina/White2) sta perdendo il suo interesse nella lotta Pokémon. Pochi allenatori sono ormai alla sua altezza, la sua squadra è troppo forte.
Solo una persona continua a balzarle in testa: N. Misterioso quanto attraente ragazzo che da subito è entrato nel suo cervello e nel suo cuore. Ma sa che non lo incontrerà mai più, e sperare è inutile.
Ma cosa è Rosa per N? Il ragazzo ricambia i sentimenti della ragazza o invece nei suoi pensieri continua a presentarsi una castana coda di cavallo e due occhi azzurri?
[ Oneside!MeixN / Ferriswheelshipping / finale sorpresa ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mei, N, Touko
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Marzo - giorno 21

Ci ho messo un po' per risolvere l'enigma, francamente. Insomma, "quando ci saranno dei cambiamenti" non è esattamente un indizio chiaro. E poi N non è di certo un veggente, quindi non poteva predire il futuro. Di quali cambiamenti poteva quindi parlare?
Ci ho pensato a lungo, e solo quando, camminando per il Bosco Girandola, ho visto la gemma di un fiore crescere, ho compreso.
"Ritornerò quando ci saranno dei cambiamenti" seguito da quattro dita alzate. Questo era il mistero da risolvere. E io l'ho risolto appena in tempo, esattamente un giorno prima dell'equinozio di primavera.
Quattro cambiamenti... le quattro stagioni! Come avevo potuto non pensarci prima?
«Unfezant, esci fuori!» Esclamo raggiante, mentre il mio fidato Pokémon esce dalla sua capsula e fa un «Zaaant!» felice anche lui. Monto in groppa e lentamente prendiamo quota.
Oggi è il giorno. Oggi rivedrò N. Oggi io... non so cosa succederà, ma so che sarà magnifico.
Il viaggio verso la Via Vittoria dal Bosco Girandola è lungo e stancante, specie per il mio Pokémon. Ci fermiamo varie volte, prima a Sciroccopoli, poi a Spiraria, poi dritti alla Lega Pokémon. Da lì, in bicicletta, raggiungo la Via Vittoria.
Tuttavia ricordarsi il percorso è ben più complicato. Questa volta non c'è nessun Zoroark a guidarmi.
Mi perdo un paio di volte, ritorno nello stesso posto almeno quattro volte, ma finalmente imbocco la strada giusta. Vedo quelle familiari scale.
N è laggiù. Che mi aspetta.
Il cuore mi batte a mille: e se avessi sbagliato tutto? E se intendeva un altro tipo di cambiamento? E se mi avesse mentito? E se non ci fosse nessuno là dentro?
Mille e uno pensieri mi attanagliano la mente in un secondo. D'un tratto, tutta la mia sicurezza è svanita come allo scoppio di un palloncino. Mi sento un'inetta ed una stupida. Ho voglia di tornare indietro.
Guardo attentamente quelle scale. Rinunciare in partenza? Dopotutto potrei aver avuto anche ragione, potrei aver risolto l'enigma.
O forse no.
Basta, mi decido: indipendentemente dall'esito, io devo entrare e verificare coi miei occhi se ho avuto ragione o meno.
Scendo le scale lentamente, quasi solennemente. Vorrei arrivarci subito e non arrivarci mai. 
Un gradino, un altro, un altro; le mie gambe continuano a muoversi in ogni caso. Indipendentemente dalla mia volontà, sono arrivata. Entro.
L'ingresso è vuoto. Il cuore mi balza in gola: ho sbagliato davvero?
No Rosa, calma. Se mi sta aspettando, lo starà facendo al piano di sopra, alla Sala del Trono. Procedo a passo più spedito, adesso impaziente.
Salgo le scale, no, le salto letteralmente. Salto i gradini a due a due, col cuore che ora è in gola, ora in petto, ora nello stomaco, ora di nuovo in gola.

È lì.
Illuminato dalla luce solare che filtra attraverso un buco del tetto. Etereo, divino, che mi guarda con quel sorriso che dice tutto e niente.
Ho indovinato. Io... ho davvero indovinato. È lì, davanti a me. Che mi sorride.
Mi avvicino, e adesso il suo sorriso si fa di nuovo genuino, ingenuo.
«Che sorpresa! Non mi aspettavo vederti qui.» Esclama raggiante.
Sbatto le palpebre. Mi credeva davvero incapace di risolvere il mistero?
N ride. «Non farci caso, è una frase che uso per rompere il ghiaccio con gli altri Allenatori.» Il mio cuore si è appena liberato di circa dieci tonnellate di... qualsiasi cosa che pesi dieci tonnellate e che era sul mio cuore.
«Vuoi lottare?» Domanda a tradimento. Cosa... Sta di nuovo scherzando? No, questa volta no. È serissimo. Io non capisco, ma accetto. Tutto pur di stare con lui.
Inizia la battaglia, sei contro sei. Un brivido mi percorre la schiena.
Oddio, questa sensazione.
La sensazione dell'ignoto, del non sapere quale sarà l'esito della battaglia. Chi vincerà? Io? N? Non lo so. Per la prima volta dopo mesi, io non lo so. Ed è bellissimo.

