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Autore: nonurlareperchiedereaiuto    26/01/2014    0 recensioni
Asia è una ragazza sola, fredda e acida che incontra un ragazzo, Jhonatan. Si incontrano in una stazione, quella stazione dove lei va ogni giorno per staccarsi dal mondo. Lui è li, ogni singolo giorno, ma prima di quella mattina non lo aveva notato.
Jhonatan è simile ad Asia, solo che lui ha un segreto.
Lei lo aiuta a superare tutto quello che gli sta succedendo fino a quando uno dei due non s'innamorerà dell'altro e dovranno allontanarsi: nessuno dei due crede nell'amore e quindi, per non soffrire si allontaneranno.
Allontanandosi staranno male entrambi, senza l'aiuto dell'altro i due ragazzi sono persi.
Qualche volta si vedranno per strada, ma nulla tornerà come prima.
"Sii fermi!", l'ultima frase che uno dei due sentirà in tutta la sua vita.
"Senza di te la mia vita non ha un senso." la lettera dice "E' ora di farla finita. Ti amo."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Hai descritto la ragazza per come ti sembra o per come sei tu?.”
Quelle parole non mi danno pace, mi rimbombano per la mente tutto il giorno. E’ come se già sapesse tutto di me, ma come ha fatto solo con uno sguardo?
«Signorina Powell, la disturbo? Vuole un bel caffè o preferisce un tè caldo?» dice il professore posando una mano sulla mia spalla. Quel professore è sempre gentile con me, nonostante io non sia sempre attenta nelle sue lezioni e mi rimprovera spesso, sembra quasi che mi voglia bene.
«Scusi professor Owen.» sposto lo sguardo dalla finestra alla lavagna dove c’era un miscuglio di numeri e lettere, non ho mai capito la matematica. A cosa serve trovare la x o il volume del cilindro? Perché risolvere dei stupidi problemi quando ho già i miei a cui pensare?
Il tempo si è imbruttito, la mattina era bello e soleggiato e ora piove. Non che mi dispiaccia, io amo la pioggia.
«Finalmente!» esclamo prendendo lo zaino. Finalmente quell’inferno era finito. Mi dirigo verso l’uscita ma vedo due ragazzi. Cambio strada prima che loro mi possano vedere.
«Asia!» troppo tardi.
«Cosa ci fai di bello da queste parti?»
Uno dei due si avvicina a me ridendo.
Non rispondo e cerco di evitarli.
«Su, non avere paura, sai che non ti facciamo niente.» il più alto guarda l’altro ridendo e lui ricambia la risata.
«Dai, lasciatemi in pace.» sussurro.
«Sennò cosa fai?» uno dei due mi spinge contro l’armadietto.
«Poverina, ha paura.» Ridono.
«Non ho paura.» non era vero. Quei ragazzi mi avrebbero di sicuro fatto del male e io non avevo le forze per fare niente.
Le ultime parole che sono riuscita a dire.
 
«Mamma, sono a casa.»
«Come mai così tar..» mia madre s’interrompe a parlare e mi guarda spalancando la bocca «Oh dio mio, che hai fatto?» mi corre in contro guardandomi la faccia piena di lividi.
«Niente mamma, oggi stavo scendendo le scale, ho avuto un attimo di giramento di testa e sono caduta. Non preoccuparti mamma.» sorrido. Mi doleva tutto.
«Sicura che stai bene, piccola?» mi accarezza con molta dolcezza la guancia.
«Sì mamma.» le bacio la guancia. «Vado a farmi un bel bagno caldo, a dopo.»
Guardarmi allo specchio è una delle cose che odio di più al mondo.
Non ho mai capito come un pezzo di vetro che non parla, che non ti picchia e che sta solo li fermo in mobile, riesca a far piangere tante persone.
Non so se mi fa più ribrezzo il mio corpo o la mia faccia pina di lividi.
Mi immergo nella vasca calda piena di bagnoschiuma, mi bruciava tutto.
Chiudo gli occhi e inizio a perdermi nei miei pensieri:  la scuola, i miei compagni, mia mamma e infine lui, quel ragazzo che con uno sguardo mi ha letto la vita.
«Asia esci dal bagno? Sono due re che sei dentro.» la voce di mia mamma mi sveglia. Mi ero addormentata.
«Sì mamma, scusa.»
Esco dalla vasca da bagno e mi metto l’accappatoio. Mi fisso allo specchio, provo ribrezzo ed esco dal bagno.
«Pasta al pesto ‘sta sera.»
«Non ho fame, scusa.» vado in camera e mi chiudo dentro. Non ho fame, voglio solo rimanere sola, come sempre.
Mi vesto e mi siedo sulla scrivania.
«Ciao Tod.» presi in mano il mio diario segreto. E’ così ridicolo avere un diario segreto a sedici anni?
Ciao Tod,
oggi non è andata molto bene a scuola, sono piena di lividi, ho parecchie materie sotto e non riesco a concentrarmi.
Mentire a mia mamma sul fatto dei lividi non mi piace, ma non posso fare niente, si preoccuperebbe troppo e non voglio stressarla più di quanto non sia già.
Sai con papà litiga spesso e lui non vuole darci i soldi per il mantenimento, preferisce spassarsela a Las Vegas con la sua compagna invece che mantenere sua figlia.
Una cosa positiva per lei c’è: il ristorante sta andando alla grande. E’ sempre pieno di persone e si trovano bene. Ottimo direi.
Posso chiederti una cosa Tod?
Sono così una brutta persona?
Cosa ho fatto di male per meritarmi di essere picchiata da due ragazzi che nemmeno conosco?
Stamani alla stazione ho incontrato un ragazzo, sai?
Sembra una brava persona.
Mi ha fatto notare una ragazza, mi ha chiesto se era felice e poi alla fine mi ha chiesto se la descrizione che ho fatto a lei in realtà era la mia.
Non capisco. Non ci siamo mai incontrati prima di stamattina e sembra che mi conosce da una vita.
TOK TOK.
«Asia io vado a lavorare, se ti serve qualcosa vai da Amanda oppure chiamami.»
«Sì mamma, tranquilla.»
«Ciao, ti voglio bene.»
«Ciao mamma.»
Riprendo a scrivere sul diario.
Ogni tanto penso di essere una cattiva figlia, non dico mai a mia mamma “ti voglio bene” e mi dispiace, ma non so pronunciarle quelle tre parole un po’ come “ti amo” non lo dirò mai.
A parte che non credo nell’amore e mai ci crederò, non so nemmeno cosa significa innamorarsi.
Tutte le ragazze parlano di farfalle nello stomaco, battiti dl cuore accelerati e abbracci che ti cambiano la giornata.
Ma cosa si prova ad essere abbracciate e avere le farfalle nello stomaco? Io sento solo la mia pancia che brontola.
Ma forse se non mangio dimagrisco e la gente mi apprezza.
Boh, vedremo.
Buonanotte Tod, sono stanchissima.
Sì lo so, sono le 18.50 ma sono stremata, non vedo l’ora sia domani solo per andare in stazione.
Chiudo il diario e lo metto nello zaino sotto a tutto, sospiro e sistemo le coperte del letto.
Un’altra sera sola.
Ma in fondo è sempre così, le mie amiche in giro o con il fidanzato a casa e io sola, con il mio letto e Tod.
Forse è perché sono una ragazza complicata e acida, che non si fida di nessuno e odia le cose dolci.
Sì, sicuramente è per questo che la gente non mi vuole, senza aggiungere il fatto che sono brutta.
Ma poco mi importa, sto bene anche così, credo.
E con quel pensiero mi addormento.
  
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