*

Sto sorridendo come un'ebete, mentre mi metto a sedere per terra.
Ho perso.
Non perdevo da... da quanto? Da tantissimo. 
Ho perso. 
Ho perso e continuo a sorridere come un'ebete.
È una sensazione magnifica.
N mi guarda perplesso. «Tutto bene?» Mi chiede, sedendosi per terra accanto a me. «Sì, tranquillo» rispondo, riacquistando compostezza.
N non è del tutto convinto ma alza le spalle. Mi guarda, anzi, guarda i miei Pokémon, esausti.
«I tuoi pokémon sono felici... Sono felici di stare con te.» Constata, sorpreso. «Ma avete perso.»
Io sorrido di rimando «Già! Non ci capitava da un po'. Vero, Lucario?» Sorrido accarezzando dolcemente il mio adorato Lucario. Mi sembra ieri che era solo un piccolo Riolu catturato quasi per caso alla Fattoria di Venturia, e adesso sono così fiera di lui. Lucario mi sorride debolmente, ancora stanco per la lotta appena conclusa, ma so che anche lui è felice anche se abbiamo perso.
Poi un ricordo mi balza in mente. Guardo N.
«N, tu puoi parlare con i Pokémon, vero? Puoi... ehm... dirmi cosa pensa Lucario di me?» Ma cosa sto dicendo? Che richiesta egoistica, da dove mi è saltata fuori?
N guarda il mio Lucario, cha adesso sta mangiando una Baccarancia per rimettersi in sesto. Sorride.
«Non c'è bisogno che te lo dica.» Accarezza dolcemente la testa di Lucario, e questi sembra apprezzare «Sai benissimo da sola che ogni tuo Pokémon ti vuole bene dal profondo del loro cuore. L'ho compreso pienamente lottando contro di te.»
Io sorrido entusiasta: sono contenta che me l'abbia confermato. Questa è la mia adorata squadra, e sono felicissima che anche loro mi adorino.
N si alza. Io sgrano gli occhi, intuendo cosa stia per fare. Mi alzo anche io. «Non penserai di andartene!» Esclamo, decisa. N sorride dolcemente, come quella volta alla ruota panoramica. Ma stavolta non funziona. «Sono uno spirito libero» dice «Io-»
«Tu adesso rimani qui!» Tiro fuori un coraggio che non ho. Sto davvero parlando con un tono del genere ad N, ex-capo del Team plasma e ragazzo di cui sono innamorata? Sono davvero impazzita. «Almeno fino a quando le nostre squadre non si saranno rimesse totalmente in sesto. Per favore.» Adesso il tono è quasi supplichevole... ma che sto facendo? Credo di avere di nuovo le guance in fiamme.
N mi guarda seriamente scioccato, poi, quando non ho altro da dire, ride di gusto. E adesso che ho fatto? Oddio, ho fatto la figura dell'idiota, che imbarazzo! Mi copro immediatamente il viso con le mani, rossa dalla vergogna. Ma lui smette subito e si risiede a terra. Io, sorpresa, tolgo le mani dalla faccia e mi siedo accanto a lui.
«Mi hai convinto, resterò fino a quando le nostre squadre non saranno di nuovo in perfetta salute» dice, ridendo appena, stavolta molto più composto «Allora, che facciamo nel frattempo?» Sorride -quel sorriso che ogni volta mi scioglie le interiora come se fosse una bacca al sole, curioso.
Io alzo le spalle. «Potremmo parlare. Se ti va.»
N annuisce «Certo.»

Così è iniziata la mia prima, vera conversazione con N. Parlava praticamente sempre lui, mi diceva dei posti che aveva visitato in questi due anni, delle varie regioni, mi raccontava di come esistono regioni lontane da qui dove non esistono Pokéball né Allenatori, ma i cosiddetti "Ranger". Questi hanno un solo Pokémon che li accompagna sempre, mentre tutti gli altri Pokémon, tramite uno "Styler", vengono catturati e liberati quasi subito.
Più il tempo passava, più N perdeva quell'aura mitica e mistica che da sempre vedevo attorno a lui per lasciar spazio al "vero" N: un semplice ventenne molto saggio, molto ingenuo... e molto triste.
Quando i nostri Pokémon furono completamente ristabiliti, N se ne andò. Ma sapevamo entrambi che sarebbe ritornato, tra quattro mesi.

E così è stato.
Il 21 giugno eravamo entrambi lì, in quel palazzo.
Lui aveva una squadra diversa, e anche io ne avevo una leggermente differente. Quella volta ho vinto io, e poi era arrivato di nuovo il momento delle chiacchere.
Mi aveva parlato delle altre regioni: di come a Kanto ci fosse un Allenatore eccezionale, non aveva mai incontrato un'intesa così perfetta tra umano e Pokémon; di come a Sinnoh lo spazio e il tempo rischiavano di essere controllati da un'organizzazione criminale, ma che un semplice Allenatore proveniente da un paesino di provincia aveva salvato l'intera regione... e mi raccontò anche dell'Allenatore di Unima. Una persona diventata leggenda alle mie orecchie, ed N non aveva fatto nulla per smentire quella diceria.
«Era eccezionale» aveva detto «semplicemente eccezionale.»
Lo stomaco mi si era attorcigliato tutto. E non per via delle parole che aveva detto, ma per via del tono con cui le aveva dette.
Un tono da ragazzo innamorato.

Il 23 settembre avevo vinto di nuovo io.
Quella volta parlato quasi interamente di quell'Allenatore. Non finiva mai, ed ogni volta che sembrava aver detto tutto spuntavano fuori nuovi aneddoti su questa magnifica persona. Tuttavia, non l'aveva mai descritta fisicamente. Avevo ancora la speranza che la sua fosse solo ammirazione o, addirittura, che questo Allenatore fosse maschio.

Il 21 dicembre aveva vinto lui.
Avevamo parlato un po' di tutto: io gli avevo raccontato un po' di me, di come avevo sconfitto la Lega Pokémon ed il Campione, di come avevo raggiunto l'ultima area nell'Antro dell'Albero Bianco, di come ero affenzionatissima alla mia squadra -Serperior, Arcanine, Lucario, Golduck, Unfezant e Zebstrika-, di come avevo catturato ognuno di loro e di come era immensa la mia gioia ogni volta che uno di loro si evolveva.

Ed oggi è il 21 marzo. È passato un anno esatto. Ho sedici anni e ho finalmente deciso di dichiararmi.
La partita è finita in parità, né vincitori né vinti.
N si siede per terra, come sempre, ed io mi siedo di fronte a lui. È così strano vederlo di fronte, di solito io mi ci siedo accanto. Ma non oggi. Oggi devo guardarlo negli occhi e tirar fuori tutto il mio coraggio.
Faccio un profondo respiro, quindi raddrizzo la schiena e lo fisso con sguardo deciso.
«N, prima di cominciare dovrei dirti una cosa.»
No.
Oddio.
No, cosa.
Cosa diamine sto facendo?! Lo sto dicendo davvero? No no no, sono impazzita?! Non ci riuscirò mai! Vi prego, qualcuno mi dica che non l'ho detto ad alta voce, ve ne prego, non posso averlo detto ad alt-
«Sì, dimmi.» Il tono tranquillo di N contribuisce alla mia agitazione.
No. Diamine, no. E adesso come me ne tiro fuori? O mi confesso, o mi confesso. Sono fritta.
«Ehm...» Deglutisco «Anzi, prima di tutto, vorrei farti una domanda...»
Lo so, è tremendamente da masochisti fare una domanda del genere. Ma devo chiederglielo, devo esserne certa. In ogni caso, indipendentemente dalla risposta che mi darà, io mi confesserò lo stesso.
«Quell'Allenatore di cui tanto parli... come si chia-»
Mi blocco a metà dell'ultima parola, notando lo sguardo di N. Ha gli occhi sgranati, è scioccato. Ma io non ho ancora detto niente! 
Aspetta... non sta guardando me. Sta guardando dietro di me. N si alza in piedi, io lo imito, e nel frattempo mi volto.
N pronuncia una sola parola.
So chi sia questa persona, pur non avendo mai avuto la più pallida idea di come fosse fatta. 
È lei. L'Allenatore di due anni fa.

«Hilda.»

SPAZIO AUTRICE
Okay, okay, volevo postarlo ieri ma io ormai campo tra cellulare e tablet... non credo che mi credereste si dicessi che il primo capitolo l'ho postato -pover me- proprio dal tablet! D:
Comunque... Colpo di scena! O forse no, dato che comunque Hilda/Touko era inserita tra i personaggi nella descrizione...
Che dire di questo chap? In realtà ne sono abbastanza soddisfatta, dei tre è quello che credo mi sia riuscito meglio. L'unica cosa di cui sono terrificata sono i tempi verbali, argh- ho appositamente usato un passato per descrivere ciò che è successo durante l'anno perché volevo rendere  più un effetto "racconto", o "diario" e soprattutto per focalizzare meglio l'attenzione non su ogni avvenimento, ma proprio sul giorno della dichiaraizone di Mei/Rosa, tuttavia sono ancora in dubbio perché non so se il trapassato sia stata la scelta migliore... all'inizio infatti l'avevo scritto al passato remoto, ARGH ODIO LA LINGUA ITALIANA
Duuuunque, aspetto pareri, al prossimo ed ultimo capitolo! c:

Miku.
  
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